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Post n°17 pubblicato il 18 Novembre 2007 da NUVOLA.41
Hamina guardava sua figlia. La guardava e basta. Non osava dire nulla. Non osava fare nulla. Anche a lei, quando era bambina, fecero la stessa cosa. Era una tradizione. Ricordava ancora, come fosse in quel preciso momento, tutto quello che era successo. Tutto quello che aveva provato. La sua famiglia era intorno a lei, mentre una vecchia del villaggio cantilenava sottovoce preghiere antiche. La fecero sdraiare su un tavolo. Non sapeva cosa sarebbe successo. Le avevano detto solo che stava per diventare donna. Ma Hamina era solo una bambina. Gli occhi di tutti era posati su di lei. Chi taceva. Chi pregava. La vecchia le legò le mani ed i piedi ai lati del tavolo dopo averle fatto allargare le gambette magre. Hamina si vergognava. Perché farla mettere così? Tutti potevano vederla nel luogo suo più segreto. Hamina piangeva, mentre sua madre la guardava. La guardava e basta. Non osava dire nulla. Non osava fare nulla. E come un fulmine che squarcia la terra con tutto l’impeto e la forza che solo la natura può avere Hamina si sentì squarciare in mezzo alle sue gambette magre. La vecchia continuava. Con una lametta in mano. Hamina urlava. Hamina urlava. Urlo dopo urlo tutto il suo essere donna venne strappato via. Per sempre. Alla fine un ago e un filo per chiudere quasi del tutto la porta di accesso al ventre del mondo. Hamina piangeva. Non aveva mai provato un dolore così. Tutti la guardavano, mentre quella vecchia le faceva così male, mentre le strappava via la sua carne, il suo pudore, la sua dignità. Tutti la guardavano, mentre quella vecchia la condannava a soffrire per sempre. Nessuno diceva niente. Guardavano e basta. Era una tradizione. Dopo di allora Hamina non fu più la stessa. Le avevano detto che stava per diventare donna, ma lei, in cuor suo, sapeva. Non sarebbe mai più stata una donna. Sarebbe stata solo una procreatrice. Nessun piacere concesso. Solo un mezzo per soddisfare un uomo che avrebbe dovuto servire per tutta la vita. Un uomo che l’avrebbe squarciata come un fulmine squarcia la terra con tutto l’impeto e la forza che solo la natura perversa e malvagia può avere. Hamina ricordava e temeva quei momenti di intimità che per lei significavano una cosa sola: dolore. Hamina ricordava e temeva quei periodi del mese duranti i quali il suo ventre diventava di fuoco e ogni più piccola cellula tra le sue gambe sembrava ardere. Hamina era ormai adulta. Hamina era ormai una madre. Hamina guardava ora sua figlia. La guardava e basta. Non poteva dire nulla. Non poteva fare nulla. Ma una lacrima silenziosa scese dai suoi occhi. P.S.: dedicato ai milioni di donne che ogni anno vengono infibulate, con la speranza che la coscienza del mondo non rimanga muta per sempre. Cinzia Marulli
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