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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 27 Novembre 2008 da npacampania

giovedì 23 ottobre 2008

“Gelmini-Tremonti, ministro unico!”
In questa frase, ripresa da uno degli striscioni apparso in una delle tante manifestazioni organizzate in tutto il paese, si condensa il senso di quella che questo governo sta contrabbandando come una riforma del sistema scolastico.
Facciamo davvero molta fatica a capire dove siano nascoste le riforme, sommerse come sono da una marea di tagli. Anche quel poco che riesce ad emergere non solo non ci convince, ma ci preoccupa enormemente. La riesumazione dei grembiulini e del voto in condotta (per altro mai scomparso), hanno solamente il malcelato compito di distrarre l'opinione pubblica dai veri obiettivi che si prefiggono il fine ultimo di far quadrare i conti del ministro Tremonti. La scuola pubblica, secondo queste scelte che sono solamente di carattere contabile e lontane anni luce dalle vere esigenze della didattica, deve essere immolata e con essa, sacrificati sull'altare del bilancio, migliaia di lavoratori che ogni giorno vi prestano servizio. Le cifre parlano chiaro e vengono snocciolate con fredda arroganza come un atto inderogabile di risanamento. La vita, il futuro e la dignità di migliaia di persone viene calpestato senza ritegno anche con l'ausilio dei mezzi di informazione che fomentano una odiosa campagna diffamatoria contro tutto ciò che è pubblico, dipingendo questi settori come un ricettacolo di fannulloni assetati di denari.
Di contro, si assiste ad un sistematico elogio del privato, presentato come una specie di Eden dove tutto funziona, i costi si abbassano, il servizio migliora e dove tutto è lindo e pulito. Questo modo di pensare non tralascia la scuola pubblica che viene vergognosamente denigrata e presentata come uno scatolone pieno di nullafacenti e di studenti ignoranti e non si perde occasione di screditarla anche se gli studi OCSE dimostrano che la scuola primaria italiana è ai massimi livelli europei per quanto riguarda gli standard di qualità. Pochissimi fino ad ora, si sono preoccupati di domandarsi e domandare perchè tra i tanti tagli, non ne figurano a carico delle scuole private e confessionali che invece, da anni, continuano a beneficiare di incostituzionali elargizioni di pubblico denaro ignorando (o facendo finta di farlo) che tutte le rilevazioni le pongono a livelli bassissimi di qualità.
Tutti i paesi occidentali, soprattutto in questo periodo di crisi economica e finanziaria, hanno capito che è indispensabile investire sulla formazione e sulla ricerca per cercare di combattere e vincere le sfide che l'economia globale ci costringe ad affrontare. In Italia invece si è deciso che la strada da percorrere è proprio quelle contraria e cioè ridurre i fondi, cosa che porterebbe, secondo queste geniali menti, ad un miglioramento del servizio. Io non so esattamente se il ministro Gelmini, prima di diventare tale (proprio in funzione dei suoi innumerevoli ed incontestabili meriti) abitasse nel Paese delle Meraviglie, ma mi sento di affermare con assoluta tranquillità che in nessun paese di questo triste ed infelice mondo ciò si verifica!
Noi neoazionisti, ci vogliamo schierare a difesa della scuola pubblica che riteniamo uno strumento indispensabile per la formazione e la cultura dei cittadini. Riteniamo che la cultura sia un patrimonio collettivo che lo stato non può esimersi dal valorizzare con tutti i mezzi a disposizione e ci rifiutiamo di considerarla una fonte di speculazione e guadagno. L'istruzione è un diritto di tutti i cittadini italiani; questo è scritto a chiare lettere nella nostra Carta Costituzionale e per questo motivo ci batteremo contro chiunque tenti di limitare questo principio e cerchi di ridurlo ed inquadrarlo come un semplice problema o voce di bilancio.
Siamo piacevolmente sorpresi dalle innumerevoli iniziative di protesta che spontaneamente stanno nascendo in questi giorni e che vedono fianco a fianco insegnanti, studenti, famiglie e tutto il personale della scuola in difesa di questa fondamentale istituzione. Faremo tutto ciò che ci è possibile per sensibilizzare l'opinione pubblica, abilmente strumentalizzata dal governo, per renderla consapevole che tagliare la scuola non significa solo lasciare sulla strada centinaia di migliaia di lavoratori, ma affondare il coltello nel cuore del futuro della nostra società.
Si possono razionalizzare le spese, certo, ma è necessario farlo in modo corretto e ragionato senza infierire in modo così brutale e generalizzato; senza usare la prepotenza e l'arroganza così presenti nei metodi di questo esecutivo. Vogliamo una scuola che funzioni e che sia il volano di un innalzamento culturale omogeneo tra la popolazione italiana e non ci rassegnamo, come farebbe piacere ad alcuni, a cedere questo importante compito alle televisioni.
Come N.P.A. saremo al fianco degli insegnanti, degli studenti e dei lavoratori della scuola, cercando di dare voce a quanti, come noi, si oppongono a questo scempio.

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 29/11/08 alle 19:35 via WEB
A Roma c'ero anch'io.....come insegnante.... come sindacalista.....come madre....come donna.....come cittadina italiana.....offesa, frustrata, denigrata troppo spesso dai mass media in quanto fannullona, lavoratrice "Part time", così come ci ha definito il ministro Brunetta. Le parole riportate da la Repubblica e attribuite al Ministro, secondo il quale gli insegnanti italiani lavorano poco, non sono aggiornati, sono abusivi della cattedra non avendo dato concorsi e ricevono in busta paga più di quello che meritano non ci vedono per nulla d’accordo. Ministro, mi dispiace smentirla: la maggioranza dei docenti italiani fa molto di più di quello che una politica miope talvolta loro riconosce. Posso documentare esempi diffusi di dedizione al compito di istruire ed educare i giovani che va ben oltre le ore della lezione in classe. D’altra parte sono anni che i docenti chiedono il riconoscimento della carriera del docente, la riqualificazione periodica della categoria mediante una prassi consolidata e riconosciuta di formazione e autoaggiornamento, un sistema diverso di reclutamento che faccia dell’insegnante un vero (libero) professionista. Se c’è qualcosa che non va è il ripetersi costante dei luoghi comuni sulla scuola e su chi la fa, segno dell’incapacità di capite e leggere quello che veramente succede “entre le murs”.
 
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