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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 20 Agosto 2006 da LaPanceraRosa

DOMINO

Titolo e credits:

Domino (id) coprod. FR/USA 2006 – col/127 min. - Regia: Tony Scott - Interpreti: M. Rourke, K. Knightley, E. Ramirez, C. Walken, L. Liu, T. Waits Sceneggiatura: R. Kelly

Trama:

La benestante Domino Harvey, figlia di un famoso attore e di una modella, rifiuta la sua condizione sociale, ribellandosi in tutti i modi possibili. Dopo varie esperienze, si aggrega ad una banda di cacciatori di taglie, dove fra violenze e personaggi estremi, pare sentirsi finalmente realizzata. Coinvolti in un losco intrigo tra mafia, rapinatori, miliardari e FBI, dovranno lottare per salvarsi la vita.

Commento al film:

Il film è imperniato sulla figura – reale - di Domino Harvey (Keira Knightley), figlia dell’attore Lawrence Harvey e della modella Paulene Stone. Perso il padre a soli 5 anni, la piccola Domino vive in G.B. con la madre che, di li a poco, si trasferisce a Beverly Hills convolando a seconde nozze con un ricco imprenditore. La giovane Domino mal si adatta alla società opulenta e decadente di Beverly Hills, tanto che, espulsa da diverse scuole e college di prestigio per comportamento asociale e violento, si allontana dalla famiglia, facendo diverse esperienze, compresa quella di modella.

Casualmente viene in contatto con una squadra di Bounty killers, capitanata da Ed Mosbey (Mickey Rourke), uomo vissuto e con pochi scrupoli, nel quale Domino pare rivedere una rassicurante figura paterna. Entrata nel team, trova sfogo alla sua vera natura, guadagnandosi la fiducia dei compagni.

Come già fece in “Man on fire” del 2004, Scott torna ad esplorare una sorta di sottobosco violento e sconosciuto ai più, fatto di soldi, boss della mafia, armi, ricatti e rapimenti. Ma se in “Man on fire” la trama scorreva quasi lineare, in “Domino” essa, dopo un inizio abbastanza chiaro, inizia ad aggrovigliarsi via e via più strettamente, tanto che non solo si stenta a seguirla, ma addirittura si avverte un senso quasi di nausea, persi in questa “sceneggiatura a montagne russe”.

La complessità della trama, però, non toglie phatos alla storia, anzi. Se lo spettatore è in grado di non incaponirsi a voler capire tutto, ma si lascia trasportare dagli eventi, potrà apprezzare le creative e ipertecniche inquadrature di Scott, i suoi impietosi primissimi piani dei visi vissuti o marcati dalle lotte, il suo uso sovraesposto della fotografia (di Daniel M. Shore), il suo personale senso dell’ellissi cinematografica, l’effetto moviola, con repentini e spiazzanti rewind e forward alternati , il suo uso non-lineare del tempo narrativo, la sua particolare estetica dell’estremo.

Una delle caratteristiche ricorrenti che portano il marchio di fabbrica di Tony Scott, ai più attenti, risulterà (come si nota ad esempio anche nel succitato “Man on fire”) la sostituzione della classica carrellata in avanti o dello zoom da un totale verso un primo piano, con un susseguirsi di flash in camera, accompagnati dall’effetto audio.

Personaggi estremi, dunque, affidati a volti vissuti come quelli di Mickey Rourke, Delroy Lindo, Rizwan Abbassi.

O Dale Dickey che, nel ruolo di Edna Fender, traccia una stupenda figura di madre oppressiva e violenta, figura che degnamente si va ad aggiungere ad altre famose dark-mothers dello schermo, come la Ma’ Barker di Shelley Winters in “Bloody Mama” o la Ma’ Jarret di Margaret Wycherly in “White Heat”.

E che dire dell’illuminante apparizione nel deserto di un Tom Waits predicatore con tanto di supposte stimmate?

Esilarante poi, l’introduzione di Ian Ziering e Brian Austin Green, i due ex-Beverly Hills 90210, nei ruoli di se stessi, attorucoli in cerca di futuro?

Uno spazio speciale va sicuramente preso per commentare il ruolo di Christopher Walken, attore per il quale confesso ammirazione sconfinata: nel ruolo di Mark Heiss, produttore di reality senza scrupoli, Walker sfrutta perfettamente il suo sguardo ipnotico e inquietante, esaltandosi alla vista di episodi violenti, o la sua logorrea ossessiva, nello spiegare con candore il business della violenza.

Concludo sottolineando la citazione in video di “The Manchurian Candidate” del ’62 di John Frankenheimer, con protagonisti Lawrence Harvey e Frank Sinatra.

***Da vedere.

 

 

 

 

 

 
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Commenti al Post:
Y2KLaS
Y2KLaS il 26/08/06 alle 11:53 via WEB
allora ti propongo un gioco....:) visto ke c sn tanti appassionati di cinema, facciamo una bella cosa in comune. scriviamo tipo un trattamento cinematografico. ognuno mette la sua parte seguendo i dati accumulati fino a quel momento. vai pancer...a te l'apertura delle danze!:)))
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