Creato da: AlessandroDeGerardis il 11/03/2008
La vita e la storia di Alessandro De Gerardis

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LA MIA VITA

Post n°6 pubblicato il 17 Marzo 2008 da AlessandroDeGerardis
Foto di AlessandroDeGerardis

Capitolo VI

La pasticceria

La casa di via Ugo Bassi 9, oltre all'enorme terrazzo, aveva anche un cortile interno dal quale si accedeva a un laboratorio artigianale di pasticceria. Li' feci la conoscenza dei bigne', appena fatti. Divenni in breve la mascotte dei pasticceri, perche' spesso giocavo in quel cortile e molte volte venivo invitato all'interno per assaggiare qualche prelibatezza, mi affascinava quella specie di siringa con cui farcivano di crema e cioccolato le pastarelle e mi inebriava il profumo del locale.

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Ma anche al di fuori c'era qualcosa che mi attirava: la Fiat 500 D Giardiniera bianca che i pasticceri utilizzavano per andare a fare le consegne nei bar della citta'.

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Quando stazionava nel cortile spesso la requisivo e rimanevo al suo interno anche per ore, fingendo di guidarla; anch'essa profumava di crema e cioccolato e al suo interno mi sentivo un pasticcere che effettuava le consegne. Ogni tanto infatti ne uscivo e aprivo il portellone posteriore incernierato a sinistra simulando il carico e lo scarico dei dolci, parlavo anche da solo, o meglio, con gli ipotetici gestori dei bar ai quali consegnavo i miei bigne'.

Ape 50

In alternativa avevo a disposizione anche un'Ape 50, utilizzata dalla pasticceria per lo stesso scopo, e quando la giardiniera era in giro mi chiudevo nell'angusto abitacolo del motofurgone, ma non vedevo l'ora che la 500 facesse rientro, ho sempre preferito le quattro ruote alle tre e alle due.

Un'altra attrattiva del cortile era la Fiat Abarth 595 verde smeraldo metallizzata del pasticcere Agostino, sempre pulita, lucida, impeccabile, senza paraurti, con quel doppio tubo di scarico cromato e fiammante e con quei quattro cerchi a raggi col gallettone centrale, contenuti all'interno di altrettanti passaruota maggiorati, con l'assetto ribassato e con quel cofano posteriore sempre aperto, incernierato in alto anziche' in basso.

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Ma quella potevo solo guardarla, perche' il giovane Agostino ne era gelosissimo, usciva spesso dal laboratorio per controllarla e pulirla, qualora qualche uccello di passaggio avesse lasciato un ricordo sulla carrozzeria.

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Anch'io mi incantavo ad ammirarla, sbirciando dal vetro anteriore sinistro il piccolo volante sportivo a tre razze e la strumentazione maggiorata con contagiri, termometro dell'olio e tachimetro con fondo scala a 170 km/h.

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Talvolta Agostino, per appagare i miei desideri, usciva per mettermela in moto, effettuando qualche accelerata per dare vita a un concerto fantastico, il meraviglioso assolo della marmitta Abarth: che melodia, sentivo un brivido percorrermi tutto il corpo, sembrava impossibile che quella piccola bomba potesse dare tante emozioni, ma rimasero purtroppo solo sensazioni statiche, perche' non ebbi mai l'occasione di fare un giro con Agostino: mia madre non voleva, perche' lui andava forte... 

 
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