PROSTATASSASSINAper evitare di morire stupidamente di prostata |
LO SPOT PER LA PREVENZIONE MARZO 2009
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Post n°17 pubblicato il 03 Dicembre 2009 da prostatassassina
Ogni anno in Italia ci sono circa 7000 morti per cancro alla prostata eppure ancora non si pratica da parte del sistema sanitario lo screenig di massa così come si fa per altre patologie come il cancro al seno o all'intestino.Tutto è affidato alla buona coscienza del medico di base(quando c'è) e alla auto-responsabilizzazione del cittadino che deve sollecitare,informarsi,agire e fare da sè. Molti in Italia si vantano ancora oggi di non andare dal medico se non saltuariamente e di non tenersi sotto controllo come se fosse un titolo di merito o un segno di virilità.I veri machos poi mai si farebbero un esame che comporta l'esplorazione del retto...figuriamoci.E così di ignoranza e di cattiva organizzazione del sistema sanitario si può morire e patire lunghe sofferenze. Sarà un caso di normale insipienza e di negligenza colpevole da partre del sistema sanitario non ostante il suo costo mostruoso per la collettività oppure ci sono precisi interessi economici della serie:UN AMMALATO DI TUMORE RENDE DI PIU' DI UNA PERSONA SANA SALVATA DALLA PREVENZIONE EFFICACE???? |
Post n°16 pubblicato il 24 Novembre 2009 da prostatassassina
Oggi le cartelle cliniche dei pazienti sono ancora su carta con tutti i limiti del caso e non sono contenute in un unico database regionale perchè il DATABASE REGIONALE non esiste.Semplice.Il servizio sanitario è strutturato per USL territoriali ma rileva spesso solo le esenzioni.Le cartelle cliniche cartacee sono invece custodite solo in ogni singolo ospedale quindi non sono disponibili per nessun database. |
DA "LA STAMPA.IT" E' pronto il primo esame molecolare eseguibile sulle urine. Più semplice e preciso dei controlli tradizionali ANDREA SERMONTI Finalmente addio a quel fastidioso esame della prostata, «incubo» degli uomini che tagliano il traguardo dei 40anni? A sentire gli esperti sembrerebbe proprio di sì, grazie all’arrivo del primo test molecolare al mondo eseguibile sulle urine,da utilizzarsi come ausilio nella diagnosi del tumore alla ghiandola prostatica. Si chiama Progensa PCA3, e i dati scientifici adisposizione indicano che questo esame potrebbe diventare uno strumentoclinico indispensabile. Secondo il prof. Francesco Montorsi, ordinariodi Urologia all’Università Vita-Salute, Ospedale San Raffaele diMilano, «questo esame potrebbe rappresentare una grande svolta per un certo numero di pazienti, poiché faciliterebbe la decisione del medicosull’opportunità di procedere a un’ulteriore biopsia o meno, interventoche può essere doloroso oltre che causare effetti collaterali indesiderati. Da nuove ricerche, inoltre, è emerso che il testpotrebbe rivelarsi utile nell’individuazione di quei soggetti affettida forme tumorali meno violente, «per i quali la cosiddetta “vigilanzaattiva” potrebbe risultare un’alternativa migliore rispetto a unintervento terapeutico aggressivo». Questo nuovo test, infatti,utilizza il PCA3 (un marker genetico del cancro prostatico) comepredittore della presenza della patologia e può essere impiegatoinsieme agli altri esami attualmente disponibili per confermare ladiagnosi di tumore alla prostata. Secondo le previsioni, dovrebbecolmare alcune delle lacune mostrate dagli strumenti diagnosticiesistenti. Il PSA (antigene prostatico specifico), peresempio, risulta generalmente elevato per motivi non legati allapresenza di una neoplasia. Di conseguenza, l’esame del tasso di PSA dàadito a numerosi risultati «falsi positivi», cosa che può condurreall’esecuzione di sgradevoli e costose biopsie, in ultima analisiinutili. Il marker genetico PCA3 è presente a livelli elevati solo neitessuti prostatici cancerosi, e questo lo rende un indicatore tumoralepiù specifico del PSA, riducendo potenzialmente il numero di biopsienon necessarie e aiutando il medico a identificare una possibileterapia (oppure una strategia per il monitoraggio attivo del carcinoma). «Ilproblema più serio quando si pone una diagnosi di tumore alla prostata,è dato dall’incertezza che avvolge l’aumento dei livelli di PSA –sottolinea il prof. Roberto M. Scarpa, ordinario di Urologiaall’Università degli Studi di Torino e direttore della StrutturaComplessa a Direzione Universitaria di Urologia dell’AOU San LuigiGonzaga –, e i dati recenti indicano che il punteggio ottenuto conquesto test è in grado di predire meglio il volume del tumore rispettoal resto delle opzioni diagnostiche disponibili. Qualsiasi esame cheriduca il rischio di essere sottoposti a biopsia senza che ce ne sia unreale bisogno è ovviamente una buona notizia per i pazienti». |
(IN ITALIA NON ESISTE LO SCREENING DI MASSA PER QUESTO TIPO DI PATOLOGIA) |
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