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IL SOGNO DI UN ALTRO

Post n°14 pubblicato il 26 Aprile 2010 da olimpia_80
 

sogno 

Non mi limito più a fare i miei di sogni,he già,ora faccio anche quelli di qualcun altro.Uno in particolare però,mica un tizio qualunque.Dev’essere qualcuno a cui non và di dormire la notte e così tocca a me fare i suoi sogni.Oppure, forse, soffre di insonnia (oh… povero)e mi becco pure i suoi incubi.

Non so quanto ci sia in quei sogni della sua vita reale e quanto dell’ immaginazione,ma penso che se magari ha ragione chi dice “la curiosità è femmina”, in ogni caso , il voyeurismo (femminile o meno) dovrebbe essere noto almeno a chi lo pratica ( affermazione inutile e poco chiara : se tornando punto e daccapo non capite lo stesso quanto ho scritto ,tornate punto e daccapo, a capire quanto ho scritto punto e daccapo ,a capo del punto,punto).

Per fortuna mi è rimasto anche qualcuno dei miei sogni,quelli veramente miei intendo,ed ora ve ne racconto uno.

C’era un pianeta sul quale mi svegliavo ora ,con i capelli tutti all’aria.Avevo dormito in terra?I miei vestiti erano come quelli di un naufrago,anche la faccia era come quella di un naufrago (al femminile).Dopo due giorni i miei vestiti li avevo smessi e me ne andavo in giro per il pianeta come mamma m’ha fatta.Avrei anche potuto optare per lavarli ,i vestiti,ma l’acqua era così scarsa che preferivo usare la fonte per bere.Per l’acqua rimanente avrei potuto costruire una diga ed incanalarla in un posto sicuro,ma da piccola avevo preferito giocare con i fili d’erba anziché a costruire una diga con i miei amichetti…perciò ora non sapevo come fare.I giorni erano caldi e soprattutto “solari”,come quelle persone che diciamo d’essere se ce lo domandano.Io pensavo che fosse estate e che poi ci sarebbe stato il solstizio di chissà che cosa e poi l’inverno…l’unica cosa sicura era che c’erano molteplici soli e tramonti.

Ora continuo a raccontarvi la stessa storia ma usando i verbi coniugati al presente,perché mi sono seccata di usare quelli al passato.

Con un megafono o qualcosa del genere ,un astronave mi comunica il suo atterraggio sul pianeta ,che avverrà entro poche ore .Io ho tutto il tempo di lavare i miei vestiti e asciugarli al sole estivo (uno dei quattro) ,e di prepararmi psicologicamente all’arrivo dei coloni.Loro sono in tre e mi chiedono in quanti siamo sul pianeta ,ma io le zittisco perché se no mi spaventano gli animali che vado cacciando. Le tre ,emozionantissime all’idea di assistere ad una battuta di caccia mi seguono come un’ombra…ma zitte zitte come ho intimato loro di fare.

La prima dice sottovoce che c’è un animale nascosto,lì,proprio lì,dietro quella roccia che sembra una roccia.

Un altra dice:- “E’ un coniglio!L’ho visto!E’fuggito di là!”

La battuta di caccia è lunga e faticosa .Tutte dicono di veder qualcosa,però non c’è proprio niente ,ma questo lo so soltanto io.Siamo tutte stanche e per forza di cose …vuoi una battuta di caccia andata male o vuoi che ho l’aspetto di una che non mangia da mesi…e si sentono obbligate ad invitarmi a pranzo sulla loro astronave .

 
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