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Creato da yogagiogo il 09/03/2010

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sulla piazza a cavallo
il monumento
di fronte l'università
non è lontano il mare
c'è troppo vento
indossi la giacca
ridendo
il molo transennato
ricordo un tempo
non eri tu l'amore
un'altra

 

Du wurdest ein Teil des Ganzen,

mehr wirst du nicht -

doch du bleibst es auch.

In welcher Form auch immer,

da kann über dich hinweg schwimmen,

was will.

Ich bin der ich bin

und jetzt schon nur war,

doch immer sein werde.

Alles klar?

 

Si dice che…

ciò che non uccide fortifica…

ma fortifica cosa?…

il dolore fortifica?…

i dispiaceri fortificano?…

no…ti annientano…

ti distruggono…

ti logorano…

e se hai la forza ti rialzi…

ma non fortificato…

solo cambiato…

con cicatrici che sono sempre lì…

a ricordarti … di quando sei caduto.

 

 

« Song' 'è Napule!...e m...Piazza Trento e Trieste »

Giuseppe Garibaldi

Post n°63 pubblicato il 12 Luglio 2011 da yogagiogo
 


Agli inizi di marzo ha mosso un po’ di coscienze e generato preoccupazione tra qualche opinionista il fatto di un gruppo di teppistelli vicentini che hanno dato fuoco all’immagine di Giuseppe Garibaldi a cui avevano affisso il nomignolo di 
Liberatore degli Immondi.
A parte il fatto che la maggior parte degli italiani del sud,non deliberatamente,contesta l'operato di Garibaldi -nel periodo borbonico
Napoli e tutto il sud ha visto il suo maggior splendore- e in occasione della festa una tantum dell’Unità d’Italia e, come dire, l’atmosfera si andava scaldando.
Si diceva che il popolo non sentiva la cosa, ma evidentemente, almeno in Vicenza, qualcosa sentono, e sentono evidentemente con sentimenti forti;
in effetti era parecchio che non si veniva a sapere di un eroe nazionale arso, vivo o in effigie, per le vie cittadine.
I pochi bravi cittadini che ancora portano una qualche memoria della storia nazionale si sono scandalizzati, gli opinionisti, dicevo, preoccupati.
Io, modestamente né l’una nell’altra cosa.
Perché dovrei ora, solo ora?
Per quel che vale, sono scandalizzato e preoccupato da decenni, da quando ho avuto la deprimente certezza che la mia vita, quella pubblica almeno, era diretta dalla supponenza degli ignoranti e dalla strafottenza dei cretini.
Mi dispiace per Garibaldi, quello sì.
Voglio bene a Garibaldi, gli voglio lo stesso bene, immagino, che gliene hanno voluto alcuni milioni di uomini e di donne che hanno visto in lui “Il Cavaliere dell’Umanità”,
 “Il messia dei popoli oppressi”, per citare qualche lapide affissa in suo onore dalle civiche amministrazioni riconoscenti; o “il padre della Patria, il figlio del popolo, lo spirito di libertà”, per citare invece un singolare catechismo garibaldino in circolazione nelle Romagne.
 Perché, citando invece lo storico Denis Mack Smith, riconosco in lui “il buono assoluto”, quel genere rarissimo di uomo che è quello che dice, che fa quello che è, che dice quello che fa.
Mack Smith è l’ormai anziano caposcuola della storiografia inglese specializzata nella storia risorgimentale italiana.
Sono gli inglesi che ne sanno più di tutti sulla nostra storia moderna, e se ne occupano molto di più di quanto ci se ne occupi noi; gli inglesi ci tengono ad avere uno sguardo lungo sul mondo, noi siamo in difetto anche di uno sguardo su noi medesimi.
Per fortuna Garibaldi non ha fatto soltanto l’Italia, ma un 
sacco di altre cose.
E poi, dire che abbia fatto l’Italia, come avventurosamente si diceva in certi sussidiari di vecchia scuola, è quantomeno ingeneroso.
Lui stesso se ne sarebbe avuto a male, visto che quella volta che si è presentato al regio parlamento d’Italia, ha sbottato: “ Non era questa l’Italia ch’io sognava ”.
Ci è andato al parlamento tra tutti quei signori in redingote, con il suo poncho bianco a disegni indio e il cappello alla calabrese con una piuma di qualche uccellaccio 
piantata su;oltre, naturalmente, alla sua solita camicia rossa, che per altro si tagliava e si cuciva da solo quando aveva un po’ di tempo.
Altro che Che Guevara in cachi e baschetto.
Avendo fatto dell’altro, dicevo, è altrove molto ricordato e ancora molto amato.
Negli Usa, in Uruguay, in Brasile, a quello che so io, si festeggia con grande animazione un “Garibaldi Day”.
Perché ha combattuto per la libertà di quei popoli e quelle nazioni, e quella gente non se lo dimentica.
Mi commuove in particolare il fatto che a New York si festeggi ancora il 37 Reggimento N.Y., che combatté con ardimento nella guerra di secessione con gli abolizionisti.
Quel reggimento è noto negli USA come il “Garibaldi Guard”, ed era formato da volontari italiani, esuli politici del Piemonte, delle Legazioni pontificie, e delle Due Sicilie.
La loro bandiera è ancora conservata nel museo statale, ed è il tricolore, quello tuttora in uso qui da noi, con nella banda bianca il motto mazziniano: Dio e Popolo.
Per il suo comportamento totalmente disinteressato, per il disprezzo per l’ipocrisia, per il suo valore e ardimento, per la sua condotta personale, Giuseppe Garibaldi è considerato un grande eroe - diceva il primo ministro britannico alla sua 
regina, la regina Vittoria, che gli chiedeva un report su quell’uomo che giunto a Londra era stato osannato da centinaia di migliaia di suoi sudditi con un calore che a lei non era mai stato riservato - e per questa ragione, per come si è condotto nelle Americhe e in Italia, è da considerarsi oggi, maestà, l’individuo più potente del mondo.
Per quale ragione un uomo siffatto dovrebbe oggi in Italia godere di una qualche considerazione?
Quell’uomo non potrebbe che spaventarci e umiliarci, e indurci a vergognarci di noi stessi.
No, non è questa l’Italia ch’ei sognava. 
Per quale ragione questa Italia non dovrebbe dargli fuoco e svillaneggiarlo, se ha intenzione di restare ciò che è e godersi il suo sfacelo?

http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2011/03/14/AO6pFfE-garibaldi_brutta_italia.shtml

http://it.wikipedia.org/wiki/Maurizio_Maggiani

http://www.mauriziomaggiani.it/index.php?id=355

 
 
 
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