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LA MONETINA D'ARGENTO

Post n°22 pubblicato il 21 Giugno 2014 da bovart
 

C'era una monetina uscita bella lucida dal conio, che

saltava e tintinnava: "Evviva! ora me ne andrò per il

mondo" e così infatti avvenne.

 

I bambini la tennero stretta nelle manine calde, gli

avari nelle mani gelide e viscide, gli anziani la

girarono e la rigirarono molte volte, mentre i giovani la

fecero circolare di nuovo immediatamente.

 

La monetina era d'argento, aveva pochissimo rame in sé e

era già nel mondo da un anno, o meglio nel paese dove

era stata coniata, quando si mise a viaggiare fuori dal

paese: era infatti l'ultima monetina di quel paese

rimasta nel borsellino di un signore che viaggiava e

che non lo seppe finché non gli venne tra le mani.

 

"Ecco ancora una monetina di casa mia!" esclamò

"viaggerà con me!"

 

La monetina tintinnò e saltò con gioia quando fu

rimessa nel borsellino.

 

Si trovò tra molti compagni stranieri che andavano e

venivano, uno faceva spazio all'altro, ma quella monetina

rimaneva sempre lì, e questa era una distinzione.

 

Erano passate ormai molte settimane e la monetina era

lontano nel mondo, senza sapere bene dove; sentiva

dalle altre monete che erano italiane o francesi, una

disse che erano in una certa città; un'altra diceva che

erano in un'altra; ma la monetina non poteva

immaginarsi nulla: non si vede il mondo quando si sta

sempre in un sacchettino, e questo era il suo caso.

 

Ma un giorno che si trovava lì come al solito si accorse

che il borsellino non era chiuso e così sgusciò fuori

dall'apertura per guardarsi un po' intorno; non avrebbe

dovuto farlo, ma era così curiosa che poi se ne pentì.

 

Uscì nella tasca dei pantaloni, e quando la sera il

borsellino fu messo da parte la monetina rimase lì

nella tasca e uscì nel corridoio insieme ai vestiti,

cadendo sul pavimento.

 

Nessuno la sentì e nessuno la vide.

 

Al mattino i vestiti vennero riportati, il padrone se li

mise e ripartì.

 

La monetina non partì con lui, venne trovata e dovette di

nuovo rimettersi in circolazione con altre tre monete.

 

"È bello vedere qualcosa del mondo!" pensò la

monetina "conoscere altre persone, altre usanze!"

 

"Che strana monetina" venne detto proprio in quel

momento. "Non è una moneta di questo paese, è falsa!

Non vale niente!"

 

Così cominciò la storia della monetina come lei stessa

la raccontò in seguito.

 

""Falsa, falsa! non vale nulla!" Queste parole mi

trafissero il cuore" disse la monetina. "Io sapevo di

essere fatta di buon argento, di buon conio, e con

ottime caratteristiche.

 

Sicuramente si sbagliavano, certo non intendevano me,

eppure era proprio di me che parlavano.

 

Io venni chiamata falsa, fu detto che non valevo niente!

"Devo darla via al buio!" disse l'uomo che mi possedeva,

e infatti venni spesa di notte e poi venni di nuovo ingiuriata

durante il giorno: "falsa! non vale nulla! dobbiamo cercare di

sbarazzarcene!.""

 

La monetina ogni volta tremava tra le dita di chi

voleva darla via di nascosto spacciandola per una

moneta del paese.

 

"Povera me! A che cosa mi serviva l'argento, il mio

valore, il mio conio, se qui non avevano nessun

significato?

 

Si ha valore nel mondo solo se questo ce ne attribuisce!

 

Deve essere terribile avere una coscienza cattiva,

prendere la strada del male, quando io, che ero innocente,

ero così turbata solo perché le apparenze erano contro di me.

 

Ogni volta che venivo tirata fuori temevo gli occhi che mi osservavano,

sapevo già che sarei stata messa da parte, gettata sul tavolo, come se fossi

stata inganno e menzogna.

 

"Una volta arrivai da una povera donna che mi aveva

avuto come paga del faticoso lavoro compiuto, ma lei

non riuscì a liberarsi di me, nessuno voleva prendermi:

fui proprio una sfortuna per lei.

 

""È assolutamente necessario che inganni qualcuno

con questa" disse. "Non posso permettermi di

conservare una moneta falsa: la darò al ricco fornaio

che ne avrà danno meno di altri, ma è comunque

disonesto quello che faccio."

 

"Adesso mi tocca persino gravare sulla coscienza di

quella donna!" sospirò la monetina. "È possibile che

sia cambiata tanto diventando vecchia?"

 

"La donna andò dal ricco fornaio, ma lui conosceva fin

troppo bene le monete, così io non potei stare da lui,

venni gettata in faccia a quella donna, che per colpa

mia non ebbe il suo pane; e io mi sentii veramente

molto triste per aver causato un dolore a qualcun altro,

io che nella mia giovinezza ero stata così sicura e

sincera, così consapevole del mio valore e della

purezza del mio conio.

 

 

Divenni malinconica, proprio come una povera monetina

può diventare quando nessuno vuole averla ma la donna

mi portò a casa, mi osservò attentamente, con dolcezza e affetto.

 

"No, non voglio ingannare nessuno con te!" disse. "Ti farò un

buco in mezzo in modo che ognuno possa vedere che sei falsa.

 

Eppure, ora che ci penso forse sei una monetina portafortuna;

sì, lo credo proprio!

 

Ti farò un buco nel mezzo, ci infilerò una cordicella, e poi ti

metterò al collo della figlia della vicina, come portafortuna."

 

"Così mi fece un buco; non è mai piacevole essere

passati da parte a parte, ma quando l'intenzione è

buona si può sopportare tutto; mi infilarono una corda

e divenni una specie di medaglia; venni appesa al collo

della bambina e questa mi sorrise, mi baciò, e io

riposai una notte intera sul caldo e innocente petto

della bambina.

 

"Al mattino la madre mi prese in mano, mi guardò e

pensò a qualcosa: me ne accorsi subito. Prese le forbici

e tagliò la cordicella.

 

""Monetina portafortuna!" esclamò. "Adesso

vedremo!" Mi mise nell'aceto in modo che diventassi

verde, poi mi chiuse il buco, mi lisciò un po' e se ne

andò, quando fu buio, dal venditore dei biglietti della

lotteria, per averne uno che portasse fortuna.

 

Come stavo male! Mi sentivo oppressa, come se dovessi

scoppiare: sapevo che sarei stata chiamata falsa e

gettata via, e questo davanti a una gran quantità di

monetine e di altri soldi che avevano le iscrizioni e le

figure incise, di cui potevano ben essere fieri.

 

Ma quella volta la scampai, c'era tanta gente dal

rivenditore della lotteria, e lui aveva tanto da fare che

venni gettata nel cassetto tra le altre monete, se poi il

biglietto abbia vinto non lo so, ma so che il giorno

dopo venni riconosciuta come falsa, fui messa da parte

e poi rimessa in circolazione per ingannare e ancora

per ingannare.

 

È insopportabile quando si ha un carattere puro, e di

quello sono sicura.

 

"Per molti anni e molti giorni passai da una mano

all'altra, da una casa all'altra, sempre ingiuriata,

sempre maltrattata; nessuno credeva in me, neppure io

credevo più in me, e neppure nel mondo; furono tempi

duri.

 

Un giorno giunse un viaggiatore, e naturalmente

venni data a lui che fu tanto ingenuo da prendermi

come moneta corrente; ma quando dovette darmi via,

sentii di nuovo quelle grida: Non vale niente! è falsa."

""Io l'ho avuta per buona!" disse l'uomo e mi guardò

attentamente, poi sorrise, come non succedeva certo

quando mi guardavano con attenzione.

 

"Oh, guarda che cos'è!" esclamò "una moneta del mio paese,

una buona onesta moneta di casa mia a cui hanno fatto un

buco e che chiamano falsa. È proprio divertente!

 

Ti conserverò e ti riporterò a casa!"

 

"Fui percorsa da un brivido di gioia quando venni

chiamata una buona e onesta moneta e quando seppi

che potevo tornare a casa, dove tutti mi avrebbero

riconosciuta sapendo che ero fatta di ottimo argento e

che avevo il giusto conio.

 

Avrei addirittura sprizzato scintille per la gioia, ma non

è nella mia natura fare scintille: è una proprietà dell'acciaio,

non dell'argento.

 

"Venni avvolta in una bella carta bianca per non essere

mescolata con le altre monete e partii; solo nelle

occasioni importanti, quando incontrava dei

connazionali, il mio padrone mi tirava fuori: allora

venivo ricoperta di elogi; dicevano che ero

interessante; è abbastanza divertente essere interessanti

senza dire una parola!

 

"Così tornai a casa! Tutta la mia miseria era passata, e

cominciò la mia gioia: ero fatta di ottimo argento e

avevo un buon conio; non era certo una vergogna che

mi avessero bucato e trattato come falsa, non fa nulla

quando non lo si è!

 

Bisogna resistere: ogni cosa col tempo ottiene giustizia!

 

Questa ora è la mia convinzione!" disse la monetina.

 

ANDERSEN

 

 

 
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LE INCONCLUDENZE DELLA VITA

Post n°21 pubblicato il 21 Giugno 2014 da bovart
 

Finalmente siamo entrati nell’estate 2014.

Un’altra ennesima stagione di giornate soleggiate, almeno così si spera, anche se i meteorologi raccontano che le stagioni non saranno più uguali.

Con il cambio stagione, come consuetudine, mi va di mettere giù alcuni pensieri e riflessioni, sulle inconcludenze della vita, una specie di pulizia “genetica” stagionale.

Non sono il solo a farlo in rete, ci sono tanti appassionati di “penna” che scrivono per diletto, perché provano piacere, alcuni sono realmente bravi, sembra a volte di leggere grandi autori.

Anche se la stragrande maggioranza spesso adotta il copia e incolla, oppure non si rende conto di rientrare nella categoria dei “parolai”.

Potrei esserlo anch’io “parolaio”, senza saperlo, posso però affermare di provare a portare rispetto all’arte dello scrivere, proponendo argomentazioni di un certo genere, anche se queste non mi fanno avere audience; come dicevo prima, scrivo principalmente per piacere personale.

Cerco quando mi capita e posso, tra parole, pensieri e riflessioni, un quadro generale delle concretezze realizzate, (quando esistono) anche contatti e persone, che non si sono rivelati utili.

In sintesi provo a studiare le inconcludenze della vita.

Per chi si intende di “economia” o comunque di un certo genere di “gestione”, sa che certi “conti” bisogna tenerli sotto controllo, per evitare che sfuggono di mano.

Non bisogna fare certamente come fanno le alte sfere di potere; non arriva certo un buon esempio.

Ho capito che nella vita non siamo obbligati a frequentare nessuno, se non lo vogliamo veramente, allo stesso modo per come le persone a volte ci scelgono, ci selezionano, ci illudono e a volte in maniera sbrigativa ci danno un bel servito, come se in effetti non abbiamo alcun valore, non contiamo nulla e di conseguenza non meritiamo rispetto.

Si racconta che bisognerebbe essere come una moneta, da una parte mostrare il proprio volto e dall’altra il proprio valore.

Peccato che le circostanze e il palcoscenico della vita non aprono al dialogo “sano”, esistono i recitanti e anche i “cattivi”.

Mi piace molto la vignetta trovata in rete, quella che sdrammatizza il post in questione, anche se arrivati a una certa età, sarebbe meglio andarsi a cercare quello che effettivamente si desidera.

Meglio se certe speranze si realizzano nella vita attiva, non rinviandole sempre, rischiando di ritrovarsi vecchi e con mille problemi di salute addosso e non potersi muovere adeguatamente.

Ricordo che tempo fa lessi qualcosa a riguardo; chi rimanda troppo vive male.

Non bisogna sprecare il proprio tempo, occorre imparare a cogliere in fretta e bene, quello che nella vita si presenta.

A volte è anche vero che esistono momenti di tregua, di scarse opportunità, ma anche quelli sono momenti che andrebbero gestiti al meglio, utilizzarli per la ricerca e sperimentazione, per farsi trovare pronti quando arriveranno le novità che potrebbero aprire nuovi scenari di vita.

Mi pare addirittura che esistono studi specifici, se non ricordo male si trovano dentro un contenitore scientifico, o comunque che si avvicina alla “scienza”, denominato “psicologia del ritardo”.

Con questo non voglio dire di addentrarsi in maniera totale, solo pensare a riflettere quanto basta per farsene una ragione, una propria filosofia di vita.

Sembra secondo alcuni studi specifici, che rimandare risulta davvero dannoso per la persona, in quanto non riesce a vivere il presente, (sentendosi sempre coinvolta nella propria vita futura) utilizzando riempitivi che giustificano la propria posizione di non entrare in azione.

È possibile che io mi sia comportato così in passato, (rimandando sempre) mi sento però di poter dire, che idee chiare in merito a quel che voglio fare nella vita, mi sono arrivate solo recentemente; in passato avevo qualche confusione di troppo, da giovane soprattutto, anche molto da imparare.

Questo approccio di tipo “psicologico”, consiglia di provare a ritrovare il piacere dell’entrare in azione, senza ulteriori ritardi, neanche rimandi al dopo.

Ritrovare il piacere di perdersi dentro un piano strategico di azione.

Mi sembra di ricordare un esempio molto particolare, paragonabile all’atto di fare l’amore.

“FARE L’AMORE CON LA VITA”!  

Mi sembra era questa una delle frasi a effetto, dell’articolo che lessi a suo tempo e che mi è rimasta impressa per lungo tempo nella mente.

Che piaccia o no, arriva sempre un bel momento nella vita, in cui bisogna agire, se non si vuole vivere solo di ricordi, perché le strade non sono sempre chiuse, a volte si aprono e occorre farsi trovare pronti per cogliere l’attimo.

Nei momenti “morti”, si può sempre studiare, provare ad arricchirsi, sempre meglio di arretrare, buttarsi giù, demotivarsi e percorrere le strade dell’inconcludenza.

Forse questo concetto, lo sto ripetendo troppe volte, se risulta così, è perché lo trovo di fondamentale importanza.

Anch’io come molti ho il mio vissuto d’inconcludenza di vita, forse è importante riuscire a superarlo e rimettersi sulla strada che porta a raggiungere le mete che contano.

Le inconcludenze della vita, credo esistano per tutti, l’importante è a mio avviso, di non conviverci in maniera cronica.

Guarire dalle inconcludenze della vita si può, anche se si rischiano sempre delle ricadute.

Il “bello” nella vita, può arrivare solo a seguito di sacrifici e sforzi; pretendere di avere tutto e subito, spesso risulta illusorio.

Purtroppo mi sembra di notare, che molti giovani di oggi, (ancor di più di quelli di ieri) prestano più attenzione alle “illusioni” che ai sogni.

Sognare può anche essere bello e far bene, “illudersi” spesso e sovente, può talvolta arrivare come una brutta esperienza e fare oltretutto parecchio “male”. 

Perché mi pare che l’elemento “illusione” vive e vegeta, dentro molte “inconcludenze della vita”.

Esistono due luoghi a Palermo, a me particolarmente cari, dove ho trascorso parecchio tempo a conversare; Giardino Inglese e Giardino Garibaldi.

Si discuteva principalmente di “sogni”, gli argomenti non erano molto distanti dagli scritti che trovo oggi in rete, o che si fanno nella vita reale.   

Ho imparato molto in quel periodo, perché mi sono confrontato con molte persone guardandole negli occhi, non da dietro un monitor, o dall’altra parte di un cellulare.

Era tutt’altra cosa.

I miei scritti, non hanno alcuna pretesa di presentarsi come dei “saggi” per come qualcuno recentemente, mi ha scritto in pvt.

Mi piace, quando mi riesce, approfondire l’argomento che mi accingo a trattare.

Un tempo insieme alle persone, esistevano anche gli “ideali”, che al giorno d’oggi si faticano a trovare, dicono che è conseguenza del cambiamento radicale della società.

Naturalmente non sono riuscito a concretizzare tutti i miei sogni che avevo da giovane.

Malgrado alcune battute di arresto, posso ancora dire, che non mi è andata del tutto male.

Non ho più l’età di un giovanotto, posso però ancora sentirmi in corsa; dirigermi verso i “sogni”, provando a scartare le “illusioni” (che sono tante devo dire) che ammaliano e molte di queste arrivano tramite web.

Per avere una vita più ricca e soddisfacente, avendo cura di non farla piombare nell’inconcludenza, forse bisognerebbe riempirla di sogni, imparando a individuare le illusioni e tenerle lontano.

Le “sirene” esistono per davvero, bisogna purtroppo, acquisire le capacità di trasformarsi in “Ulisse” e andare avanti nel viaggio.

Sperando sempre in un ritorno a casa, quella autentica e vera; immaginandosela come ognuno meglio “crede”, a secondo di come può avvertirla e sentirla propria.

Mi piacerebbe concludere con una bella fiaba, di quelle che a mio modo di vedere, comunicano “magia” attraverso il racconto.

Di quelle che conducono a riflettere, forse si farebbe bene a portare a conoscenza dei bambini, abituarli  ed educarli a vedere oltre le parole determinati concetti.

Una fiaba che si apre a ventaglio, dove le interpretazioni possono realmente essere tante, perché la parola è “viva”, contenente la capacità di aprirsi, con le giuste menti, quelle di coloro che cercano  realmente qualcosa nella vita.

La fiaba si chiama, “La monetina d’argento”, consiglio di leggerla perché è veramente bella e porta a pensare parecchio, soprattutto al fatto che  alcune inconcludenze della vita, attendono solo giustizia, che prima o poi non tarderà ad arrivare, a patto che il percorso intrapreso, sia stato quello giusto e rientrante in un disegno ammirevole; sempre lasciando ad ognuno il proprio pensiero a riguardo.

La fiaba per non appesantire troppo, questo scritto specifico, la pubblico nel prossimo post, è di Andersen, autore difficile da dimenticare.

Buona lettura!

 

 

 


 
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L'ARTE DI VIAGGIARE

Post n°20 pubblicato il 18 Giugno 2014 da bovart
 

Se la nostra esistenza si svolge all’insegna della ricerca della felicità, forse poche cose meglio dei viaggi riescono a svelarci le dinamiche di questa impresa.

Alain de Botton

Nei viaggi esiste il “movimento”, che a mio modo di vedere aiuta ad avere una visione più ampia del chi siamo e cosa vogliamo.

Da dietro e anche dopo ogni mio viaggio, ho scoperto parti di me stesso e non solo, anche della vita e degli altri, che difficilmente avrei potuto venirne a conoscenza, standomene immobile, in uno spazio ristretto di territorio.

Diceva Sant’Agostino “ Il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina”.

Non ne farei adesso una verità assoluta, però non posso non constatare, che molte aperture e conoscenze mentali, mi sono arrivate a seguito di alcuni miei viaggi.

Non avrei potuto confrontarmi con molte personalità conosciute, dove al centro di ogni discorso, esisteva sempre una certa conoscenza, ricerca e sperimentazione della vita, dei costumi e tradizioni di alcuni popoli.

In molte parti del mondo, vari popoli ricercano la felicità, forse non ha tutti i torti de Botton, quando scrive che i viaggi riescono a svelarci qualcosa che può condurre alla felicità.

Ogni viaggio, mi ha sempre fatto salire di un gradino di quella particolare scala, che si dirige verso le nuove conoscenze.

Un tempo viaggiavo parecchio, praticamente non ero mai fermo, ho impiegato diversi anni per raccogliere e sistemare le tante informazioni, che mi erano entrate dentro.

Viaggiare credo sia per davvero un’arte, come la musica e altre discipline, si impara mettendosi all’opera, anche se può sempre tornare utile, studiare un pochino di teoria.

Bisogna però anche dire, che esistono persone dotate, capaci di “viaggiare” con la fantasia e la mente, pur rimanendo immobili nello stesso luogo per tutta la vita.

In questi ultimi anni, credo di avere imparato a “viaggiare” senza spostarmi, anche se adesso mi piacerebbe uscire fuori dal lungo letargo e riuscire a godere la “luce” emessa da infiniti luoghi, che si trovano sparsi nel mondo.

Non è sempre una questione di possibilità di qualche tipo, economica o di altro.

Tante cose dipendono principalmente da una certa “volontà”, anche se possono intervenire diversi fattori esterni, come potrebbero essere problemi fisici e di salute, ma questo fa parte del proprio patrimonio genetico, che non tutti possediamo in eguale maniera; proprio come accade per la povertà e ricchezza.

A suo modo, poter viaggiare e spostarsi, può rappresentare una “ricchezza” che non tutti riescono ad apprezzare; difatti, non sono poche le persone che amano starsene buone nel territorio che conoscono da sempre.

A volte però, certe spinte che nascono da talune necessità, possono risultare benefiche e portatrici di novità importanti, per la propria crescita e la propria vita.

Viaggiare, per molti può equivalere andare incontro al proprio destino, oppure per come diceva Tiziano Terzani, "Ciò che è fuori è anche dentro; e ciò che non è dentro non è da nessuna parte. Per questo viaggiare non serve. Se uno non ha niente dentro, non troverà mai niente fuori. È inutile andare a cercare nel mondo quel che non si riesce a trovare dentro di sé".

Quella di Terzani, è stata per me un’idea che mi ha portato molte volte a riflettere, ho creduto e anche a tutt’oggi, trovo importante, arricchire il mio “dentro”, che non è una cosa semplice da fare.

A volte immagazziniamo “zavorra”, senza neanche rendercene conto, fare scelte accurate in tal senso, è materia dei saggi e non tutti lo siamo.

È anche vero che con la tecnologia, le distanze si sono accorciate, stando tranquillamente a casa, possiamo guardare filmati di ogni genere; capire e osservare la vita di molti popoli.

L’arte di un certo “viaggiare”, per collegarsi al pensiero iniziale di de Botton, dovrebbe svolgersi nella ricerca della felicità; c’è chi per esempio potrebbe ritrovarla nel semplice e puro divertimento, chi invece andrebbe a ricercarla nella bellezza della natura, o delle opere del genere umano.

Comunque vada, la scelta o il percorso che andremo a scegliere, si tratterà pur sempre di un certo “viaggiare”; complicato o semplice che sia.

Forse per questo motivo, Terzani diceva che bisogna avere qualcosa dentro, per avere la possibilità di andarla a trovare anche fuori.

Forse per questa ragione, trae vantaggio da un certo viaggiare, la persona che porta con se un patrimonio interiore di ricchezze e valori.

Non so se vi è mai capitato di trovare un posto magnifico e piacevole, visitandolo insieme a una determinata persona, poi quando tornate a rivisitarlo, magari in un altro contesto e con altre persone, lo trovate diverso, a volte non riuscendo a ritrovare quella certa “magia”, che pensavate arrivava dal luogo in questione.

Questo per provare a dire che certi viaggi, non si fanno solo a riguardo dei luoghi da visitare, ma possono essere percorsi insieme ad alcune persone, capaci di dare giusto “valore” alle cose.

So che è così, perché è parte di un mio vissuto, non so fino a che punto però, potrebbe anche esserlo per altri.

Il viaggiare, credo sia una esperienza soggettiva, per poter essere raccontata in maniera generale e che possa oltretutto, andare bene per tutti.

È per l’appunto un’arte, di quelle non semplici da mettere in opera e comunicare agli altri.

 


 
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LE 5 PIÙ BELLE CITTÀ AL MONDO

Post n°19 pubblicato il 16 Giugno 2014 da bovart
 
Tag: VIAGGI

L'altro giorno ho letto, la classifica delle 5 città più belle al mondo.

Ho trovato curioso leggere l'articolo, al punto che provo adesso a fare alcune mie considerazioni personali, spinto dal fatto che 3 di queste città le ho visitate e anche per bene, in particolare una, dove addirittura ho lavorato e vissuto per un certo periodo.

L'articolo che ho letto parte con un ordine preciso.

In testa troviamo Las Vegas, città dello stato del Nevada. Confesso che qui non sono mai andato, però ho un pensiero fisso a riguardo degli States, non è detto che prima o poi non vado a curiosare anche in quei luoghi.

Leggendo l'articolo, sembrerebbe che l'interesse di molti, è rivolto a questa particolare città, in quanto considerata anche "Il Paese dei Balocchi".

Una città dove è possibile vivere in maniera legale, (esiste a quanto pare una concessione speciale) il gioco d'azzardo, gli alcolici e i numerosi locali per adulti, tanto da averle procurato il soprannome di "città del vizio".

Sembrerebbe essere una città dove si vive molto bene e dove il turismo è in forte crescita.

Se un giorno andrò, non sarà sicuramente per queste motivazioni, quelle anche se in scala ridotta, volendo oramai si possono vivere in qualsiasi angolo della terra.

Mi piacerebbe andare a osservare da vicino una di quelle tante riproduzioni di angoli del mondo, all'interno della città di Las Vegas, dove esistono locations, create in maniera apposita, accanto e attorno a degli Hotels da "sballo".

La mia vita da studente è stata caratterizzata, da studi di natura alberghiera e turistica principalmente, anche se poi mi sono allargato con altre discipline, frequentando una serie di corsi di altro genere, in quanto avvertivo una certa carenza e dei "vuoti" a livello artistico e culturale, che mi avrebbero potuto creare qualche problema nel lavoro che svolgevo in passato.

Più avanti nel tempo, la mia vita ha preso una svolta inaspettata e adesso mi ritrovo in una città diversa dal mio luogo di origine, a fare un lavoro di altro genere, (non mi lamento, anzi devo dire che posso in qualche maniera soddisfare le mie esigenze e bisogni, di natura artistica e culturale) a sognare a occhi aperti, nuove avventure di esplorazione, ricerche e sperimentazioni.

Visto che non posso permettermi di pensare a un futuro molto longevo, (devo sempre mettere in conto l'età che mi ritrovo) mi andrebbe di ricominciare (nel limite del possibile, finanze permettendo) a viaggiare, con un spirito diverso di quello che mettevo in azione da giovane.

Detto questo, mi sento di poter cominciare a raccontare alcuni perché e motivazioni che mi spingerebbero a visitare, queste 5 bellissime città.

A Las Vegas come scritto prima, andrei proprio per andare a fare dei giri specifici su quelle riproduzioni architettoniche di altri mondi, mi basterebbe quello; i giochi d'azzardo, gli alcolici e i locali per adulti, li lascerei per chi vuole e ci tiene ad andare.

Esiste un numero veramente spropositato di offerte di camere e suite, un armamentario ricettivo enorme, dove divertimento, shopping e giochi d'azzardo, rappresentano uno dei temi principali della vita a Las Vegas.

Arrivato a Las Vegas, andrei volentieri a visitare la riproduzione dei luoghi dell'antico Egitto, Venezia, Parigi, Camelot, Re Artù, il medioevo in generale, Hollywood e altre strutture architettoniche riproducenti altri temi.

Solo questo mi basterebbe a Las Vegas, anche perché mi interesserebbero vedere tante altre cose negli States.

Tornando nuovamente all'articolo letto, in sequenza trovo la città di Gerusalemme, che in effetti è la mia preferita.

Sono stato anni fa a Gerusalemme e non mi dispiacerebbe tornare nuovamente, perché ha veramente un suo particolare fascino, veramente si respira un'aria di "sacro".

Bisognerebbe forse andare preparati, mi sembra che potrei rivivere la città "santa", in altra maniera rispetto a quando andai a visitarla.

Gerusalemme giustamente è considerata, una città dall'incantevole bellezza e dalla storia millenaria.

La città delle religioni; ebraica, cristiana e musulmana.

Una città che ha subito numerose distruzioni e ricostruzioni.

Nel visitarla ho avuto la sensazione, che Gerusalemme meglio di altre città al mondo, può in realtà esprimere la "rinascita".

È come dire, ripartire nuovamente, malgrado attorno a noi esistono solo delle ceneri, anche se tutto sembra essere arrivato alla fine.

C'è sempre un nuovo inizio, per tutto e per tutti; secondo me Gerusalemme ha questa caratteristica particolare, ce l'ha proprio dentro di se.

Oltre al fatto che nel mio viaggio in Terrasanta, mi sono sentito come a casa, come quando mi trovavo in Sicilia, ma questa è altra questione.

Andando avanti con l'articolo trovo la città di Rio de Janeiro, una delle più grandi e popolose città al mondo.

Non sono mai stato, magari un giorno o l'altro, potrei andare a visitarla.
Si parla della splendida baia, Corcovado e la montagna Pan di
Zucchero, della foresta urbana e del Carnevale.

Proseguendo troviamo Parigi, la città "romantica" per eccellenza, la più vivibile e altro ancora. La città con un enorme quantità di musei, la più visitata al mondo, con oltre 28 milioni di turisti l'anno.

A Parigi sono stato tante volte, ho lavorato e vissuto per un certo periodo, negli anni '80; credo non si potrà dimenticare facilmente, una capitale di questo genere.

Praticamente mi ha ispirato una canzone particolare, che dopo oltre vent'anni dalla sua composizione, è stata suonata in un cd compilation andando a finire anche in Giappone, questo per dire che l'atmosfera ‘Parigina" è talmente forte, che non può non suscitare particolari emozioni.

Difatti, ho conosciuto una serie infinita di "artisti", di quelli veri non quelli che solitamente si spacciano tali, credo sia parecchio facilitata la vita da artista a Parigi, in quanto il solo vivere in quella città, fornisce una marcia in più rispetto ad altri luoghi, ma non vorrei parlare di questo, sconfinerei con la motivazione del post e mi inoltrerei in un terreno molto più ampio, dove ci sarebbe veramente molto da dire.

Lascio l'argomento Parigi, (difficile da dimenticare) per concludere con l'ultima città, che con molto piacere, leggo è tutta italiana; Venezia.

Venezia la "Serenissima".

La città italiana più invidiata all'estero, con il suo Canal Grande che rappresenta qualcosa di caratteristico e unico al mondo. La città italiana con il più alto flusso turistico.

Ho un rapporto particolare con Venezia, sono stato in questa città tantissimi anni fa, grazie all'ospitalità di amici di un mio amico, che ai tempi faceva il militare in quelle zone.

Grazie a quella occasione riuscivo a visitare per bene la città, mi piacque così tanto che pensai di ritornare; a tutt'oggi non sono ancora riuscito, a trovare il tempo e l'opportunità di tornare a Venezia.

Anche questo sarebbe per me un altro di quei viaggi da rifare.

Anche se al momento non mi trovo in partenza, (non ho viaggi in programmazione, anche se nella vita non si sa mai, a volte impiego pochi minuti per cambiare i miei programmi) lo stesso fatto di trovarmi a scrivere questo post specifico, mi ha fatto tornare un attimino indietro con i pensieri e i ricordi, accendere nuova e rinnovata voglia di partire.

Oramai per me, un viaggio vale l'altro, purché esistano mete di un certo "valore"; artistico, culturale, anche di tipo spirituale.

Vorrei poter riuscire a sistemare alcune cose nella mia vita, al più presto, (intendo dire nel giro di non molti anni) poter riprendere nuovamente il ritmo di partire, andare oltre confine, non sostare troppo tempo in un luogo.

Non è detto che non riesco a farlo; ho imparato che con la mente, si riesce talvolta a tracciare, anche se nella forma abbozzata, il proprio futuro.

Pensare una cosa in maniera desiderata e voluta, qualche volta aiuta a realizzarla, del resto non ho particolari legami con nessun territorio e nessuna persona in particolare; tutto può ancora accadere.

Con questo post, praticamente ho fatto il giro del mondo, con le fantasie e le parole, con i fatti spero in futuro, di riuscire a spostarmi in maniera concreta, da un paese all'altro.

Ogni paese ha i suoi "frutti" evidenti o nascosti; se non fossi arrivato a vivere in Piemonte, mai avrei potuto sperimentare la bellezza di certi luoghi, del messaggio a volte "criptato" di alcuni eventi e situazioni.

Spero di poter andare ancora oltre con le esperienze, che tutta la mia vita non si fermi al solo Piemonte e Torino, anche se devo essere riconoscente a questo territorio, per le "conoscenze" acquisite.

Oltre ogni luogo, al di la di certi confini, c'è sempre qualcosa da imparare, spero arrivano altre sorprese nella mia vita; non sempre e neanche per forza, dovranno essere "tragiche".

Forse sono nato per errare, andare sempre, oltre certe linee di confine; ognuno di noi ha le sue propensioni, io credo di ritrovarmi ad avere queste.

La cosa più bella, forse (almeno per me) anche "emozionante", è di ritrovarmi con davanti una linea di percorso difficile da ipotizzare; bella o brutta che sia, lo saprò soltanto con il trascorrere del tempo.

A volte ricevo in pvt, dei messaggi che mi informano che scrivo parecchio, a questi rispondo che quello che pubblico in rete, non è nemmeno la terza parte, di quello che scrivo a livello di post, solo che molti di questi, dopo averli scritti e riletti prima ancora di pubblicarli, decido di non metterli in rete, perché raccontano di cose, che difficilmente potrei trovare un confronto con le persone che solitamente frequentano il mondo virtuale.

Non credo sia tempo perso, perché tutti i miei scritti rimangono nel mio computer, ho sempre modo di andarli a rivedere, ogni qualvolta ne sento la necessità, oltretutto parlano e raccontano cose, che altrimenti andrebbero perdute e qualche volta dimenticate, questo sarebbe veramente un peccato.

L'aver visitato, 3 città di quelle ritenute da qualcuno, le più belle esistenti al mondo, per me può essere motivo di vanto, anche se le classifiche a volte, non significano molto per tutti, ed è anche giusto così.

La più bella città al mondo per me, rimane quella che con sacrificio e sforzo, (malgrado le avversità della vita) ognuno riesce a fondare attorno alla propria persona, non sempre però essere circondato da molte persone è un bene, a volte ci si può anche perdere, sentire perfino "soli".

La più bella città al mondo, a mio modo di vedere la questione, rimane sempre quella che si "sogna" di andare a visitare, con l'accordo e l'armonia del proprio "essere", che sorride alla vita che trascorre in maniera serena e tranquilla, riuscendo ad accettarne le conseguenze che al genere umano, possono a prima vista sembrare dolorose e fastidiose.

Del resto anche nelle bellissime città si piange e si soffre, non sempre si sorride e si vive in maniera felice; questo dovrebbe bastare a fare riflettere.

 

 


 

 
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DI NOTTE...

Post n°18 pubblicato il 15 Giugno 2014 da bovart
 

“Di notte ogni cosa assume forme più lievi, più sfumate, quasi magiche. Tutto si addolcisce e si attenua, anche le rughe del viso e quelle dell’anima”.

Romano Battaglia 

 


 
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