Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Marzo 2022 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

fedechiaraQuartoProvvisoriosurfinia60aracnoid.999assetzsoraandsakiMargBooksg1b9annaluciadgl3cassetta2chemiasrl.vanimasugyatorogodsbaglisignoragiancarlomigliozzi
 

Ultimi commenti

L'unico in spolvero è stato Trudeau, un "figo...
Inviato da: aracnoid.999
il 15/06/2024 alle 10:29
 
Poi, dopo averlo letto fino in fondo e aver meditato,...
Inviato da: fedechiara
il 08/06/2024 alle 07:17
 
Letture consigliate. L'altra narrativa. Guerra in...
Inviato da: fedechiara
il 07/06/2024 alle 07:11
 
Mi piacerebbe. Sai lo scoop.Tutto quello che avremmo potuto...
Inviato da: fedechiara
il 07/06/2024 alle 07:09
 
scrivi da Mosca?
Inviato da: cassetta2
il 06/06/2024 alle 17:04
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Messaggi di Marzo 2022

Civiltà che muore.

Post n°2023 pubblicato il 31 Marzo 2022 da fedechiara
 


Civiltà che muore - L'altro ieri accadeva
Via dalla città (le colline, i guajiros, le vacche)
Martedì 14/04/2008

Via dalla città. Quattro giorni all’Avana bastano e avanzano per metabolizzarne i suoni, le atmosfere evidenti e segrete, gli eccessi. La città vecchia è preda del turismo di massa e ha i suoi riti avvilenti : ballerini di samba e salsa sui trampoli, vecchie signore in costume e grosso sigaro in bocca sedute in punti strategici, pronte alla foto e relativo obolo.
Il kitsch turistico ha aspetti uguali all over the world, sipario.
La città vera, degli habaneros in perenne ricerca di opportunità e senso da attribuire alle vite di ogni giorno, è città di odori forti e macerie, rumori e musiche ad altissimo volume ad ogni ora del giorno.
Vitale come una Napoli milionaria, depressa come ogni città del ‘subdesarollo’ tropicale.
L’eccesso di ‘colore locale’, il vitalismo esasperato, gli esotismi da tollerare con un sorriso ebete sulle labbra non sono più nelle mie corde; li cedo ai viaggiatori delle generazioni nuove che meglio di me sapranno coniugarli e goderseli.
La valle di Vinales (un intreccio di valli) è a ovest di Avana. Ai piedi della Sierra de los Organos, questi luoghi di idillio campestre godono anch’essi della speciale protezione di ‘patrimonio dell’umanità’. E’ un posto gradevole dove soggiornare, cosparso di basse colline carsiche: un gruviera di grotte scavate da fiumi antichi e segreti e la vegetazione tropicale a vestirle di fuori di un verde più chiaro di quello dei campi coltivati a caffè e tabacco – il migliore dell’isola, si dice.
Nelle pianure ai piedi dei ‘mogotes’ infittiscono le costruzioni nuove dei contadini che qui convergono per partecipare ai ludi nuovi della ricchezza che verrà, che già si odora. Le grotte maggiori, fitte di stalattiti e stalagmiti dai curiosi decori attirano un discreto numero di viaggiatori e il turismo dei torpedoni delle escursioni di giornata.
Il passa-parola tra gli indigeni è che questa nuova ‘industria’ turistica paga facile, è il futuro dell’isola. Nascono come funghi nuove ‘casas particulares’ (pensioni e locande a conduzione familiare) e l’effetto saturazione pare prossimo, in verità. I figli dei contadini più anziani si improvvisano guide per i sentieri nascosti dentro le valli più impervie e meno conosciute a indicare cascatelle e sorgenti e mostrare i panorami al tramonto.
La sera riscalda i colori e lungo il sentiero che mena all’ultima casa del paese ai piedi di un basso ‘mogote’ parliamo con un vecchio guajiro (contadino) fiero del suo ‘secador’ fitto di foglie di tabacco appese.
E’ stato un buon raccolto, dice, e il governo gli comprerà l’intero raccolto lasciandogli una modica quantità per il suo consumo personale. Uguale destino per il caffè che cresce di un bel colore verde intenso e lucido e circonda la casa -semplice e arredata con l’essenziale per vivere e lavorare.
Il governo decide anche le colture, riducendo i rischi economici, ma non mette al riparo dai cattivi raccolti e la pensione sociale è un sogno negato ai vecchi che lavorano fino a che regge il corpo e la salute.
L’intero paese di Vinales è fitto di scritte che inneggiano a Raul e a Fidel, alla verdad rivoluzionaria, perfino al comitato municipale che si riunisce il tal giorno nel tal luogo -come se da noi si inneggiasse con manifesti e scritte murali alla prossima convocazione del consiglio comunale e/o provinciale. I cartelli di questa pedagogia sociale forzatamente entusiasta sono dappertutto, inchiodati sugli alberi del viali, dentro i rari negozi e le cadecas (case di cambio-moneta), dipinti sulle case e i ristoranti.
Difficile dire quanto di questo entusiasmo rivoluzionario sia condiviso dalla gente non attiva nei comitati e filiazioni locali del partito unico.
Voci di aperto dissenso non se ne ascoltano, in verità, e se è vero che ‘taci, il nemico ti ascolta’, è vero anche che capita di ascoltare lodi esplicite e sincere al sistema sociale che garantisce istruzione e salute e l’annona -agenzia governativa incaricata di distribuire al popolo le merci e i prodotti necessari. Una sicura simbiosi tra governanti e governati si dà, agisce, opera fattivamente e capillarmente.
‘Revolucion en cada barrio y pueblo’ è lo slogan più letto, ma anche ‘la mentira (menzogna) es abiecta’ e ‘abbi cura del bosco’ e ‘raccogli la tua immondizia’. Una pedagogia scolastica e civile sposata ai vecchi incitamenti rivoluzionari e ancora la memoria dei martiri e l’onore ai caduti per la patria e l’ideale socialista.
Un nazionalismo vestito di rivoluzione sociale che sempre, ossessivamente, addita la colpa dell’odiato nemico storico, responsabile del ‘bloqueo economico’ e maledetto fomentatore dei moti contro-rivoluzionari dei fuoriusciti – sempre vittoriosamente respinti con perdite in vite umane e prigionieri.
I Bush padre e figlio, Clinton, ma anche il Kennedy della Baia dei Porci che ritirò all’ultimo momento l’appoggio aereo necessario allo sbarco dei rivoltosi, così creando la leggenda di un Fidel Castro combattente invincibile.
Leggenda che egli alimentò mettendo il carro armato da lui guidato nel corso della battaglia a monumento centrale nella ‘piazza della rivoluzione’ della capitale.
Ha un sapore vagamente retrò e di trapassato remoto questo insistente inneggiare ad eventi ormai lontani nel tempo – insieme un sintomo di timore che l’oblio si stenda su quelle gesta leggendarie e sui valori che ne sono scaturiti, ma anche un ostinato ripetere: ‘attenti, il Grande Fratello vi osserva e sorveglia, comportatevi come si deve’.
Uno slogan – invero rubato a Martì, il martire della prima indipendenza cubana- è perfino commovente e quasi metafisico. Dice che ‘l’anima rivoluzionaria è come l’anima visibile’.
In tempi di ‘silenzio di Dio’ e di anime morte e/o silenti e invisibili ai più, una tale affermazione dovrebbe preoccupare non poco gli ostinati pedagogisti al governo di questa nazione.
Cuba. Gli anni passano, la Rivoluzione resta | progetto cubainformAzione
La pellicola che meglio ha descritto i problemi di Cuba nel periodo post  rivoluzionario - Musicalwords

 
 
 

Le democrazie 'luminose' e le guerre degli imperi.

Post n°2022 pubblicato il 31 Marzo 2022 da fedechiara
 

Le democrazie 'luminose' e le guerre degli imperi (par two).

(…) Un normale dramma di guerra, dicevo, quello dell'Ucraina. Tra le tante (guerre) che si sono combattute nel corso della vita della mia generazione di settantenne (più due). Ma erano guerre limitate nel loro àmbito regionale e la 'confrontation' militare tra l'impero americano+paesi Nato co belligeranti (la coalizione dei 'volenterosi' - sic) e la Russia si è sempre mantenuta all'interno dell'equilibrio del terrore atomico - e i pacifisti si sono indignati da par loro (più o meno), ma il mondo ha continuato ad esistere nel suo assetto post imperiale e post muro di Berlino fino a che non intervenne la nefasta politica, di produzione hollywudiana, dell'esportazione delle democrazie. Mirabile film con molte comparse e tanti morti e feriti sul terreno e tra le macerie (vedi Siria).
Esportazione fallita miseramente nei 'paesi arabi' refrattari con i guasti che conosciamo. Confrontate la Libia prima e dopo la cura militare della Francia+ i 'volenterosi' e i mille 'barconi' che tuttora ci asfissiano di un commercio osceno di vite umane in partenza libera dalle sue coste.
Ma l'esportazione della democrazia in Ucraina funzionò benissimo, invece, e il paese ebbe la sua bella rivoluzione di piazza Maidan (con interventi esterni dei soliti noti nell'ombra?) e il suo esercito venne addestrato da istruttori americani e rimpinzato di armi di ultima generazione come da copione sud americano sperimentatissimo ed eventuale colpo di stato (golpe) ove necessario.
Vedi il caso da manuale del Cile di Salvador Allende.
Ma l'America è l'America e non si discute. Neanche quando minaccia la guerra nucleare se i russi non tolgono i missili da Cuba (vedi la pagina di storia relativa). O, se si discute, si dà per scontata la nostra entusiasta adesione al suo impero militare (Nato) e lì ogni discussione si arena e nei talk shows il dissidente viene subornato e/o deriso. Zitti e mosca.
Qui si fa la democrazia (ci si dice tutti democratici) o si muore (e si scompare dai teleschermi).
Ma la grancassa retorica sull'Ucraina in guerra ha avuto toni elegiaci di straordinaria novità e commozioni pubbliche e pianti greci in cronaca che mi hanno stupito per la loro pervasività giornalistica e la sostanziale assenza di contraddittorio.
E capisco la pietas dovuta agli esodi di guerra e alle donne e ai bambini accolti in ogni dove del generoso Occidente democratico, capisco meno l'essersi schierati come un sol uomo (come un sol foglio di stampa e redazione televisiva) a sostegno delle ragioni degli ucraini contro i russi 'invasori' (e morta lì e guai a chi opina e approfondisce).
Uno schierarsi giornalistico pro e contro senza nessuna analisi storica degna di questo nome sulle ragioni pregresse (chiaramente esposte da Putin in tivù nel primo giorno di invasione) e sulla guerra maledetta nel Donbass condotta dagli ucraini contro le popolazioni russofone che ha causato un numero di morti forse pari o maggiore di quello che si stima della presente guerra di occupazione.
E un parallelo, incessante peana di osanna bellico alla luminosa democrazia ucraina che resiste invitta e si oppone (con le armi che gli inviamo) al 'criminale' Putin – la cui defenestrazione e uccisione orchestrata per mano di traditori prezzolati è stata chiaramente invocata e trascritta sui fogli di stampa embedded del luminoso Occidente democratico. E il Biden dagli occhietti a fessura che minaccia, novello dottor Stranamore, il ricorso all'arma nucleare...
(Part two. Segue...)

 
 
 

Imperi di ieri e di oggi.

Post n°2021 pubblicato il 30 Marzo 2022 da fedechiara
 

Non stracciatevi le vesti. Imperi ed altri imperi.
Riprendo un tema trattato con scarso successo dal professor Massimo Cacciari, in un suo laborioso dibattere televisivo con la querula conduttrice di una trasmissione su La7 - la mitica 'Lilli' Gruber (un volto, una cera eternizzata con piccolissimi ritocchi quotidiani), che pure si picca di scrivere di storia.
Il tema è quello dell'impero che, come sapete, è una estensione territoriale di diverse nazioni e popoli unificati e/o federati sotto la guida e l'impero di un solo. Un solo condottiero e/o leader (oppure una oligarchia di 'ottimati', vedi il Senato romano) , una sola nazione-guida (o città-stato) a cui le altre fanno corona per ragioni storiche le più varie. Sovente per le guerre perdute e i morti a migliaia e le paci e le sudditanze e i tributi imposti con le armi.
Famosi sono gli imperi di Roma e quello, effimero, creato da Alessandro – detto il Magno, come fosse un cognome, per le sue eroiche e bravamente risolutive gesta belliche che, al tempo suo, non suscitavano lo sdegno dei pacifisti (che esistevano, ma non avevano voce pubblica), ma solo quello, inane, dei popoli sottomessi che 'se la mettevano via' e facevano buon viso a cattiva sorte e trovavano i giusti modi di convivenza e le commistioni con il popolo oppressore.
Imperi. L'impero ottomano, per aggiungerne uno, percorse ripetutamente in armi la via dei Balcani per sottomettere l'Occidente in formazione, ma trovò un certo Vlad (Hagyak lll Drăculea) detto l'Impalatore, che ne ostacolò da par suo l'avanzata.
Gli imperi li abbiamo studiati a scuola, ma appare chiaro, dal presente dibattere televisivo e di stampa, che nessuna analogia viene in mente ai post moderni telespettatori - oberati da quintalate di talk shows di giornalisti e professori esperti di geopolitica e di strateghi militari accorsi in gran numero nelle varie redazioni giornalistiche a dire peste e corna dell'impero russo.
Un impero, quello di Putin, ridotto a più miti consigli e che ha perduto la sua cintura protettiva di stati-satelliti dopo le vicende politiche che hanno fatto seguito alla caduta del muro di Berlino.
Sono seguite le proclamazioni di indipendenza dei vari stati vecchi e nuovi e l'avanzata della cintura (difensiva?) Nato: l'organizzazione militare dell'impero opposto, quello delle democrazie occidentali alleate dell'America.
Tutto ciò riporto per dare copertura di Storia alla presente guerra in Ucraina e ridurre il suo dramma di guerra presente ad un 'normale' dramma di ogni altra guerra passata e le future.
Non stracciatevi le vesti, non subito perlomeno. (segue)

 
 
 

Stigmi e morituri di ieri.

Post n°2020 pubblicato il 29 Marzo 2022 da fedechiara
 

Pandemie, infodemie e stigmi sociali. Ce la faremo? - 29 marzo 2020
Nel piccolo condominio fronte campagna in cui vivo, grazie ad una delle famiglie con un figlio di 14 e una bimba di due anni, l'età media è scesa a quarant'anni. E, se non fosse per me, scenderebbe a trenta e anche meno. E' una buona cosa, direte voi. Senza dubbio. E sono tutti gentili e silenziosi e sorridono, alleluia! Chi più di me felice?
Ma, a causa della infodemia che impazza in tivù - giornalisti, vil razza dannata!- e ci deprimono e ci costringono nell'incubo dei morituri che siamo, che potremmo essere (a chi la tocca la tocca), lo stigma sociale mi castiga, e, se scendo a terra e percorro il vialetto che mi porta in fronte ai bidoni della differenziata, vengo seguito dagli sguardi di malcelata commiserazione dei presenti in giardino che giocano con una stropola di bimba cinguettante perché 'anziano', ahimé e, ca va sans dire, prima vittima designata del maledetto virus nascosto in ogni dove che ci costringe a spruzzare battericidi e candeggina ueberall.
E poco importa se, ravviati i capelli e riportati con maestria nei punti in cui sono scarsi, la mia età biologica scende di un decennio. Siamo la generazione che, prima, affronterà il Grande Viaggio e siamo commiserati in tivù e 'protetti' e vigilatissimi a causa dell'assommarsi osceno delle bare nei posti più improbabili, dato il numero abnorme - e quelli delle imprese funebri, i tragici 'nouveaux riches' di questo scorcio di millennio infame, che non ce la fanno più e, come i medici e gli infermieri, sono la prima linea di questa stra maledetta pandemia che ci ha cancellato le vite e costrette alla prigionia dei domiciliari.
Ma la primavera avanza ostinata e sicura e i fiori già lasciano il posto al verde chiaro delle foglioline e le giornate di sole chiaro e di sicuro tepore dribblano i venti freddi dell'inverno ancora in agguato e, malgrado lo stigma sociale che mi castiga, la sensazione è che ce la posso fare e avrò futuro, speriamo, incrociamo le dita, accendiamo le candeline di rito - e ringraziamo il sole che sorge limpido e giocondo, divinità di fuoco che riscalda la superficie del pianeta da millenni e compie con scientifica semplicità quei miracoli che altri preferiscono vedere nel disegno di una nube fantasiosamente assunta quale 'apparizione della madonna' in quel della piazza san Pietro.
Oh, santo cielo! La pandemia colpisce pesantemente anche i neuroni, temo.

 
 
 

L'araba fenice è dentro di noi.

Post n°2019 pubblicato il 28 Marzo 2022 da fedechiara
 

Dovreste viverla l'esperienza del silenzio nella partitura delle vostre vite. Vi alzate dal letto alle prime luci dell'alba e i soli rumori che udite e che cercate di evitare sono i cigolii delle serramenta dei vostri oscuri che si aprono piano e vi mostrano di fuori la luce soffusa di una nebbia incantata. Le nebbie di primavera hanno l'incanto del bianco su bianco. Il bianco crema dei fiori degli alberi del caco a me di fronte che si delineano sul bianco arioso della nebbia in discioglimento e se ne impregnano, avidi di quell'umidità che manca a questa primavera arida e siccitosa.
E nessun televisore acceso e i queruli telecronisti dallo sguardo spiritato a dirvi che c'è una guerra, da qualche parte nel vasto mondo - si, c'è, lo dovete sapere e dovete prendere fazione, è un maledetto imperativo categorico televisivo - e che corriamo il serio rischio di trovarci ridotti a cenere calda nel cratere di un esplosione termonucleare se non si zittiscono i belligeranti dottor Stranamore di ambe le parti di un mondo mutatosi, improvvisamente, in una immensa e clamante nave dei folli avviata al suo finale naufragio.
Silenzio. Passi felpati e sguardo nuovo, ancora intriso delle fantasie dei sogni, su un mondo che rinasce dalle sue ceneri (è Quaresima, d'altronde, cospargetevi il capo, fratres).
Possiamo farla rinascere noi l'araba fenice (che vi sia ciascun lo dice) e farla involare nell'aria dipinta del fresco bianco primaverile solo che lo si voglia e i televisori restino spenti.
La vostra guerra non interessa più a nessuno, né la pandemia che rinasce (una nuova ondata, dicono i telecronisti dallo sguardo spiritato).
Il mondo rinasce dentro di noi, gli diamo forma di nuova umanità silenziosa, siamo dèi noi stessi, incrociamo le gambe e sguardo fisso di là dell'orizzonte umano e le mani poggiate à revers nella posizione del loto. Auuuuummmm.
Tempo, spazio, curvatura dello spazio tempo, tutto dentro e fuori di noi, inizia il viaggio.
E non chiedetemi che cosa mi sono fumato.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante monumento e natura



 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963