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Claire e il Giardino dei Segreti »

L'inizio

Post n°1 pubblicato il 12 Novembre 2010 da Pamfile

Vivo in una piccola mansarda da qualche mese, ormai. Sono arrivata una gelida sera di fine Ottobre. Credo fosse proprio il trentuno, il giorno della festa di Halloween. La notte delle streghe. Non è stato difficile trovarla nonostante avessi solo un indirizzo e un numero civico. Via Santa Maria, 7. Ci si arriva percorrendo una strada stretta, lastricata di pietre grigie e illuminate da lampioni che emanano una soffusa luce color arancio. Lungo il percorso ci sono piccoli negozi artigianali tra i quali un calzolaio, un barbiere, un fruttivendolo e un’erboristeria. Quest’ultima ha da subito attirato la mia attenzione ma, al momento, non mi sono soffermata e sono andata oltre. La curiosità di vedere la mia nuova dimora era troppo grande e la stanchezza del viaggio cominciava a farsi sentire. 
Vi si accede attraverso un portone verde, alcune rampe di scale di marmo bianco e nessun ascensore. Ho anche dei vicini di casa, ma non sono ancora riuscita a stabilire con loro un contatto che vada oltre un semplice “buongiorno” o “buonasera”.
L’appartamento è molto carino e confortevole e ha tutto ciò di cui ho bisogno. Ci sono cinque stanze, un ripostiglio e un terrazzino, il quale sovrasta i tetti delle case circostanti e dal quale è possibile vedere il mare quando spira il vento di tramontana. Le pareti hanno un colore diverso dall’altro secondo la stanza in cui ci si trova: arancione il salotto e il corridoio che porta alle camere, verde la più piccola che funge anche da studio e lavanda quella nella quale dormo. Il bagno è rosa cipria e solo la cucina conserva un candido bianco. L’ho trovato esattamente come l’hanno lasciato i precedenti inquilini. Dall’arredamento scelto e dai colori utilizzati nel dipingere le pareti, credo si trattasse di una coppia giovane. Forse senza figli. Nei giorni successivi al mio arrivo ho fatto dei piccoli perfezionamenti e non ci ho messo molto a renderla mia aggiungendo qualche candela profumata e degli incensi che accendo la sera quando rientro stanca dal lavoro, alcune fotografie e souvenir dei luoghi visitati, libri già letti e ancora da leggere, cd musicali di ogni tipo, riviste di moda e una serie impressionante di piante grasse che adoro.
Non sono sola. La divido con Teofilo, un gatto dal lucido pelo nero e dagli occhi color ambra. Anche a lui è piaciuta subito e me l’ha fatto capire andandosi a sistemare immediatamente su un cuscino accanto al termosifone dell’ingresso; come se fosse sempre stato quello il suo posto.

Quando arrivo in un luogo nuovo, la prima cosa che faccio il giorno successivo è girovagare senza meta. Scendo in strada la mattina presto, quando ancora tutti dormono e anche la città sembra essersi appena svegliata e vago per le sue strade alla scoperta degli angoli nascosti e dei segreti che racchiude.
E’ ciò che ho fatto anche il giorno successivo al mio arrivo; dopo aver fatto una doccia, aver indossato un caldo vestito di lana, il cappello, la sciarpa, i guanti e aver lasciato le crocchette a Teofilo, che ancora dormiva nel mio letto.
Sono andata in cerca di una caffetteria. Non c’è voluto molto prima di trovare quella giusta: “Le Dolci Tentazioni”. Ambiente accogliente, nome singolare e una quantità di persone all’interno tale da fare intuire che valesse la pena entrare.
Ho aperto la porta e il suono di un campanello ha avvisato del mio arrivo. Nessuno dei presenti, però, ci ha fatto caso. Mi sono diretta verso uno dei tavoli liberi accanto alla finestra. Mentre aspettavo, ho potuto dare un’occhiata in giro e confermare la prima impressione.
La caffetteria si affaccia su una delle piazze principali della città ed è circondata da grandi edifici settecenteschi, impreziositi da numerosi loggiati. Davanti all’ingresso, delimitato da numerosi vasi di fiori, ci sono alcuni tavoli di legno rivolti verso la grande fontana di marmo bianco che si trova al centro della piazza.
Durante la bella stagione i tavoli sono sempre pieni di persone che si fermano per un aperitivo dopo il lavoro e sorseggiano i loro drink volgendo lo sguardo alle montagne circostanti. Durante i mesi più freddi dell’anno, invece, sono occupati soprattutto le prime ore del giorno e quando splende il sole; mentre nel tardo pomeriggio, quando scende la sera e il freddo si fa più pungente, restano prevalentemente vuoti.
Al suo interno, il pavimento in cotto coperto da vecchi tappeti, tavoli di legno e sedie dai colori pastello, numerosi scaffali colmi di libri e un lungo bancone di legno intarsiato; il tutto illuminato da vecchie lampade che emanano una luce soffusa.  L’impressione che si ha entrando è quella di trovarsi nel salotto di casa.
Di solito diffido dei locali al cui interno siedono solo camerieri annoiati in attesa di clienti.  Mi piace sedermi al tavolo, magari all’aperto quando la stagione lo permette, e osservare le persone attorno a me o quelle che entrano ed escono; ascoltare le loro conversazioni prima di recarsi al lavoro, osservarle mentre ordinano caffè e cappuccino, guardare il loro abbigliamento e i movimenti che fanno, le espressioni che assumono mentre parlano e mangiano; spesso mentre fanno entrambe le cose insieme.
Quella mattina, ero completamente immersa nei miei pensieri quando ho sentito una voce assonnata.
“Ciao, cosa ti porto?”.
Davanti a me si era appena materializzata una ragazza. Aveva i capelli di uno strano colore viola fermati sulla testa da un’enorme pinza a forma di margherita. Sembrava si fosse truccata al buio considerata la spessa riga di matita che delineava i suoi occhi e la quantità di rimmel sulle ciglia.
Prese carta e penna dalla tasca del grembiule che portava legato in vita e attese impaziente la mia ordinazione.
“Prendo un cappuccino e una fetta di torta ai mirtilli, grazie.”
“Ci vuoi il cacao in polvere?” mi chiese senza smettere di scrivere sul block notes.
“Si.. grazie!”.
Non ho fatto in tempo a finire la frase che era già sparita oltre il bancone.
La vedevo dimenarsi con la macchina del caffè e disporre la mia fetta di torta in un piatto. Dopo pochi minuti era già di ritorno.
"Ecco qua. Fanno cinque euro. Puoi pagare alla cassa prima di uscire. Buona giornata".
Neppure il tempo di ringraziare che era già al tavolo accanto, dove due ragazzi si erano appena seduti.
Ho assaggiato la fetta di torta e mentre portavo la tazza alle labbra, ho notato quello che all'apparenza assomigliava ad un volto sorridente. La ragazza dell'ordinazione aveva disegnato con il cacao in polvere un piccolo smile, sulla crema del caffè.
Ho sorriso compiaciuta di quella piccola attenzione, credendo che fosse una sorta di benvenuto per i nuovi clienti e quando ho alzato lo sguardo nella sua direzione, ho notato che anche lei mi stava osservando e sorrideva.
Evidentemente non regalava a tutti i suoi nuovi clienti, un sorriso di cacao.
Questo è stato il nostro primo incontro. La prima volta che ho visto Claire

 
 
 
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Un blog di: Pamfile
Data di creazione: 12/11/2010
 

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