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Un blog creato da non_muoverti il 30/10/2011

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Messaggi del 31/10/2011

Déją vu

Post n°3 pubblicato il 31 Ottobre 2011 da non_muoverti

 

Mi toglievo la cinta dalla vita, mi denudavo i piedi dai leggeri sandali, gettavo lontano la colorata gonna, di seta, scioglievo i capelli dal nastro che li stringeva scrollandoli sulle spalle, come piaceva a te. Mi veniva la pelle d’oca e tu ridevi. Stavamo così vicini da non riuscire a vederci, rapiti entrambi da quel rituale improrogabile, circondati dal caldo odore che, insieme, emanavamo. Mi schiudevo il passaggio per le tue vie, le mie mani attorno al tuo collo proteso e le tue impazienti. Ti sottraevi, mi percorrevi, mi scalavi, mi circondavi con le tue gambe indomabili, mi sussurravi infinite volte vieni con la bocca sulla mia. Nel culmine estremo brillavamo di un fulgore di totale solitudine, ognuno perduto nel proprio abisso infuocato, ma immediatamente risorgevamo di là dal fuoco per scoprirci abbracciati nel disordine di lenzuola stropicciate. Mi scostavi i capelli per guardarmi negli occhi. Delle volte ti sdraiavi accanto a me dicendomi ‘’vieni più vicino’’ nel silenzio del giorno che appena iniziava.

 
 
 

Tutti Gił Per Terra

Post n°2 pubblicato il 31 Ottobre 2011 da non_muoverti

 

Non esigere oltre quello che posso offrire e non offrire oltre quello che merito. c’est l’équilibre de la vie un passo oltre , una nota sbagliata e l’ordine diviene caos

Tutti i giorni iniziamo la giornata pieni di sentimenti e buone intenzioni in realtà non ci importa di ascoltare e forse nemmeno di essere ascoltati, ma poter dire in ogni modo la nostra e squarciare il fondo di un sacco già colmo.

La pretesa, poi è di chiamare tutto ciò dialogo, noi porgiamo il ramoscello d’ulivo in missione di pace e se ci scappa la ferita o il morto, nessuno ci può attribuire la responsabilità, sono gli altri che non comprendono , che non sanno spiegarsi, che ci fraintendono. La nostra coscienza viene usata ogni tanto, al cambio di stagione, giusto per lavarla e poter dire che è pulita ben riposta nel cassetto, non si sa mai dovesse servire per qualche occasione. Siamo esperti nel mestiere di girare i pollici , scegliere le uova più fresche , cadere in piedi, rigirare la frittata sempre in maniera da poter affermare di valere più degli altri, di conoscere più degli altri, di comprendere e dibattere meglio degli altri. Abbiamo bisogno di sentirci comprovati, leali , virtuosi e se anche, errore ci fu, di sicuro era il male minore…

È un rischio che si corre nel mestiere che impariamo fin da bambini

Attaccare per non esserlo a nostra volta

È il mestiere della guerra

Le nostre armi sono, il disprezzo, la derisione, l’arroganza, la strumentalizzazione di ogni umana debolezza

Così il pregiudizio si trasforma in proverbio e l’opportunità che fa di un uomo un lestofante e come una sorta di anestetico che da sollievo a pensieri necrotici e così la domanda, muore, cade inerme, senza risposta

In qualche mercatino trovi sempre chi ti spenna con il gioco delle tre carte, si tratta di furbizia e ti ripuliscono le tasche, sarebbe il caso di indietreggiare senza sentirsi codardi, ma l’ingordigia si fa beffe del buonsenso, gonfiando le vele dell’orgoglio,

per questo chiamiamo mare anche il fango in cui siamo caduti per non ammettere che abbiamo fallito

Il valore di un uomo non si misura in base ai suoi fallimenti, ma dalla sua capacità di rimettersi in piedi, da cosa ha imparato nel cadere e nel rialzarsi, da ciò che è in grado di dare pur avendo perso tutto. Ma anche nel donare siamo inclini alla guerra perché vogliamo ad ogni costo farci accettare ed anche prendere o lasciare, per quello che siamo e farci sfiorare appena senza aggiunte ne sottrazioni

Non un attimo di riflessione, non un attimo di incertezza: è più facile che un pachiderma attraversi la cruna dell’ago che un dubbio attraversi una mente arrogante. Se anche ogni prova ci dimostrasse il nostro errore, preferiremmo, preferiremmo metterne in dubbio l’esattezza anziché che tollerare l’ occasione per un cambio di rotta ,

perché cambiare ha un costo che solamente l’umiltà può sostenere

 
 
 
 
 
 
 

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