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MORIRE PER RINASCERE
Post n°7 pubblicato il 21 Luglio 2012 da danzan0l3n0t3
Erano le undici di sera e dalle finestre affacciate sulle vie del centro storico spalancate per la calura estiva, uscivano i suoni delle televisioni, i rumori di posate e piatti sparecchiati dalle tavole, chiacchiericci confusi e litigate, ma anche prolungati silenzi . Fuori nel cielo sopra la mia testa bagliori intermittenti preannunciavano l’arrivo di un temporale che per il momento restava ancora celato dietro le pesanti nubi che nascondevano anche la luna. Sembrava un città in attesa del coprifuoco o totalmente occupata a seguire i mondiali di calcio. Per le strette e solitarie vie, qualche coppia di fidanzatini scantonava dietro l’ombra scura di portoni complici del loro desiderio e poco più in là un cane sfuggito al proprio padrone marcava con le sue urine punti prestabiliti. Tutto era avvolto in un meccanismo che scandiva il succedersi di azioni, immagini, rumori, odori senza sorprese, senza strappi ,senza incertezze ,come il ritmico carezzio della debole risacca che là,oltre la piazza, accarezzava i levigati ciottoli della riva, che sospinti alternativamente dall’onda, sembravano voler raccontare ciò che durante il giorno avevano visto accadere intorno a loro. Goccioloni d’acqua ben distanziati l’uno dall’altro inziavano a materializzarsi intorno cosi densi che al loro giungere sui sampietrini della strada si scindevano in altre gocce quasi fossero più mercurio che acqua piovana. Stranamente si faceva strada in me la sensazione di essere in un luogo che pur conosciuto e abituale recasse l’impronta di qualcosa di stonato, di impossibile, di diverso. Solitamente accade il contrario! Certi luoghi o situazioni danno l’impressione di aver già vissuto e vista una certa scena, un certa situazione.Li invece avevo la netta sensazione d’essere uno straniero di avere involontariamente e senza nemmeno accorgermene ,oltrepassato qualche invisibile porta o cancello attraverso i quali avevo varcato la soglia di un altra dimensione che pur quasi identica a quella in cui vivevo, non era però la stessa. Per fugare questi assurdi pensieri mi dissi che tutto quel ribollir di congetture era frutto del caldo o meglio della faticosa giornata trascorsa perché si sa bene che la stanchezza può giocare, anche alle menti più lucide, degli strani scherzi.Per convincermi che quel luogo invece lo conoscevo benissimo e che era sempre lo stesso, volli fare una cosa strana .Tolsi dalla borsa a tracolla il foulard che mettevo sempre al collo quando salivo in moto , me lo posi sugli occhi e dopo essermelo annodato dietro la nuca, iniziai a procedere in avanti . All'improvviso si alzò una brezza sostenuta ma anziché provare un senso di frescura fù come passare dal fresco di un locale climatizzato alla calura esterna. Diedi la colpa di quell’impressione al fatto di essermi bendato e continuai ad avanzare. Sotto il mio piede si materializzò la ben nota ghiaia del parco che con il suo scorrere di sassolino in sassolino, mi accompagnò come il "la" dell’accordatura di uno strumento. Rapidamente i goccioloni sparsi divennero più fitti fino a divenire un’acquazzone estivo ed io sapendo quanto fosse pericoloso restare sotto quelle piante nel bel mezzo di un temporale , mi tolsi il foulard dagli occh, mi tolsi la maglietta e cercai riparo sotto il cornicione del ristorante del lido . -“Ma perché il ristorante anziché essere aperto era chiuso?”-pensai a voce altà –“ Non è martedì’ !” Stavo riflettendo su quella strana situazione quando nell’area antistante, normalmente occupata dagli spazi destinati alle auto, si materializzò una nebbiolina purpurea che divenne sempre più luminosa , quasi che un potente riflettore avesse inquadrato un artista in scena. Lei danzava danzava sulle punte dei piedi in giri armonici di danza ballando sotto le fitte gocce della pioggia .L’acqua rendeva la maglietta e i pantaloncini che indossava di una trasparenza tale che ogni forma dei suoi seni e dei generosi fianchi appariva in tutta la loro armoniosa bellezza e sensualità Sbalordito e ammaliato da quella ipnotica visione seguivo ogni movimento di quella meravigliosa creatura animata da una forza che cancellava ogni domanda,ogni paura, ogni tentativo della razionalità di negare quella stupefacente evidenza.E lei diventava acqua e sole, vento polare e caldo africano , profumo esotico e salsedine marina. Ogni passo di quella danza mostrava la visione dell’Amore che con tanta pazienza aveva creato dal caos il mondo e attraverso le ere i millenni e i secoli, aveva visto l’uomo dibattersi tra l’eterna dualità del bene e del male. Nei giri di danza che si susseguivano sempre più incalzanti lei mi trascinava nella sua orbita,satellite ormai attratto da una irresistibile forza di gravità che mi legava a lei per sempre e lei era la vita che mi aveva generato la madre che mi aveva partorito la donna che si era unita a me nella danza di due anime e di due corpi che la forza dell’amore aveva riunito in una sola identità, dove il me ed il te, l’io ed il tu, non avevano più alcun significato. Adesso era vicina, i suoi occhi dentro ai miei occhi, le sue labbra nelle mie labbra,la sua pelle sulla mia pelle. Le nostre mani ci allacciavano in una comprensione infinita . Mi sussurrò all’orecchio-“ la tua missione continua stai per rinascere in un nuovo corpo; vedi laggiù in quella stanza quell’uomo e quella donna che si amano ?”- “ Sarai il loro figlio”. La mattina seguente il quotidiano locale titolava -_Fulmine nella notte uccide un uomo sulla passeggiata a lago. Pier
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PROTETTO CON
T ra le strade del mondo
O mbre di uomini opachi
R ifiutano il fulgore della luce
D entro hanno neri abissi
I imputridito è il loro cuore
S olo la fiaccola del male
C ontinua a bruciare i
O ra dopo ora nel loro involucro
N ulla resterà di essi se non l’odio
O rmai unica nota che li distingue
I giorni scorrono stanchi delle guerre
V orrebbero che tutto finisse
E cessasse in una esplosione di pace.
N ulla però può fermare la lotta
T ra il bene ed il male che continua
I giorni trascorrono nell’indifferenza
D ella gente che non vuole cambiare
E sugli altari della quotidiana follia
L e vittime di un mondo senza cuore
L ‘ultimo respiro esalano al nulla.
A ncora una volta prego perchè
Q uesta corsa folle senza traguardi
U n giorno possa finalmente cessare
O cclusa da un muro di luce invalicabile
T rafitta dalle stesse lame d’odio
I ntinte dello stesso veleno del male
D a cui ha sempre tratto nuova energia
I n silenzio osservo da questo sperone
A ssiso sulla fredda roccia del tempo
N uovi fermenti di vita farsi strada
A fflatti di bene spazzare le nebbie
M alvagie che ricoprono case e palazzi
L a lotta laggiù continua incessantemente
V edo uomini donne ed eroi del quotidiano
A ffrontare con grande dignità la vita
G uardando avanti uniti da nuova fratellanza
I indietreggiano i lupi affamati di potere
T raditi dalla loro infinita brama di sangue
A’desso una piccola luce brilla ad indicare la via.
Pier
un Giorno ...una Notte
ALAIN VEINSTEIN
INTERVISTA AD ALDA MERINI
Ecco,letta da me .
una poesia di Mario Palmieri
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