Creato da vanbalz il 14/07/2009
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2) A UN PASSO DALLA VITA »

A UN PASSO DALLA VITA

Post n°1 pubblicato il 14 Luglio 2009 da vanbalz

Era lì in piedi davanti al direttore del carcere e con la solita aria da duro stava ad ascoltare intrepido e senza nessuna emozione le sue parole.

Lorenzo Ritti era un ragazzo che aveva poco più di vent'anni, media altezza, capelli neri neri folti e ondulati anzi forse erano come dire boccolosi, occhi neri e a mandorla ed un viso con lineamenti regolari ne facevano a detta di molti un bel ragazzo e del resto lui stesso ci teneva ad essere tale.

Si distingueva da tutti gli altri detenuti per l'eleganza del suo portamento, del suo modo di camminare, del suo fisico che aveva sempre tenuto in forma sin da prima che entrasse in carcere. La prima cosa che disse al direttore infatti fu quella di chiedere il permesso di frequentare una palestra di pesi per tenersi sempre un gradino più su degli altri come amava spesso dire a chi gli domandava "ma chi te lo fa fare".

Al direttore questo ragazzo gli era subito diventato simpatico e lo chiamava spesso col nomignolo "Lori ".

Lori da parte sua aveva capito di che pasta fosse fatto il direttore e in fondo come lui era un uomo che aveva sofferto anzi, senz'altro molto più di lui e dei suoi vent'anni.

Giuliano Vinardi così si chiamava il direttore, era un uomo molto diverso da quello che si era immaginato Lori, un uomo pancione con occhiali e solo qualche capello sulla testa.

Giuliano Vinardi al contrario era ancora  un uomo piacente, tutto d'un pezzo, alto almeno quanto lui, capelli  tutti neri, occhi grigi e in più anch'egli aveva la passione di tenere un fisico sempre in forma. Passione che gli aveva più volte salvato la vita quando giovane si era arruolato nella legione straniera e, successivamente fatto più volte prigioniero era riuscito grazie alle sue doti atletiche a fuggire sempre.

Questa passione comune aveva quindi fatto si che diventassero compagni nello svolgere quella che era la loro attività fisica.

Il direttore gli aveva così concesso il permesso di potersi allenare con lui nella sua palestra costruita secondo i suoi dettami  e che sembrava però più un centro di addestramento per districarsi dalle più varie situazioni che una palestra di pesi che del resto non mancavano di certo.

Ora Lori era di fronte a quest'uomo, una persona che in fondo anche se era dall'altra parte, ammirava soprattutto per la sua forza di volontà, per la sua tenacia, per la sua ambizione che l'aveva portato per ora a diventare il direttore di uno dei carceri più all'avanguardia in termini di sicurezza e di umanità del Paese e che ora, aveva in mente come lui stesso gli aveva confidato, di diventare potente sempre più potente, perchè solo lui che aveva vissuto tanto pericolosamente e che aveva passato una parte della vita per trovare se stesso e poter comprendere meglio il mondo poteva ora capire meglio di molti altri come andavano le cose e stabilire con estrema facilità le ragioni o i torti della gente, salomonicamente parlando. Naturalmente e ci teneva a sottolinearlo prima devo diventare ancora più importante per poter avere parola in questione.

Si erano guardati un istante senza parlare poi il direttore gli si avvicinò e gli disse, vai a sederti sulla mia poltrona che oggi io mi siederò al tuo posto.

 
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