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Messaggi del 04/06/2023

Guerra e pace. Atto terzo.

Post n°2617 pubblicato il 04 Giugno 2023 da fedechiara
 

Guerra e pace. Atto terzo.

Ci fu un tempo in cui fare la guerra, dichiararla o subirla, era considerata normale iattura della storia umana – e i generali si occupavano di 'farla bene', con i necessari armamenti e la giusta quantità di carne da cannone di fresca leva da mandare all'assalto delle trincee nemiche, e i politici tracciavano le linee di spartizione a seconda dei risultati finali di quegli assalti e le vittorie; e i contadini erano rassegnati a subire gli espropri e i furti di bestiame e del raccolto da parte dei militari dell'esercito invasore incaricati dei vettovagliamenti in aree di occupazione e le donne gli stupri, considerate dai soldati di entrambi i fronti quali prede di guerra.
Fino a tutto il 'secolo breve' delle due 'guerre mondiali' una via l'altra, quasi senza soluzione di continuità.
Da quel momento tutto sembrava essere cambiato nella coscienza dei contemporanei e nostra, dei presenti e vivi. Il Grande Macello delle due guerre e gli esodi conseguenti alle spartizioni e le macerie delle città e dei paesi (e l'epidemia di 'Spagnola' che più ne uccise come le pesti d'antan) sembrava avere avuto un esito definitivo nelle coscienze di ognuno e tutti di 'mai più guerre', mai più massacri di popoli e genti, mai più bombe su Dresda (200.000 morti civili in tre giorni di bombardamenti https://it.wikipedia.org/wiki/Bombardamento_di_Dresda), mai più il forno crematorio a cielo aperto di Hiroshima e Nagasaki.
Al punto che un esimio professore e scrittore di successo ratificò in un suo libro recente (A. Baricco 'The Game') lo iato con il passato della storica postura militare permanente 'corazza, spadone, cavallo' e la disse obsoleta, finita, definitivamente passata per lasciar posto alla giocosa e più confortevole postura pacifista post moderna de: 'sedia, computer, tastiera'.
E gli stolidi cultori dei confini e delle frontiere furono mandati al macero della Storia, indicati quali ridicoli 'nazionalisti' e 'sovranisti' assassini di fronte al trionfo delle 'magnifiche sorti e progressive' di computer globalisti che quelle frontiere azzeravano e le dicevano stupide sopravvivenze di un passato tutto da cancellare con la necessaria ignominia.
Poi, un giorno di questi, scoprimmo che i confini esistono ancora e sono ben duri a morire – e che un paese di nome Ucraina, alla frontiera con la Russia, combatteva una sua maledetta guerra nazionalista e 'Azov' contro i suoi stessi cittadini russofoni sui confini del Donbass e di altri 'oblast' di confine e ne uccideva a migliaia. Il resto è cronaca che leggiamo sui giornali e ce ne dà conto (male e faziosamente) la tivù di regime.
E lo stupore che proviamo nel ricorrere di quest'altra guerra che prelude alla Finale Termonucleare di un rivolgimento geo strategico del potere militare tra est e ovest del mondo (la Cina e la questione di Taiwan) è relativo all'idea che ci eravamo fatti un po' tutti (professori esimi e scrittori inclusi) e sembrava consolidata nelle nostre menti di 'mai più guerre mondiali' in un'epoca che sembrava guidata o, quantomeno, bilanciata dall'Organizzazione Mondiale delle Nazioni Unite.
Tutto rovesciato, invece, tutto a gambe all'aria, contrordine compagni e vecchi pacifisti aggregati, à la guerre comme à la guerre - e l'Occidente è agguerrito come non mai e bombarolo e suicida al punto da sfidare la potenza nucleare russa e non ha paura di entrare in guerra diretta con il nemico storico fornendo armamenti pesanti all'Ucraina fino al punto di non ritorno.
Attendiamo, da Torino, in un nuovo libro, la ridefinizione delle posture post moderne. Quale postura nuova dopo la ridevole (e un filo ridicola) 'sedia, computer, tastiera'?
Ai posteri la interessante lettura e la verifica.

 
 
 
 
 

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