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« Guerra sempre e comunque guerraMille giorni di noi e di Matteo »

ISIS: discutere o combattere?

Post n°68 pubblicato il 29 Agosto 2014 da dizetap
 

Aldilà delle sterili polemiche per l'intervento dell'on. Di Battista sul blog di Grillo che è stato in parte strumentalizzato, è vero che la comunità internazionale, ammesso che esista perché l'ONU somiglia sempre più ad una baracca mangiasoldi, deve decidere quale strategia adottare in Medio Oriente e dintorni.

Il passato ha visto prima i Paesi occidentali appoggiare la nascita dello Stato israeliano sul territorio arabo dei palestinesi, poi l'appoggio al mantenimento del potere dei vari rais nei Paesi nordafricani (Gheddafi in Libia, Sadat e poi Mubarak in Egitto, Ben Ali in Tunisia,...), l'allora Unione Sovietica invadere l'Afghanistan e gli Usa foraggiare i talebani afgani per combatterli (con le conseguenze tristemente note del successivo 11 settembre), la nascita di due dittature indipendenti (mah?) dall'Occidente in Iran con Khomeini e in Iraq con Saddam Hussein, fino a giungere alla situazione attuale passando per la cosiddetta primavera araba che ha lasciato sostanzialmente un vuoto di potere in molte Nazioni.

Si ho trascurato alcuni passi e alcuni Paesi (Algeria, Marocco. Libano, Siria, Yemen, Kurdistan e Turchia) ma non vorrei dilungarmi.

Il punto è che con la Exit Strategy che ha portato gli Usa ad uscire militarmente dall'Iraq che molti di noi hanno apprezzato, una nuova forza armata sotto forma di un pseudo nuovo Stato, si è fatta avanti con il nome di Califfato dell'Isis.

Come ricorderete io sono per l'autodeterminazione dei popoli, quindi parrebbe corretto pensare che se loro vogliono uno Stato e le popolazioni sunnite lo appoggiano, tra virgolette non ci sarebbe nulla di male.

Invece dalle informazioni che ci giungono, l'Isis si sta appropriando con la forza e contro la volontà delle popolazioni ivi residenti (cristiani, sciiti, curdi,...) di territori, città e attività.

Aldilà dei metodi (decapitazioni, strupri, fucilazioni di massa o meno) che comunque non sono poi così dissimili e disumane da altri già visti utilizzare anche da cosiddette Nazioni civili sia in guerra (Srebrenica insegna) che no (si pensi alle torture statunitensi ai prigionieri di Guantanamo), c'è quindi da chiedersi: cosa si deve fare?

La scelta di armare i curdi che sono i più forti e i più organizzati in loco per contrastare l'esercito del Califfato, ricorda per certi aspetti il pericolo di foraggiamento di un certo Bin Laden da parte della Cia.

Dialogare non sembra facile in quanto non sembra che la controparte sia disponibile.

A parole si sente dire (ma arriva poco sui media) che i musulmani moderati sono contro queanto sta accadendo.

Allora?

Allora insisto su un punto che mi sta a cuore: coinvolgere in maniera netta le Nazioni islamiche "pacifiche": Arabia Saudita, Emirati Arabi, Oman, Turchia, Qatar,... affinchè siano loro a dirci cosa vogliono nella loro area di influenza e farli intervenire.

Troppo comodo che questi Paesi investano soldi in Occidente e non si preoccupino della stabilità della loro Regione. Viene da credere che alcuni di loro siano i fornitori di soldi e/o armi di questo sedicente Califfato.

Musulmani moderati fatevi sentire!

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Commenti al Post:
lo_snorki
lo_snorki il 19/09/14 alle 00:45 via WEB
Io sono per accettare le differenza altrui; ma quando la differenza è tagliarmi la testa, allora meglio che parta la sua (con tutto il corpo).
 
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Un blog di: dizetap
Data di creazione: 02/01/2013
 
 

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