Creato da: tommy4dgl1 il 02/05/2008
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giovedì 31 ottobre nella chiesa
di san Marco
in Firenze
adorazione eucaristica
dalle 15,30 alle 18
in cappella serragli
siete tutti invitati
a partecipare
grazie
     
 
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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 23 Luglio 2008 da tommy4dgl1

Italia

Manifestazioni popolari per salvare Eluana

Sempre più vasto il fronte di quanti chiedono che la ragazza viva

di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 23 luglio 2008 (ZENIT.org).- Ciò che sta accadendo in Italia è incredibile. Dopo che la Corte di Cassazione di Milano ha emesso la sentenza che consentirebbe la morte per fame e per sete di Eluana Englaro, associazioni, singoli individui, medici, giuristi, parlamentari, direttori di giornali e settimanali, noti cantanti si sono mobilitati per impedire quella che è stata descritta come "una condanna a morte per un'innocente". 

Ogni giorno si registrano nuove adesioni agli appelli, manifestazioni di fronte ai tribunali, veglie di preghiera, appelli di giuristi e medici, testimonianze di persone che si sono risvegliate dallo stato vegetativo. Sul fronte parlamentare, la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha votato l'apertura presso la Consulta di un conflitto di attribuzione con la Cassazione per la sentenza emessa nei confronti di Eluana Englaro. Per la prima volta, le tre principali associazioni che si occupano di "coma e stato vegetativo" sono ricorse in appello, presentando un Ricorso alla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Milano per "un intervento urgente che blocchi le procedure intese a porre fine alla vita di Eluana Englaro".Le tre associazioni - "ViVe, Vite vegetative", "Associazioni riunite per il trauma cranico e le gravi cerebrolesioni acquisite" e la "Federazione nazionale associazione traumi cranici" -, che raccolgono e assistono un gran numero di persone che vivono in condizioni simili a quelle di Eluana, hanno preparato un documento programmatico per impedire che vengano emesse sentenze di morte per i loro assistiti.Lunedì 21 luglio si è svolta a Milano una manifestazione congiunta di Medicina & Persona e della Libera Associazione Forense" per ribadire che "non esiste il diritto a dare la morte". La Libera Associazione Forense sostiene il documento dei giuristi che contestano il decreto della Corte d'Appello di Milano.Il sottosegretario all'Interno, onorevole Alfredo Mantovano, ha inviato un messaggio alla manifestazione congiunta respingendo "una norma decisamente fuori dal sistema legislativo" e che "viene creata per via giurisprudenziale fuori dal Parlamento". Il Movimento per la Vita, nella persona del presidente Carlo Casini, ha consegnato venerdì 18 luglio al Procuratore generale della Repubblica di Milano una memoria sulla sentenza per Eluana Englaro. Nel testo si sostiene che Eluana è una persona viva, che non è morente, che non è in corso un accanimento terapeutico e che nella sentenza di Milano vi è "un vizio di motivazione" perché "non risulta affatto dimostrata in modo ragionevole la volontà, sia pure presunta, di Eluana di rifiutare l'alimentazione e la idratazione, e comunque non si potrebbe in nessun modo favorire il suicidio". Nell'esposto del MpV si segnala inoltre "la differenza fra l'applicazione del sondino naso-gastrico", un atto medico che richiede il consenso informato del paziente o di chi per lui, e "la sospensione della somministrazione degli alimenti che non è più un atto medico (è un'operazione facilmente eseguibile da chiunque) e che costituisce invece un gesto uccisivo nella intenzioni e negli effetti pratici". In merito ai diversi appelli per raccogliere firme, quello dell'Associazione Scienza & Vita ha visto l'adesione anche delle Acli (Associazione Cristiane Lavoratori Italiani) e della Comunità di Sant'Egidio. Sul caso Englaro è intervenuto anche il Centro Italiano Femminile (CIF), la cui presidenza nazionale ha emesso un comunicato in cui si solleva la "preoccupazione per una sentenza che accogliendo la richiesta del padre autorizza la sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione artificiali che tengono in vita Eluana"."Ad essere messo in discussione - sottolinea la presidenza del CIF - è il valore della vita umana come bene indisponibile: valore che è al centro sia della dottrina morale cattolica che del nostro ordinamento giuridico". I medici dell'ospedale Valduce di Como, guidati dal Primario di neurologia dott. Mario Guidotti, si sono appellati alla Procura Generale contro il decreto della Corte d'Appello, sottolineando che solo nel Comasco ci sono altre 150 persone che vivono nelle stesse condizioni di Eluana e che la sentenza di Milano è "una sentenza di morte".Il Movimento per la Vita Ambrosiano ha promosso un "Rosario per la vita" sotto le finestre della Casa di Cura di Lecco "Beato Luigi Telamoni". All'iniziativa hanno aderito anche il "Centro di Aiuto alla Vita" di Lecco e l'associazione "Difendere la vita con Maria". Tra le tante testimonianze, toccante è quella dei familiari di Salvatore Crisafulli, un quarantatreenne di Catania che si è risvegliato l'anno scorso dallo stato vegetativo in cui era entrato dopo il coma in seguito a un incidente stradale avvenuto nel 2003In una lettera aperta recapitata a ZENIT, la famiglia Crisafulli ha spiegato: "A noi la speranza non è mai venuta meno e siamo stati premiati dalla confessione del nostro Salvatore, il quale ci ha ripetuto mille volte che, mentre tutti i più grandi luminari d'Europa lo reputavano una ‘foglia d'insalata', lui si sentiva vivo e partecipe e soffriva terribilmente senza poter comunicare all'esterno la sua atroce ed agonizzante pena". In merito alla vicenda di Eluana, la famiglia Crisafulli sostiene che "se si vuole lasciarla agonizzare di fame e di sete si abbia il coraggio di chiamare questa decisione egoista e barbara con il nome che le compete: eutanasia".Rilevante anche l'appello lanciato dal Vicario di Roma, il Cardinale Agostino Vallini, che in un comunicato diramato il 19 luglio ha invitato tutti "a pregare perché il Signore illumini le coscienze sul valore intangibile di ogni vita umana, particolarmente nelle situazioni estreme di sofferenza e di dolore, come il caso di Eluana Englaro

 
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