QUER FATTACCIO
blog di politica, notizie curiose, amenità varie in ordine più o meno sparso, così come mi vengono nello Zibaldone della mia mente...
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QUELLA CENERE SULLA NOSTRA FRAGILITA'
Post n°44 pubblicato il 19 Aprile 2010 da Quer_fattaccio
Quella cenere sulla nostra fragilità ENELL' ANNO in cui il successore di Pietro verrà trascinato nella polvere delle umane nequizie la cenere coprirà il cielo e fermerà la Terra. Come un' oscura profezia che si autoavvera incombe sul pianeta un flagello che nessuna scienza maggiore o fede minore aveva saputo prevedere. Hanno acceso davanti agli schermi delle nostre menti allarmi di tutti i colori (ricordate i rossi, arancio e gialli della carnevalesca amministrazione Bush?) e di ogni possibile provenienza. Ci hanno detto che il mondo sarebbe stato bloccato da un baco elettronico all' alba del nuovo millennio, l' azzeratore di tutti i possibili futuri. E siamo andati avanti. Hanno attribuito a una gang di straccioni esaltati la capacità di ripetere, elevato al quadrato, il jackpot dell' 11 settembre 2001. E siamo andati avanti. Poi si è acceso un vulcano in Islanda e siamo tutti fermi. Dai Grandi convocati per qualche summit decisivo per i nostri destini ai calciatori del Siena attesi a Catania per sventare la retrocessione in serie B. Sembra la storia della farfalla in Giappone il cui battito d' ali provoca un terremoto in California. Abbiamo continuato a muoverci, a giocare, a farci del bene o del male mentre crollavano le torri, le Borse e tutte le invenzioni del secolo breve, tutte le cattedrali del nulla costruite nel presente desertificato. Oggi ci fermiamo perché è successa una piccola grande cosa semplicemente naturale: un vulcano ha fatto quello che, da sempre e nella ciclicità che appartiene a lui e al tempo (contata nell' indifferenza dei secoli e non nell' impazienza dei giorni), fa e deve fare, ossia svegliarsi, sbadigliare e accendersi. A rendere mefitico e inaccessibile il cielo non sono radiazioni postmoderne come quelle immaginate da schiere di scrittori e sceneggiatori, ma un fenomeno antico e per nulla sofisticato: cenere. Una piaga biblica, non fosse che nessun testo sacro o profano era venuto ad annunciarla. E quindi: genuflettiamoci all' imponderabile, a quel che consessi di scienziati e conclavi di sacerdoti trascurano, gli uni e gli altri perduti in ciò che è comunque virtuale. Intanto il reale va avanti con la sua secolare fatica, ripetendo fenomeni di cui l' amnesia indotta dal frenetico qui e ora ha cancellato traccia, macinando eventi che stanno semplicemente nella natura delle cose e non nell' immateriale delle fantasie. Scienza e opinione pubblica indossano la divisa dei medici egocentrici, la spiegazzata camicia del Dottor House: si interessano prevalentemente dell' anomalia fascinosa, il ghiaccio che si scioglie, l' oceano che si alza. Eppure a modificare il corpo di questo pianeta, la vita che gli scorre sopra, sono in egual misura situazioni ricorrenti come un' influenza invernale quali le eruzioni dei vulcani. Erano stati predisposti interventi di ogni genere contro il baco del millennio, la prevenzione delle manovre di Al Qaeda ha appesantito per chiunque l' idea del viaggio e per chi sta in Afghanistan o in Iraq l' idea dell' esistenza. Niente ci aveva preparati alla cenere e stiamo qui con il naso all' insù ad aspettare che passi. Perché passerà, vero? Qualunque cosa accada siamo disponibili all' interludio, non allo stato permanente, non avendolo mai sperimentato. I bambini si domandano se non esista un super eroe capace di spazzare via la cenere con un soffio.I grandi oscillano indecisi, all' eterno bivio tra un avanzato intervento tecnologico e una preghiera di massa: dio dei cieli, passa l' aspirapolvere. E' affascinante la fragilità del sistema che è stato costruito: satelliti in orbita, fibre ottiche nelle viscere, torri di controllo, catene di comando, interi empori stipati di possibili spiegazioni per ogni causa ed effetto, da quelle che richiedono la comprensione di formule a quelle che impongono sussulti dell' anima, poi ogni cosa si disperde in un mattino di primavera nell' impalpabilità e nell' invincibilità della cenere. Viene quasi voglia di voler bene a questo pianeta e alla specie che lo devasta, ripulirle la faccia e affettuosamente evitare di ricordarle che quella cenere è l' unica sicura profezia a cui siamo destinati. © RIPRODUZIONE RISERVATA - GABRIELE ROMAGNOLI |
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il 04/04/2012 alle 23:37
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