Creato da fedechiara il 14/11/2014
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Messaggi di Ottobre 2020

Dopo di noi il diluvio?

Post n°1396 pubblicato il 26 Ottobre 2020 da fedechiara
 

Fonderanno un partito. 'Siamoquellidelcovid.' Con un simbolo sapientemente coronato, ca va sans dire.
Ne sarà segretario il Conte-nazionale che farà dei suoi mitici d.p.c.m. uno strumento chirurgico per tacitare ogni avversario politico che, incauto, si provi a sbarrargli il passo.
E nei dibattiti televisivi i suoi accoliti di partito, su suo preciso ordine, dovranno rintuzzare gli avversari con la frase-chiave, iterata nei video compiacenti come il 'capra!' sgarbiano, a sbarramento e diga di ogni sensata obiezione: 'E le terapie intensive allora?'
Già, le terapie intensive come un viaggio al termine della notte, una sineddoche permanente: la parte per il tutto. E il tutto è il paese intero consegnato ai domiciliari per non intasare le terapie intensive e far saltare un sistema sanitario già in trincea permanente di suo – dal tempo dei tagli degli ospedali periferici di Renzi e di Zingaretti-governatore del Lazio che ce li spacciavano come sagge 'rimodulazioni' a fronte di una spesa sanitaria in salita.
Spesa sanitaria che, oggi o domani (domani chissà), ce la finanzierà l'Europa con i mitici 209 miliardi promessi a tassi quasi zero del 'recovery fund'. Campa cavallo.
E le due polarità a confronto - le terapie intensive come sineddoche nazionale, (da citarsi con ira malcelata contro i maledetti 'negazionisti' in ogni sfogo su internet e sui social) e, di contro, le manifestazioni rabbiose della gente che più non lavora in un paese-prigione chiuso da notte – non trovano più un verbo comune, una parola di mediazione.
La maledizione sempiterna di Babele e della sua torre.
E nelle camere dell'eco dei social è tutto un darsi addosso, un gridare all'untore se fai tanto di abbassare la mascherina per fumarti una sigaretta o per soffiarti il naso e chi si schiera con i manifestanti è svillaneggiato da chi gli augura l'intubazione, distesi nei lettini della sineddoche nazionale che è la notte della ragione e una intollerabile 'reductio ad unum' della complessità di eventi sviluppata dalla maledetta pandemia.
E finiremo per 'toglierci l'amicizia' e rinchiuderci volontariamente ai domiciliari nelle rispettive 'camere dell'eco' dei social - a spalleggiarci a vicenda contro i nemici pandemici, trasversali ai tradizionali schieramenti di destra e di sinistra, che non intendono ragione, ma solo la suggestione mortifera dei provvedimenti di urgenza che già nella prima ondata si sono dimostrati inefficaci e ci pongono di fronte ad uno stop and go autunno-inverno-primavera frustrante e privo di prospettive vivibili.
Dopo di noi il diluvio.

 
 
 

Distanze geografiche

Post n°1395 pubblicato il 26 Ottobre 2020 da fedechiara
 

26 ottobre 2018  · Quanta distanza c'è tra Buenos Aires e la morte?

Giunto alle soglie dei biblici settanta, il mio cervello, di notte, si dà alle pazze storie e ne inventa di tutti i colori e trame strampalate. E, stanotte, conoscendo la mia intenzione di recarmi a visitare il paese del grande vecchio, Borges, il nume tutelare degli scrittori latino americani, mi ha proiettato in video e in voce una confusa trama di bohème argentina - con scrittori commisti a tangheri e belle donne che pazziavano in un locale malfamato (ma perché non si può dare buona letteratura e bohème anche nei bei locali eleganti? Il nostro Magris, ad esempio, ha scritto 'Danubio' e altri saggi magistrali seduto al tavolo di un bellissimo caffè storico di Trieste).
E se questo buffo sogno, uno dei mille che percorrono regolarmente le mie sinapsi in libertà, mi ha colpito e l'ho ricordato al risveglio è perché il mio cervello, fattosi menagramo, come ogni tanto gli capita, metteva in bocca ad uno scrittore riunito in quel locale di gente varia il titolo di un suo romanzo in gestazione: 'Quanta distanza c'è tra Buenos Aires e la morte?'.
Da toccarsi di sotto e munirsi di cornetti di plastica e il 13 in cornice metallica.
E, in verità, ciò che mi spaventa della morte (e un po' mi irrita. Possibile che non esista una eccezione che sia una a questo strano fenomeno di partenze e commiati misteriosi? Ci sono eccezioni per tutto, mannaggia!), ciò che mi spaventa, dicevo, è la mancanza di orizzonti predicibili, come si fa per ogni viaggio – con le guide della Lonely Planet che ci raccontano di città caotiche e intriganti e bei musei strapieni di opere d'arte e di grandi ghiacciai che franano direttamente in mare e di laghi salati e alberghi fatti di sale dove la notte le temperature scendono a -25.
Ecco il Grande Viaggio, invece, non ha narrazioni credibili, non ha luce e orizzonti di cielo e soli e lune - per contrasto con quanto le leggende religiose ci hanno raccontato di Empirei e paradisi fitti di angeloni e di santi (Oh, when the Saints...) e il ditone del Padreterno svolazzante che incontra quello del progenitore come nelle magistrali pitture nella Sistina di Michelangelo.
E, poi, mi secca alquanto constatare di essere prossimo a una dipartita (ogni giorno in più è un magnifico regalo) giusto quando il mondo degli uomini sta per esplodere fragorosamente tra marce di honduregni in fuga dalla miseria a migliaia (questo è lo 'storytelling', la narrazione compiaciuta delle sinistre di s-governo, ma pare che dietro ci sia l'organizzazione del solito Soros), bombe nelle case dei cicaleggianti democratici americani dei cachinni anti Trump, e il nostro Salvini che mena terribili fendenti pre elettorali all'indirizzo di Juncker e Moskovici, che il diavolo se li porti, insieme a Macron.
Che è come se ti spegnessero il televisore durante una partita di volley femminile tra l'Italia e la Serbia, e non sai se l'ultima schiacciata della Paola era dentro la linea, mannaggia,
'Fermate il mondo voglio scendere', diceva un noto adagio. Per me, invece, è importante sapere quanta distanza c'è tra Buenos Aires e la morte. Ho troppe cose ancora da vedere e raccontarvi.
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Seconde vite

Post n°1394 pubblicato il 24 Ottobre 2020 da fedechiara
 

Ho una seconda vita. No, non la movida notturna, che avete capito, bensì sogni, molti e diversi e realistici nei quali risveglio persone del mio passato e le agito di una 'vita nova', ma dove non vale quasi mai il credo diffuso che 'i sogni son desideri' della nota canzone.
Più spesso sono rimproveri per 'ciò che poteva e non fu' e mestizie da capogiro per la mia inadeguatezza lunga una vita. Chi non ne ha da rimproverarsi scagli la prima pietra.
E alcuni sono 'sogni ad occhi aperti' e 'più veri del vero', per certi aspetti.
Quello di stanotte era un sogno di viaggio. Un viaggio estremo verso est da dove il sole sorge e verso quella Cina dei nostri tormenti, malefico virus compreso, ma anche terra misteriosa da sempre, dal tempo del viaggio a piedi dei Polo, mercanti di Venezia che ci narrarono della loro 'via della seta' e superarono mille difficoltà e conobbero popoli dalle curiosi abitudini e furono ospiti del 'kahn' delle loro fortune, e le molte ricchezze riportate miracolosamente in patria, in barba ai briganti sempre in agguato.
Ma il primo balzo di quel mio 'viaggio a piedi', al modo di B. Chatwin, lo facevo in aereo e dialogavo con una hostess e il co-pilota in pausa, confidando loro i miei dubbi sul senso che ha un viaggio a piedi, di questi tempi e alla mia età, non più fresca. E dicevo loro che non sapevo una parola di cinese e mi ero fatto scrivere da uno studente dell'università su un foglietto gli ideogrammi corrispondenti alle parole 'camera', letto, mangiare', le cose essenziali per chi viaggia e il suo tetto è 'un cielo di stelle'.
E, poiché questi sogni di viaggio ricorrono – e potrebbero essere il residuo notturno di un libro di Rumiz che sto leggendo: 'La leggenda dei monti naviganti' – mi sorge il dubbio che possano nascondere ed elucubrare il timore di un 'estremo viaggio' tipo 'partire è un po' morire' e chi si é visto si é visto, tocchiamoci di sotto.
E anche in questo caso ritorna l'influsso del maledetto virus e la lacrimosa, fastidiosissima proclamazione dei telegiornalisti dell'appartenere, noi della 'gioventù accumulata', ad una fascia di esserini fragili e rinsecchiti e da proteggere costi quel che costa : 'i nostri vecchi'.
Vecchi siete voi, vecchi dentro, non rompete.
E l'idea di un viaggio a piedi alla ricerca della fonte sempre nascosta e che mai si raggiunge della luce del sole è un po' il richiamo di un 'ritorno alle origini', ne converrete, un mitico andare a 'riveder la stella' fissa che ci illumina i giorni ma, insieme, l'abbandono di 'ogni usata, amante compagnia', del poeta sommo che chiede, invano, alla Luna: '(…) che sia questo morir questo supremo scolorar del sembiante e perir della Terra '.
Beh, un finale degno non c'è. Il mio viaggio si interrompe 'alle soglie dell'alba' con la maledizione di una realtà diurna di 'lockdown' annunciati e conclamati che, a Napoli, vedono già i primi scontri per le strade, segno di una insofferenza estrema di clausure e argini al dilagare della vita piena.
Arriveremo a scontrarci coi bastoni tra i guelfi mascherinati di tutto punto e armati dei micidiali d.p.c.m. terra-aria e i 'no masks' ghibellini disarmati, ma che si fan fuggiaschi e viaggiatori nei sogni, per il momento? Chi vivrà vedrà.

 
 
 

Camomille ed altre infusioni

Post n°1393 pubblicato il 24 Ottobre 2020 da fedechiara
 

Va tutto bene. Facciamoci una camomilla (con poco zucchero).
Se nel 1919/20 fossero state operative le televisioni e tutto l'apparato informativo e di 'notizie' vere e/o pilotate che gli va dietro la storia dell'umanità sarebbe stata molto diversa.
Provate a immaginare che impatto avrebbe avuto la presente 'infodemia' nelle menti e nei pensieri di popoli e nazioni già stremati dalla guerra - e le famiglie decimate dai milioni di morti in battaglia e nell'infamia delle trincee.
Un continuo stillicidio di morti per la pandemia della 'spagnola', che faceva seguito allo sterminio di massa dei soldati al fronte, quali esiti di depressione e suicidi a catena avrebbe conseguito se amplificato da quella vera e propria macchina di demenza collettiva che è il presente sistema informativo/televisivo?
E, se da un lato il confronto con i nonni e i bisnonni sopravvissuti a quei lontani massacri ci conforta e ci dice che 'ce la faremo' (da sostituirsi al lacrimevole e pietoso 'andrà tutto bene'), dall'altro lato ci fa dubitare che tutto il presente battage di stampa e televisioni sia davvero necessario e utile per il nostro vivere associati e per la nostra salute mentale.
Ne abbiamo una immediata dimostrazione personale se, per qualche giorno o settimana, decidiamo di non sintonizzarci con gli ossessionanti tiggi della presente pandemia, virando in films stagionati e/o documentari di natura o sui programmi di raiscuola.
Un improvviso 'apaisement' si distende sulle nostre vite e i raffreddori in casa tornano ad essere semplici raffreddori e qualche linea di febbre una semplice influenza, metabolizzata negli anni, da curarsi con paracetamolo e vitamina C. Con qualche attenzione in più per i nonni con gli acciacchi e le malattie tipiche della senescenza.
E gli ospedali restano 'l'ultima spiaggia' – come devono essere e sono sempre stati fino a marzo scorso - per gli eventuali sintomi più gravi e le insufficienze respiratorie conclamate ed evidenti.
Ecco, facciamolo quest'esperimento. Clic. Spente le televisioni e/o sintonizzate a volume basso sui programmi del quieto vivere e uguali sintonizzazioni su internet.
E' come sui telefilm degli X-files con Molder e la Dana Scully: nel finale ci si rende conto che c'era un gran bel po' di fantasia/isteria nei fenomeni e negli eventi descritti nel corso del telefilm e che ci provocavano ansie ed angosce. Niente omini verdi e secrezioni concolori che gli escono dal collo e il mutante con la faccia di Conte che ci lancia contro i suoi micidiali d.p.c.m.
Facciamoci una camomilla, va tutto bene.

 
 
 

Sommersi, scampati e spade di Damocle oscillanti.

Post n°1392 pubblicato il 23 Ottobre 2020 da fedechiara
 

Sommersi, scampati e spade di Damocle oscillanti.
L'ho scampata bella. Cioè: non è che l'abbia ancora scampata. La spada di quel tale, quel Damocle del mito, ancora pende sulla mia testa e si muoverà piano come il pendolo di Foucault pronta a colpire per giorni quattordici, ora più, ora meno.
L'antefatto: me ne andavo un bel pomeriggio di mercoledì al cinema – a vedere il remake comico della vita straordinaria di David Copperfield - e la sorpresa è che non ci sono più le cassiere che ti vendono i biglietti, bensì dei 'cassellotti', tipo dispenser automatici, come per i biglietti nelle stazioni, dove ti scegli l'icona del film desiderato e ne esce il biglietto.
Come ti risparmio sul personale in tempi di maledizione da Covid – e vedrete che la cosa durerà anche oltre la presente pandemia.
Ma poi, ecco il 'check-in' di un tale, naso grosso e rosso che ti sembra uno col raffreddore mascherinato (aita! Aita!) che ti indica la porta di ingresso, ma esige nome e cognome e numero di telefono (obbligatori, in barba alla mitica 'privacy') e ti informa che dovrai indossare la mascherina d'ordinanza per tutta la durata del film (ore due y pico).
Faccio presente che mi si appannano gli occhiali e non posso vedere il film, ma il Raffreddato-nasorossoegrosso allarga le braccia. Faccia lei. Faccio.
Mascherina a mezz'asta e naso di fuori e niente appannamento – e pazienza per quelli che, su facebook, ti dicono che è come indossare le mutande col pisello che sporge, incauto e spudorato.
Per fortuna che eravamo solo cinque spettatori e la distanza minima era di tre/quattro metri in lunghezza e in altezza e questo mi rassicura sul fatto che non ne uscirà un 'focolaio' e non entrerò in quel tunnel infernale di 'messaggino-dell'asl-quarantena-carabinieripercasa' e tutto l'ambaradan dei presunti controlli del presente stato di polizia velleitario perché siamo incapaci (noi sistema-paese) di far fronte alla quantità travolgente di contagiati-pecore del gregge immune che siamo diventati, ma non si vuole dire e riconoscere per tema che non sia vero e la seconda ondata di tsunami pandemico ci travolga e ci distenda sui letti chiusi nelle case. E gli ospedali off limits per raggiunta capienza massima.
(Parte prima. Il seguito alla prossima puntata, ma solo in caso di contagio conclamato e chiamata della Asl.
Curatevi il raffreddore, perlintanto, con il paracetamolo+vitamina C e statemi bene.)


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