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Rassegna Stampa 1: 3° stella di Latta
DI PAOLO ZILIANI
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Nella più totale indifferenza di Federazione e Palazzo del calcio, Jean Claude Blanc, neo presidente della Juventus, prosegue impavido – manco fosse Indiana Jones - nella sua crociata all’inseguimento della 3^ stella bianconera. “Io sto dalla parte dei giocatori che sentono di aver vinto 29 scudetti e non 27 – spiega Blanc -; e in quanto alle sentenze della giustizia sportiva, le rispetto ma non per questo le condivido. Insomma: il prossimo scudetto per noi sarà il 30° e quando arriverà, la Juventus metterà la 3^ stella sulla sua maglia”.
Diciamolo: Jean Claude Blanc, in attesa d’imparare a fare il presidente di un club di calcio – il che vuole dire scegliere gli uomini giusti, programmare in modo intelligente, comprare buoni giocatori, non buttare milioni dalla finestra -, cosa al momento fuori dalla sua portata, sta facendo la sola cosa che gli è concessa: cioè, lisciare il pelo ai tifosi. Un po’ indecorosamente, a dire il vero. Se il mondo del calcio fosse una cosa seria, “non blandire i tifosi” dovrebbe essere il primo comandamento di ogni dirigente che si rispetti, ma tant’è: questo è lo sgangherato carrozzone, questi sono i suoi conducenti. Stipendiati a milionate per cambiare 4 allenatori in 3 anni e mezzo (Deschamps, Corradini, Ranieri, Ferrara), per buttare soldi nel water (Andrade e Tiago, Boumsong e Almiron, Poulsen e Knezevic, per non parlare dei 25 milioni spesi per Melo sbolognando alla Fiorentina Marchionni e Zanetti) e addirittura per rafforzare la concorrenza (Ibrahimovic all’Inter), rendendo maledettamente complicata l’operazione “riduzione di gap” nei confronti dell’avversario più temuto e odiato. La domanda è: se Blanc comincia a sparare fesserie come quella della 3^ stella, perché nessuno lo zittisce richiamandolo all’ordine? Spiegandogli l’assurdità, oltre che la gravità, di questi suoi deliri ad occhi aperti?
Possibile che quando Blanc dice: “Rispettiamo le sentenze della giustizia sportiva ma non le condividiamo”, non ci sia nessuno in grado di spiegargli che “rispettare” – anche in caso di non condivisione – significa “accettare”, e cioè prendere atto dello stato delle cose; altrimenti il rispetto diventa disprezzo? Ed è sicuro Blanc di non essersi avventurato su un terreno minato? Se lui può dire che il 28° e il 29° scudetto della Juventus – cancellati dai giudici – a tutti gli effetti vanno considerati validi, qualcuno potrebbe avere altre opinioni; per esempio, potrebbe pensare che tutti gli scudetti vinti dalla Juve nell’era-Moggi – e non solo quelli 2004-2005 e 2005-2006 – siano scudetti col verme. E potrebbe pensarlo con qualche elemento in più per sostenere la propria tesi. Basti pensare al Baldas designatore arbitrale nella stagione 1997-1998 (quella di Juventus-Inter 1-0, rigore-non rigore Iuliano-Ronaldo, arbitro Ceccarini) o alla sentenza della Cassazione, maggio 2007, che certificò il doping di squadra praticato alla Juve nel quinquennio lippiano dei 3 scudetti, della Champions strappata all’Ajax e dell’Intercontinentale vinta col gol di Del Piero. Insomma: che a Blanc venga in mente di rimettere il bollino blu di Chiquita sui due scudetti tolti alla Juve maneggiona della Triade è veramente il colmo. Lui dice che gli scudetti sono 29 e non 27; ma alla luce di quel che è venuto a galla, rimestando nel pentolone di Mastro Moggi, Mastro Giraudo e Mastro Agricola, c’è chi pensa che gli scudetti della Juventus dovrebbero essere non 29, non 28 e non 27, bensì 22. Proprio così: cinque in meno di quelli ufficiali che Blanc tanto contesta. Perché alla favola di Moggi e Giraudo verginelle che un bel giorno – dopo 10 stagioni trascorse nella stanza dei bottini di casa-Juve da educande – cadono in tentazione e sbagliano, non crede nessuno. Andatevi a rivedere le immagini del processo-Guariniello, con la sfilata dei giocatori balbettanti, e a rileggervi le motivazioni della Cassazione sul doping di squadra praticato in quei 5 anni alla Juve, che più che un club di calcio era una succursale del San Raffaele; andate a rileggervi chi era il designatore nell’anno dello scudetto 97-98 (proprio lui, Baldas, il futuro burattino della moviola taroccata di Biscardi) e chi erano i designatori degli scudetti del Duemila targati Lippi (ve lo diciamo noi: il gatto e la volpe Bergamo & Pairetto). E poi diteci se non farebbe bene, Blanc, a tenersi stretti – e in silenzio - i 27 scudetti. Anche se qualcuno puzza maledettamente di tarocco.
La cosa buffa – in questa deprimente querelle della 3^ stella – è che nessuno tiene conto dell’evidenza più solare: e cioè che se Blanc esiste, oggi, in quanto presidente della Juventus, è perché c’erano (ci sono?) scudetti marci, nella bacheca del club bianconero: due certificati, il 28° e il 29°, cinque in forte odore di marciume. Non fosse così, Jean Claude Blanc presidente della Juventus nemmeno esisterebbe. E chissà, magari adesso sarebbe impegnato – da valido manager qual è – ad organizzare qualche importante evento extra-calcistico. Magari in Francia. Magari l’Arc de Triomphe. Dopo essersi dato all’ippica.
PAOLO ZILIANI
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