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Un blog creato da Sir.Amadeus.Callagan il 07/11/2009

POLITICA E CULTURA

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Il rischio della via giudiziaria alle elezioni --- di Mario Ricciardi

Post n°29 pubblicato il 03 Marzo 2010 da Sir.Amadeus.Callagan

Tratto da "IlRiformista" del 3/3/2010


La democrazia, come forma di governo, non esiste se non ha una veste giuridica. La volontà popolare deve esprimersi necessariamente nei modi previsti dalla legge per uscire dal dominio dell’ineffabile - cui vorrebbero confinarla da sempre i demagoghi - e manifestarsi come decisione collettiva inequivocabile e vincolante per tutti.Ovviamente, le regole che la incarnano sono sempre in qualche misura imperfette, e proprio per questo si avverte talora l’esigenza di modificarle per renderle migliori, più aderenti all’ideale dell’autogoverno che - sin dai tempi di Pericle - è il fondamento ultimo di legittimità delle procedure democratiche. Non c’è un’alternativa a questo modo di intendere la democrazia che rimanga entro l’orizzonte liberale. Tutte le ipotesi che pretendono di far prevalere la sostanza sulla forma sono pericolose perché stabiliscono precedenti le cui conseguenze sono sempre gravi, e dagli sviluppi imprevedibili.

Vale la pena di ricordarlo a chi - con irresponsabile faciloneria - evoca in queste ore la sostanza contro i “formalismi” o la “burocrazia” che impedirebbero di porre rimedio all’inaudito e colpevole pasticcio che si è verificato a Roma. Chi ritiene di avere qualcosa da guadagnare da una forzatura della legalità, potrebbe subire domani lo stesso torto. Avendo perso però la credibilità necessaria per far valere le proprie ragioni.

Le regole - anche se imperfette - garantiscono tutti. Quindi prima di chiedere che vengano ignorate si dovrebbe riflettere con attenzione. Soprattutto quando si invoca un intervento da parte di chi, come il presidente Napolitano, non ha alcun titolo per interferire in decisioni che spettano alla magistratura. Le funzioni di garanzia del processo democratico del Presidente della Repubblica non gli attribuiscono affatto la facoltà di entrare nel merito della decisione di un giudice che - secondo quanto stabilito dalla legge - valuta il rispetto della procedura prevista per la presentazione delle liste elettorali. Ciò che il Presidente può fare, e correttamente ha fatto, è manifestare preoccupazione per un episodio che corre il rischio di esacerbare ulteriormente un clima politico deteriorato oltre ogni livello di tolleranza.

Frutto di atteggiamenti strumentali che stanno erodendo di giorno in giorno la fiducia dei cittadini nei confronti di tutte le istituzioni repubblicane. Se a Roma le elezioni regionali si svolgeranno senza una lista del Pdl, non è difficile immaginare che il risultato di questa consultazione sarà contestato ogni giorno, a partire dal momento in cui verrà proclamato il vincitore. Se il Pdl dovesse perdere, possiamo aspettarci polemiche ancora più aspre - e irresponsabili - di quelle che stanno avvenendo in queste ore.

Con effetti devastanti per la credibilità dell’amministrazione in carica. D’altro canto, se la lista del Pdl venisse riammessa senza una motivazione giuridica limpida e ragionevole, la situazione sarebbe probabilmente altrettanto grave. La tensione tra forma è sostanza è fisiologica nella democrazia. Essa si alimenta dello scarto inevitabile tra l’imperfezione delle regole e la purezza dell’ideale del “governo degli eguali”. Nel nostro paese, tuttavia, questa tensione si esprime da tempo in modi che a lungo andare sono incompatibili con la stabilità sociale.

Chi ha a cuore la salute della nostra democrazia non può far altro che sperare che una via d’uscita legale ci sia, e che la magistratura la trovi per il bene di tutti. Ma se fosse impossibile trovarla, è la legge che deve avere l’ultima parola. In una situazione del genere, la responsabilità di ciò che potrebbe accadere passerebbe alla leadership dei due schieramenti. A quella del Pdl che dovrebbe impegnarsi a non aprire un nuovo fronte di conflitto con la magistratura. A quella della coalizione che sostiene Emma Bonino, che deve evitare in ogni modo di dare l’impressione che si cerca una via giudiziaria per impedire la presentazione delle liste della coalizione avversaria. Non c’è solo Roma di cui tener conto. L’accettazione del ricorso dei radicali contro la lista Formigoni in Lombardia minaccia infatti di trasformare la questione del rispetto delle regole elettorali in un conflitto su scala nazionale, anche in questo caso dagli esiti imprevedibili. Esaurite le risorse della giurisdizione, si apre lo spazio della saggezza politica. Speriamo che tutti - maggioranza e opposizione - sappiano essere all’altezza del proprio compito di guida del paese.
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