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Creato da yogagiogo il 09/03/2010

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sulla piazza a cavallo
il monumento
di fronte l'università
non è lontano il mare
c'è troppo vento
indossi la giacca
ridendo
il molo transennato
ricordo un tempo
non eri tu l'amore
un'altra

 

Du wurdest ein Teil des Ganzen,

mehr wirst du nicht -

doch du bleibst es auch.

In welcher Form auch immer,

da kann über dich hinweg schwimmen,

was will.

Ich bin der ich bin

und jetzt schon nur war,

doch immer sein werde.

Alles klar?

 

Si dice che…

ciò che non uccide fortifica…

ma fortifica cosa?…

il dolore fortifica?…

i dispiaceri fortificano?…

no…ti annientano…

ti distruggono…

ti logorano…

e se hai la forza ti rialzi…

ma non fortificato…

solo cambiato…

con cicatrici che sono sempre lì…

a ricordarti … di quando sei caduto.

 

 

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canzone popolare...

Post n°115 pubblicato il 05 Dicembre 2016 da yogagiogo
 
Foto di yogagiogo

… canzone popolare … Siamo ai saluti, ma non siamo alle strette di mano!. Dopo una sconfitta all’avversario che ha perso, all’avversario che fosse stato un combattente onesto ed “onorevole” si tende la mano e si concede l’onore delle armi; all’avversario che avesse utilizzato ogni mezzo ed ogni sorta di doppio gioco e tradimento pur di far vincere il piano a cui si era prestato onde riuscire lì dove altri prima di lui avevano fallito, si spiana, invece, la strada della fuga: lo si lascia fuggire con la coda tra le gambe quasi fosse solo una iena sporca di sangue a fuggire dai leoni stufi delle sue risate. C’è, al mondo, chi davvero assume su di sé le conseguenze di una sconfitta e c’è chi, di fronte ad una decisione arbitrale, raccoglie il pallone dal campo e se lo porta via lasciando nello sconcerto il campo dei giocatori; facendolo in modo, in fondo, coerente con la propria indole infantile, piccata dal diniego di chi si è reso conto che non solo il fallo era evidente, ma era anche intenzionale e maligno. C’è al mondo, dunque, chi avendo raccontato uno “ state sereni “ del tutto falso ed ingannatore, non ne sopporta il ritorno a boumerang, ben sapendo che alla proprio porta presto avrebbero bussato i suicidi per dignità, i giovani senza lavoro, i poveri in crescita, i malati che non riescono più a curarsi, le imprese sull’orlo del fallimento, gli anziani, le madri, i padri e tutti coloro che, lontani anni luce dagli interessi della finanza, hanno visto la propria economia scadere ai livelli di un terzo, di un quarto, di un mondo senza più speranze. Dunque un giuda fugge senza nemmeno il coraggio della ricerca di un ramo di ciliegio. Dunque una pletora di servi, molti dei quali staranno già cercando, dalle undici di sera di un quattro dicembre epocale, la corte di un nuovo padrone. Dunque un esercito di Lanzichenecchi che dopo aver contribuito, con sadico metodo, a schiavizzare il paese alle direttive funeste di una Europa teutonica, ripassa le Alpi della vergogna in cerca di una tana fetida dove nascondersi in attesa di una seconda, poco probabile occasione. Dunque e finalmente un popolo che ritrova la propria compatteza nell’esercizio del voto e, tra fautori dei pro e quelli dei contro, la propria dignità decisionale ed autonoma. Quindi l’Italia; l’Italia liberata, l’Italia dei partigiani, l’Italia dei combattenti, l’Italia dei fratelli che si sono stretti a coorte ed hanno indossato l’elmo di Scipio; l’Italia di coloro che hanno detto basta, tutti: quelli del NO e quelli del SI’; questi ultimi dando il segnale concreto di non voler comunque che fosse mai un capo ed un pensiero unico la fonte decisionale di un destino, ma, sempre e soltanto, un seggio elettorale ed una matita, copiativa o no che fosse, a sentenziare la volontà popolare. Fallì il gran maestro con le sue trame nascoste; fallì Berlusconi, odierno transfuga da un piano sovversivo, fallì un presidente re a credersi un novello napoleone e falli il cavallo di Troia che FECE, ha fatto E FAREBBE SE ANCORA GLIELO SI CONSENTISSE, più danni lui anche al solo concetto di sinistra di quanti mai potrebbe rifarne uno Stalin con i suoi gulag e con la sua Siberia adibita a terra di redenzione; giacché le dittature, tentate o realizzate, son dittature, ovunque si accasino, quale che fosse il colore sotto cui nascondono la propria natura, chiunque fosse a mascherarne il viso sotto la tragica maschera dell’ignominia e della vergogna. Perciò la sinistra; la mia sinistra; quella che ha diritto e dovere di domicilio in ogni parte del mondo; quella che non ha bisogno di essere al governo per incidere e migliorare il modo d’essere di una società moderna; quella che fa della comprensione e della compartecipazione lo scudo del ESSERE; quella che non si accontenterà più del solo APPARIRE AD ORE DEFINITE; quella che riprenderà il proprio ruolo di lotta a risorgere ed a riconfermare DIRITTI E DOVERI del mondo del lavoro, di quello dello studio, della sanità e della giustizia; quella che non si piegherà più ai dettati dello straniero; quella che saprà dire, lottando per ognuno di essi, TUTTI I NO CHE DA OGGI IN POI DOVESSERO ESSERE NECESSARI. Ora tocca a tutti noi continuare a perseverare in quella autocoscienza costante che ci ha portato a questa strabiliante e magnifica vittoria; ciascuno per la sua strada, ciascuno con le sue idee, ciascuno atteso, però, allo scopo comune di far risorgere l’intero paese; dunque a passi di carica secondo dettato di mamma costituzione ricordando per sempre che … “ L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” .

 
 
 
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