Creato da vanbalz il 14/07/2009
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3 a un passo dalla vita

Post n°3 pubblicato il 18 Marzo 2010 da vanbalz

Tu senz'altro ti sarai chiesto come mai ti ho fato sedere al mio posto e perchè ti ho

sempre trattato in maniera diversa dagli altri detenuti, potrei risponderti

semplicemente dicendoti che mi sei simpatico, ma non è così. Vedi tu mi somigli,

perchè sei come me be quasi in tutto meno però nella cosa che io considero tra le più

importanti , quella cosa che in questa società serve parecchio ed è un bene averla la

"determinazione", te lo dico perchè vorrei che tu in futuro ne abbia almeno quanta ne

ho io. Il direttore finite queste parole assunse l'aspetto di una persona che avesse

chissà cosa da svelare. Innanzitutto è lo scopo che una persona si deve prefiggere

nella vita, fatto questo bisogna cercarsi le occasioni a finchè si possa riuscire

nell'intento .Ma perchè il tutto riesca ci vuole naturalmente una cosa la

determinazione per l'appunto. Lori lo stava ad ascoltare molto attentamente ma per

la verità queste ultime parole sembravano averlo lasciato un po' perplesso e il

direttore come se gli avesse lettto negli occhi disse , forse sarà meglio che ti racconti

qualche episodio della mia vita.

 
 
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2) A UN PASSO DALLA VITA

Post n°2 pubblicato il 16 Febbraio 2010 da vanbalz

2)   

Lori esitò un attimo, credeva di non aver capito bene ma, quando vide che il direttore

prese posto sulla sedia che di solito era la sua andò a sedersi dietro la scrivania.

Non era la prima volta che veniva chiamato nell'ufficio del direttore, anzi oramai gli

doveva essere diventato familiare. Con tutte le volte che era stato lì dentro

conosceva alla perfezione ogni centimetro di quella stanza.

Tutto in esso era rigorosamente al suo posto, un ufficio come ne aveva già visti che

aveva quindi il suo armadietto metallico appena alla destra della porta, una scrivania

con una vecchia macchina per scrivere, dei quadri raffiguranti per la maggior parte

l'alba di un nuovo giorno e ai piedi di essi la sua scrivania di legno con sopra una

grossa lampada a forma di corno, che chissà forse serviva per interrogare i detenuti.

La cosa strana di quello ufficio che ancora Lori non era riuscito a spiegarsi  e che

d'altronde non aveva mai osato chiedere, era perchè in una metà della stanza vi

fosse un vero e proprio salottino formato da due vecchie poltroncine di pelle nera

poste non una di fronte all'altra ma affiancate e dinanzi  su tutta la parete vi era

raffigurato un tramonto che oscurava sempre più tutto il dipinto fino a diventare

totalmente nero. Questa piccola parte dell'ufficio inoltre era stata posta nella

condizione che fosse sempre in penombra tanto più che uno che vi entrava per la

prima volta non si accorgeva pressochè della situazione.

Ma Lori che lo aveva già molte volte frequentato aveva notato la strana atmosfera di

luci ed ombre che vi regnava e a dire il vero quel luogo non gli piaceva affatto.

Nel momento in cui prese posto sulla poltrona aveva capito che doveva capitargli

qualcosa di diverso dalle altre volte anche perchè, era stato chiamato nella mattinata

e non com'era solito nel tardi pomeriggio.

Il direttore infatti, quasi tutti i giorni eccetto qualche rara eccezione in cui per motivi di

lavoro non poteva chiamarlo, aveva preso l'abitudine di conversare per una mezz'ora

importante con lui.

Perchè proprio lui si era poi sempre domandato Lori.

Con fare pensieroso il direttore prese a parlare.

Allora Lori come avrai capito sono una persona che ama si parlare ma che arriva

anche subito al dunque, e ti dirò che per te questo è il tuo ultimo giorno che passerai

qua dentro.

Al dire di queste parole Lori non mosse ciglio come se non gliene importasse gran che

e intanto lasciava che il direttore continuasse a parlare. 

 
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A UN PASSO DALLA VITA

Post n°1 pubblicato il 14 Luglio 2009 da vanbalz

Era lì in piedi davanti al direttore del carcere e con la solita aria da duro stava ad ascoltare intrepido e senza nessuna emozione le sue parole.

Lorenzo Ritti era un ragazzo che aveva poco più di vent'anni, media altezza, capelli neri neri folti e ondulati anzi forse erano come dire boccolosi, occhi neri e a mandorla ed un viso con lineamenti regolari ne facevano a detta di molti un bel ragazzo e del resto lui stesso ci teneva ad essere tale.

Si distingueva da tutti gli altri detenuti per l'eleganza del suo portamento, del suo modo di camminare, del suo fisico che aveva sempre tenuto in forma sin da prima che entrasse in carcere. La prima cosa che disse al direttore infatti fu quella di chiedere il permesso di frequentare una palestra di pesi per tenersi sempre un gradino più su degli altri come amava spesso dire a chi gli domandava "ma chi te lo fa fare".

Al direttore questo ragazzo gli era subito diventato simpatico e lo chiamava spesso col nomignolo "Lori ".

Lori da parte sua aveva capito di che pasta fosse fatto il direttore e in fondo come lui era un uomo che aveva sofferto anzi, senz'altro molto più di lui e dei suoi vent'anni.

Giuliano Vinardi così si chiamava il direttore, era un uomo molto diverso da quello che si era immaginato Lori, un uomo pancione con occhiali e solo qualche capello sulla testa.

Giuliano Vinardi al contrario era ancora  un uomo piacente, tutto d'un pezzo, alto almeno quanto lui, capelli  tutti neri, occhi grigi e in più anch'egli aveva la passione di tenere un fisico sempre in forma. Passione che gli aveva più volte salvato la vita quando giovane si era arruolato nella legione straniera e, successivamente fatto più volte prigioniero era riuscito grazie alle sue doti atletiche a fuggire sempre.

Questa passione comune aveva quindi fatto si che diventassero compagni nello svolgere quella che era la loro attività fisica.

Il direttore gli aveva così concesso il permesso di potersi allenare con lui nella sua palestra costruita secondo i suoi dettami  e che sembrava però più un centro di addestramento per districarsi dalle più varie situazioni che una palestra di pesi che del resto non mancavano di certo.

Ora Lori era di fronte a quest'uomo, una persona che in fondo anche se era dall'altra parte, ammirava soprattutto per la sua forza di volontà, per la sua tenacia, per la sua ambizione che l'aveva portato per ora a diventare il direttore di uno dei carceri più all'avanguardia in termini di sicurezza e di umanità del Paese e che ora, aveva in mente come lui stesso gli aveva confidato, di diventare potente sempre più potente, perchè solo lui che aveva vissuto tanto pericolosamente e che aveva passato una parte della vita per trovare se stesso e poter comprendere meglio il mondo poteva ora capire meglio di molti altri come andavano le cose e stabilire con estrema facilità le ragioni o i torti della gente, salomonicamente parlando. Naturalmente e ci teneva a sottolinearlo prima devo diventare ancora più importante per poter avere parola in questione.

Si erano guardati un istante senza parlare poi il direttore gli si avvicinò e gli disse, vai a sederti sulla mia poltrona che oggi io mi siederò al tuo posto.

 
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