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I GESTI D'AMORE
Post n°19 pubblicato il 28 Ottobre 2014 da I.am.Gatsby
Sollevate il lembo della gonna, Signore: stiamo andando all'inferno. Albert la vide arrivare, incuriosito dal passo indeciso lo sguardo cercava febbrilmente di incrociare quello di lei, una volta di fronte al pianoforte non poteva non vederlo; Marta lo riconobbe subito, il ragazzo, la decapottabile, la stazione, non poteva essere lui, aveva il viso rovinato da chissà quale battaglia eppure non poteva sbagliarsi, ne era sicura. Mise lo spartito sul leggio, soffiò leggermente sul palmo della mano e iniziò a suonare. La musica invase il parco, sembrava rapire la mente, il brusio poco a poco cessò, Mr Finley si avvicinò ad Albert, gli porse un bicchiere di selz, bevvero insieme, "Non male questa ragazza vero? Credo sia un'artista con un dono". Non potè far altro che annuire, rapito da quello che era il suo sogno, imparare a suonare il pianoforte dopo che per una vita gli era stato inculcata l'idea che la tromba è uno strumento da uomo. Voleva accarezzare i tasti, sentire note prendere vita dalle sue dita, voleva arrivare a suonarlo come aveva imparato a suonare lo strumento a fiato. Dopo circa un'ora si fermò, aveva spaziato da Chopin a Beethoven, con interludi di pezzi personali, aveva rapito i commensali, Anjelica con la piccola Cloude applaudirono fragorosamente insieme al pubblico, Albert si avvicinò, titubante, "Piacere Marta come mai mi fissava così insistentemente?" "Piacere Albert, la fissavo come lei fissava me in stazione tre giorni fa, la fissavo perché lei suona lo strumento che amo, la fissavo perché mi darà lezioni di pianoforte. Possono bastare come motivazioni?" Lei sorrise. "Si ricorda di me allora, strano pensavo di non destare così tanto interesse, per le lezioni di piano gliele darò volentieri, vorrei chiederle lezioni di pugilato ma temo non sia un buon maestro" sorrisero. Karl e la sua famiglia si avvicinarono, aveva in mano la tromba che era rimasta in macchina e che Albert aveva suonato qualche ora prima. "Fate un duetto per noi?" Si guardarono interrogandosi, sembravano stupiti l'uno delle capacità musicali dell'altro, come se i pensieri si fossero incontrati sorrisero in sincronia. "Facciamo un po' di blues e foxtrot? Ravviviamo un po' la serata?" confabularono qualche istante, poi si dettero il tempo, suonarono insieme qualche pezzo, erano davvero coinvolgenti, gli invitati gradivano e ballavano in molti angoli del parco, alla fine fecero un inchino e si applaudirono a vicenda mentre gli applausi arrivavano al piccolo palco. Albert si avvicinò a Karl, gli chiese di poter riposare un po', Frank si materializzò alle spalle dei due uomini, "Seguilo, domani sarai mio ospite ti riaccompagnerò in città quando vorrai". Annuì ringraziandolo segui il granitico uomo di colore, si addentrarono nella casa piena di persone, poi prendendo un corridoio arrivarono in un punto isolato della casa, una porta bianca si aprì e una stanza piccola e buia attendeva, si salutarono proprio mentre il pianoforte riprendeva a suonare. Albert lasciandosi cadere sul letto si addormentò di un sonno profondo. Quando si svegliò il silenzio era quasi spettrale, si avvicinò alla finestra, l'orologio a pendolo segnava quasi le quattro di notte, si affacciò alla finestra e non vide nulla, la festa era già finita, era tutto perfettamente in ordine, aprì la porta a vetri che dalla sua stanza dava sulla parte posteriore del giardino, ritorno dove poche ore prima c'era il pianoforte, ma non c'era più traccia di nulla, avevano già pulito e sistemato la casa che era immersa nel silenzio. Si incamminò verso quello che sembrava un viottolo e proprio da gli era sembrato di vedere del vapore alzarsi. Arrivò di fronte al laghetto, ma si accorse che non era più solo, nell'acqua una figura si muoveva, dei vestiti raccolti vicino alla riva, fece per andarsene quando una voce chiese
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