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La Stessa storia con due facce (Storia n°1)

Post n°14 pubblicato il 05 Febbraio 2007 da O.k.Computer
Foto di O.k.Computer

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Titolo
Avventure nel castello.

Era un venerdì sera quando trovai il mio amico ** su Skype. Appena mi vide mi chiamò subito per comunicarmi che il giorno seguente sarebbe sceso da ** per venire a trovare la sua ragazza di ** e che avrebbe avuto piacere ad incontrarmi.
Ben lieto della notizia mi sono subito organizzato mentalmente per poterci incontrare tutti insieme e, con l’occasione, li avrei inviati a cena o a pranzo così da potergli far vedere la mia casa della quale gli avevo già raccontato alcuni particolari.
Serie di avvenimenti e preferenze reciproche ci portano ad incontrarci di domenica a pranzo.
La sera precedente (il sabato) eravamo stati a cena io la mia ragazza e altre due coppie di amici tra i quali, una mia amica molto speciale con la quale duramente sono riuscito a ristabilire un rapporto dopo circa un anno di problematiche sulle quali non mi soffermo né dilungo.
Tornati tardi e un po’ ubriachi non abbiamo avuto comunque alcun problema ad alzarci la mattina dopo per preparare sia il pranzo sia il fuoco nel camino, necessario alla cottura delle pietanze.
Abbiamo apparecchiato in salotto, di fronte al focolare acceso.
Un’ottimo pranzetto che è riuscito a sfamare anche il sig **, noto per mangiare quantità di cibo fino all’improbabile.
Ad un tratto, attratti dalla magia del camino acceso, ho sentito la ** che riprendeva il suo ragazzo romagnolo perché aveva fatto un gran casino muovendo il fuoco.
Ha bruciato lo strofinaccio regalatomi dalla mia nonna.
La scena è risultata divertente, non mi sono assolutamente né offeso ne contrariato dal danno provocato. Semplicemente divertito. Mi divertiva che arrancava nel tentare di ributtare i tizzoni che involontariamente ha sparso per il camino all’interno del focolare, mentre non si accorgeva che alcune braci stavano bruciando lo strofinaccio della mia nonna (messo appositamente sull’aggetto del camino a protezione della pietra serena dalle macchie di unto della carne che ci è stata cotta all’interno).
Ok si procede con il caffè. Due chiacchiere e poi, visto la giornata splendida tarda primaverile (cazzo siamo a fine Gennaio!!!), decidiamo di farci un giro.
Una mia amica (non la mia Amica) che nel frattempo era passata da casa nostra, ci consiglia un giretto al castello di S**.
S** è una villa privata, costruita nel 700 e rifinita da un pazzo che l’ha utilizzata per sfogare la sua fantasia in quanto a merletti e forme degli stucchi, alla sagoma dell’edificio e agli interni.
Utilizzata fino agli anni ’80 come sala da cerimonie o roba simile, risulta attualmente abbandonata da decenni.
Il parco che vi ci porta è privato anch’esso ma è frequentato da tutti gli abitanti delle zone limitrofe per le passeggiate domenicali. Giustamente un patrimonio del genere è giusto che torni di pubblico utilizzo. Anche se la legge non garantisce.
Insomma un castello da favola, con forme arabeggianti e colori sgargianti. Niente di autenticamente storico, ma veramente pittoresco per il suo impatto estetico e per la sua dislocazione nel parco disseminato di sequoie secolari.
Così ci facciamo la nostra passeggiata.
Arrivati al castello e apprezzatolo nella sua bellezza particolare, mi viene posta una domanda: ma non c’è un modo per entrare?
Il modo c’è.
Ed io l’ho scoperto il giorno di Santo Stefano. Quest’anno. Anzi l’anno scorso, diciamo.
Sul lato esiste una piccola finestra fatta a forma di termometro con una circonferenza alla base ed una colonnina cilindrica sopra. Come un teschio rovesciato con la mandibola allungata.
Un passaggio stretto ma possibile da varcare per persone non troppo ingombranti e dotate di un minimo di elasticità corporea.
La tecnica per entrare consiste nel far passare la testa e le braccia, ruotare sulla schiena e trascinarsi all’interno della scala a chiocciola contenuta all’interno della finestra per far passare infine le gambe.
Spiegato e visionata la situazione, non faccio in tempo a dir qualcosa che ** stà già provando ad entrare all’interno.
Lo aiuto mentre si incastra nella finestra. E’ entrato.
E’ entrato nel castello che ho sognato di visitare da quando ero quattordicenne.
Come posso trattenermi da eseguire questa effettiva violazione di proprietà privata?
Lui è dentro.
Mi arrampico e mi faccio tirare dentro da **.
Siamo dentro. Non ci credo.
Facciamo entrare anche le nostre due ragazze.
Non ho parole per spiegare la bellezza e il fascino di quello che abbiamo visto nella penombra delle finestre socchiuse del castello: stanze ottagonali, stucchi decorativi su tutti i muri, passaggi nascosti nelle pareti decorate, specchi che sembrano nuove stanze ma che sono soltanto illusioni ottiche. Stanze a tema, soffitti con sculture di specchi. Mille volte più affascinante che all’esterno.
Un’avventura. È stata un’avventura. L’adrenalina ci ha guidato per i corridoi e per l’intricata planimetria dell’edificio.
Non ho altre parole per descrivere.
Poi siamo usciti e all’incrocio della strada ci siamo salutati prendendo ognuno la propria direzione.
Che tipo il **. Non ha esitato ad entrare neanche per un minuto.
Che avventura.
**, **…

 
 
 
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