Creato da Nues.s il 11/09/2009

N u a g e s

Vanno, vengono. Sostano lasciandoci il ricordo

 

 

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Post n°286 pubblicato il 14 Dicembre 2010 da Nues.s
 
Tag: Penso

 

 

 

Non sempre.

Ma qualche volta mi chiedo del come possa esser nato nell'uomo il cieco terrore superstizioso che a volte, sembra davvero assurdo.

Essere superstiziosi.

Ancora.

Forse (no, sicuramente) la ragione è da ricercare addirittura nella piccola preistoria e nella storia piu' antica.

 E nelle paure legate ad esperienze spaventose, vissute nelle caverne e nei tuguri dai nostri avi a causa di animali rapaci e specialmente di uccelli notturni.

 

 

Quante volte nel buio della notte i primi uomini dovettero difendere figli e se' stessi dagli uccelli rapaci. Con quanta ansia su quel far della sera, richiamavano trepidanti i loro piccoli perchè non si allontanassero.

Ecco.

E' da lì che nascevano le favole in cui gli uccelli pericolosi, assumevano forme umane di donne cattive: le streghe, appunto.

L'idea, quindi... nacque da un'epoca remotissima.

 Percorse il Tempo con le favole anche quando il pericolo dei rapaci finì, perchè invece si continuo' a pensare ad essi, in tutto cio' che di orrendo, avveniva.

Gia'. 

In effetti, cosa c'è di piu' spaventoso delle malattie improvvise. O delle convulsioni dei bambini, del loro diventar bluastri. O il restare paralizzati. Cosa.

 

. . .

 

Ma. . .

ma si combattesse l'ignoranza togliendola, spazzandola via quella paura.

 Insegnare a dominare con la ragione quei mostri spaventosi che parlano ancora piu' o meno, nel nostro subcosciente.

Considerando tutto questo, le superstizioni sembrano quindi figlie di creature primitive.

Da considerarsi soprattutto 'innocenti vittime del buio' e di alcuni ambienti.

A dispetto dello Spazio.

E del Tempo.

 

. . .

 

 

 

 

Van Gogh

- Campo di grani con corvi -

.

 

 

 
Rispondi al commento:
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 14/12/10 alle 15:52 via WEB
Inizio con il celebre aforisma: io non sono superstizioso perchè porta sfortuna… però fa bene ragionarci su. È vero che la conoscenza spazza via una serie di comportamenti apotropaici, ma la superstizione nasce da una paura incolmabile, quella della imponderabilità del futuro. Se fossimo coscienti degli avvenimenti a venire saremmo schiavi di uno schema prestabilito, d’altro canto il dubbio incognito dell’attimo che verrà richiede un rito consolatorio al quale a volte, come marinaio, non mi sottraggo. Per chi ama davvero le stelle del cielo l’oroscopo si rivela un mito sepolto dalla storia, oltre tutto le costellazioni hanno cambiato di posto nei millenni che si sono snocciolati dalla sua ideazione originale, eppure anche sui nostri profili campeggia beatamente il segno che per tradizione illuminerebbe il nostro destino. Io che guardo spesso al Cielo mi sento ripetere da più parti che ogni religione è una superstizione. Dentro la libertà che spetta ad una persona, ciascuno è padrone del proprio sentire. Posso rispondere solo che quella che molti vedono una superstizione io la vivo come una strada che migliora il mio oggi ed il mio presente. Se qualcuno mi immagina superstizioso perché invoco un aiuto che non ha voce umana e non ha figura materiale, sono pronto a confessare candidamente che per vivere non basta solo la materia, ci vuole anche lo spirito.
Si avvicina un venerdì 17, con tutto l’amore per quelll’invenzione speciale dei numeri non capisco come mai i primi 13 e 17 siano all’indice mentre il 19 sopravviva nella tranquillità. Il povero 17 è per tradizione pitagorica numero nefasto (prima ancora delle leggende sul VIXI latino) in quanto compreso tra 16 e 18, gli unici numeri che rappresentano contemporaneamente la superficie e il perimetro di uno stesso quadrilatero: un quadrato di lato 4 o un rettangolo di lato 3x6. Tanto basta perché la smorfia napoletana lo associ alla disgrazia. Ma questo lo sanno bene le streghe ed anche le sirene che in origine erano anche loro pennute.
Così non credo nell’oroscopo, ma a volte mi è capitato di accendere una candela perché il simbolo della fiamma illuminasse le mie incertezze e mi regalasse uno sprone verso pensieri migliori, più nitidi.
Un saluto luminoso.
 
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