La follia delle donne
Non v'è in bosco pastorella / che non creda d'esser bella, / anzi ognuna giurerai / che l'uguale non vi sia./ Di sé altera va la bionda,/ vuol che ogn'altra si nasconda:/ tener crede incatenati / tutti i cor nei crin dorati./ Col crin nero un'altra al fonte / a specchiarsi vien la fronte, / e in quel nero crede poi / che Amor tenda i lacci suoi./ Vuol la grande e ben cresciuta / la più bella esser tenuta / perché a lei su l'altre pare / ritta in piè poter regnare./ Vuol la picciola in opposto / fra le belle il primo posto, / e in compenso dell'altezza / fa giocar la gentilezza./ Vien la bella ben nutrita, / larga in busto e stretta in vita, / e si stima quella sola / che per gli occhi il cor consola./ La magretta se ne ride / ed in suo favor decide, / ché si crede un picciol fusto / tutta grazia e tutto gusto./ Vuol la ninfa dottoressa
adorata essere anch'essa, / vuol di sé perché ha studiato, / tutto il mondo innamorato./ Baldanzosa l'ignorante / pompa fa del bel sembiante./ Vien la bella che si vanta / d'esser bella oltre i quaranta,
e ancor vuole e ancora crede / tutti i cuori far sue prede./ Ma una bella in fresca età / viene e / rida: / e in virtù d'anni diciotto / ai quaranta dà cappotto. / Ogni bianca senz'aiuto
di sospiri vuol tributo, / vuol col vivo suo candore / fra le belle il primo onore./ Ma superba vien la bruna, / né vuol cedere ad alcuna, / piena il cor d'ardite voglie, / perché il bruno il bel non coglie.
Carlo Innocenzo Frugoni
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il 19/07/2009 alle 23:55
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il 31/10/2008 alle 13:20
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