Creato da eli.eli1970 il 16/07/2010

PARLIAMONE

ANCORA ELENA

 

 

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Amore a prima vista

Post n°23 pubblicato il 16 Agosto 2010 da eli.eli1970

La prima volta che la vidi me ne innamorai all'istante.

Il suo aspetto elegante, le sue forme sinuose, quel suo profumo.....

Doveva essere straniera, in lei subito si intuivano doti non comuni, ed io lo sentivo, lei non era come le altre.

Ammiravo quel suo color castano, così naturale. Le sue perfette rotondità, ma soprattutto ciò che mi colpiva era la perfezione della sua semplicità.

Di lei non sapevo niente ed in quel momento nessuno poteva darmi alcuna informazione su come poterla avvicinare, su come poterla ritrovare.

Avversi sentimenti mi sconvolgevano, sentivo una morsa alla bocca dello stomaco che mi impediva di allontanarmi, dallo smettere di ammirarla

e lei non faceva niente per impedirlo, impassibile ma ammiccante restava lì, sfacciata e presuntuosa, consapevole della sua sconvolgente bellezza.

Eravamo cosi vicini, eppure così lontani. Separati da una invisibile barriera.

Mi resi conto che la gente iniziava ad osservarmi, da troppo tempo stavo li impalata a guardarla sfacciatamente, una vecchia signora mi rivolse uno sguardo compassionevole ed arricciando il naso con evidente disgusto, si girò andandosene.

Con gli occhi lucidi rivolsi un silenzioso saluto al mio amore ancora immobile sul suo regale piedistallo e lei, ne sono sicura, mi ricambiò con un sorriso.

Mi allontanai felice ed innamorata come solo gli adolescenti possono essere, ripromettendomi di tornare.

E tornai. Per giorni e giorni tornai. Ma lei non c'era più.

Vedevo le sue compagne avvicendarsi nei medesimi posti, le vedevo andare e venite, sparire per poi tornare, ma non lei. Lei, il mio grande amore, non c'era più.

Un giorno al limite della resistenza, feci una pazzia. Entrai in quella casa sfarzosa di luci e di colori, una signora elegante e dai modi gentili mi venne incontro chiedendomi se potesse fare qualcosa per me.

Ed io, con gli occhi umidi, le descrissi il mio grande amore, le estrnai la mia disperazione per non averla più vista in quella casa, le chiesi se lei fosse ancora li. Se potesse almeno dirmi il suo nome.

La signora sorrise dolcemente ed annui, “ è austriaca” disse con aria di complicità “ si chiama Sacher, Torta Sacher, gliela vado a prendere.”

E dolcemente lei fu mia.

 
 
 
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