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Franceschini apre la corsa per la segreteria del Pd

Post n°114 pubblicato il 24 Giugno 2009 da npacampania

Dario Franceschini è pronto a giocare fino in fondo la sua partita, non ha nessuna intenzione di farsi da parte. Se ancora c'erano bubbi, il video nel quale annuncia la sua candidatura alla segreteria del partito per il congresso di ottobre, scioglie ogni incertezza.
«Sono stato chiamato in un momento difficile», ricorda e «volevo poi passare il testimone alle nuove generazioni», ma «ho visto riemergere molti degli errori compiuti: il protagonismo, la litigiosità» e ora «non mi sento di deludere» quelle persone alle quali avevo detto che «quella stagione era alle spalle».

Franceschini non vuole lasciare che «il Pd torni indietro». E così spiega la sua decisione in uno speech di sei minuti nel quale riprende molti dei concetti chiave che Walter Veltroni utilizzò al Lingotto: il merito come elemento selettivo, il patto generazionale, la necessità di riforme strutturali per il Paese, la green economy come sfida essenziale per il futuro. Sottolinea con forza il tema del rapporto con il territorio, cavallo di battaglia del suo diretto concorrente Pier Luigi Bersani e promette «un partito rinnovato e aperto, radicato nei suoi circoli, in ogni comune e in ogni quartiere». Non ci sarà «nessun accordo, nessun patto, nessuna garanzia per nessuno», avverte «la mia proposta sarà offerta direttamente alla base». La squadra, precisa, sarà composta da «donne e uomini cresciuti nella militanza e nel buon governo, sul territorio, persone dell'associazionismo e del mondo produttivo, fuori da ogni vecchio schema e da ogni superata appartenenza».

Chiari i riferimenti all'altro leader in corsa, Pier Luigi Bersani, quando spiega di non voler «riconsegnare il partito a quelli che c'erano prima di me» e quando parla di «vecchi schemi, superate apparteneze». L'ex ministro, che ha lanciato la sua candidatura attraverso Pdnetwork, non commenta, ma rilancia: «il primo luglio (giornata fissata per l'iniziativa pubblica nella quale lancerà la sua piattaforma) comincio a parlare di politica. Ci sarà qualche centinaia di persone. Ho mandato inviti alla nuova generazione già in campo: amministratori, segretari di circoli, parlamentari».

Come si elegge il segretario del Pd
Il segretario viene eletto in due fasi, con modalità che sono contenute nello statuto.
Per scegliere il leader vengono indette le primarie a cui possono partecipare tutti i simpatizzanti e non solo gli iscritti. Sono gli iscritti che selezionano tra i candidati alla segreteria i primi tre da portare alle primarie, nelle quali votano tutti i cittadini.

La selezione dei candidati
Possano candidarsi alla segreteria e sottoscrivere le candidature solo gli iscritti al partito (quest'anno il termine scade il 20 luglio). Per essere ammesse, le candidature a segretario devono essere sostenute da almeno il 10% dei componenti dell'Assemblea nazionale uscente (quest'anno composta da 2.850 persone) o da un numero di iscritti compreso tra 1.500 e 2.000, distribuiti in non meno di cinque regioni.
I candidati devono presentare una piattaforma politico-programmatica.
Segue la fase della discussione e delle votazioni su piattaforme e candidati nei Circoli, che eleggono i delegati per quella che lo Statuto definisce la Convenzione nazionale (quello che nei vecchi partiti era il Congresso). Risultano ammessi alla seconda fase, cioè alle primarie, i tre candidati che abbiano ricevuto maggiori consensi, purchè abbiano ottenuto almeno il 5% dei voti e, in ogni caso, tutti quelli che abbiano ottenuto almeno il 15% dei voti (e la medesima percentuale in almeno cinque regioni). A questo punto la parola passa a tutti i simpatizzanti che eleggeranno il segretario alle primarie, probabilmente il 25 ottobre.

Il collegamento con le liste
Lo statuto prevede che «le candidature a segretario nazionale vengono presentate in collegamento con liste di candidati a componente dell'Assemblea nazionale». Sarà il Regolamento, che dovrà approvare la Direzione di venerdì, a stabilire se il candidato è collegabile ad una sola lista o a più liste. La prima soluzione spinge i big che vogliono pesare la propria forza a candidarsi in proprio, la seconda ad appoggiare le candidature esistenti con proprie liste. Così avvenne nel 2007, quando Veltroni era sostenuto da tre diverse liste

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Data di creazione: 24/11/2008
 

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