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Orosei

Post n°7 pubblicato il 30 Dicembre 2007 da orosei.seioro
 

 Orosei è un comune di 6.206 abitanti della provincia di Nuoro, posto lungo la costa orientale della Sardegna, a circa 2 Km dal mare (Marina di Orosei). Di economia essenzialmente agricola fino a qualche decennio fa, successivamente ha avuto un grande crescita economica con il maggior sfruttamento delle cave di marmo e del turismo balneare (Marina, Cala Liberotto con le spiagge di Sa Linnas Siccas, Cala Ginepro, Sa Mattanosa, Bidderosa, Sa Curcurica).

A circa 2 km dalla costa, Orosei è posizionato nella valle del fiume Cedrino. Nei 15 km di costa del suo territorio si alternano immense spiaggie (Marina di Orosei, Su Barone, Osala, Cala Ginepro, Sas Linnas Siccas, Sa Curcurica) e spioventi alture rocciose, da cui potersi tuffare (Cala Liberotto). Orosei si affaccia su un golfo che prende il suo nome.


La provenienza etimologica del vocabolo Orosei è da attribuire agli Aesaronenses (Esaronensi), una delle principali tribù nuragiche - così come vengono tramandate dagli scritti romani - che popolavano la Sardegna e la Corsica. Tolomeo in uno dei suoi scritti nel menzionare una stazione romana la chiamò col nome di Fanum Orisi che poi, sotto il giudicato di Gallura, divenne Urisè.

L’attuale centro urbano di origine romana, fu fondato verso il II d. C. per mano di un generale romano che lo scelse per la posizione strategica. Tuttavia si hanno testimonianze di un’insistente insediamento nuragico nella zona Nurache, distante un centinaio di metri dal nucleo cittadino originario.

Il paese è stato anche un fiorente borgo medioevale. Nella parte antica del paese le numerose chiese e un cospicuo numero di dimore gentilizie, risalenti ai secoli dal XV al XVII, testimoniano l'agiatezza e l'importanza rivestita in quella epoca. Nel periodo giudicale fu un centro importante del giudicato di Gallura per la sua posizione al confine meridionale del territorio, per il suo castello e il suo porto. Il piccolo centro si espanse lentamente, fino ad avere nel 1300 una popolazione di circa 1500 abitanti. Nel 1449, dopo che il barone Giovanni Guiso trasferì la sua residenza da Galtellì , Orosei divenne centro amministrativo e giurisdizionale e quindi capoluogo del feudo. L’incremento economico e demografico, dovuto alla presenza del porticciolo e all'aumento dei traffici commerciali con la penisola, fu interrotto però nel periodo della dominazione spagnola, dalla malaria e dalle incursioni dei pirati. Alla fine del 1700 Orosei si liberò del vincolo feudale, iniziando a rilanciare tutte le sue attività produttive, anche se il porto non fu più riattivato.

Come è stato detto Orosei è stato più volte soggetto ad attacchi pirateschi, principalmente da parte di Saraceni. Una figura semi-leggendaria nella lotta contro le invasioni dal mare è Tomasu Mojolu, che nel 1806 guidò la resistenza contro un attacco turco.

Ad Orosei non sono presenti monumenti a valore civile, ma ne sono presenti numerosi di valore storico e culturale. Come il Museo Comunale Don Nanni Guiso, dedicato alla famiglia Guiso (feudatari del paese, durante i giudicati, e possessori di molti terreni, oggi in minima parte acquistati da alberghi) e in particolare a Don Giovanni 'Nanni' Guiso, deceduto nel novembre 2006.

Sono presenti 17 chiese consacrate, di cui 7 hanno dimensioni relativamente grandi: San Giacomo Apostolo (dedicata al patrono del paese, è una delle più belle chiese della Sardegna), Sas Animas, Il Rosario, Santa Madonna del Rimedio, San Giovanni Battista, Sant'Antonio abate, Sant'Antonio di Padova, e poi altre piccole chiesette, sparse per il vasto centro storico

Orosei ha una storia ricca e le manifestazioni seguono spesso un profilo in cui il carattere religioso viene integrato dagli aspetti profani della festa, senza mai distaccarsi dalle profonde radici immerse nella tradizione.

Ecco un elenco delle principali manifestazioni:

Sant'Antonio abate - 16 Gennaio: E’ una delle feste in cui maggiormente si avverte una forte carica sociale e rituale, legata alla preparazione ed accensione di un grande falò in onore del Santo. A partire dal mattino dell’Epifania con camion ed altri mezzi di ogni tipo, gli abitanti del paese, da soli o in comitive organizzate, provvedono alla raccolta e al trasporto di legna che viene collocata all’interno del vasto cortile di S. Antonio, dove, accanto alla torre, è stato in precedenza piantato un alto palo di cipresso (su pirone).

Il pomeriggio del 16 gennaio, vigilia della festa liturgica, l’imponente catasta di legna avrà assunto una forma conica col vertice sormontato da una grande croce d’arance.

Alle 17.30, subito dopo il vespro, il sacerdote, preceduto dal simulacro benedice il fuoco acceso in più punti. La grande folla che segue la cerimonia inizia a compiere intorno al falò i tre giri rituali, mentre, sfidano le alte fiamme, un gruppo di ragazzi si avventura alla conquista delle arance della croce. Mano a mano che l’intenso calore delle fiamme allontana a debita distanza i visitatori, all’interno delle stanzette il comitato distribuisce vino, caffè e soprattutto il dolce tipico di questa festa: su pistiddu (dolce a base di farina, miele e aromi naturali) e su pane nieddhu (farina, miele, lievito e sapa). Contemporaneamente a questo, che potremmo definire il falò della comunità, si accendono nei rioni del paese (in un cortile, una piazzetta o nei crocicchi delle strade) altri falò di forma simile, ma di dimensioni alquanto più ridotte, allestiti da singole famiglie per assolvimento di un voto fatto al santo. A casa di queste famiglie la sera si consuma un ricco banchetto, cui sono invitati in gran numero parenti e amici.


Sant’Isidoro15 maggio:

E’ una processione molto semplice che si fa il 15 maggio(o la domenica più prossima) in onore di S. Isidoro agricoltore, la cui statua si trova nella chiesa delle Grazie. Dalla mattina presto gli agricoltori, che costituivano in passato la porzione più consistente della popolazione, sono in frenetica attività per addobbare con ogni genere di fiori i loro carri, ai quali aggiogheranno i buoi, egualmente inghirlandati e avente al collo una o più campanelline. Al centro del giogo non mancherà mai un mazzo di spighe, appositamente scelte e conservate dall’anno precedente. Verso le 10.30 i carri, carichi di ragazzi in costume tradizionale, convergono tutti nello spiazzo della chiesa delle Grazie da dove partirà la processione che, in un lungo giro, percorrerà le principali vie del paese. Al corteo si trasporta naturalmente il simulacro del santo e partecipano anche le tre confraternite. Prima della celebrazione della messa si procede alla benedizione degli animali.


Santa Maria ‘e Mareultima domenica di maggio:

Si celebra l’ultima domenica di maggio. L’elemento più caratteristico è la processione. Questa, parte alle ore 17, dalla piazza principale del paese con in testa il simulacro della Santa seguita dalle confraternite dai gruppi in costume tradizionale e dall’immancabile folla di devoti. Arrivati al ponte sul Cedrino, dove attende un gran numero di curiosi, la statua, il sacerdote e i confratelli prendono posto sulle barche infiorate dai pescatori e dalle varie associazioni culturali e di volontariato che si prestano all’opera di addobbo già dalle prime ore del mattino. Le barche, con in testa quella della Santa, si dispongono in lunga fila, scivolando lente lungo il fiume, per raggiungere , dopo ca. 2 km, la chiesetta presso la foce. Intanto il resto del corteo accompagna le barche a piedi procedendo lungo l’argine Le piccole imbarcazioni, arrivate all’altezza della chiesa, prima di approdare sulla riva si allineano in modo da lasciare al centro quella della santa, che per prima toccherà terra, salutata dal lungo applauso della folla.

San Giacomo - Festa del Patrono - 25 luglio


Madonna del Rimediosettembre :

E’ la festa più lunga (18 giorni); entro la cornice del celebre santuario mariano, sacro e profano si armonizzano perfettamente. Di essa parla il premio nobel Grazia Deledda nel più noto dei suoi romanzi Canne al vento. Il rito, da allora quasi immutato, si rinnova ogni anno: il venerdì della prima settimana di settembre, le famiglie si trasferiscono con le loro masserizie al santuario, occupando ciascuna una delle cumbessias assegnate a sorte. Numerose sono naturalmente le funzioni sacre, tutte annunciate dal rintocco della campana.


Riti della Settimana Santa:

Grazie alla ininterrotta attività delle confraternite oroseine, i riti della settimana santa conservano ancora oggi elementi suggestivi. Le cerimonie più spettacolari si hanno in tre processioni, che prendono il nome da sos sepurcros, su brossolu, s’incontru e che si svolgono rispettivamente il giovedì, il venerdì e la mattina di Pasqua.


Sos sepurcros (i sepolcri), che si apprestano con grande cura nelle nove chiese che verranno visitate dalla processione, sono delle composizioni floreali (caratteristici i nenneres, piatti composti da alti steli di legumi fatti germogliare al buio) il cui centro ideale e geometrico è costituito dal Cristo morto.


Su brossolu (letteralmente culla) è la bara in cui viene adagiato il simulacro, venerato il giorno precedente nel sepolcro dell’oratorio di S. Croce. Nella processione, a su brossolu si accompagnano anche i due gruppi chiamati della Maria (l’Addolorata) e della Croce.


S’incontru celebra l’incontro tra il Cristo risorto e sua madre. La drammaticità degli avvenimenti raccontati viene sottolineata momento per momento dal canto melanconico dei gotzos (una sorta di inni sacri o di laudi in lingua sarda), eseguito dal coro dei confratelli, mentre la gioia per la resurrezione esplode, al momento de s’incontru, con le nutrite salve di fucile e rintocchi di campane.

L'economia è basata soprattutto sulle aziende agricole o vinicole . Inoltre è fiorente l'industria dell'estrazione del marmo, noto ed esportato in tutto il mondo. Il turismo è diventato tuttavia negli ultimi anni l'attività principale dell'economia oroseina, grazie al fascino della sua meravigliosa costa.

 
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