Sarà detto, Signore, che con le spighe d’oro ella avrà visto cadere la sua fronte, dove l’aureola che di anno in anno impallidisce sfavillava ancora! Che prima di sera la mano ha chiuso la sua corolla!
Sarà detto che un giorno, geloso della sua beltà, tu lanciasti sul suo letto l’arcangelo dall’ala nera! Che tu spezzassi la sua coppa prima che ella vi potesse bere: che ella aveva diciassette anni, che ella ha l’eternità!
Sarà detto – sventura! – che, fiorita sotto la tua serra la culla, fragile speranza, fu la sua bara un giorno, senza avere veduto nell’ombra vagare un nome d’amore! Sarà detto che disonorato tu custodisci il tuo tuono!
No! – la rosa che nasce su una treccia bionda al ballo, quando il cuore sogna, e l’orizzonte è bello, non deve sfiorire domani in una tomba! Che la tua rugiada, dal cielo, e non di pianti, l’inondi!
No! – la mia Harriet sorride allorché i canti alati, che la sera al suo cuore mormora con la brezza sussurrano: amore... speranza... e mille parole velate! No! – la sua guancia è di fiamma e il suo seno si gonfia!
Il suo sguardo da una stella ha preso la scintilla, che brilla, astro della sera, su un modo di azzurro la cui stanchezza sola, sfiorandola con l’ala, ha, fino all’altra aurora, circondato il suo occhio puro!
Madre, dormi! Inumidito l’occhio non conta le ore... – perché la tua fanciulla ti fa curvare il ginocchio un celeste riflesso splende sulla tua fronte, tu piangi... – chissà? Forse un angelo può smarrirsi tra noi.
Può... ma, o Signore, perché io che consolo sento sotto la palpebra una lacrima scivolare? Adorni la sua fronte affinché essa dilegui? Depone ella qui ciò che vi deve lasciare?
Il tuo giglio prende l’oro del cielo prima che tu lo colga! Sì, il corpo giorno per giorno vede fuggire nella sua estate ciò che ha di mortale, come un albero le sue foglie! Si diviene un fanciullo per l’immortalità!
Ciascun tocco di orologio è un addio funebre! O lutto! Giorno verrà che sarà il suo rintocco! Ora per ora scivola un passo nelle tenebre: è il piede della morte, che non indietreggia mai!
Quando l’occhio sognante vede, nell’azzurro che indora, alzarsi il sole dietro una montagna nevosa, il suo cuore batte: ella è triste, e grida in lacrime ai cieli ieri, ieri, ieri, restituitemi la sua aurora
Ieri! – ieri! È ben lontano! Il tempo ha soffiato sulla sua vela... no! Ieri a questo giorno è congiunto solo per la caduta di una stella!
Ieri! Spettro che noi preghiamo in ginocchio, - e di cui ridiamo! Astro che nella notte immensa si spegne, cupo di ricordo, esso, che brillava tanto di speranza! – ieri non può ritornare!
Ieri, il fiore pallido!... ieri, la roccia tetra che, gigante, si alzava, e che ha corroso il flutto! Ieri, un sole morto! Una gloria nell’ombra! Ieri!... che fu mia vita, ed è solo una parola!...
Oh! Male traditore e crudo!... la vergine si fa angelo per abbagliare i nostri occhi, prima di andare a Dio! Noi vogliamo ammirarla, - amarla!... un’ala terribile sotto i nostri baci imbianchisce – poi un giorno dice addio!
Sua madre nel suo lenzuolo vorrà dormire con lei – "sua madre, essa non è, caduta un giorno dal cielo!" – ma una donna infine le diede la sua mammella, la cullò lunghe sere, la benedisse a Natale!
Ma le sorelle, ogni giorno, la vedono lasciare la terra! Le tre sorelle che la sua testa – come una spiga d’oro regna sulla messe – domina nella preghiera! "sua sorella è l’angelo, al cielo prende il volo."
Ma i suoi fratelli che crescono non vedendo più nell’ombra della cameretta infantile brillare il suo bianco bagliore, domanderanno la sera al loro padre, fronte triste, nel pianto solo ridenti: " dov’è dunque nostra sorella?"
E i poveri diranno: "ecco l’inverno che ghiaccia!..." i fiori canteranno sotto la brezza: "Dies Irae" giorno di collera... eh! No! Per Dio senza pianti trascorre! – e io, io maledirò!
Dio, il tuo piacere geloso è di spezzare i cuori! Batti con i tuoi venti il flutto dove ti specchi! Oh, per fare, Signore, uno solo dei tuoi sorrisi quanti ne occorrono dunque dei nostri pianti!
Lo so è un po' lunghetta ma non ce l'ho fatta a tagliarla! non l'ho messa in versi perché in definitiva si legge meglio scorrevolmente, senza interruzioni, tant'è che i versi ccomunque sarebbero rimati in francese, in italiano no, così è un'altra cosa... fatemi sapere che ne pensate!
ciao ciao R.M.
Inviato da: minsterr999
il 25/03/2009 alle 07:10
Inviato da: volandfarm
il 24/03/2009 alle 20:55
Inviato da: volandfarm
il 24/03/2009 alle 15:03
Inviato da: volandfarm
il 24/03/2009 alle 14:38
Inviato da: volandfarm
il 24/03/2009 alle 14:17