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Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 03 Luglio 2008 da npafriulivg

Gli immigrati? Qui non sbarcheranno
Fa discutere la decisione di Maroni su Aviano. Don Fabbro (Efa) esclude di accoglierli in provincia
Nessun effetto Aviano: la provincia di Udine non ospiterà i clandestini che sbarcano a Lampedusa.

Lo dice chiaro e forte don Luigi Fabbro, il sacerdote udinese presidente dell'Ente Friuli assistenza e socio della cooperativa Ge.Tur. E' stato proprio don Fabbro a indicare al ministero dell'interno, nei giorni scorsi, l'albergo Doimo e la foresteria della scuola alberghiera dello Ial di Aviano come strutture adatte ad accogliere circa 300 immigrati africani che hanno richiesto lo status di rifugiati politici. Uno status peraltro da valutare, ha precisato don Fabbro, secondo il quale attualmente gli extracomunitari sono sotto esame da parte dei magistrati che verificheranno se abbiano titolo per rimanere in Italia o vadano espulsi dal Paese.

Ma l'operazione di accoglienza voluta dal ministro dell'interno Roberto Maroni che ha disposto l'arrivo dei clandestini in Friuli Venezia Giulia non potrà interessare la provincia di Udine. «Su questo punto - ha sostenuto don Fabbro - abbiamo dichiarato una totale indisponibilità». Era stato lo stesso ministero a contattare il sacerdote chiedendo la disponibilità di alcuni posti per collocare gli immigrati, ma le strutture gestite dall'ente assistenza sono tutte al completo.Intanto la decisione del ministro leghista Maroni stenta ad essere digerita dagli esponenti del Carroccio di casa nostra, che assicurano di volerla attentamente valutare in questi giorni assieme al commissario della Lega Nord Manuela Dal Lago. La scelta del ministro è stata definita «strana» dal consigliere regionale Maurizio Franz che cerca di capire il contesto attorno al quale è nata questa decisione. Nonostante la scelta arrivi dall'alto, per lo più da un ministro leghista, Franz ribadisce la posizione di "fermezza" della Lega nei confronti degli extracomunitari: «Non si possono accettare immigrati clandestini - ha detto - nel contesto internazionale la Lega deve dare e mantenere un segnale di grande fermezza su questo punto. Questa è la posizione della Lega - ha ripetuto - i clandestini vanno aiutati nel loro paese d'origine».

Ancora più dura la reazione del presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini: «Il Friuli Venezia Giulia è la regione del Nord Est più in alto d'Italia - ha sostenuto, geograficamente parlando - non vedo perché i clandestini debbano essere portati fin qui per poi essere rispediti indietro». Secondo Fontanini quest'operazione comporta costi troppo alti: «Dal momento che sbarcano a Lampedusa - prosegue il ragionamento il presidente della Provincia - dovrebbero essere utilizzate strutture più vicine a quel Cpt». Quanto all'ipotesi di un futuro accoglimento di extracomunitari nella provincia di Udine, il presidente risponde chiaramente: «La provincia di Udine non offre strutture di questo genere», l'ipotesi è dunque irrealizzabile. Un altro esponente della Lega, il consigliere comunale Luca Dordolo, preferisce il "no comment" in attesa di approfondire la questione con i vertici del Carroccio.

fonte: http://www.gazzettino.it/

 
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Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 26 Giugno 2008 da npafriulivg

Esiste un filo conduttore che lega a se gli eventi che si sono susseguiti durante la storia repubblicana di questo paese. Un filo che intreccia in modo inestricabile malgoverno, malcostume, stragi, connivenze occulte, corruzione e si stringe attorno alla storia di quasi tutti i partiti che hanno partecipato alla vita politica ed alla spartizione del potere in Italia.

La caduta del regime fascista non portò all'auspicato crollo del sistemi di potere che avevano contribuito ad alimentarlo. Con Mussolini scomparve solo un'impalcatura di facciata e la mancanza di una completa e vera epurazione, consentì ai partiti della nuova era di innestarsi presto sul tronco malato che aveva generato il fascismo.

La strage di Portella delle Ginestre chiarì subito ed in modo inequivocabile qual'erano i modi di fare dei nuovi padroni del paese e dopo di essa ne arrivarono altre, accompagnate dai nomi di coloro che la storia e gli storici non hanno mai più saputo condannare. Gli italiani che dopo la Liberazione chiedevano libertà, uguaglianza e solidarietà, si ritrovarono ad essere guidati da una schiera ancora più folta di ras locali, scribacchini, chierichetti e finti mangiapreti, uomini d'apparato servi degli stranieri, vampiri e leccapiedi di tutte le risme.

E' necessaria ancora oggi, dopo così tanto tempo, una buona dose di coraggio per trattare questi temi; un coraggio che a noi neoazionisti non è mai mancato quando senza alcun timore abbiamo indicato nella Democrazia cristiana, la causa principale dei drammi che hanno lacerato e continuano a lacerare il corpo straziato di questo stato.

L'invasività del male democristiano ha contaminato, abbruttito, asservito tutti i gangli vitali della nazione, appoggiandosi di volta in volta a tutti i soggetti che in qualche modo potevano essere utili alla perpetuazione del suo predominio. Ferruccio Parri, fu la prima vittima illustre di queste manovre proprio a causa del suo carattere schivo ed incorruttibile e dopo di lui fu la volta del Partito d'Azione e della sua visione etica e morale della società che in nessun modo si poteva conciliare con i metodi, le ambizioni e le aspettative, della nuova classe dirigente.

La Democrazia cristiana mise in atto una spietata e subdola manovra di annichilimento degli avversari attravverso anatemi o cooptazioni che trasformarono gli altri partiti (escluso il P.C.I.) in vassalli.

Nella sua orbita di influenza e controllo entrarono uno dopo l'altro i liberali, i repubblicani, i socialdemocratici fino ad arrivare ai socialisti e per un soffio anche i comunisti. Quale può essere il futuro di un paese con una siffatta realtà politica? Chi si opporrebbe alle nefandezze di un potente quando ci si siede (o si  vorrebbe sedere) senza pudore alla tavola da lui stesso imbandita?

Dove fu l'opposizione morale in grado di ribellarsi allo sfacelo di una politica nata solo con lo scopo di spremere l'anima e le tasche del paese intero?

Oggi si odono altri nomi, si vedono altri simboli, ma quanto è davvero cambiato da quel modo di fare e di intendere la politica?

Basterebbe una lieve scalfitura della crosta per accorgersi che dietro i nuovi paraventi, le moderne maschere dell'era tecnologica si nascondono gli stessi volti o quelli degli eredi di quella genie che ha abusato e violentato l'intera nazione.

Chi sono i Prodi, i Veltroni, i Berlusconi, i nuovi governanti di oggi, se non i leccapiedi dei potenti di ieri? E qual'è la loro vera missione se non quella di riverniciare e tenere in piedi una casa che non è mai veramente crollata?

Quali differenze sostanziali vi possono essere in soggetti che sono le ramificazioni di un medesimo albero?

Chi dobbiamo temere di più Berlusconi e i suoi interessi o le incomprensibili e nefaste decisioni dell'ormai traballante segretario del PD?

Il veltrusconismo non è l'inciucio, è un modo di essere e di intendere una politica asservita alle esigenze ed alle ambizioni di pochi, che sporca e contamina tutto quello che tocca...

Il veltrusconismo è il partito unico che se non può esservire gli altri li distrugge...


Gabriele Oliviero

 
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Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 24 Giugno 2008 da npafriulivg

FINE DELL'AGEVOLATA E CONCORRENZA SLOVENA

Crolla la vendita della benzina: -50%

di Laura Tonero

Ambrosetti: dipende dalla Slovenia e dai prezzi cari rispetto al resto d’Italia

 
Crollano i consumi di benzina nella nostra provincia. Nei primi quattro mesi di quest'anno i distributori hanno erogato il 50 per cento in meno di verde e il 57, 80 di gasolio rispetto allo stesso periodo del 2007. Un tracollo che, fino ad oggi, ha determinato anche il licenziamento da parte dei gestori delle pompe di trenta dipendenti.

La Slovenia a due passi, l'addio all'agevolata, il caro petrolio: il gioco è fatto. E i dati parlano chiaro: 28 milioni i litri di verde e 8 milioni di gasolio erogati dalle pompe di benzina della provincia di Trieste da gennaio ad aprile 2007, quattordici milioni di verde e 3 milioni 375 mila quelli nello stesso periodo di quest'anno.

«Non mi pare ci sia il reale interesse da parte di nessuno a risolvere questa situazione - afferma il presidente provinciale dei distributori, Roberto Ambrosetti - anzi, mi sto accorgendo che ci sono più politici che si danno da fare per agevolare l'acquisto dei carburanti in Slovenia, di quanti operano a favore della nostra situazione». E il riferimento all'intervento romano sollecitato la scorsa settimana dei senatori Giovanni Collino e Ferruccio Saro per fare chiarezza sulla detraibilità dell'acquisto dei carburanti oltre confine, sembra evidente. Ambrosetti annuncia un incontro con il presidente della Regione, Renzo Tondo.

«Gli sottoporremo nuovamente il problema lasciato in sospeso dalla passata giunta - spiega - e vedremo se sarà possibile trovare una soluzione, anche a fronte delle enormi difficoltà che l'assenza dell'agevolata sta creando alle aziende triestine, specialmente alle più piccole». I prezzi proposti a Trieste risultano spesso tra i più alti d'Italia: «Noi non abbiamo la facoltà di abbassare il prezzo - precisa Ambrosetti - il prezzo è dettato dalle compagnie petrolifere e dalle situazioni. A Trieste - sostiene- viene applicato un prezzo leggermente più alto dalle stesse compagnie anche per una questione di trasporto: arrivare fino da noi, a chi trasporta il carburante, costa di più». Fatto sta che basta andare a Udine per trovare un prezzo simile a quello applicato in Slovenia.

Nel capoluogo friulano l'attuale prezzo della verde oscilla intorno a 1,480 euro al litro al quale viene applicato uno sconto di 0,266 ottenendo così un costo pari a 1,214 euro. Stesso discorso per il gasolio: il prezzo medio a Udine è di 1.480 al quale viene applicato uno sconto di 0,170 arrivando così ad un costo di 1,380. Tariffe vicinissime a quelle applicate oltreconfine: 1.206 per la verde, 1,298 per il gasolio. Un calo delle vendite dei carburanti, ma non così importante come a Trieste, si riscontra comunque in tutta l'Italia perché, aldilà dell'andare a fare il pieno in Slovenia, molti automobilisti la benzina hanno deciso di non comperarla proprio e di ricorrere ai mezzi pubblici, alla classica camminata o di rinunciare a qualche scampagnata.

Anni fa correva una leggenda nella nostra città: si diceva che a causare il traffico erano i tanti pensionati che, visto che c'era l'agevolata e la benzina costava poco, passano il tempo a girare un macchina. E vuoi vedere che qualcuno, a quest'hobby, ormai troppo costoso, ora ci ha rinunciato. Sta di fatto che è di pochi giorni fa anche la notizia di un crollo delle vendite anche delle autovetture, con Trieste che registra un meno 15% rispetto al 2007.

Ma quale potrebbe essere la soluzione che, tra qualche giorno, Ambrosetti potrebbe prospettare a Tondo? «Già quando ero presidente nazionale dell'associazione che riunisce i gestori di distrubutori - riferisce Ottorino Millo - ho portato avanti la proposta di far applicare a Trieste lo stesso metodo che oggi utilizzano ad esempio per chi abita in provincia di Bolzano, al confine con Austria e Svizzera. Lì applicano una riduzione del prezzo alla pompa facendo la media tra le tariffe applicate a livello nazionale e quelle rilevate nella fascia di territorio immediatamente oltre il confine».
 

 
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Notizie azioniste

Post n°14 pubblicato il 19 Giugno 2008 da npafriulivg

Il Segretario Nazionale NPA al dibattito organizzato dalla rivista 'Ragionamenti' e dall'Eurispes 
 
Si è tenuto venerdì mattina 13 giugno presso la sede dell'Eurispes a Roma un importante ed interessante dibattito sul futuro della sinistra a cui hanno partecipato alcuni tra i più importanti esponenti dell'area della sinistra riformista, laica e democratica italiana fra cui Cesare Salvi ed Ernesto Fedi per il partito della Sinistra Democratica, Gavino Angius  e Lanfranco Turci per il Partito Socialista, Gianni Mattioli e Giorgio Benvenuto per il Partito Democratico e Pino A. Quartana per il Nuovo Partito d'Azione. Sono state quattro ore di discussione fruttuosa che hanno rappresentato uno dei primi tentativi della sinistra democratica e riformista di reagire al crollo elettorale del 14 aprile. Giuseppe Averardi, direttore della rivista "Ragionamenti" ed organizzatore del dibattito, riscuotendo l'approvazione di tutti i presenti, ha preannunciato che questi dibattiti si allargheranno e diventeranno degli appuntamenti stabili e continui. Il dibattito è stato mandato in onda da Radio Radicale e si può riascoltare scaricando il file audio dal sito di Radio Radicale all'indirizzo;
 
http://www.radioradicale.it/scheda/255995/litalia-della-iii-repubblica-paure-e-speranze
 

 
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CHE FINE HA FATTO L'OPPOSIZIONE?

Post n°13 pubblicato il 15 Giugno 2008 da npafriulivg


Da quanto si può osservare, il Silvio IV è un governo che ha affinato parecchio le sue arti seduttorie...

I sondaggi lo danno in crescita e la luna di miele con gli elettori,
che di solito si consuma molto presto, sembra destinata a durare ancora
a lungo.

Le tecniche usate sono poco originali ma molto fruttuose e cioè input
continui e costanti, studiate staffette di dichiarazioni e buoni
propositi esternate dai suoi ministri. Le proposte sono diffuse in modo
molto calibrato (con una precisione certosina da raffinato
pubblicitario) per tenere viva l'attenzione dell'opinione pubblica e
dare così l'illusione che siano sempre all'opera.

Triangolazioni perfette fra i ministri Tremonti, Brunetta, La Russa,
Alfano ubriacano gli italiani come i passaggi di palla millimetrici e
spettacolari dei calciatori brasiliani...

Abolizione dell'ICI, Robin Hood Tax, Esercito nelle città in nome della
sicurezza e altre perle, stanno surclassando gli inesistenti avversari
che, più che un governo, sembrano solo l'ombra di una vera opposizione.


Le bordate di Super Silvio hanno annichilito il già fantasmatico e
soporifero Veltroni che con i suoi: questo ma anche quello, di quà ma
anche di là, sopra ma anche sotto, giù ma anche sù sta riuscendo nella
ridicola ed impossibile impresa di dribblarsi da solo!

Bravo Veltroni, tu si che ci sai fare! Dopo aver fatto fallire l'Unità,
portato i DS al minimo storico, ridotto Roma in braghe di tela, aver
distrutto il centrosinistra e perso le elezioni in modo osceno ora si
sta impegnando seriamente affinchè il compito di Berlusconi sia
avvantaggiato dalla sua inconcludenza ed inettitudine...

In questo squallido panorama politico non riesce difficile comprendere
come mai il cavaliere possa, senza scrupoli, infilare leggi utili alla
sua persona e ai suoi sodali come quella vergognosa sulle
intercettazioni.

Non illudiamoci che l'opposizione sappia porsi a garante della
Magistratura che indaga contro le malefatte della casta; questo compito
tocca alla società civile e a quanti, come l'N.P.A., da sempre si
battono per una moralizzazione della politica e della società.


Gabriele Oliviero

 
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Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 12 Giugno 2008 da npafriulivg

COMUNICATO STAMPA

Dichiarazione del Segretario Nazionale del Nuovo Partito d'Azione, Pino A. Quartana.

Prima di fermare le intercettazioni, fermiano il degrado morale

Probabilmente è anche vero che 100.000 intercettati dalla magistratura sono troppi per il nostro Paese, ma è pur vero che questo paese è l'Italia, un Paese a bassissimo tasso di moralità pubblica, prova ne sia l'ennesima brutta storia italiana della clinica Santa Rita di Milano, una storia che rivela un degrado o peggio ancora una perversione morale agghiacciante. Non avremmo saputo nulla di quanto accadeva in quella clinica, dove si faceva quotidianamente scempio, a quanto sembra, del giuramento di Ippocrate e della salute degli ammalati, se non ci fossero state quelle intercettazioni che sono l'incubo dei governi di centrodestra, ma purtroppo non solo di quelli. In un Paese normale, 100.000 intercettati sarebbero probabilmente troppi, ma l'Italia non è affatto un Paese normale e quindi il 'Nuovo Partito d'Azione' si oppone a chiunque voglia imperdirle o limitarle, sia che si tratti di un governo di centrodestra, sia che si tratti di un governo di centrosinistra. Non facemmo sconti a Mastella e non ne facciamo sicuramente nemmeno ad Alfano.



NUOVO PARTITO d'AZIONE

Ufficio Stampa

Roma 11 giugno 2008

 
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Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 11 Giugno 2008 da npafriulivg

Pordenone
Il peso della rata ...
Pordenone

Il peso della rata del mututo affossa le famiglie che si riscoprono ogni giorno più povere al punto di perdere la casa. Anche nella Destra Tagliamento. Nonostante la massiccia edificazione, e la sempre maggiore disponibilità di nuovi alloggi sul mercato, in maniera quasi direttamente proporzionale, aumentano, infatti, anche le persone che non riescono a sostenere il peso del mutuo, acceso proprio per acquistare la prima casa. Una contraddizione, questa, che emerge in tutta la sua crudezza dai dati forniti dal Tribunale cittadino, che fotografano la crisi economica delle famiglie pordenonesi attraverso la crescita esponenziale delle esecuzioni immobiliari e mobiliari (queste ultime riguardanti per lo più il pignoramento di una parte dello stipendio, della pensione e dei depositi bancari). «Nell'arco del 2007 - hanno sottolineato i giudici Enrico Manzon e Francesco Petrucco - abbiamo registrato un vera e propria impennata delle richieste di procedimento. Richieste che per quanto riguarda i beni immobili, nell'85 per cento dei casi ci vengono inoltrate dalle banche, poichè i loro clienti non riescono a pagare il mutuo».

Fonte: http://www.gazzettino.it/

 
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Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 10 Giugno 2008 da npafriulivg

Il rincaro mondiale dei prezzi
di Pino A. Quartana


Una seconda ed ancor più drammatica ondata di aumenti dei prezzi si sta abbattendo sui consumatori. Mentre la prima, immediatamente successiva alla introduzione dell’euro, è stata ritenuta per lo più derivante da cause interne (la impreparazione italiana all’euro, la sbagliata percezione della nuova moneta, la speculazione dei commercianti e dei produttori italiani), l’attuale fase di innalzamento del costo della vita deriva invece da una congiuntura mondiale di cui il consumatore italiano fatica ormai a individuare la causa o le cause, essendo quest’ultime situate molto lontano geograficamente e in meccanismi di difficile comprensione per il cittadino medio italiano. Effettivamente oggi stiamo vivendo una nuova ed ancor più preoccupante stagione di rincari dei prezzi. Le cause sono sostanzialmente quattro;

1) La speculazione finanziaria sui mercati internazionali. Alla Borsa di Chicago (Chicago commodity stock exchange - Borsa delle materie prime di Chicago), dove vengono formati i prezzi internazionali di quasi tutte le materie prime alimentari, la speculazione la fa ormai da padrona. Nel giro di pochissimo tempo i volumi scambiati attraverso quella Borsa sono balzati alle stelle, chiaro indice di movimenti anomali e speculativi tanto più in un ambito in cui i consumi sono abbastanza anelastici cioè connaturati a precisi limiti fisiologici (in altre parole ogni persona mangia più o meno la stessa quantità di cibo ogni giorno e non la moltiplica per tre o per dieci da un giorno all’altro). I contratti ‘futures’ sulle merci e sui prodotti agricoli, che alimentano la speculazione, stanno diventando un mezzo, che io definirei moralmente infame ed economicamente e socialmente disastroso per tutta l’umanità, per rifarsi in poco tempo delle perdite ingenti subite in occasione dei crolli dei mercati finanziari degli ultimi mesi che furono causati dai famigerati mutui ’subprime’ statunitensi. La speculazione finanziaria sui prodotti agricoli incide sugli aumenti di questo periodo che si stanno verificando in tutto il mondo per una percentuale che va dal 35% al 70%. Purtroppo non mi meraviglio, anche se ritengo tali comportamenti infami, che una piccolissima parte dell’umanità non abbia alcun ritegno o scrupolo ad affamare la gran parte dei suoi simili per pura avidirà di guadagno finanziario, per rifarsi delle perdite dei precedenti titoli finanziari in portafoglio. Due miliardi di poveri del Terzo e del Quarto Mondo sono a rischio sopravvivenza per questo aumento di natura puramente speculativa. Nell’isola di Haiti la gran parte della popolazione locale si ciba ormai di focacce impastate con una particolare argilla! Rivolte di popoli affamati e disperati stanno scoppiando in altri Paesi poveri. Ma anche nell’Occidente ‘ricco’ (o ex-ricco) i poveri stanno aumentando a vista d’occhio con problemi di sussistenza di base sempre più drammatici; si calcola addirittura che la fame diventerà un problema anche per molti cittadini Usa. Non sono mai stato antiamericano, a differenza di gran parte della sinistra, ma la colpa di questa crisi ricade quasi interamente sugli Usa, che prima con cinismo ed egoismo hanno scaricato sul resto del mondo la ‘loro’ crisi  dei ’subprime’ e adesso stanno alimentando con lo stesso cinismo ed egoismo la crisi dei prezzi (l’aumento colpisce soprattutto i cereali) e la crisi alimentare. C’è l’esigenza sempre più inderogabile di immettere forti dosi di etica nel sistema finanziario internazionale e di limitare le pretese sempre più arroganti del turbocapitalismo della globalizzazione. La qual cosa non vuol dire affatto abbattere il capitalismo e la finanza moderni, come vorrebbero fare ancora molti uomini della sinistra comunista e marxista. Mi sembra che questa mia posizione possa essere definita come una posizione perfettamente azionista (ovviamente si tratta dell’azionismo che deve affrontare i nuovi problemi degli anni Duemila e non del 1940).

2) Il bioetanolo. La seconda causa dell’allarme mondiale sui prezzi deriva anch’essa da una scelta sbagliata, per non dire scellerata, del governo degli Stati Uniuti d’America, del governo di Bush. Quest’ultimo ha di fatto imposto a paesi come il Brasile di Lula di distruggere i campi di coltivazione dei cereali e di impiantarvi la coltivazione di altri prodotti agricoli da cui estrarre bioetanolo e biodiesel (agrocarburanti). Solo nello scorso anno gli Stati Uniti d’America hanno incenerito 138 milioni di tonnellate di granoturco, cioè un terzo della raccolta annuale, per trasformarlo in bioetanolo. E la Comunità Europea si sta muovendo nella stessa direzione, anche se, per fortuna, i tedeschi stanno saggiamente già facendo marcia indietro. John Lipsky, uno degli uomini più importanti del Fondo Monetario Internazionale, sostiene che l’utilizzo dei prodotti agricoli nella produzione del bioetanolo, in particolar modo il granoturco, sia responsabile dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e in particolar modo dei cereali almeno per il 40%. Questa del bioetanolo si sta rivelando anch’essa una strategia immorale e stupida; i prezzi del petrolio non ne vengono affatto influenzati, al contrario, stanno salendo sempre di più, prova ulteriore del fatto che anche le cause dell’aumento del petrolio non sono tanto di squilibrio domanda/offerta, ma puramente speculative.

3) Politiche agricole sbagliate. Il terzo motivo che spiega il fenomeno è proprio quello derivante dal comportamento delle grandi istituzioni sovranazionali, come il WTO o il FMI o la UE. Basta osservare quanto sta accadendo nel settore lattiero-caseario con i nostri allevatori in rivolta, dopo gli allevatori tedeschi e svizzeri. In una congiuntura di scarsità di cibo, la Comunità Europea adotta  ancora politiche tendenti alla distruzione o alla mancata produzione di cibo, tiene ancora in piedi l’esecrabile meccanismo delle quote-latte, applicando spaventose multe agli allevatori italiani che producono di più. Invece di incentivare la produzione, si incentiva la distruzione di beni di prima necessità tenendo così alti i prezzi. Poi c’è anche un altro problema che disincentiva la produzione agricola in Italia, ma non solo in Italia. Ciò che viene dato al produttore è troppo poco, anzi si tende a dargli sempre di meno, mentre, al contrario, i prezzi al consumo aumentano sempre di più. Non solo c’è tutta la politica agricola europea che va profondamente rivista, ma vanno rimosse pian piano anche tutte le storture speculative dei mercati locali e nazionali.

4) La speculazione interna. Essa in tempi di turbamenti mondiali non è affatto sparita, anzi. Si osserva particolarmente in quei settori della produzione alimentare che meno dipendono dai fattori internazionali di scambio. L’ortofrutta è uno di questi. E sempre questo tipo di speculazione a produrre le più scandalose contraddizioni. Faccio un esempio piccolo, ma significativo proveniente da una mia esperienza personale fatta negli ultimi giorni. Qualche giorno fa in un supermercato della regione in cui vivo (Lazio) ho osservato sul banco della frutta che l’ananas stava a 1,35 euro al kg. Anni ed anni fa questi frutti erano ritenuti destinati alle tavole dei ricchi, erano ritenuti frutti esotici ed invece ora stanno a quel prezzo veramente appetibile (più appetibile dello stesso ananas). Tra l’altro, bisogna anche tener conto dei costi di trasporto, dal momento che l’ananas non si trova nei nostri campi. Idem per le banane. Nello stesso giorno, invece, mi trovavo in campagna ed osservavo gli alberi di ciliegio; le prime ciliege già cadevano dagli alberi. L’assurdità della situazione è che le ciliege che trovo sugli alberi a 5 km. dalla mia abitazione, e che si possono assaggiare semplicemente raccogliendo quelle cadute dagli alberi, costano 6 euro nei supermercati della mia zona di residenza (ripeto, 6 euro al chilo cioè quasi dodicimila delle vecchie lire), mentre gli esotici ananas che devono percorrere mezzo mondo prima di arrivare in quel supermercato, costano quasi cinque volte di meno. Perché le ciliege che in Puglia andavano un anno fa a 1,5 euro al chilo, vanno nella mia zona quest’anno a 6 euro al chilo e in Germania a 10 euro al chilo, mentre mi risulta che al Nord siano apparse in vendita anche a 8, a 12 addirittura a 24 euro al chilo? Se questa non è speculazione, bieca e schifosa speculazione, allora cos’è?

 
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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 07 Giugno 2008 da npafriulivg

Centrale di Krsko: tutti negativi
i controlli in Friuli Venezia Giulia

UDINE. Le campionature dell'aria e dell'acqua piovana sono arrivate da tutta la regione e il risultato delle analisi non è cambiato: l'incidente nucleare che si è verificato mercoledì sera nella centrale di Krsko non ha prodotto fuoriuscita di radioattività. Lo ribadisce l'Agenzia regionale per l'ambiente che, ieri, ha ripetuto le analisi per ben quattro volte e che oggi effettuerà i test anche sul latte e su alcuni vegetali a foglia larga. Nessun allarme, insomma, le note divulgate ieri dall'Arpa sono tranquillizzanti e fanno rientrare la buona dose di paura che dopo la notizia dell'incidente nucleare nella centrale slovena si respirava tra la popolazione reduce dalle conseguenze di Chernobyl. Ieri, nel laboratorio di via Tavagnacco le analisi sui campioni di aria sono proseguite per l'intera giornata: il primo filtro è stato prelevato alle 2 di notte, un altro alle 7.30 per proseguire poi alle 14 e alle 18. Il risultato non cambia: «Non è stata rilevata la presenza di alcun radionuclide gamma emettitore artificiale». A confermarlo sono la coordinatrice della Sezione di fisica ambientale, Concettina Giovani, il responsabile della Sezione aria, Renato Villalta, e il direttore tecnico dell'Arpa, Gianni Menchini, che anche oggi ripeteranno il monitoraggio in continuo sul particolato atmosferico. Al loro fianco i meteorologi dell'Osmer che continuano a seguire la tempistica e il flusso dei venti che mercoledì sera era da est-nordest. Questo significa che se dalla centrale slovena fossero uscite sostanze radioattive, per effetto dei venti sarebbero arrivate anche nella nostra regione. Fortunatamente non è stato così. Come prevede il Piano particolareggiato di monitoraggio, ieri, i tecnici dell'Arpa hanno effettuato le analisi di spettrometria gamma anche sui filtri provenienti da tre stazioni di rilevamento della qualità dell'aria installate nel comune di Trieste e uno dal goriziano. A queste si sono aggiunte le analisi delle ricadute radioattive su campioni prelevati dalla stazione di Udine e di acqua piovana proveniente non solo dal capoluogo friulano, ma anche da quello giuliano. «Tutte le analisi fin qui effettuate non evidenziano la presenza alcuna di radionuclidi artificiali gamma emettitori» insistono i responsabili dell'Arpa, nel puntualizzare, però, che per fugare proprio tutti i dubbi oggi saranno sottoposti ad analisi anche alcuni campioni di latte e di vegetali a foglia larga. «Queste analisi vanno fatte a qualche giorno di distanza dall'incidente, in caso contrario non si riuscirebbe a percepire l'eventuale grado di contaminazione» spiega Concettina Giovani, nel sottolineare che «non c'è motivo di credere che dalla centrale non c'è stata fuoriuscita di sostanze radioattive». E per assicurare che la tesi è corretta, la coordinatrice della sezione di fisica ambientale dell'Arpa punta sul grado di sensibilità degli strumenti utilizzati in queste ore e ricorda che nel giugno 1998 nel laboratorio udinese era stata notata, seppur in un ordine di grandezza sotto il livello di attenzione, la fuoriuscita di cesio provocata da un incidente registrato in un'acciaieria spagnola. In questo caso, invece, non è emersa neppure l'ombra di sostanza radioattive. Allo stesso modo anche il direttore della Protezione civile, Guglielmo Berlasso, esclude ogni possibilità di rischio radioattività. «Basti pensare che la protezione civile slovena, con la quale siamo sempre in contatto, non è stata allertata» spiega, prima di annunciare che, a breve, nella sede della protezione civile di Palmanova sarà installato un misuratore di radionuclidi che si unirà alla stazione fissa allestita dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente (Apat) a Trieste e alla rete di rilevamento gestita dai vigili del fuoco per conto del ministero dell'Interno. Ma in regione sta per arrivare anche un'unità mobile di rilevamento dell'inquinamento ambientale. Ad annunciarlo è il sottosegretario all'Ambiente, Roberto Menia: «Il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo – assicura il sottosegretario – ha autorizzato l'immediato invio a Trieste di un macchinario sofisticato in dotazione al comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, usato in casi d'emergenza».

(06 giugno 2008)

 
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Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 07 Giugno 2008 da npafriulivg

N.P.A. - VENETO

Il giorno 8 Giugno 2008, verrà organizzato a Lonigo (vi) un gazebo per la distribuzione di materiale propagandistico N.P.A.
Chi desiderasse essere presente, può comunicarlo al seguente indirizzo email:

npaveneto@alice.it 

 
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Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 05 Giugno 2008 da npafriulivg

Guasto alla centrale nucleare di Krsko

Una perdita si è verificata nel sistema refrigerante. Escluse fughe radioattive
 
Incidente alla centrale nucleare di Krsko, in Slovenia, con una fuga di liquido di raffreddamento. Senza conseguenze radioattive, a quanto sembra. Le autorità, tecniche e politiche, italiane e slovene, dicono che tutto è sotto controllo. Lo spettro di una nuova Chernobyl, stavolta a 130 chilometri dall’Italia, sembra non materializzarsi, almeno nel primo, concitato susseguirsi di notizie di ieri sera. A Trieste il sindaco Dipiazza annuncia che i vigili del fuoco non hanno rilevato tracce di radioattività nell’aria. E gli esperti dicono che la fuga di liquido di raffreddamento non dovrebbe comportare il rilascio di radioattività.
Non c’è allerta, ma solo attenzione alla Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia sul guasto alla centrale nucleare slovena. "Non è stata allertata neppure la Protezione civile slovena - ha detto il direttore regionale Guglielmo Berlasso - con la quale stiamo in costante collegamento. Per quel che ne sappiamo deve esserci stata una perdita di potenza di un reattore della centrale di Krsko. Quando succedono simili incidenti - ha aggiunto - c’è l’obbligo di comunicarlo ai paesi della Comunità internazionale. Penso comunque che non si debbano creare inutili allarmismi".
Tutto inizia ieri pomeriggio. La Commissione Ue lancia un’allerta per il rischio radioattività conseguente a un incidente avvenuto nella centrale nucleare di Krsko. Sistema d’allerta scattato dopo che dalla Slovenia viene comunicato che si era verificata una perdita nel circuito di raffreddamento. Al momento - si legge in un comunicato diffuso a Bruxelles - non è stata rilevata alcuna fuga radioattiva.
In Slovenia scattano le procedure per lo spegnimento della centrale. Il messaggio d’allerta viene ricevuto a Bruxelles alle 17.38. La centrale viene fermata "per qualche ora" per determinare le cause della fuga. Le misure di sicurezza della centrale di Krsko sono paragonabili a quelle delle centrali occidentali ed eventuali perdite nel circuito di raffreddamento non sono pericolose, assicurano due esperti dell’Enea.
Fonte: Il Piccolo

 
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L'intervista...

Post n°6 pubblicato il 04 Giugno 2008 da npafriulivg

Riprendono dopo la lunga parentesi elettorale e post-elettorale le periodiche interviste del Forum ufficiale NPA al nostro Segretario Nazionale, Pino A. Quartana.

Caro Segretario, i devastanti effetti dello tsunami elettorale si fanno ancora sentire. La sinistra è stata letteralmente cancellata dal Parlamento... riuscirà la Fenice a risorgere dalle sue ceneri?
Prima di entrare nel merito della domanda voglio dire che della sinistra non fa parte il Pd e che non ne fa parte perché così ha detto il suo Segretario. E' vero che su alcuni temi ci sono alcune prese di posizione di alcuni singoli esponenti del Pd che farebbero pensare il contrario, ma questi sono i risultati concreti della costruzione di un partito Frankenstein come il Pd. Una volta tanto concordo con il principale esponente del fronte dei nemici interni del centrosinistra ed escludo quindi il Pd dalla discussione sulla sinistra. Una discussione che non riguarda più il Pd, il quale non è un partito di sinistra, nonostante l'enorme presenza in esso di tanti ex comunisti. Queste sono questioni che non ci riguardano più. Vediamo invece le questioni che, come azionisti del 2000, ci riguardano ancora. Se guardiamo al paesaggio apocalittico della sinistra, come si presenta in questi giorni, noi vediamo subito come esso sia povero non solo di voti, ma anche di soggetti e forse anche di prospettive. Non era vero il luogo comune dei troppi partiti nel centrosinistra. Ancor meno vero se si considera la sola sinistra. Prescindendo dai tre piccolissimi partiti ultracomunisti che si sono presentati alle ultime elezioni (mi riferisco a Sinistra Critica, al Partito Comunista dei Lavoratori e al Partito di Alternativa Comunista) che sono isolatissimi e che possono rientrare in gioco solo nell'ipotesi della Costituente Comunista di Diliberto, per il resto è rimasto ben poco; il Prc, la Sd, i Verdi, il Pdci, il
Ps ed il solo Npa, tra i nuovi partiti. Francamente non riesco a vedere altro; un paio di improvvisate siglette messe in piedi a soli scopi elettoralistici mi sembrano già sparite, il Psdi vuol posizionarsi tra il Pd e Berlusconi, esattamente insieme a Casini e a Pezzotta, come mi ha detto personalmente il Segretario Nazionale del Psdi, Magistro qualche giorno fa. Mi sembra però, l'amico Magistro mi corregga, che con questa scelta il Psdi si metta da solo fuori dalla sinistra. Cosa resta ancora a sinistra? Non vorrei far torto a qualcuno, non vorrei che mi sfuggisse qualche altra sigla; in ogni caso per una mappatura completa di ciò che oggi esiste alla sinistra del Pd sono andato a riguardarmi i simboli accettati dal Ministero dell'Interno alle ultime elezioni politiche e non ho trovato altri partiti o altre sigle oltre a quelli che ho appena elencato. Quindi, il quadro delle forze in campo è questo; cinque partiti, come si può dire?, noti, tradizionali, importanti, consolidati nel sistema politico ufficiale, cinque partiti che fino a due mesi fa erano fortemente rappresentati in Parlamento, più, mi sembra, come unica novità emergente il 'Nuovo Partito d'Azione' (per quanto ancora partito allo stato nascente). Non cito i Radicali Italiani perché non saprei dove collocarli (ho dei dubbi nel collocarli a sinistra). So soltanto che essi sono diventati organici al Pd e non conto i repubblicani che stavano nell'Unione dei quali si sono perse anche le tracce, ma credo perché sono confluiti nel Pd. Rebus sic stantibus, vediamo allora cosa ne può venir fuori in termini strategici da questo scenario incredibilmente depresso. A me sembrava, un mese e mezzo fa, che il peggio per queste forze politiche non fosse ancora arrivato e mi sembra che stia andando proprio così. La decisione del principale esponente del fronte dei nemici interni del centrosinistra ha fatto scoppiare non una bomba atomica, ma una bomba H nel centrosinistra e gli effetti a catena, l'effetto domino è ancora in azione. Se è vero quanto dicono gli esponenti del Pd che sono stati gli elettori a non voler più la Sinistra Arcobaleno in Parlamento, è anche vero che la storia del voto utile era una colossale menzogna di cui il vertice Pd era consapevole, è anche vero che comunque il Pd aveva già regalato il governo a Berlusconi decidendo di dividere il proprio campo, è anche vero che c'erano altre forze nel centrosinistra, come il Ps, che non potevano farcela da soli ad andare in Parlamento e che il Pd ha condannato da un giorno all'altro all'extraparlamentarietà. Oltre alla bruciante ed indelebile estromissione elettorale dal Parlamento, i cinque partiti ex-parlamentari (definizione più esatta rispetto a quella di partiti extraparlamentari) della sinistra sono percorsi in questo momento anche da divisioni interne e stanno andando tutti a congresso. L'unico che se la passa un po' meglio degli altri è il Pdci. Alla crisi elettorale e di voti se ne sono aggiunte altre; la crisi interna, la crisi organizzativa (le poche energie ancora valide sono concentrate sugli avversari interni di partito e non per fare l'opposizione), crisi strategica (tutti sembrano isolati con proposte strategiche confuse e plurime che non si incrociano con le proposte altrettanto confuse e plurime degli altri partiti), crisi motivazionale e psicologica che sta portando non pochi militanti delle cinque formazioni 'storiche' della sinistra a silenziosi abbandoni personali e forse, ancor prima di tutte le altre crisi, c'è anche e soprattutto una crisi culturale, dei fondamenti culturali delle stesse identità politiche. Si riflette e ci si accapiglia se ci sia più bisogno di comunismo (e quale?) oppure se sia necessario, al contrario, abbandonare del tutto il comunismo e costruire una più grande forza progressista, ma anche in campo socialista c'è una crisi dei fondamenti; chi vorrebbe una forza socialista pendente verso il liberalismo e chi invece vorrebbe un ritorno al Ps pre-riformista, al Ps di De Martino, tanto per essere chiari. C'è chi intende il liberalsocialismo in un modo e chi lo intende in un altro. E' ovvio quindi che anche le proposte strategiche appaiano molto discordanti. A tutti questi fattori di crisi se ne aggiunge poi un altro su cui ho l'impressione che si preferisca tacere pubblicamente. C'è un disagio a riprendere a fare l'opposizione contro il Governo Berlusconi. Questo disagio non è solo il frutto di una crisi organizzativa o dello shock subìto alle elezioni. No, secondo me, c'è dell'altro, ma non si ha il coraggio di farlo venir fuori pubblicamente. C'è un generale risentimento (per non usare altre espressioni più forti) a sinistra contro il Pd e particolarmente contro il suo Segretario, che in non pochi uomini di sinistra supera in intensità addirittura l'avversione naturale e tradizionale nei confronti di Berlusconi. Le scelte del Pd hanno prodotto una situazione irreale o surreale, comunque anormale, e se ne stanno vedendo tutti gli effetti tossici. Diciamoci la verità fino in fondo almeno fra noi azionisti che amiamo la verità perché la verità è anch'essa una forma di suprema onestà; l'onestà intellettuale vale a dire la moralità dell'intelletto. Diciamoci allora la verità, dicevo; è molto complicato soprattutto in un sistema che rimane sostanzialmente bipolare. Fare l'opposizione a Berlusconi stando fuori dal Parlamento ed è ancora più complicato farla dovendo unire i propri sforzi a quelli di partiti e leaders detestati quasi quanto Berlusconi e, per alcuni, anche più di Berlusconi (sono sentimenti che probabilmente non vengono manifestati neppure in piccole cerchie per il semplice motivo che per non pochi uomini di sinistra già il solo rivelarli a se stessi equivale a un dilaniante trauma). La ciliegina che completa la torta avvelenata è non meno surreale; si può sostenere dall'esterno del Parlamento la lotta parlamentare di chi ha fatto di tutto per distruggerti quando poi l'opposizione superstite e residua (il Pd ovviamente) non vuole nemmeno veramente farla questa benedetta opposizione? Quando anzi continua nel suo sporco gioco e 'inciucia' con Berlusconi per far sparire la sinistra anche dal Parlamento Europeo? Ho l'impressione che il tradizionale schema unionista ed antiberlusconiano non possa più funzionare con la naturalezza di prima, almeno fino a quando ai vertici del Pd ci sarà il principale esponente del fronte dei nemici interni del centrosinistra. E' una situazione del tutto nuova che non può non contribuire alla paralisi della sinistra.

I partiti che compongono la Sinistra Arcobaleno sembrano ancora disorientati e divisi sulle strade da intraprendere. Le diverse anime delle sue componenti tentano di far sentire la propria voce in attesa dei congressi. Inaspettatamente solo l'NPA sembra avere le idee ben chiare e lo ha reso in modo evidente attraverso la sua proposta per una rinascita della sinistra. Quali saranno le prossime mosse per cercare di far convergere le diverse forze politiche attorno a queste proposte?
Devo dire la verità; non sono molto ottimista sul futuro della sinistra, quantomeno di tutta la sinistra. Certo se domattina il Segretario attuale del Pd si dimettesse sarebbe una bella boccata d'ossigeno per la sinistra e per l'unità di tutto il centrosinistra ella lotta al govero Berlusconi, ma sarebbe sciocco ed illusorio pensare che tutti i problemi della sinistra dimorino nelle sfere della strategia e della tattica. Ci sono gravissimi problemi di arretratezza culturale che stanno diventando veramente drammatici.
Tra l'altro, in questo momento c'è anche un vuoto di leadership; i capi sono tutti dimissionari e fino all'estate o all'autunno la sinistra non potrà fare null'altro che aspettare che le cose si chiariscano prima all'interno dei singoli partiti e poi tra i vari partiti. Bisogna aspettare per vedere quali linee prevarranno ma forse non bisogna aspettare per capire quali sono le diverse opzioni strategiche sul tappeto.
Il problema non è che noi dell'Npa abbiamo le idee chiare e gli altri non le hanno. Forse quelle degli altri partiti non sono chiare se ci riferiamo ad ogni partito nel suo complesso, ma sono sufficientemente chiare, o quasi, secondo la logica interna di ogni proposta. Il problema è che le proposte sono troppe, che ogni singolo partito ne coltiva due o anche tre e, soprattutto, che tutte, o quasi tutte, sono sbagliate. E' sbagliata l'opzione di chi vuol allearsi con questo Pd o confluirvi, è sbagliato riproporre questo Arcobaleno autoreferenziale, blindato e senz'anima, è sbagliata la Costituente Comunista che chiuderebbe i comunisti in una enclave nostalgica e fuori dal tempo, è sbagliata l'idea del partito unico della sinistra perché se questa idea fosse stata praticabile il partito unico della sinistra sarebbe già realtà da diversi anni e perché ci sono delle differenze identitarie che non sono solo capricci ma che evidenziano opzioni conflittuali che neanche lo tsumani di aprile può celare.
La cosa più razionale è quella che abbiamo ri-proposto nell'ultima nostra Direzione Nazionale di Arezzo; la strutturazione della sinistra in due aree, in due poli. Un polo laico-socialista-progressista, di sinistra democratica, riformista, da un lato, ed un blocco comunista, dall'altro. Ogni blocco, ogni polo sarebbe una federazione aperta non solo ai partiti (sarebbe troppo riduttiva come soluzione anche perché, come ho detto in apertura, alla fin fine di partiti più di sei non ce ne sono, nove considerando anche l'estrema sinistra ultracomunista la quale però non è detto che voglia costituire aggregazioni, sebbene federative, più vaste), ma anche alle associazioni nazionali d'area, alle più importanti fondazioni culturali eccetera. In certi momenti, tra le due federazioni, tra le due aree, composte secondo razionali criteri di affinità culturale, politica, strategica e quant'altro, potrebbero anche manifestarsi esigenze di collaborazioni elettorali (superare un eventuale barrage) o strategiche (far cadere tutte le Giunte locali con il Pd o fare l'opposizione a Berlusconi senza il Pd) o su singoli temi (es. la laicità). Secondo questa dinamica appena accennata, i singoli partiti conserverebbero all'interno della Federazione oltre alla propria autonomia giuridica ed organizzativa anche una autonomia culturale, identitaria ed ua parziale autonomia politica (insomma non si scioglierebbero). La Federazione si coagulerebbe intorno ai grandi o ad alcuni tra i più grandi temi politici e programmatici e conserverebbe sempre la sua autonomia politica rispetto alle altre forze esterne. La Federazione o le Federazioni potrebbero anche rendersi autonome per quanto riguarda il momento elettorale, ma non è detto che lo debbano essere per forza o che riescano a farlo. L'importante è che le Federazioni custodiscano sempre la propria autonomia politica rispetto alle altre componenti, singole o aggregate, del centrosinistra (autonomia politica rispetto al Pd, in primis). Le Federazioni sono la migliore forma di aggregazione e inoltre sono indispensabili vista la consistenza elettorale attuale dei partiti della sinistra. Se si pensa che la Sinistra Arcobaleno ha preso solo il 3% dei voti ed aveva al suo interno ben quattro partiti, se ne può dedurre che ognuno dei quattro partiti della ex SA non rappresenta probabilmente più dello 0,75% dell'elettorato? Non vedo, non vediamo come azionisti, su quale altra strada la sinistra si possa incamminare per ristrutturarsi, per rilanciarsi, per riposizionarsi e per uscire dalla paralisi. Per quanto riguarda specificamente l'NPA, è ovvio che la nostra intenzione è la più alta possibile; far parte di questo generale riposizionamento organizzativo e strategico della sinistra. Le nostre preferenze dopo la "svolta di Arezzo" sono ormai note; noi auspichiamo che si costituisca una Federazione dei Riformisti, una federazione di tutta la sinistra democratica. Non voglio neppure più accennare alle forze specifiche che dovrebbero costituirla. La cosa davvero importante è costituirla, uscire ognuno dal proprio isolamento strategico. Sono tutti isolati oggi non solo nella sinistra, ma in tutto il centrosinistra; il miracolo del principale esponente del fronte interno dei nemici del centrosinistra ha prodotto anche quello di isolare lo stesso Pd. L'importante è costituirla questa Federazione dei Riformisti, costituirla presto e con chi ci sta. Rivolgiamo e rivolgeremo quindi una particolare attenzione verso tutto ciò si muoverà nel Ps, ma anche nella Sd e nei Verdi, senza trascurare le associazioni d'area ed anche le iniziative di singoli militanti di quest'area. Ho letto attentamente le tre mozioni che saranno presentate al prossimo congresso del Ps. Per quanto riguarda le linee strategiche, ho riscontrato una notevole concordanza di intenti nella mozione Nencini e nella mozione Locatelli che vanno entrambe nella direzione giusta quando in più punti delle loro mozioni affermano l'inderogabile necessità di dar vita a patti federativi all'interno dell'area riformista e della sinistra laica e democratica e quindi di dar vita a quanto da me prima auspicato; la Federazione dei Riformisti.

Qualche parola su Beppe Grillo, sulle sue proposte e sul suo tentativo di utilizzare (forse in modo strumentale) la data del 25 aprile.
Su Beppe Grillo abbiamo detto tutto quel che c'era da dire, abbiamo capito tutto quel che c'era da capire, abbiamo dato tutto quel che c'era da dare e adesso non mi sembra il caso di perderci più altro tempo.

Grillo si considera l'erede dei partigiani. Se anche questa è una battuta non fa ridere.
Bisogna per forza parlare ancora di Grillo? E va bene; parliamo ancora di Grillo, parlo ancora di Grillo. La frase sui partigiani e sulla nuova resistenza non saprei giudicarla perché dovrei prima sapere se è una delle battute dei suoi spettacoli oppure se l'ha pronunciata seriamente. Se lo sapessi, saprei finalmente anche chi è Grillo e cosa vuol fare veramente. Ma ho rinunciato a saperlo e neanche mi interessa più saperlo. Già porsi la domanda è inutile; non lo capiremo mai. Il personaggio in questione ha sempre un modo per svicolare; quando dice delle emerite stupidaggini come quella sui partigiani e sulla nuova resistenza capeggiata da lui (e solo da lui ovviamente), i suoi fans sono subito pronti a minimizzare e a relativizzare e a dirci che, in fondo, Grillo è solo un comico, che va preso per quello che è. Solo un comico. Mi sia permesso un inciso dedicato a questa cosa dei fans. 'Fan' è una parola orribile in politica; ha la stessa radice etimologica di fanatico, di invasato. Ha molto a che fare con l'adorazione esaltata dei teenagers verso il divo di Hollywood, verso il vip dello spettacolo (adorazione stigmatizzata nelle insuperabili pagine in cui il grande filosofo Adorno descrive molto criticamente i nascenti fenomeni dell'industria culturale americana osservati direttamente sul posto durante l'esilio per sfuggire alle persecuzioni naziste), molto meno con la politica, men che meno con la politica di sinistra, assolutamente nulla con lo spirito azionista della "rivoluzione democratica" che si situa esattamente ai suoi antipodi. Torniamo al vero ruolo sociale di Grillo. Per essere solo un comico si comporta molto stranamente. Sempre di più appare un leader politico, ma quando si presentano le occasioni in cui un leader politico si manifesta come tale, lui dà forfait. Io non conosco altri momenti più importanti delle elezioni politiche generali per influire sulla nostra vita pubblica. E in quel momento il personaggio in questione non si è visto; eppure aveva tutte le possibilità per esserci com le sue liste. Perché non l'ha fatto? I suoi fans si dovrebbero interrogare di più su questo punto. Le liste civiche da lui sponsorizzate (solamente sponsorizzate) che, tra l'altro, non hanno riscosso il successo proporzionato alla fama del fenomeno innescato dallo sponsor, hanno solo avuto una funzione di specchietto per le allodole. Attenzione; non è che io voglia sottovalutare il fenomeno nelle sue espressioni mediatiche ed organizzative. Ma la dimensione politica del fenomeno Grillo è stata invece ampiamente sopravvalutata. Potrei motivare molto più dettagliatamente questa tesi, ma non ho intenzione di dilungarmi ulteriormente sull'argomento anche perché ho un forte sospetto, diciamo così, circa i suoi veri obiettivi e non ho intenzione di prestarmi anch'io al suo gioco.

Fonte www.nuovopartitodazione.forumup.it

 
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Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 27 Maggio 2008 da npafriulivg

Non ci piace la giustizia fai da te.

Il Nuovo partito d'Azione ha sempre sostenuto che i principi della
legalità devono essere il cardine di una società sana e giusta. Non
abbiamo mai lesinato critiche trasversali a tutte le forze politiche
quando per motivi di convenienza o di ideologia sottovalutavano o
strumentalizzavano, il problema della sicurezza pubblica.
Osserviamo con attenzione i provvedimenti che il nuovo governo si
appresta a mettere in atto relativamente a questa questione perchè
siamo consapevoli che l'immobilismo del passato è stato un grave
danno per il paese, ma allo stesso tempo, però, è necessario porre
l'attenzione su quello che si sta verificando sul nostro
territorio e sulle pericolose derive xenofobe da quanto il nuovo
esecutivo si è insediato.
Siamo per una giustizia efficace che si preoccupi di tutelare gli
onesti e di punire severamente chi delinque, ma siamo anche convinti
che debba essere lo Stato, l'unico depositario di questo potere.
E' compito dello stato, tramite le forze dell'ordine, garantire
la sicurezza nelle nostre strade e nelle nostre città, senza nessun
lassismo; senza abdicare al suo compito in favore di una giustizia fai
da te, di cui sempre più spesso si sente parlare e di cui si
registrano gli episodi.
Il vergognoso omicidio avvenuto a Verona; le aggressioni ai danni di
negozianti extracomunitari a Roma ed altri episodi simili di cronaca,
sono un campanello d'allarme che la politica ed il governo in
primis, non possono ignorare.
Auspico che le istituzioni sappiano utilizzare i mezzi a disposizione
per punire con fermezza tutti gli episodi di violenza di qualunque
matrice e che la maggioranza e i suoi esponenti, sappiano porsi in
condizione di netta condanna, senza dare adito a sospetti di
"connivenza" o strumentalizzazione politica della violenza
di stampo fascista e xenofobo.

Gabriele Oliviero

 
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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 21 Maggio 2008 da npafriulivg

E' Diego Volpe Pasini il primo "sceriffo" udinese

E così Udine ha il suo sceriffo, Diego Volpe Pasini è stato infatti nominato consigliere delegato al “rapporto con i cittadini in materia di sicurezza”. Conoscendo le sue posizioni in tema di immigrazione, campi nomadi, le sue teorie sul porto d'armi ed altre amenità del genere, il paragone con gli sceriffi stile Ok Corral non appare improprio, anche se temiamo che John Wayne si possa rivoltare nella tomba.

La nomina, voluta dal sindaco Honsell, non certo per “competenze” specifiche del candidato ma per rispondere all'esigenza impellente di ripagarlo dell'appoggio dato nel ballottaggio, appoggio non dovuto certo a convergenze sui programmi ma per mera contrapposizione al candidato del centrodestra Cainero di certo ideologicamente più “contiguo” alle posizioni “volpiste”, ma diviso da insanabili antipatie personali. Risultato, Udine avrà il suo primo sceriffo con buona pace di tutti: Volpe Pasini si pavoneggerà con la sua patacca fiammante fra un tintinnar di manette ed un agitar di cappi insaponati, Honsell mostrando i muscoli dimostrerà di aver capito già tutto su come si governa una città, mentre la sinistra, da quella Arcobaleno a quella del Pd, pur flettendosi in nome della coerenza politica recitano il loro imbarazzato “obbedisco” al nuovo monarca cittadino, affinando le loro capacità mistificanti affrettandosi a marcare le differenze linguistiche fra la carica di security manager e quella di delegato alla sicurezza (già una è in inglese e l'altra in italiano). Come dire, cominciamo bene. Del resto che l'aria fosse cambiata (mah...) lo hanno potuto già vedere i pendolari che improvvisamente si sono trovati linee blu e parcometri anche nell'unico parcheggio gratuito fino ad ora disponibile, quello di piazza Primo Maggio, adesso avremo il delegato alla sicurezza, chissà che non prenda anche in mano ronde di vigilantes per stanare oltre che nomadi ed extracomunitari anche i ticket scaduti, il Comune farebbe cassa, i vigili urbani potrebbero dedicarsi a più frequenti visite nelle osterie cittadine, con innegabile vantaggio per il traffico.


fonte: http://www.friulinews.it/index.php

 
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Non esiste solo Napoli......

Post n°3 pubblicato il 20 Maggio 2008 da npafriulivg

Discariche abusive: multe e pulizie senza risultati

La Forestale: sul Carso numerose aree vengono bonificate ma dopo poche settimane tutto torna come prima
di Maddalena Rebecca
 
La legge parla chiaro: chi getta in discariche abusive rifiuti classificati come pericolosi rischia da uno a tre anni di carcere e sanzioni da 5200 a 52.000 euro. Eppure nonostante pene così severe, come dimostrato dal caso dello Scalo Legnami, c’è ancora chi fa il furbo e continua ad abbandonare a bordo strada o negli angoli più nascosti materiali di ogni genere. Un malcostume più diffuso di quanto si pensi anche nell’«asburgica» Trieste.

Capita così che alcuni punti del Carso, come l’area boschiva vicina alla stazione di Visogliano o la zona di Ivere nel comune di Duino, abbiano costantemente l’aspetto di un immondezzaio nonostante vengano ripuliti ad intervalli regolari. Lo sa bene il personale della stazione forestale di Duino che, proprio per «stanare» i recidivi, da un mese a questa parte ha intensificato i controlli sull’Altipiano.

L’attività degli uomini del corpo regionale non si limita a monitorare il territorio e a segnalare gli eventuali rilasci non autorizzati alle amministrazioni comunali competenti. In presenza di situazioni illecite, infatti, vengono anche avviate delle indagini interne per risalire agli autori dello scempio. Autori che, spesso, commettono passi falsi e lasciano per esempio tra le macerie biglietti da visita o altri indizi che agevolano il lavoro dei forestali e permettono di inchiodare chi ha l’abitudine di liberarsi dei propri rifiuti infischiandosene dei danni all’ambiente. Gli ultimi ad essere «beccati», in ordine di tempo, sono stati un cittadino sorpreso ad abbandonare in un bosco di Sgonico un sacchetto di nylon con vari scarti (50 euro di sanzione) e un residente di Trieste che si era sbarazzato di rifiuti ingombranti, tra cui un paraurti, e chi si è visto comminare una multa da 200 euro. Ancora peggio è andata però ad un artigiano che depositava senza autorizzazione grandi quantità di terra e ha dovuto pagare ben 18mila euro per abuso edilizio.

Quanto ai depositi abusivi in Carso, spiegano sempre dalla stazione di Duino, l’elenco purtroppo è lungo. C’è una zona verde nella frazione di Medeazza, per esempio, tristemente nota come «cimitero degli pneumatici». Lì decine di persone, evidentemente convinte di non fare niente di male, abbandonano da sempre cerchioni e vecchie gomme. E poi c’è la zona di Ivere, sempre nel comune di Duino, le cui cave abbandonate tracimano di scarti. Qualche tempo fa è stata trovata vicino all’ingresso di una delle cavità persino una vecchia barca di piccole dimensioni.

Un altro rilascio «storico» è quello vicino alla stazione di Visogliano. Lì, periodicamente, vengono depositati secchi, cumuli di plastica e calcinacci. Gli stessi materiali che, assieme a grandi quantità di materiali da costruzioni, molti automobilisti gettano in due piazzali della strada del Vallone che porta a Gorizia. La zona boschiva vicina al cimitero di Aurisina, invece, è la preferita da chi cerca di disfarsi di rifiuti vegetali, come scarti di potatura ed erbacce, presenti sempre in abbondanza.

I rifiuti abbondano anche al Villaggio del Pescatore. Nell’area della «cavetta», non lontano dall’ittiturismo, viene costantemente segnalata la presenza di oggetti ferrosi, parti metalliche arrugginite e calcinacci. A San Giovanni in Tuba, invece, esiste una zona scambiata erroneamente per un deposito autorizzato di sacchi di cemento. Non va meglio, infine, nel comune di Sgonico dove, appena qualche settimana fa, sono stati individuati e ripuliti ben 25 piccoli depositi a cielo aperto.
 

 
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Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 17 Maggio 2008 da npafriulivg

Energia dalle biomasse. Le tecnologie, i vantaggi per i processi produttivi, i valori economici e ambientali"? è il titolo di uno studio di AREA Science Park, realizzato in collaborazione con il Centro di Ecologia Teorica ed Applicata (CETA) e il Dipartimento di Energetica e Macchine dell’ Università degli Studi di Udine.

In un Paese come l’Italia, che importa oltre l’80% del fabbisogno di energia dall’estero, in termini di combustibili, di carburanti e anche di energia elettrica, le biomasse possono rappresentare una delle fonti rinnovabili di energia più interessanti, poiché diffuse su tutto il territorio nazionale.

Letecnologie che le impiegano sono, nella quasi totalità dei casi, ampiamente consolidate e mature.

Sebbene il ruolo di questa fonte energetica in Italia sia ancora limitato (nel 2003 la produzione di biomasse per scopi energetici a livello nazionale è stimata in 3.255.000 tonnellate equivalenti di petrolio, su complessivi 14.092.000 ottenuti da fonti rinnovabili), esso potrebbe aumentare proprio perché è già economicamente e tecnicamente fattibile avviare filiere di produzione e consumo sostenibili.

Volendo fornire un dato indicativo in merito al territorio destinabile alle colture energetiche, si può stimare in oltre un milione di ettari in Italia quello riconvertibile a colture annuali o poliennali per la produzione di biomassa da energia. Uno studio recente, elaborato dal CETA a livello nazionale, stima che entro pochi anni, attuando una politica di interventi decisa e mirata, potrebbero essere ottenute energie dalle biomasse agricole e forestali pari ad oltre il 6% dei consumi odierni, passando così dall’attuale 12% rappresentato da tutte le fonti rinnovabili a un considerevole 18% complessivo.

Si tratta di un incremento sicuramente rilevante e di estremo interesse per tutti coloro che decidessero di investire in questo settore sia in qualità di fornitori della materia prima (gli imprenditori agricoli, in primis) sia in qualità di produttori di energia “pulita"? (il mondo imprenditoriale, l’amministratore pubblico, il privato cittadino, lo stesso imprenditore agricolo).

Lo studio assume in quest’ottica una valenza ulteriore poiché non limita la trattazione alla produzione di biomasse nelle differenti filiere, ma la estende alle tecnologie di immediato riscontro applicativo, ossia fin da subito utilizzabili dagli utenti finali, sia di piccola che di grande taglia.

Compendia altresì le tecnologie che potranno essere perfezionate e impiegate nel breve-medio periodo, previo un ulteriore sforzo tecnologico, alle varie scale applicative.

Si rivolge infine agli operatori del Friuli Venezia Giulia ma supera, per l’interesse scientifico e tecnico della trattazione, i confini territoriali regionali.

I vantaggi ottenibili dall’utilizzo delle biomasse sono molteplici e vanno ben oltre la sfera del singolo (buona redditività degli investimenti).

Lo sviluppo delle diverse filiere energetiche (combustibili legnosi di origine forestale e agricola, effluenti degli allevamenti zootecnici e reflui organici agroindustriali per la produzione di biocombustibili legnosi, biogas, biocarburanti di “nuova��? concezione quali il biodiesel e il bioalcol) e la conseguente sostituzione dei combustibili fossili contribuisce infatti a ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera.

La quantità di anidride carbonica emessa nel processo di combustione della biomassa è infatti uguale a quella sottratta all’atmosfera durante il processo di crescita del vegetale tramite la fotosintesi clorofilliana.

Nel contempo va tenuto conto di come l’impiego di risorse locali favorisca l’aumento dell’occupazione e la crescita economica e sociale dei territori interessati.

 
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Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 16 Maggio 2008 da npafriulivg

Leggendo l'articolo pubbicato da Il Piccolo viene spontaneo chiedersi a chi le persone indigenti, senza lavoro o con lavoro precario possano chiedere aiuto. E' molto triste pensare di vivere in una regione che ti chiude le porte in faccia nel momento del bisogno soprattutto quando le persone che la governano non hanno mai vissuto sulla propria pelle la sensazione di aver perso la dignità.  Riporto il punto 5 del programma del Nuovo Partito d'Azione relativo al reddito di cittadinenza:

5) Introduzione di un reddito di cittadinanza individuale esteso a tutti i veri disoccupati o agli incapienti totali (cumulabile con altri redditi fino ad una certa soglia).

Kosic: «Soldi ai poveri?
Non siamo la Caritas»

Il reddito di cittadinanza, uno dei provvedimenti più discussi del governo Illy, in funzione dal novembre del 2007, è entrato subito nel mirino della giunta Tondo. Il neoassessore alla Salute Kosic: «Le istituzioni non possono sostituirsi alla Caritas e viceversa. Per questo abbiamo intenzione di sostituire il reddito con altri tipi di intervento»
 
TRIESTE Trieste è la capofila. Segue Udine. Poi Monfalcone, che considerato il numero di abitanti pare quella messa peggio. Poi c'è Pordenone, e quindi Gorizia, ultima in classifica. Una classifica però che, contrariamente al solito, indica che chi sta nelle posizioni inferiori è più fortunato. Perchè si parla del numero di domande pervenute ai servizi sociali in merito al reddito di cittadinanza, il provvedimento che assicura un contributo mensile a famiglie o singoli che si trovano in difficoltà. Uno dei provvedimenti più discussi del governo Illy, entrato in funzione a fine mandato, nel novembre del 2007. Da allora, stando a quanto dichiarato dagli stessi Comuni della Regione, in totale le richieste arrivate e dichiarate idonee sono circa duemila. E, adesso, si dovrà decidere che cosa fare di queste richieste. L’importo medio erogato è di 300 euro mensili. Perchè tra le prime indicazioni della nuova giunta Tondo c'era quella di eliminare il reddito, giudicato troppo assistenzialista. Ed infatti, come preannuncia l'assessore alla Salute Vladimiro Kosic, l'idea è quella di dirottare i fondi sulla Carta Famiglia.

LE DOMANDE Come detto, la provincia che conta più domande per il reddito è Trieste, con oltre 1.250 richieste approvate. Segue Udine, anche se a distanza, con oltre 440 domande. A breve invece si trova Monfalcone, con circa 300, caso da tenere sotto osservazione dal momento che si trova quasi a livello di Udine con una popolazione di molto inferiore. Quarta in classifica Pordenone, con 200 domande (la maggior parte concentrate chiaramente sul territorio cittadino: a Roveredo, per esempio, né è arrivata una sola). Ultima in classifica, come si diceva, Gorizia, con 89 domande. In totale, quindi, si arriva ad un numero di richieste, in tre mesi di attivazione, di circa 1.250 unità. Ad inizio anno, ultimi dati ufficiali forniti dalla giunta regionale, i richiedenti ammessi al provvedimento erano circa 1.700.

IL FUTURO Che cosa accadrà ora con la nuova amministrazione è tutto da vedere, visto che uno dei cavalli di battaglia di questa campagna elettorale è stata proprio la difesa o la condanna del provvedimento in questione, ritenuto troppo «assistenzialista». Lo stesso neo-assessore alla Salute Kosic, ancora prima della seduta inaugurale della giunta, aveva sottolineato come fosse sua intenzione sostituire il provvedimento con altri tipi di intervento più specifici. Ed infatti si è rimasti di tale posizione. «L'idea – spiega Kosic – è quella di trasferire gran parte dei fondi previsti dal reddito per la Carta famiglia. Perchè le istituzioni non possono sostituirsi alla Caritas e viceversa. Per questo abbiamo intenzione di sostituire il reddito con altri tipi di intervento». Come ci si comporterà con le domande ancora da evadere? «Anche questo dovremmo valutarlo – spiega Kosic – perchè, con il meccanismo in atto, c'erano dei casi in cui si arrivava anche ad una attribuzione di mille euro mensili, e questo non andava bene. Per cui l'intero regolamento aveva in ogni caso bisogno di una revisione. Ci prenderemo un attimo di tempo per valutare come fare ma, ripeto, il principio rimane quello: le istituzioni non possono fare assistenzialismo, il loro compito è un altro».

IL REDDITO Il provvedimento, come si sa, era stato attivato dalla Regione Fvg a fine 2007, dedicato alle persone in difficoltà. E' destinato ai nuclei familiari al di sotto dei 5mila euro annui di reddito (questo, almeno per l’anno 2007 e 2008) per un periodo di 12 mesi rinnovabili solo per una volta (o più in caso eccezionali). I destinatari sono tutti i nuclei familiari, senza limiti di età, quindi anche i pensionati in difficoltà. Il regolamento prevedeva uno stanziamento globale di 22 milioni di euro (decisi dalla giunta Illy), con una durata ‘sperimentale’ di cinque anni. Che, a questo punto, si avvia già a conclusione dopo pochi mesi.

fonte: http://ilpiccolo.repubblica.it/

 
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