Creato da fedechiara il 14/11/2014
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Messaggi di Maggio 2017

Viva l'Arte viva (3)

Post n°389 pubblicato il 31 Maggio 2017 da fedechiara
 

Viva l'Arte viva (3)

E non può mancare Utopia nell'Arte viva di questa Biennale – l'isola magnifica e bella come non altre mai, ma che mai appare all'orizzonte dell'umana navigazione infelice. 
Utopia è la Creazione rivisitata dall'uomo di pensiero ardito, ma che resetterebbe una grandissima parte della creazione esistente, se si inverasse, perché infestata dal Male, dal Brutto e dallo Sgraziato del mondo. 
E se V. Koshlyakov (Ca' Foscari sede espositiva) ci propone le sue immagini scenografiche sbrindellate e i pezzi sapientemente ricomposti e incollati su grandi tele e cartoni e afferma che non ha mai smesso di cercare di costruire un'immagine di Utopia (che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa), c'è un altro artista che espone in un palazzo di fronte all'imbarcadero di Riva di Biasio che afferma che Utopia è morta e sepolta, facciamocene una ragione. 
E, a dire il vero, basterebbe un'azione meno eclatante del cercare costantemente di rappresentare l'Isola-che-non-c'é. 
Basterebbe medicare al meglio le molte piaghe aperte e che abbiamo impietosamente sotto gli occhi ogni santo giorno e provare con fermezza e costanza a 'raddrizzare il legno storto dell'umanità' - ma sembra che proprio queste piccole cose di ogni giorno nuovo siano la maledetta Utopia che non ci riesce di costruire e trasciniamo le vite nell'attesa di nuovi attentati del franchising assassino dell'Isis incistato nelle enclaves islamiche delle nostre metropoli e la vana speranza che Europa sia davvero capace di cantare un giorno il suo Inno alla Gioia senza remore e avvilimenti.

L'immagine può contenere: spazio all'aperto

 
 
 

Viva l'Arte viva (2)

Post n°388 pubblicato il 30 Maggio 2017 da fedechiara
 

Viva l'Arte viva (2)

Dobbiamo includere l'Azerbaigian nelle nostre rassegne-stampa quotidiane. Perché, a detta dei curatori dell'esposizione che gli artisti azerbaigiani ci mostrano a campo S. Stefano (palazzo Lezze), è il paese esemplare della convivenza possibile e del più pacifico melting pot che si dà sul pianeta Terra.
Verifichiamo la cosa e teniamolo in palmo di mano e indichiamolo ad esempio planetario, un tale paese felice. Perché l'affermazione del curatore (Martin Roth) è perentoria e ci stupisce per la sua perentorietà: 'L'Azerbaigian è un esempio assoluto di convivenza tollerante tra genti di culture diverse.' Perbacco.

La cosa va studiata e, di questi tempi, portata all'attenzione delle scuole europee di ogni ordine e grado e discussa con assoluta priorità nei parlamenti europei e nazionali che dovranno mandare i loro emissari nel paese asiatico per capire e vedere come si fa. 
Magari si scopre che non ci sono fiumi di profughi richiedenti asilo che premono alle frontiere azerbaigiane come da noi sul Mediterraneo e nei campi profughi della Turchia - e ci costano una fortuna in assistenza diretta (paghiamo la Turchia per la loro contenzione) e in quella indiretta delle carceri che ne ospitano un buon numero; e i rimpatri dei non aventi diritto sono ostacolati e rimandati alle calende greche dai ricorsi giudiziari di primo e secondo grado. 
E magari scopriremo che in Azerbaigian non sono cresciute a dismisura le enclaves islamiche con moschee a predicazione radicale incistate nelle periferie urbane delle loro città e l'integrazione laggiù funziona benissimo e possono insegnarci qualcosa, chissà.

L'Arte al servizio dell'esemplarità politica è una gran novità e ce ne rallegriamo e giuriamo di svolgere approfondite ricerche su questo paese magnifico nunzio di un grande futuro di pace e pacifiche convivenze sul pianeta Terra. Viva l'Arte viva che ci parla di politica e di società e culture diverse come si deve – ed esprimiamo voti che sia tutto vero, naturalmente.

 
 
 

Comprese le donne e i bambini (2)

Post n°387 pubblicato il 27 Maggio 2017 da fedechiara
 

Ogni dramma sociale ha come suo corollario psicologico l'accettazione collettiva del suo esistere e svilupparsi in mortali metastasi. Esistere forzato (perché non sappiamo/possiamo estirpare le cause del male) o indotto dall'imperare di falsi pietismi e pelose misericordie che pretendono di superare gli ambiti dell'azione individuale o di piccolo gruppo e si impongono quale azione politica di partiti e annesse associazioni e o.n.g.
Ed è qui il caso di ricordare che, a specchio dei presenti drammi sociali che viviamo, è il ricordo di un'educazione della prole che per la nostra generazione e le precedenti fu di grande severità dei genitori e dei maestri di scuola e oggi è un dilagare di comportamenti 'bulleschi' e volgari - e i maestri e i professori vengono intimiditi dai genitori permissivi o assenti se solo alzano la voce severa per reprimere i comportamenti devianti o violenti.
E quanto succede alle società europee in questo scorcio di infausto millennio entrante - di attentati e stragi ricorrenti e annunciate di bulli jiahdisti assassini già profughi e richiedenti asilo – è l'erompere del male sociale iniziato oltre quarant'anni fa con le tolleranti e miopi politiche immigratorie che hanno creato le enclaves islamiche radicali nelle periferie delle nostre città e l'accettazione di uno stato di guerra interna e vite blindate conseguente alle cattive politiche incapaci di elaborare le integrazioni necessarie e gli inserimenti graduali e controllati nei numeri e negli ingressi di quei corpi e culture e religioni estranee nel tessuto della civiltà occidentale.
E l'avanzare del male e la sua diffusione in metastasi incontrollabili è stato favorito da quei medici pietosi a sproposito che tuttora credono che un'epidemia di migrazioni a cinque/sei zeri annui sia curabile coi buoni e pii propositi del volontariato crocerossino e della predicazione francescana de 'tutti fratelli'. Mentre dilaga il proselitismo islamista radicale che ci indica quali crociati da sterminare senza pietà, comprese le donne e i bambini.

 
 
 

L'Arte viva del terzo millennio

Post n°386 pubblicato il 27 Maggio 2017 da fedechiara
 

E l’Arte sarà anche viva e volentieri inneggiamo in coro ‘Viva l’Arte’ e tuttavia un monumentale riferimento al mortuario seppellito nella Storia e i molti ripescaggi di dejà vu da parte di molti artisti un po’ ci raffreddano, in questo nostro vagare di palazzo in palazzo negli itinerari relativi agli ‘eventi collaterali’.
E Damien Hirst aveva dato il ‘la’ già ad Aprile col suo fantasioso recupero marino di monumentali demoni e vari reperti di civiltà diverse di area mediterranea sapientemente incrostati di concrezioni coralline e alghe e crostacei e polipi tenacemente aggrappati ai corpi e ai capelli delle statue – ed è un bel vedere come l’Arte torni all’Antico della statuaria elladica e dei magnifici bronzi, ma ci corre il sospetto che l’esibizione di tanto talento ricostruttivo e sapienza imitativa gli venga dal tarlo di quei visitatori delle sue mostre precedenti che continuavano a ripetere davanti ad ogni sua opera (e di altri artisti) ‘lo so fare anch’io’. Eccovi serviti.
Provatevi voi a rifare il gigantesco demone alto 18 metri che campeggia nella corte interna di palazzo Grassi (e chissà chi se lo compra e in quale adeguato spazio campeggerà in futuro) o compratevi un grosso pezzo di giada per riprodurre il busto di una dea o il molto oro necessario a riprodurre il busto di una regina faraona e vediamo di che siete capaci.
Arte viva, certo, e che si tuffa nel passato remoto per dare volto al futuro – non diversamente da quanto avviene nella politica e nella società del terzo millennio che coniuga il futuro prossimo con i califfati di ritorno e con i guerrieri jiahdisti che fanno strage di civili inermi – donne e bambini compresi – nel nome di un preteso dio u akbar.
Un passo avanti e due indietro. Il futuro è alle spalle. Viva l’Arte del terzo millennio.

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto
L'immagine può contenere: una o più persone e uccello
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Comprese le donne e i bambini

Post n°385 pubblicato il 23 Maggio 2017 da fedechiara
 

Comprese le donne e i bambini

Bisogna saperlo immaginare il Medioevo delle figurazioni e suggestioni religiose che riempivano la vita delle persone dal primo attimo in cui aprivano gli occhi e scendevano dai miseri giacigli e uscivano nell'aia e ringraziavano Dio per la vita di quel giorno e la salute. 
E le grandi cattedrali e le più belle e antiche moschee nascono da quegli sguardi e pensieri e sottomissioni di contadini e artigiani costruttori all'idea di un Essere Creatore e Supremo Giudice e severo di ogni nostra azione. E accettavano e trovavano giusti e condivisibili i 'giudizi di Dio' che si combattevano nelle arene pubbliche e le punizioni corporali e le torture e le pene di morte inflitte ai dissidenti e agli eretici con la stessa semplicità e naturalezza con cui noi oggi ci misuriamo con la libertà assoluta dei comportamenti del nostro essere laici cittadini di un mondo democratico e non più cristiano (o diversamente cristiano, come piace dire ai 'politicamente corretti').

Una tale premessa per dire che bisogna saper immaginare il medioevo religioso e suggestivo e atavico che agisce nelle menti degli attentatori di ogni risma e luogo del pianeta per capire il senso del loro agire e mirare all'indifeso futuro delle generazioni ultime – come hanno fatto ieri sera a Manchester, in un teatro che ospitava giovanissimi cittadini e perfino bambini innamorati di musica e canzoni.

E non abbiano ancora elementi di indagine riportati in chiaro sui giornali, ma, chissà perché, diamo per scontato che solo la follia islamista radicale degli assassini stragisti e il medioevo che alligna nelle loro menti malate sia la fucina in cui si è costruita quest'ennesima 'strage degli innocenti' che ci avvilisce per la sua prevedibilità e ricorrenza e predizione facile che 'non sarà l'ultima', - e come potrebbe?

Come potrebbe in un Europa ormai fitta di 'enclaves' islamiste radicali che sono l'acqua torbida dei fiumi in cui nuotano i maledetti pirana assassini delle stragi e delle mattanze dei camions lanciati sulla folla indifesa e inerme? 
E' una guerra persa, quella che si combatte con le mani legate da un buonismo diffuso e stolidamente 'accogliente' che continua a esortare, ad ogni ricorrenza di strage e di morti sulle strade, di 'non fare di ogni erba un fascio' – e tuttavia quelle periferie urbane e 'banlieues' fitte di una immigrazione rabbiosa e male o per nulla integrata sono lì a mostrarci le facce nemiche e ostili tra le quali si nascondono gli assassini. 
Gente che vive, scrivono i giornalisti dei molti reportages che abbiamo letto in questi anni di stragi, il disagio sociale del non lavoro o del lavoro sottopagato e ce lo rimproverano, condendolo con le ataviche risorgenze del medioevo islamico che ci indica quali maledetti 'crociati'. 
Da uccidere senza distinzioni, comprese le donne e i bambini.

 
 
 
 
 

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