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« Europa o non Europa?Europee: un'altra anali... »

Più PIL per tutti

Post n°63 pubblicato il 23 Maggio 2014 da dizetap
 

Resto inorridito di fronte ad alcune scelte prese dalla classe dirigenziale pubblica, sia essa locale, italiana, europea o a livello mondiale.

L'ultima notizia riguarda l'Eurostat, l'ufficio delle statistiche dei paesi membri dell'Europa unita e che si occupa anche di definire i dati macroeconomici che influenzano le decisioni della Banca Europea sulla politica monetaria e di dare le istruzioni per l'attività degli uffici statistici dei singoli paese membro.

Hanno stabilito che dal prossimo anno il PIL di ogni paese dovrà considerare anche una stima del fatturato delle attività di prostituzione, commercio di droga e contrabbando, attività illegali in Italia ma non solo qui.

Prima di proseguire vi copio la definizione di PIl da Wikipedia.

(fonte Wikipedia) Il PIL può essere considerato come:

  • la produzione[1],[2] totale di beni e servizi dell'economia, diminuita dei consumi intermedi ed aumentata delle imposte nette sui prodotti (aggiunte in quanto componenti del prezzo finale pagato dagli acquirenti); tale ammontare è pari alla somma dei valori aggiunti a prezzi base delle varie branche di attività economica[3],[4] aumentata delle imposte sui prodotti (IVA, imposte di fabbricazione, imposte sulle importazioni) e al netto dei contributi ai prodotti (contributi agli olivicultori, alle aziende comunali di trasporto, ecc.); il PIL è, infatti, il saldo del conto della produzione;
  • il valore totale della spesa fatta dalle famiglie per i consumi e dalle imprese per gli investimenti; vale infatti l'identità keynesiana Y=C+G+I+(X-M), dove Y è il PIL, C sono i consumi finali, G è la spesa dello Stato, I gli investimenti privati, X le esportazioni e M le importazioni; l'identità vale in quanto la quota del prodotto destinata alla vendita, ma non effettivamente venduta si traduce in un aumento delle scorte, che sono una componente degli investimenti;
  • la somma dei redditi dei lavoratori e dei profitti delle imprese; nell'attività produttiva si sopportano, infatti, costi per l'acquisto di beni e servizi da consumare o trasformare (i consumi intermedi) e costi per la remunerazione dei fattori produttivi lavoro e capitale; la produzione al netto dei consumi intermedi coincide quindi con la somma delle retribuzioni dei fattori.

Ora che il valore totale della produzione di una Nazione contenga al suo interno anche le attività illegali pone tre problemi, uno in termini di moralità, uno in termini di indeterminatezza dei dati e l'altro in termini di "cosa cambia per noi cittadini?".

Nel primo caso trovo ripugnante che ogni Paese invece di combattere assiduamente questi fenomeni illegali, perlomeno finché rimangono illegali, e ridurli a zero, se ne appropria virtualmente e li usa per dire che la propria economia vale di più.

E' come se io dichiarassi apertamente di essere una persona più ricca e potente perché sono mafioso, spaccio droga e sfrutto le donne magari immigrate per la prostituzione. Avreste veramente una migliore opinione di me?

Nel secondo caso trattandosi di attività illegali e quindi non controllate dal Fisco, sono poste in un limbo di perenne indeterminatezza. Già mi stupisco quando ad esempio la GdF compie un sequestro e la stampa dichiara che si tratta di una certa % del mercato totale. Ma allora sappiamo con certezza a quanto ammontano le attività illegali? Forse che i criminali ce lo vengono a dichiarare?

Nell'ultimo caso la domanda è decisamente retorica. Cosa cambia per noi cittadini sapere che l'Italia, secondo il PIL fino al 2014 è l'ottava economia del mondo (ribadisco l'OTTAVA!!!) e che magari assommando i dati presunti delle attività illegali diventeremo la quarta o la quinta. Ci rende forse più ricchi o con una maggiore capacità di spesa? O ci fa indignare ancora di più?

 
 
 
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INFO


Un blog di: dizetap
Data di creazione: 02/01/2013
 
 

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