Creato da pietro.celo il 02/11/2013

Pagine africane

viaggio in Burkina Faso

 

 

La scuola

Post n°15 pubblicato il 26 Dicembre 2013 da pietro.celo

 

Il Centro Effatà per i bambini sordi  è un grande quadrilatero cui gli edifici della scuola  fanno corona, da una parte la aule, la mensa e i dormitori, dall’altra l’atellier professionale di cucito e la panetteria, poi la chiesetta e il presbiterio. Al centro del cortile s’erge la grande paillot (o paillote….accidenti all’ortografia del Francese)  che è il cuore della vita dei bambini e degli educatori, il centro del villaggio scolastico. I muri sono leggeri, d’un tenue beige mentre il tetto è una spiovente lamiera infuocata, la paillot ricorda le povere capanne africane, proprio come ce le immaginiamo: rotonde con il cono di paglia; grande pero’ da contenere 60 bambini che giocano e che fanno merenda. Il cortile centrale è cinto da strette aiuole di verdi cespugli, geometrie di prati e di piante tropicali. Scorazzano sauri coraggiosi, veloci sfiorano i bambini e le mie gambe, ed io mi ritraggo deriso dalle donne della cucina sedute sui gradini che portano al refettorio. Mi guardano e parlano in moore. Oggi ancora riso e pesce, è mercoledi’; si annunciava già dal mattino fondendosi con quello delle baguette appena sfornate, un intenso profumo di pesce pescato non so dove …le donne lavorano intensamente, scherzano e ridono tra di loro, compostamente. Aiutano i bambini, spazzano il patio, assistono la mensa. Qui in Burkina tutti sono molto gentili, talvolta ossequiosi (sarà che sono bianco), un po’ affettati.

 

Raglio d’asino in cortile…ah già, oggi raccolta indifferenziata della spazzatura, la plastica, la carta e tutto quello che si butta (poco a dire i vero!) finisce nel carretto tirato da un bigio asinello. Due operai del comune raccolgono porta a porta, cioè bidone dopo bidone, la spazzatura. Il somarello ha lo sguardo triste ma non credo dipenda dal suo essere africano, ne ho visti tanti di asini in Italia anche più tristi di questo! Invece la pecorella che si è infilata il secchio sul collo è una novità…  « Be be be ! Chi mi aiuta ?...Beeee ».

 

Si spalanca la porta : «Ops.. Scusi padre,  posso prendere… », « Non sono padre … » , o meglio, lo sono nel senso che ho 4 figli, ma non sono un religioso …e giù a ridere per la gaffe, e strette di mano e au-revoir.  Mi rimane come un senso di amaro in gola, …io padre lo sono di Petra, di Gilda, di Lapo e di Teodoro, lo so!

 

 
 
 

Lezione all'aperto

Post n°14 pubblicato il 26 Dicembre 2013 da pietro.celo

 

E’ il rumore della pala del ventilatore che mi dà fastidio stanotte, ritmico sfiorarsi di ingranaggi sopra la mia testa…vorrei spegnerlo ma non riuscirei a dormire lo stesso…fa caldo! La stagione è la più fresca dell’anno, solo 35 gradi di giorno…ho visto davvero qualcuno con la maglia….uno con il piumino  ma quello leggero! I bambini hanno sospeso le uscite in piscina, fa troppo freddo per loro…e non è ironico !

 

Oggi lezione all’aperto, nella piccolo cittadina di Saaba, periferia di Ouagadougou…una donna vestita di giallo, sdraiata sopra il pozzo dirige la distribuzione dell’acqua; la sua mano penzolante sul rubinetto dispone e comanda il flusso nei bidoni di plastica…ledonne si organizzano in fila…  tutti i bambini sordi della scuola all’ombra sotto un albero, la maestra che mostra la misera casupola di fonte alla scuola…« Questa est la maison! Com’è la maison? ». Temo le risposte perchè la catapecchia sembra più una stalla che una casa… « E com’è la porta? »…Ma quale porta! Sulla parete della bicocca un’entrata senza stipiti e senza porta dà su un interno di terra battuta; una stanza, alle pareti grezze sono attaccate, non so come, tre fotografie. Non entro, l’odore è acre… i bambini si allontanano.  La maestra invita i bambini a dire, a spiegare, …è proprio brava… alle nostre spalle una capra mezza nera e mezza bianca rovista nella spazzatura, bela…è l’unica risposta che si sente. I bambini parlano coi segni, dicono anche che la casetta è bella. Si solleva una piccola nuvola di polvere rossa, un tenue mulinello attraversa la strada, le foglie tremano soltanto.  Intorno altri bimbi, del paese, ci guardano stupiti…i loro occhi grandi dicono che oggi nessuno di loro è andato a scuola, i loro ventri gonfi dicono che vorrebbero mangiare, i loro visi … mi divincolo dai miei pensieri e guardo il cielo, spero di incontrare una tortorella che mi faccia compagnia.

 

 
 
 

18 novembre Teodoro

Post n°13 pubblicato il 16 Dicembre 2013 da pietro.celo

 

Devi essere conciso, sintetico, preciso nel dire senza tanti fronzoli o arzigogoli…proprio io che amo scrivere con belle parole, un poco di artifizio e di velleità letteraria…Poche scarne parole oggi sono sufficienti. Oggi potrei essere dovunque e non sono in nessun posto; in Africa o in Italia, a casa o in giro per il mondo non importa. Oggi sono con mio figlio, sono con Nicole…anzi sono loro qui con me che mi consolano vanamente. Sei mesi fa, oggi, o ieri o domani, Teodoro è nato e, come dice mia moglie, in un soffio se ne è andato! Tesoro mio, sei la pietra che ha valicato il mare e il deserto, sei il piccola ciotolo di granito della tua tomba che conservo e che sempre porto con me, sei la roccia alla quale mi abbarbico nelle sere disperate del Sahel. Ha vividi acuminati spigoli la mia roccia, una vena argentata nel grigio granito,…è solo una pietra, lo so ! La mia piccola pietra.

 

Talvolta, Nicole, cerchiamo segni per capire,per andare oltre l’ottuso destino; a volte per consolarci ci aggrappiamo ad un pensiero, ad un sorriso, ad un piccolo cuore… Piango ! Sai, qui piangono solo i bambini, gli adulti sembrano distanti dalle cose della vita, tutto sembra inevitabile e normale . Piango invece io e i miei occhi rossi stupiscono i bimbi della scuola e me stesso.

 

Questa mattina presto una tortorella si è infilata, non so come, nella sala da pranzo, sbatteva le ali forte contro il vetro della finestra, voleva uscire alla luce dell’aurora africana ; cieli ocra dove rare nubi sono orlate di rosa dorato …voleva andarsene . Piano piano ho riaperto la porta… « Bisogna che tu vada », pensavo, « Bisogna che io ti lasci partire serena ». Come vorrei dirti « Stai con me , seguimi oggi, non dimenticarti del mio dolore ! » Di nuovo in lavanderia t’incontro e sorrido; grazie piccola tortorella dal petto di terra e le ali di cielo. Il tuo canto monotono mi accompagna dalla prima notte africana ; allora … au revoir a bientôt !

 

 
 
 

cibo

Post n°12 pubblicato il 16 Dicembre 2013 da pietro.celo

 

Si fa presto a dire« mangiare »  Qui in Burkina, a scuola,  il pasto è una sorta di miracolo che si rinnova sempre uguale a se stesso. I bambini sordi sono seduti a tavola e appare una zuppa, una polenta, della verdura, …qualcosa si manifesta. Si dice la preghiera con i segni, si ringrazia e si benedice con le mani. Monopiatto e monosapore. Si mangia in 10 minuti come fanno i bambini, come fanno le persone che mangiano per nutrirsi davvero.

 

Fuori dalle mura della scuola il cibo è un’avventura quotidiana fatta di miglio o di tuberi bolliti, di teste di gallina o di pesce, di baguettes francesi ma anche di fame e di miseria; si mangia con le mani ma questo è il meno, si mangia come si puo’, dove e quando si puo’.  Farsi la pasta vuol dire farsi venire un poco il senso di colpa occidentale, vuol dire pensare all’autosufficienza alimentare di Sankara… « Alimentarsi con quello che si produce e produrre quello che basta a sfamarsi ».

 

I piatti hanno nomi complicati per alimenti semplici : riso, migio, mais, pollo e pesce

 

L’acqua nel sacchetto, monodose e monouso, è la novità della giornata; si vende, si raffredda, si beve bucando il sacchettino trasparente e succhiando dal foro. E’ acqua pulita, sterile, per niente buona e forse un po’ triste. L’unica acqua potable ici !

 

 
 
 

esterno...

Post n°11 pubblicato il 14 Dicembre 2013 da pietro.celo

 

E’ stato un risveglio di odori questa mattina, di cipolle soffritte e di acre spazzatura bruciata, l’odore del sudore e quello dell’olio di karitè. I bambini si spalmano l’olio sulla pelle per vincere la secchezza dell’aria e il calore del sole, i vestiti sono laceri come sempre ma is orrisi sono ariosi come solo i piccoli sanno fare.

 

Ho visitato una scuola di bambini sordi, una in città; in classe c’era il motorino della maestra e un gigante di 17anni insieme ai piccoli  della seconda elementare, un sépare di sghembo compensato divide l’altra classe con un’altra maestra e altri bambini, tanto sono sordi e le due classi non si danno fastidio  La luce filtra dalle vuote finestre interrotta da persiane di ferro, l’effetto penombra obbliga gli occhi a socchiudersi un poco, il candore della mattina disegna sagome oscure di bambini che parlano coi segni, distinguo a stento le bianche fila di denti.  Una povera bimba, con le gambe morte stava seduta sul pavimento di cemento, sottola lavagna, lo sguardo vacuo, la maglietta sporca e lacera…la figlia della maestra credo. 

 

Poco più avanti si mangiano per la strada spiedini di fagioli, una donna, con 4 o 5 bambini intorno, impasta palline di purée di fagioli e li arrostisce sulla carbonella…un asino tira un carretto di ananas acerbi e donne musulmane vendono il riso a mucchi sulla strada. Mi avvicino al mercato coperto, fuori una squadra di operai pulisce lo scolo della fognatura, mucchi di detriti color della pece, maleodoranti , s’ammonticchiano al lato della strada, il liquame scola verso il marcapiede e la gente saltella oltre l’ostacolo…gli operai hanno gli stivali e con la pala gettano l’informe ammasso di rifiuti sopra un camion. Entro nel mercato al coperto di Ouaga ; come il miele per le mosche attiro decine di commercianti che mi offrono l’impossibile « Monsieur voule vous » … « No  grazie ! ».«  Monsieur  Pietro’ » …avranno sentito il mio nome mentre parlavo con gli amici italiani…. Pietro’ con l’accento sulla o. La pressione è tanta , il caldo, le mosche, stoffe colorate, spezie profumate, banane arrostite, acqua nel sacchetto …ne vuoi? Mi dice un tale che il mercato al coperto è stato costruito nel 1985, nel periodo di Sankara…sembra un parcheggio multipiano, più arioso, più bello !

 

Un camion che trasporta legname si è messo di traverso sulla strada, cerca di fare manovra  tra sedie di plastica impilate e mucchi di ciabatte decorate, e il traffico espode : come una massa senza forma la gente e le biciclette e le motorette e i carretti ed anche un cavallo scivolano intorno al camion; come un fiumedi lava bollente aggirano l’ostacolo, lo sfiorano e lo assimilano, lo fanno proprio e sembrano trascinarlo oltre la moschea…poco distante una donna con due bambini chiede la carità e un bambino con una scatola di pelati vuota al collo  bussa ai vetri della nostra toyota.

 

Si rientra stanchi non si sa di che ; si rientra impolverati e un po’ più poveri ogni volta. Questa è la nostra umanità ! Me ne ricordero’ nelle sere d’inverno, al tepore della nostra casa in Italia, davanti all’inutile televisore ; devo ricordarmene !

 

 
 
 

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