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ANTROPOLOGIA DELL'UOMO PRIMITIVO

Post n°35 pubblicato il 14 Maggio 2013 da elezioni20
 
Foto di elezioni20

Avete mai sentito parlare di episodi di cannibalismo ? Le tribù tribali che usavano mangiare i corpi morti dei loro conviventi sono ormai lontane ma ci sono ancora gruppi di tribù legate alla discendenza di quelle tribù cannibali. Molte risalgono al 1800 o alla prima e seconda guerra mondiale. Vi siete mai chiesti quali erano le situazioni quando ci fu il contatto con gli europei? Il che possiamo dire sul lavoro delle missioni. Prima la gente viveva molto isolata nei villaggi ci sono stati contatti per sottrarre la popolazione a questa segregazione ma gli ostacoli da superare erano moltissimi basti pensare che solo in Papa Nuova Guinea ci sono 700 lingue diverse e cerano numerosi lotte e tensioni tra le numerose e varie tribù soltanto pochissime erano disposte a comunicare tra loro. Dopo i primi contatti la situazione parve migliore in virtù del fatto che popolazioni della costa raggiunsero le isole e gli isolani furono condotti a lavorare nelle piantagioni. Ciò dette luogo ad un progressivo assottigliarsi dei gruppi minori quindi, sia grazie ai governi Europei che al lavoro delle missioni vennero fatti molti passi avanti per migliorare il livello di comunicazioni e far si che diminuissero i molti scontri tribali. Da ciò che ho letto ed interpretato furono gli spagnoli i primi coloni ad eseguire il mercato degli schiavi prelevando da svariate isole Congo, Guinea e Senegal. Il sentiero del cannibalismo in alcune tribù avveniva solo in circostanze speciali. Tutta la vita del popolo della Papa Guinea e pervasa da un significato religioso perciò anche il cannibalismo faceva partesi un intero modo di vivere e quando si verificava era nell’ambito di eventi speciali. Per esempio in guerra i nemici uccisi venivano mangiati per dimostrare rispetto e ricevere il loro spirito o ancora per potenziare la propria forza interna. Cannibalismo non significava generalmente solo cibarsi di carne umana. Era un rito propiziatorio molto speciale quindi con un significato ritualistico. In fatti si era obbligatoriamente seguire una prassi particolare, un rituale specifico. Non era un fatto molto frequente, non accadeva con regolarità, ma in circostanze straordinarie. Il cannibalismo era una pratica che permetteva di catturare la forza di un guerriero o semplicemente la presenza di un nemico scomodo o il che si pensi, era stato un bravo guerriero durante la battaglia. Il cannibalismo era anche una pratica che permetteva di catturare la presenza di un nemico ucciso per rubargli la sua forza e stupire interiormente. Nel secolo scorso a Raboul un gruppo di missionari che volevano portare la fede cristiana a gli indigeni ma vennero uccisi in quanto non desideravano intrusioni e che il cristianesimo fosse diffuso. Una tradizione da quanto risulta il cannibalismo veniva praticato durante le guerre tribali e per dimenticarsi dei nemici li uccidevano e si cibavano del loro cadavere. Gli abitanti della Nuova Papa Guinea attualmente non si vergognano delle loro malfatte tradizioni ma con l’evento del cristianesimo il cannibalismo è stato più praticato con continuità perché questa religione lo ben si lo bandisce tanto più che la popolazione delle nuove generazioni non ne hanno mai sentito parlare. I più anziani invece non credono che ne avranno vergogna perché per loro il cannibalismo faceva parte della tradizione. Uomo mangia uomo. L’antropologia era diffusa tra numerose culture della fascia tropicale della terra. Le opinioni diffuse era che si trattasse più di cannibalismo magico propiziatorio cioè legato alla credenza di un energia vitale nella possibilità di ereditare qualità fisiche spirituali o soprannaturali mangiando i defunti o i nemici , compiendo riti di fertilità di identificazione dell’uomo come l’alberò della vita quindi non solo fertilità umana ma anche della terra. I sostenitori di questa ipotesi fanno in fatti osservare che generalmente si mangiavano le vittime nelle stagioni dei raccolti quando vi era proprio abbondanza di cibo e quindi non certo per fame. Col passare del tempo conclusa la generazione e l’esplorazione di tutte le terre emerse, le missioni ed i governi coloniali hanno finito con lo sradicare quasi ovunque questo costume. A gli inizi del secolo il cannibalismo rimaneva relegato a poche regioni del globo e più di recente ad eccezione di forme alternate alla sola area Nelanesiana. Oggi la Nuova Giunea può essere considerata l’ultimo teatro degli avvenimenti che sono stati oggetti delle ultime indagini. Dalla zone del Lago Sentani ci furono una serie di testimonianze di prima mano per raccogliere dalla viva voce di testimoni oculari indigeni e studiosi che hanno frequentato questi luoghi, un affermazione pro o contro l’antropologia. Ma l’ultimo caso di cannibalismo in questa zona orientale si verificò nel 1956, in quel periodo da 37 anni in Irian Jaia nella regione di Itichinea, tra perenti delle vittime una giovane coppia fu aggredita, i due si stavano recando a Patema Posema per una festa ma durante il cammino l’uomo si dovette fermare nella foresta successivamente i due persero l’orientamento, cosa al quanto insolita per gente del posto ma furono aggrediti ed uccisi come nemici e mangiati entrambi. L’uomo fu fatto a pezzi e cucinato, la donna anch’essa fu smembrata dopo di cui si cibarono del pube, il seno, il cervello e gli occhi. Un altro episodio da ricordare e quello di due giovani uno australiano, l’altro americano diretti sui monti. Gli Iari vivono sui monti dell’Iriangiaia a est dei Dani come testimoniano due etnologi che hanno compiuto ricerche sulla loro cultura che gli indigeni praticavano l’antropologia per vendetta sino alla fine degli anni 1960. Il cannibalismo era conseguenza delle guerre tra tribù delle vallate separate da catene montuose perché secondo un detto Iali non si può mangiare l’uomo di cui si conosceva la faccia. Al giorno d’oggi è ancora possibile rintracciare protagonisti e testimoni di tragici eventi. Uno degli ultimi episodi di cannibalismo accertato è avvenuto nel 1968 . I Iali della valle del Seng hanno ucciso e divorato due missionari protestanti l’americano Masters Philips e l’australiano Stanly Diel. La vedova di Masters oggi racconta che il 25 settembre del 1968 il marito Philips ed il suo amico Stanly erano partiti per la valle del Seng per cercare di aprire una missione e speravano di essere accolti amichevolmente ma purtroppo non fu così. Mentre dormivano i guerrieri Iali incitavano la popolazione ad attaccare i missionari e durante la notte li assalirono colpendoli più volte con le loro frecce riducendoli in fin di vita. Per paura che non fossero morti legarono anche i loro cadaveri fuori ad una capanna vuota intendendo ai loro spiriti di tornare nei corpi facendoli rivivere, poi durante un macabro rito cannibalesco ne mangiarono i corpi e ne staccarono alcuni pezzi per portarli nei vari villaggi. In una società come quella dei Iali in cui oggi i bambini vivono a lungo separati da gli adulti a contatto con un ambiente esclusivamente femminile dove gruppi di consanguinei operino con unità indipendente senza un autorità politica, hanno ancor oggi riscontrato in questo gruppo una forte aggressività che è all’origine di continui conflitti. I giochi dei bambini erano con archi e frecce all’apparenza innocui, ma in realtà preludono alle scorrerie di continue vendete degli adulti. Oggi l’aria fragile del vecchio Caron ha testimoniato che egli era tra gli assalitori dei due missionari. Caron si mangio parte della gamba sinistra di Philips. Un tempo l’uccisone di un nemico ed il cannibalismo erano atti di estrema offesa causavano una interminabile catena di vendette. Una delle tribù che entrarono nelle cronache furono gli Hasmat tramite la scomparsa del giovane Rockfeller. I Cucu Cucu del distretto di Monobe nella Nuova Guinea sono divisi in dodici gruppi diversi e parlano dodici lingue diverse, vivono in villaggi di capanne sparsi su montagne coperte da fitta vegetazione tropicale . Essi erano i più temuti e irriducibili antropofagi della Papa Guinea. Non traendo cibo a sufficienza da una regione avara di risorse, compivano continue e feroci razzie nelle valli vicine, quindi prevalentemente per fame. Le loro vittime non venivano solo uccise ma anche orrendamente mutilate in segno di vittoria e per causare maggior dolore ai parenti. I corpi mutilati erano trasportati poi nei villaggi dove se ne mangiavano gli occhi, le guance, la lingua e il cervello. Alcune parti del corpo erano raccolte in cortecce e cotte su pietre riscaldate altre cucinate sul fuoco avvolte in foglie. La carne non doveva essere toccata con le mani ma solo con bacchette di legno, il cranio delle vittime era spezzato ed aperto con una pietra, le ossa erano messe appese ad un palo a force e piantato nel cortile del villaggio. La carne umana poteva essere mangiata da uomini e donne ma non dai bambini. I Cucu Cucu dicevano che la carne umana era consistente e grossa, queste abitudini fanno intuire che alle necessità alimentari probabilmente si sovrapponevano altre motivazioni più profonde. Oggi i Cucu Cucu sono 90 milioni e non sono più il terrore delle popolazioni vicine ma solo pacifici coltivatori di patate dolci. Cercano di risolvere i conflitti e le ostilità senza ricorrere alla guerra e senza mangiare più nessuno, il loro nome Cucu Cucu in lingua madre è probabilmente un dispregiativo anche se ormai è entrato nella letteratura scientifica essi giustamente lo rifiutano preferendo di essere chiamati Auga o col nome linguistico della foresta vergine.

 
 
 
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