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L'intervista...

Post n°6 pubblicato il 04 Giugno 2008 da npafriulivg

Riprendono dopo la lunga parentesi elettorale e post-elettorale le periodiche interviste del Forum ufficiale NPA al nostro Segretario Nazionale, Pino A. Quartana.

Caro Segretario, i devastanti effetti dello tsunami elettorale si fanno ancora sentire. La sinistra è stata letteralmente cancellata dal Parlamento... riuscirà la Fenice a risorgere dalle sue ceneri?
Prima di entrare nel merito della domanda voglio dire che della sinistra non fa parte il Pd e che non ne fa parte perché così ha detto il suo Segretario. E' vero che su alcuni temi ci sono alcune prese di posizione di alcuni singoli esponenti del Pd che farebbero pensare il contrario, ma questi sono i risultati concreti della costruzione di un partito Frankenstein come il Pd. Una volta tanto concordo con il principale esponente del fronte dei nemici interni del centrosinistra ed escludo quindi il Pd dalla discussione sulla sinistra. Una discussione che non riguarda più il Pd, il quale non è un partito di sinistra, nonostante l'enorme presenza in esso di tanti ex comunisti. Queste sono questioni che non ci riguardano più. Vediamo invece le questioni che, come azionisti del 2000, ci riguardano ancora. Se guardiamo al paesaggio apocalittico della sinistra, come si presenta in questi giorni, noi vediamo subito come esso sia povero non solo di voti, ma anche di soggetti e forse anche di prospettive. Non era vero il luogo comune dei troppi partiti nel centrosinistra. Ancor meno vero se si considera la sola sinistra. Prescindendo dai tre piccolissimi partiti ultracomunisti che si sono presentati alle ultime elezioni (mi riferisco a Sinistra Critica, al Partito Comunista dei Lavoratori e al Partito di Alternativa Comunista) che sono isolatissimi e che possono rientrare in gioco solo nell'ipotesi della Costituente Comunista di Diliberto, per il resto è rimasto ben poco; il Prc, la Sd, i Verdi, il Pdci, il
Ps ed il solo Npa, tra i nuovi partiti. Francamente non riesco a vedere altro; un paio di improvvisate siglette messe in piedi a soli scopi elettoralistici mi sembrano già sparite, il Psdi vuol posizionarsi tra il Pd e Berlusconi, esattamente insieme a Casini e a Pezzotta, come mi ha detto personalmente il Segretario Nazionale del Psdi, Magistro qualche giorno fa. Mi sembra però, l'amico Magistro mi corregga, che con questa scelta il Psdi si metta da solo fuori dalla sinistra. Cosa resta ancora a sinistra? Non vorrei far torto a qualcuno, non vorrei che mi sfuggisse qualche altra sigla; in ogni caso per una mappatura completa di ciò che oggi esiste alla sinistra del Pd sono andato a riguardarmi i simboli accettati dal Ministero dell'Interno alle ultime elezioni politiche e non ho trovato altri partiti o altre sigle oltre a quelli che ho appena elencato. Quindi, il quadro delle forze in campo è questo; cinque partiti, come si può dire?, noti, tradizionali, importanti, consolidati nel sistema politico ufficiale, cinque partiti che fino a due mesi fa erano fortemente rappresentati in Parlamento, più, mi sembra, come unica novità emergente il 'Nuovo Partito d'Azione' (per quanto ancora partito allo stato nascente). Non cito i Radicali Italiani perché non saprei dove collocarli (ho dei dubbi nel collocarli a sinistra). So soltanto che essi sono diventati organici al Pd e non conto i repubblicani che stavano nell'Unione dei quali si sono perse anche le tracce, ma credo perché sono confluiti nel Pd. Rebus sic stantibus, vediamo allora cosa ne può venir fuori in termini strategici da questo scenario incredibilmente depresso. A me sembrava, un mese e mezzo fa, che il peggio per queste forze politiche non fosse ancora arrivato e mi sembra che stia andando proprio così. La decisione del principale esponente del fronte dei nemici interni del centrosinistra ha fatto scoppiare non una bomba atomica, ma una bomba H nel centrosinistra e gli effetti a catena, l'effetto domino è ancora in azione. Se è vero quanto dicono gli esponenti del Pd che sono stati gli elettori a non voler più la Sinistra Arcobaleno in Parlamento, è anche vero che la storia del voto utile era una colossale menzogna di cui il vertice Pd era consapevole, è anche vero che comunque il Pd aveva già regalato il governo a Berlusconi decidendo di dividere il proprio campo, è anche vero che c'erano altre forze nel centrosinistra, come il Ps, che non potevano farcela da soli ad andare in Parlamento e che il Pd ha condannato da un giorno all'altro all'extraparlamentarietà. Oltre alla bruciante ed indelebile estromissione elettorale dal Parlamento, i cinque partiti ex-parlamentari (definizione più esatta rispetto a quella di partiti extraparlamentari) della sinistra sono percorsi in questo momento anche da divisioni interne e stanno andando tutti a congresso. L'unico che se la passa un po' meglio degli altri è il Pdci. Alla crisi elettorale e di voti se ne sono aggiunte altre; la crisi interna, la crisi organizzativa (le poche energie ancora valide sono concentrate sugli avversari interni di partito e non per fare l'opposizione), crisi strategica (tutti sembrano isolati con proposte strategiche confuse e plurime che non si incrociano con le proposte altrettanto confuse e plurime degli altri partiti), crisi motivazionale e psicologica che sta portando non pochi militanti delle cinque formazioni 'storiche' della sinistra a silenziosi abbandoni personali e forse, ancor prima di tutte le altre crisi, c'è anche e soprattutto una crisi culturale, dei fondamenti culturali delle stesse identità politiche. Si riflette e ci si accapiglia se ci sia più bisogno di comunismo (e quale?) oppure se sia necessario, al contrario, abbandonare del tutto il comunismo e costruire una più grande forza progressista, ma anche in campo socialista c'è una crisi dei fondamenti; chi vorrebbe una forza socialista pendente verso il liberalismo e chi invece vorrebbe un ritorno al Ps pre-riformista, al Ps di De Martino, tanto per essere chiari. C'è chi intende il liberalsocialismo in un modo e chi lo intende in un altro. E' ovvio quindi che anche le proposte strategiche appaiano molto discordanti. A tutti questi fattori di crisi se ne aggiunge poi un altro su cui ho l'impressione che si preferisca tacere pubblicamente. C'è un disagio a riprendere a fare l'opposizione contro il Governo Berlusconi. Questo disagio non è solo il frutto di una crisi organizzativa o dello shock subìto alle elezioni. No, secondo me, c'è dell'altro, ma non si ha il coraggio di farlo venir fuori pubblicamente. C'è un generale risentimento (per non usare altre espressioni più forti) a sinistra contro il Pd e particolarmente contro il suo Segretario, che in non pochi uomini di sinistra supera in intensità addirittura l'avversione naturale e tradizionale nei confronti di Berlusconi. Le scelte del Pd hanno prodotto una situazione irreale o surreale, comunque anormale, e se ne stanno vedendo tutti gli effetti tossici. Diciamoci la verità fino in fondo almeno fra noi azionisti che amiamo la verità perché la verità è anch'essa una forma di suprema onestà; l'onestà intellettuale vale a dire la moralità dell'intelletto. Diciamoci allora la verità, dicevo; è molto complicato soprattutto in un sistema che rimane sostanzialmente bipolare. Fare l'opposizione a Berlusconi stando fuori dal Parlamento ed è ancora più complicato farla dovendo unire i propri sforzi a quelli di partiti e leaders detestati quasi quanto Berlusconi e, per alcuni, anche più di Berlusconi (sono sentimenti che probabilmente non vengono manifestati neppure in piccole cerchie per il semplice motivo che per non pochi uomini di sinistra già il solo rivelarli a se stessi equivale a un dilaniante trauma). La ciliegina che completa la torta avvelenata è non meno surreale; si può sostenere dall'esterno del Parlamento la lotta parlamentare di chi ha fatto di tutto per distruggerti quando poi l'opposizione superstite e residua (il Pd ovviamente) non vuole nemmeno veramente farla questa benedetta opposizione? Quando anzi continua nel suo sporco gioco e 'inciucia' con Berlusconi per far sparire la sinistra anche dal Parlamento Europeo? Ho l'impressione che il tradizionale schema unionista ed antiberlusconiano non possa più funzionare con la naturalezza di prima, almeno fino a quando ai vertici del Pd ci sarà il principale esponente del fronte dei nemici interni del centrosinistra. E' una situazione del tutto nuova che non può non contribuire alla paralisi della sinistra.

I partiti che compongono la Sinistra Arcobaleno sembrano ancora disorientati e divisi sulle strade da intraprendere. Le diverse anime delle sue componenti tentano di far sentire la propria voce in attesa dei congressi. Inaspettatamente solo l'NPA sembra avere le idee ben chiare e lo ha reso in modo evidente attraverso la sua proposta per una rinascita della sinistra. Quali saranno le prossime mosse per cercare di far convergere le diverse forze politiche attorno a queste proposte?
Devo dire la verità; non sono molto ottimista sul futuro della sinistra, quantomeno di tutta la sinistra. Certo se domattina il Segretario attuale del Pd si dimettesse sarebbe una bella boccata d'ossigeno per la sinistra e per l'unità di tutto il centrosinistra ella lotta al govero Berlusconi, ma sarebbe sciocco ed illusorio pensare che tutti i problemi della sinistra dimorino nelle sfere della strategia e della tattica. Ci sono gravissimi problemi di arretratezza culturale che stanno diventando veramente drammatici.
Tra l'altro, in questo momento c'è anche un vuoto di leadership; i capi sono tutti dimissionari e fino all'estate o all'autunno la sinistra non potrà fare null'altro che aspettare che le cose si chiariscano prima all'interno dei singoli partiti e poi tra i vari partiti. Bisogna aspettare per vedere quali linee prevarranno ma forse non bisogna aspettare per capire quali sono le diverse opzioni strategiche sul tappeto.
Il problema non è che noi dell'Npa abbiamo le idee chiare e gli altri non le hanno. Forse quelle degli altri partiti non sono chiare se ci riferiamo ad ogni partito nel suo complesso, ma sono sufficientemente chiare, o quasi, secondo la logica interna di ogni proposta. Il problema è che le proposte sono troppe, che ogni singolo partito ne coltiva due o anche tre e, soprattutto, che tutte, o quasi tutte, sono sbagliate. E' sbagliata l'opzione di chi vuol allearsi con questo Pd o confluirvi, è sbagliato riproporre questo Arcobaleno autoreferenziale, blindato e senz'anima, è sbagliata la Costituente Comunista che chiuderebbe i comunisti in una enclave nostalgica e fuori dal tempo, è sbagliata l'idea del partito unico della sinistra perché se questa idea fosse stata praticabile il partito unico della sinistra sarebbe già realtà da diversi anni e perché ci sono delle differenze identitarie che non sono solo capricci ma che evidenziano opzioni conflittuali che neanche lo tsumani di aprile può celare.
La cosa più razionale è quella che abbiamo ri-proposto nell'ultima nostra Direzione Nazionale di Arezzo; la strutturazione della sinistra in due aree, in due poli. Un polo laico-socialista-progressista, di sinistra democratica, riformista, da un lato, ed un blocco comunista, dall'altro. Ogni blocco, ogni polo sarebbe una federazione aperta non solo ai partiti (sarebbe troppo riduttiva come soluzione anche perché, come ho detto in apertura, alla fin fine di partiti più di sei non ce ne sono, nove considerando anche l'estrema sinistra ultracomunista la quale però non è detto che voglia costituire aggregazioni, sebbene federative, più vaste), ma anche alle associazioni nazionali d'area, alle più importanti fondazioni culturali eccetera. In certi momenti, tra le due federazioni, tra le due aree, composte secondo razionali criteri di affinità culturale, politica, strategica e quant'altro, potrebbero anche manifestarsi esigenze di collaborazioni elettorali (superare un eventuale barrage) o strategiche (far cadere tutte le Giunte locali con il Pd o fare l'opposizione a Berlusconi senza il Pd) o su singoli temi (es. la laicità). Secondo questa dinamica appena accennata, i singoli partiti conserverebbero all'interno della Federazione oltre alla propria autonomia giuridica ed organizzativa anche una autonomia culturale, identitaria ed ua parziale autonomia politica (insomma non si scioglierebbero). La Federazione si coagulerebbe intorno ai grandi o ad alcuni tra i più grandi temi politici e programmatici e conserverebbe sempre la sua autonomia politica rispetto alle altre forze esterne. La Federazione o le Federazioni potrebbero anche rendersi autonome per quanto riguarda il momento elettorale, ma non è detto che lo debbano essere per forza o che riescano a farlo. L'importante è che le Federazioni custodiscano sempre la propria autonomia politica rispetto alle altre componenti, singole o aggregate, del centrosinistra (autonomia politica rispetto al Pd, in primis). Le Federazioni sono la migliore forma di aggregazione e inoltre sono indispensabili vista la consistenza elettorale attuale dei partiti della sinistra. Se si pensa che la Sinistra Arcobaleno ha preso solo il 3% dei voti ed aveva al suo interno ben quattro partiti, se ne può dedurre che ognuno dei quattro partiti della ex SA non rappresenta probabilmente più dello 0,75% dell'elettorato? Non vedo, non vediamo come azionisti, su quale altra strada la sinistra si possa incamminare per ristrutturarsi, per rilanciarsi, per riposizionarsi e per uscire dalla paralisi. Per quanto riguarda specificamente l'NPA, è ovvio che la nostra intenzione è la più alta possibile; far parte di questo generale riposizionamento organizzativo e strategico della sinistra. Le nostre preferenze dopo la "svolta di Arezzo" sono ormai note; noi auspichiamo che si costituisca una Federazione dei Riformisti, una federazione di tutta la sinistra democratica. Non voglio neppure più accennare alle forze specifiche che dovrebbero costituirla. La cosa davvero importante è costituirla, uscire ognuno dal proprio isolamento strategico. Sono tutti isolati oggi non solo nella sinistra, ma in tutto il centrosinistra; il miracolo del principale esponente del fronte interno dei nemici del centrosinistra ha prodotto anche quello di isolare lo stesso Pd. L'importante è costituirla questa Federazione dei Riformisti, costituirla presto e con chi ci sta. Rivolgiamo e rivolgeremo quindi una particolare attenzione verso tutto ciò si muoverà nel Ps, ma anche nella Sd e nei Verdi, senza trascurare le associazioni d'area ed anche le iniziative di singoli militanti di quest'area. Ho letto attentamente le tre mozioni che saranno presentate al prossimo congresso del Ps. Per quanto riguarda le linee strategiche, ho riscontrato una notevole concordanza di intenti nella mozione Nencini e nella mozione Locatelli che vanno entrambe nella direzione giusta quando in più punti delle loro mozioni affermano l'inderogabile necessità di dar vita a patti federativi all'interno dell'area riformista e della sinistra laica e democratica e quindi di dar vita a quanto da me prima auspicato; la Federazione dei Riformisti.

Qualche parola su Beppe Grillo, sulle sue proposte e sul suo tentativo di utilizzare (forse in modo strumentale) la data del 25 aprile.
Su Beppe Grillo abbiamo detto tutto quel che c'era da dire, abbiamo capito tutto quel che c'era da capire, abbiamo dato tutto quel che c'era da dare e adesso non mi sembra il caso di perderci più altro tempo.

Grillo si considera l'erede dei partigiani. Se anche questa è una battuta non fa ridere.
Bisogna per forza parlare ancora di Grillo? E va bene; parliamo ancora di Grillo, parlo ancora di Grillo. La frase sui partigiani e sulla nuova resistenza non saprei giudicarla perché dovrei prima sapere se è una delle battute dei suoi spettacoli oppure se l'ha pronunciata seriamente. Se lo sapessi, saprei finalmente anche chi è Grillo e cosa vuol fare veramente. Ma ho rinunciato a saperlo e neanche mi interessa più saperlo. Già porsi la domanda è inutile; non lo capiremo mai. Il personaggio in questione ha sempre un modo per svicolare; quando dice delle emerite stupidaggini come quella sui partigiani e sulla nuova resistenza capeggiata da lui (e solo da lui ovviamente), i suoi fans sono subito pronti a minimizzare e a relativizzare e a dirci che, in fondo, Grillo è solo un comico, che va preso per quello che è. Solo un comico. Mi sia permesso un inciso dedicato a questa cosa dei fans. 'Fan' è una parola orribile in politica; ha la stessa radice etimologica di fanatico, di invasato. Ha molto a che fare con l'adorazione esaltata dei teenagers verso il divo di Hollywood, verso il vip dello spettacolo (adorazione stigmatizzata nelle insuperabili pagine in cui il grande filosofo Adorno descrive molto criticamente i nascenti fenomeni dell'industria culturale americana osservati direttamente sul posto durante l'esilio per sfuggire alle persecuzioni naziste), molto meno con la politica, men che meno con la politica di sinistra, assolutamente nulla con lo spirito azionista della "rivoluzione democratica" che si situa esattamente ai suoi antipodi. Torniamo al vero ruolo sociale di Grillo. Per essere solo un comico si comporta molto stranamente. Sempre di più appare un leader politico, ma quando si presentano le occasioni in cui un leader politico si manifesta come tale, lui dà forfait. Io non conosco altri momenti più importanti delle elezioni politiche generali per influire sulla nostra vita pubblica. E in quel momento il personaggio in questione non si è visto; eppure aveva tutte le possibilità per esserci com le sue liste. Perché non l'ha fatto? I suoi fans si dovrebbero interrogare di più su questo punto. Le liste civiche da lui sponsorizzate (solamente sponsorizzate) che, tra l'altro, non hanno riscosso il successo proporzionato alla fama del fenomeno innescato dallo sponsor, hanno solo avuto una funzione di specchietto per le allodole. Attenzione; non è che io voglia sottovalutare il fenomeno nelle sue espressioni mediatiche ed organizzative. Ma la dimensione politica del fenomeno Grillo è stata invece ampiamente sopravvalutata. Potrei motivare molto più dettagliatamente questa tesi, ma non ho intenzione di dilungarmi ulteriormente sull'argomento anche perché ho un forte sospetto, diciamo così, circa i suoi veri obiettivi e non ho intenzione di prestarmi anch'io al suo gioco.

Fonte www.nuovopartitodazione.forumup.it

 
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Commenti al Post:
giovannimaiolo
giovannimaiolo il 04/06/08 alle 13:08 via WEB
concordo col tu segretario sul giudizio della costituente comunista, gran cagata nostalgica e inutile nel 2008
(Rispondi)
ZioVale
ZioVale il 04/06/08 alle 18:09 via WEB
Vorrei saper di più delle vostre attività. Sono un socialista errante, detesto Grillo nella sua veste di pasdaran della rivoluzione qualunquista. Credo nel bipolarismo. Valentino Roiatti Udine
(Rispondi)
giampi1966
giampi1966 il 05/06/08 alle 10:51 via WEB
Io sono simpatizzante di alternativa che effettivamente è un piccolo partito che però è l'unico che ha chiesto l'unificazione dei vari partitini comunisti, però con tutto il rispetto anche l'NPA mi sembra un partito delle stesse dimensioni, però almeno i comunisti hanno la possibilità di riunirsi (non parlo di Diliberto che ha dimostrato di essere come gli altri) e si formare un soggetto discreto, anzi stiamo portando avanti delle iniziative in questo senso, speriamo che la gente capisca.
(Rispondi)
 
npafriulivg
npafriulivg il 05/06/08 alle 12:13 via WEB
lo sforzo di alternativa è sicuramente apprezzabile, ma dalle informazioni che ho sui vari partiti che compongono la frastagliata galassia comunista sembra che le divisioni nascano più da inconpatbilità caratteriali dei vari leaders che per differenze ideologiche. Lavoriamo a progetti diversi. Il nostro scopo è una riaggregazione in senso federativo dell'area laica-riformista con la possibilità di collaborazione anche con i settori dell'estrema sinistra. Abbiamo anche apprezzato il partito di Alternativa Comunista in occasione delle ultime elezioni politiche essendo stato l'unico assieme all' N.P.A a raccogliere le firme per la presentazione delle liste decidendo di non avvalersi di quella vergognosa legge di Prodi di cui tutti, tra cui anche Ferrando, si sono avvantaggiati. Mary
(Rispondi)
 
 
giampi1966
giampi1966 il 06/06/08 alle 08:41 via WEB
La situazione attuale è insostenibile, speriamo che riesca a nascere un quadro politico completamente diverso. Un abbraccio
(Rispondi)
ZioVale
ZioVale il 05/06/08 alle 12:25 via WEB
E' che non mi piace quel liberal, non mi piace proprio. Anch'io penso che ci debba essere un grosso movimento che riunisca socialisti e post comunisti a sinistra del PD-margheritone. Anch'io sono convinto che il popolo ci starebbe ma i vecchi leader frenano. Tanta strada da fare. Valentino Roiatti Udine
(Rispondi)
 
npafriulivg
npafriulivg il 06/06/08 alle 09:15 via WEB
Il 'liberal' è associato a 'socialismo' quindi il significato cambia (per questo esistono le parole composte, no? ;)), ad ogni modo noi per definizione siamo AZIONISTI. I vecchi leader hanno perso qualsiasi carisma sulla gente, è l'ora della svolta. Mary
(Rispondi)
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