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Romina804 il 14/06/08 alle 20:12 via WEB
L'atto di mangiare la merda è un classico della satira di tutti i tempi. C'è un aspetto antropologico legato al mangiare la merda e un aspetto psicologico che colpisce nel profondo. Anticamente era un rito della clownerie religiosa insieme col bere l'urina: oscenità apotropaiche che celavano sottili valenze simboliche. Gli esempi più illustri si possono ritrovare nei classici di Aristofane, Plauto, Rabelais, Swift e Sterne.
L'autore satirico Daniele Luttazzi ha dichiarato che «la satira ha nella merda la sua pietra filosofale». In uno sketch della trasmissione Satyricon Luttazzi mangiava uno spuntino a base di merda da un elegante vassoio d'argento. Il comico ha spiegato: «c'è un legame fra comicità e televisione in particolare: il fatto del corpo in primo piano che può essere esacerbato da certi sketch. E lì ero ben consapevole del caos che si sarebbe scatenato: mangiando, facendo quel gesto. In realtà era un gesto cristico, assumevo su di me la merda del mondo e della televisione.»
Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, intervistato durante la trasmissione Satyricon ha citato come esempi dell'uso della merda nella satira e nel teatro: Ruzante, la fame dello Zanni, un canovaccio in cui Arlecchino si cala le brache e lancia la cacca (finta) addosso al pubblico, e un pezzo in cui San Francesco usa la cacca come termine morale elevato, in contrasto con l'avidità e la violenza del potere di papa Innocenzo III.
Un uso comune dei lavoratori di teatro in vari paesi del mondo, sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda il personale tecnico, è augurarsi il successo con le parole "Merda, merda, merda!" O con frasi dialettali quali "A mi me piase la merda squacquera che s'impizzacchera nel bus del cu!" (letteralmente "A me mi piace la merda molle e appiccicosa che si appiccica nel buco del culo"), normalmente si fa risalire quest'uso al periodo in cui, non essendo ancora state inventate le auto, le persone ricche si muovevano a cavallo o in carrozza e quindi la presenza di una gran quantità di merda di cavallo nei dintorni del teatro era indice di una rappresentazione che incontrava i favori del pubblico più abbiente
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Romina804 il 14/06/08 alle 20:11 via WEB
L'atto di mangiare la merda è un classico della satira di tutti i tempi. C'è un aspetto antropologico legato al mangiare la merda e un aspetto psicologico che colpisce nel profondo. Anticamente era un rito della clownerie religiosa insieme col bere l'urina: oscenità apotropaiche che celavano sottili valenze simboliche. Gli esempi più illustri si possono ritrovare nei classici di Aristofane, Plauto, Rabelais, Swift e Sterne.
L'autore satirico Daniele Luttazzi ha dichiarato che «la satira ha nella merda la sua pietra filosofale». In uno sketch della trasmissione Satyricon Luttazzi mangiava uno spuntino a base di merda da un elegante vassoio d'argento. Il comico ha spiegato: «c'è un legame fra comicità e televisione in particolare: il fatto del corpo in primo piano che può essere esacerbato da certi sketch. E lì ero ben consapevole del caos che si sarebbe scatenato: mangiando, facendo quel gesto. In realtà era un gesto cristico, assumevo su di me la merda del mondo e della televisione.»
Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, intervistato durante la trasmissione Satyricon ha citato come esempi dell'uso della merda nella satira e nel teatro: Ruzante, la fame dello Zanni, un canovaccio in cui Arlecchino si cala le brache e lancia la cacca (finta) addosso al pubblico, e un pezzo in cui San Francesco usa la cacca come termine morale elevato, in contrasto con l'avidità e la violenza del potere di papa Innocenzo III.
Un uso comune dei lavoratori di teatro in vari paesi del mondo, sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda il personale tecnico, è augurarsi il successo con le parole "Merda, merda, merda!" O con frasi dialettali quali "A mi me piase la merda squacquera che s'impizzacchera nel bus del cu!" (letteralmente "A me mi piace la merda molle e appiccicosa che si appiccica nel buco del culo"), normalmente si fa risalire quest'uso al periodo in cui, non essendo ancora state inventate le auto, le persone ricche si muovevano a cavallo o in carrozza e quindi la presenza di una gran quantità di merda di cavallo nei dintorni del teatro era indice di una rappresentazione che incontrava i favori del pubblico più abbiente
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Romina804 il 14/06/08 alle 20:11 via WEB
L'atto di mangiare la merda è un classico della satira di tutti i tempi. C'è un aspetto antropologico legato al mangiare la merda e un aspetto psicologico che colpisce nel profondo. Anticamente era un rito della clownerie religiosa insieme col bere l'urina: oscenità apotropaiche che celavano sottili valenze simboliche. Gli esempi più illustri si possono ritrovare nei classici di Aristofane, Plauto, Rabelais, Swift e Sterne.
L'autore satirico Daniele Luttazzi ha dichiarato che «la satira ha nella merda la sua pietra filosofale». In uno sketch della trasmissione Satyricon Luttazzi mangiava uno spuntino a base di merda da un elegante vassoio d'argento. Il comico ha spiegato: «c'è un legame fra comicità e televisione in particolare: il fatto del corpo in primo piano che può essere esacerbato da certi sketch. E lì ero ben consapevole del caos che si sarebbe scatenato: mangiando, facendo quel gesto. In realtà era un gesto cristico, assumevo su di me la merda del mondo e della televisione.»
Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, intervistato durante la trasmissione Satyricon ha citato come esempi dell'uso della merda nella satira e nel teatro: Ruzante, la fame dello Zanni, un canovaccio in cui Arlecchino si cala le brache e lancia la cacca (finta) addosso al pubblico, e un pezzo in cui San Francesco usa la cacca come termine morale elevato, in contrasto con l'avidità e la violenza del potere di papa Innocenzo III.
Un uso comune dei lavoratori di teatro in vari paesi del mondo, sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda il personale tecnico, è augurarsi il successo con le parole "Merda, merda, merda!" O con frasi dialettali quali "A mi me piase la merda squacquera che s'impizzacchera nel bus del cu!" (letteralmente "A me mi piace la merda molle e appiccicosa che si appiccica nel buco del culo"), normalmente si fa risalire quest'uso al periodo in cui, non essendo ancora state inventate le auto, le persone ricche si muovevano a cavallo o in carrozza e quindi la presenza di una gran quantità di merda di cavallo nei dintorni del teatro era indice di una rappresentazione che incontrava i favori del pubblico più abbiente
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Romina804 il 14/06/08 alle 20:11 via WEB
L'atto di mangiare la merda è un classico della satira di tutti i tempi. C'è un aspetto antropologico legato al mangiare la merda e un aspetto psicologico che colpisce nel profondo. Anticamente era un rito della clownerie religiosa insieme col bere l'urina: oscenità apotropaiche che celavano sottili valenze simboliche. Gli esempi più illustri si possono ritrovare nei classici di Aristofane, Plauto, Rabelais, Swift e Sterne.
L'autore satirico Daniele Luttazzi ha dichiarato che «la satira ha nella merda la sua pietra filosofale». In uno sketch della trasmissione Satyricon Luttazzi mangiava uno spuntino a base di merda da un elegante vassoio d'argento. Il comico ha spiegato: «c'è un legame fra comicità e televisione in particolare: il fatto del corpo in primo piano che può essere esacerbato da certi sketch. E lì ero ben consapevole del caos che si sarebbe scatenato: mangiando, facendo quel gesto. In realtà era un gesto cristico, assumevo su di me la merda del mondo e della televisione.»
Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, intervistato durante la trasmissione Satyricon ha citato come esempi dell'uso della merda nella satira e nel teatro: Ruzante, la fame dello Zanni, un canovaccio in cui Arlecchino si cala le brache e lancia la cacca (finta) addosso al pubblico, e un pezzo in cui San Francesco usa la cacca come termine morale elevato, in contrasto con l'avidità e la violenza del potere di papa Innocenzo III.
Un uso comune dei lavoratori di teatro in vari paesi del mondo, sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda il personale tecnico, è augurarsi il successo con le parole "Merda, merda, merda!" O con frasi dialettali quali "A mi me piase la merda squacquera che s'impizzacchera nel bus del cu!" (letteralmente "A me mi piace la merda molle e appiccicosa che si appiccica nel buco del culo"), normalmente si fa risalire quest'uso al periodo in cui, non essendo ancora state inventate le auto, le persone ricche si muovevano a cavallo o in carrozza e quindi la presenza di una gran quantità di merda di cavallo nei dintorni del teatro era indice di una rappresentazione che incontrava i favori del pubblico più abbiente
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L'atto di mangiare la merda è un classico della satira di tutti i tempi. C'è un aspetto antropologico legato al mangiare la merda e un aspetto psicologico che colpisce nel profondo. Anticamente era un rito della clownerie religiosa insieme col bere l'urina: oscenità apotropaiche che celavano sottili valenze simboliche. Gli esempi più illustri si possono ritrovare nei classici di Aristofane, Plauto, Rabelais, Swift e Sterne.
L'autore satirico Daniele Luttazzi ha dichiarato che «la satira ha nella merda la sua pietra filosofale». In uno sketch della trasmissione Satyricon Luttazzi mangiava uno spuntino a base di merda da un elegante vassoio d'argento. Il comico ha spiegato: «c'è un legame fra comicità e televisione in particolare: il fatto del corpo in primo piano che può essere esacerbato da certi sketch. E lì ero ben consapevole del caos che si sarebbe scatenato: mangiando, facendo quel gesto. In realtà era un gesto cristico, assumevo su di me la merda del mondo e della televisione.»
Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, intervistato durante la trasmissione Satyricon ha citato come esempi dell'uso della merda nella satira e nel teatro: Ruzante, la fame dello Zanni, un canovaccio in cui Arlecchino si cala le brache e lancia la cacca (finta) addosso al pubblico, e un pezzo in cui San Francesco usa la cacca come termine morale elevato, in contrasto con l'avidità e la violenza del potere di papa Innocenzo III.
Un uso comune dei lavoratori di teatro in vari paesi del mondo, sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda il personale tecnico, è augurarsi il successo con le parole "Merda, merda, merda!" O con frasi dialettali quali "A mi me piase la merda squacquera che s'impizzacchera nel bus del cu!" (letteralmente "A me mi piace la merda molle e appiccicosa che si appiccica nel buco del culo"), normalmente si fa risalire quest'uso al periodo in cui, non essendo ancora state inventate le auto, le persone ricche si muovevano a cavallo o in carrozza e quindi la presenza di una gran quantità di merda di cavallo nei dintorni del teatro era indice di una rappresentazione che incontrava i favori del pubblico più abbiente
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L'atto di mangiare la merda è un classico della satira di tutti i tempi. C'è un aspetto antropologico legato al mangiare la merda e un aspetto psicologico che colpisce nel profondo. Anticamente era un rito della clownerie religiosa insieme col bere l'urina: oscenità apotropaiche che celavano sottili valenze simboliche. Gli esempi più illustri si possono ritrovare nei classici di Aristofane, Plauto, Rabelais, Swift e Sterne.
L'autore satirico Daniele Luttazzi ha dichiarato che «la satira ha nella merda la sua pietra filosofale». In uno sketch della trasmissione Satyricon Luttazzi mangiava uno spuntino a base di merda da un elegante vassoio d'argento. Il comico ha spiegato: «c'è un legame fra comicità e televisione in particolare: il fatto del corpo in primo piano che può essere esacerbato da certi sketch. E lì ero ben consapevole del caos che si sarebbe scatenato: mangiando, facendo quel gesto. In realtà era un gesto cristico, assumevo su di me la merda del mondo e della televisione.»
Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, intervistato durante la trasmissione Satyricon ha citato come esempi dell'uso della merda nella satira e nel teatro: Ruzante, la fame dello Zanni, un canovaccio in cui Arlecchino si cala le brache e lancia la cacca (finta) addosso al pubblico, e un pezzo in cui San Francesco usa la cacca come termine morale elevato, in contrasto con l'avidità e la violenza del potere di papa Innocenzo III.
Un uso comune dei lavoratori di teatro in vari paesi del mondo, sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda il personale tecnico, è augurarsi il successo con le parole "Merda, merda, merda!" O con frasi dialettali quali "A mi me piase la merda squacquera che s'impizzacchera nel bus del cu!" (letteralmente "A me mi piace la merda molle e appiccicosa che si appiccica nel buco del culo"), normalmente si fa risalire quest'uso al periodo in cui, non essendo ancora state inventate le auto, le persone ricche si muovevano a cavallo o in carrozza e quindi la presenza di una gran quantità di merda di cavallo nei dintorni del teatro era indice di una rappresentazione che incontrava i favori del pubblico più abbiente
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Romina804 il 14/06/08 alle 20:10 via WEB
L'atto di mangiare la merda è un classico della satira di tutti i tempi. C'è un aspetto antropologico legato al mangiare la merda e un aspetto psicologico che colpisce nel profondo. Anticamente era un rito della clownerie religiosa insieme col bere l'urina: oscenità apotropaiche che celavano sottili valenze simboliche. Gli esempi più illustri si possono ritrovare nei classici di Aristofane, Plauto, Rabelais, Swift e Sterne.
L'autore satirico Daniele Luttazzi ha dichiarato che «la satira ha nella merda la sua pietra filosofale». In uno sketch della trasmissione Satyricon Luttazzi mangiava uno spuntino a base di merda da un elegante vassoio d'argento. Il comico ha spiegato: «c'è un legame fra comicità e televisione in particolare: il fatto del corpo in primo piano che può essere esacerbato da certi sketch. E lì ero ben consapevole del caos che si sarebbe scatenato: mangiando, facendo quel gesto. In realtà era un gesto cristico, assumevo su di me la merda del mondo e della televisione.»
Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, intervistato durante la trasmissione Satyricon ha citato come esempi dell'uso della merda nella satira e nel teatro: Ruzante, la fame dello Zanni, un canovaccio in cui Arlecchino si cala le brache e lancia la cacca (finta) addosso al pubblico, e un pezzo in cui San Francesco usa la cacca come termine morale elevato, in contrasto con l'avidità e la violenza del potere di papa Innocenzo III.
Un uso comune dei lavoratori di teatro in vari paesi del mondo, sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda il personale tecnico, è augurarsi il successo con le parole "Merda, merda, merda!" O con frasi dialettali quali "A mi me piase la merda squacquera che s'impizzacchera nel bus del cu!" (letteralmente "A me mi piace la merda molle e appiccicosa che si appiccica nel buco del culo"), normalmente si fa risalire quest'uso al periodo in cui, non essendo ancora state inventate le auto, le persone ricche si muovevano a cavallo o in carrozza e quindi la presenza di una gran quantità di merda di cavallo nei dintorni del teatro era indice di una rappresentazione che incontrava i favori del pubblico più abbiente
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Romina804 il 14/06/08 alle 20:10 via WEB
L'atto di mangiare la merda è un classico della satira di tutti i tempi. C'è un aspetto antropologico legato al mangiare la merda e un aspetto psicologico che colpisce nel profondo. Anticamente era un rito della clownerie religiosa insieme col bere l'urina: oscenità apotropaiche che celavano sottili valenze simboliche. Gli esempi più illustri si possono ritrovare nei classici di Aristofane, Plauto, Rabelais, Swift e Sterne.
L'autore satirico Daniele Luttazzi ha dichiarato che «la satira ha nella merda la sua pietra filosofale». In uno sketch della trasmissione Satyricon Luttazzi mangiava uno spuntino a base di merda da un elegante vassoio d'argento. Il comico ha spiegato: «c'è un legame fra comicità e televisione in particolare: il fatto del corpo in primo piano che può essere esacerbato da certi sketch. E lì ero ben consapevole del caos che si sarebbe scatenato: mangiando, facendo quel gesto. In realtà era un gesto cristico, assumevo su di me la merda del mondo e della televisione.»
Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, intervistato durante la trasmissione Satyricon ha citato come esempi dell'uso della merda nella satira e nel teatro: Ruzante, la fame dello Zanni, un canovaccio in cui Arlecchino si cala le brache e lancia la cacca (finta) addosso al pubblico, e un pezzo in cui San Francesco usa la cacca come termine morale elevato, in contrasto con l'avidità e la violenza del potere di papa Innocenzo III.
Un uso comune dei lavoratori di teatro in vari paesi del mondo, sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda il personale tecnico, è augurarsi il successo con le parole "Merda, merda, merda!" O con frasi dialettali quali "A mi me piase la merda squacquera che s'impizzacchera nel bus del cu!" (letteralmente "A me mi piace la merda molle e appiccicosa che si appiccica nel buco del culo"), normalmente si fa risalire quest'uso al periodo in cui, non essendo ancora state inventate le auto, le persone ricche si muovevano a cavallo o in carrozza e quindi la presenza di una gran quantità di merda di cavallo nei dintorni del teatro era indice di una rappresentazione che incontrava i favori del pubblico più abbiente
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Romina804 il 14/06/08 alle 20:10 via WEB
L'atto di mangiare la merda è un classico della satira di tutti i tempi. C'è un aspetto antropologico legato al mangiare la merda e un aspetto psicologico che colpisce nel profondo. Anticamente era un rito della clownerie religiosa insieme col bere l'urina: oscenità apotropaiche che celavano sottili valenze simboliche. Gli esempi più illustri si possono ritrovare nei classici di Aristofane, Plauto, Rabelais, Swift e Sterne.
L'autore satirico Daniele Luttazzi ha dichiarato che «la satira ha nella merda la sua pietra filosofale». In uno sketch della trasmissione Satyricon Luttazzi mangiava uno spuntino a base di merda da un elegante vassoio d'argento. Il comico ha spiegato: «c'è un legame fra comicità e televisione in particolare: il fatto del corpo in primo piano che può essere esacerbato da certi sketch. E lì ero ben consapevole del caos che si sarebbe scatenato: mangiando, facendo quel gesto. In realtà era un gesto cristico, assumevo su di me la merda del mondo e della televisione.»
Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, intervistato durante la trasmissione Satyricon ha citato come esempi dell'uso della merda nella satira e nel teatro: Ruzante, la fame dello Zanni, un canovaccio in cui Arlecchino si cala le brache e lancia la cacca (finta) addosso al pubblico, e un pezzo in cui San Francesco usa la cacca come termine morale elevato, in contrasto con l'avidità e la violenza del potere di papa Innocenzo III.
Un uso comune dei lavoratori di teatro in vari paesi del mondo, sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda il personale tecnico, è augurarsi il successo con le parole "Merda, merda, merda!" O con frasi dialettali quali "A mi me piase la merda squacquera che s'impizzacchera nel bus del cu!" (letteralmente "A me mi piace la merda molle e appiccicosa che si appiccica nel buco del culo"), normalmente si fa risalire quest'uso al periodo in cui, non essendo ancora state inventate le auto, le persone ricche si muovevano a cavallo o in carrozza e quindi la presenza di una gran quantità di merda di cavallo nei dintorni del teatro era indice di una rappresentazione che incontrava i favori del pubblico più abbiente
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Romina804 il 14/06/08 alle 20:10 via WEB
L'atto di mangiare la merda è un classico della satira di tutti i tempi. C'è un aspetto antropologico legato al mangiare la merda e un aspetto psicologico che colpisce nel profondo. Anticamente era un rito della clownerie religiosa insieme col bere l'urina: oscenità apotropaiche che celavano sottili valenze simboliche. Gli esempi più illustri si possono ritrovare nei classici di Aristofane, Plauto, Rabelais, Swift e Sterne.
L'autore satirico Daniele Luttazzi ha dichiarato che «la satira ha nella merda la sua pietra filosofale». In uno sketch della trasmissione Satyricon Luttazzi mangiava uno spuntino a base di merda da un elegante vassoio d'argento. Il comico ha spiegato: «c'è un legame fra comicità e televisione in particolare: il fatto del corpo in primo piano che può essere esacerbato da certi sketch. E lì ero ben consapevole del caos che si sarebbe scatenato: mangiando, facendo quel gesto. In realtà era un gesto cristico, assumevo su di me la merda del mondo e della televisione.»
Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, intervistato durante la trasmissione Satyricon ha citato come esempi dell'uso della merda nella satira e nel teatro: Ruzante, la fame dello Zanni, un canovaccio in cui Arlecchino si cala le brache e lancia la cacca (finta) addosso al pubblico, e un pezzo in cui San Francesco usa la cacca come termine morale elevato, in contrasto con l'avidità e la violenza del potere di papa Innocenzo III.
Un uso comune dei lavoratori di teatro in vari paesi del mondo, sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda il personale tecnico, è augurarsi il successo con le parole "Merda, merda, merda!" O con frasi dialettali quali "A mi me piase la merda squacquera che s'impizzacchera nel bus del cu!" (letteralmente "A me mi piace la merda molle e appiccicosa che si appiccica nel buco del culo"), normalmente si fa risalire quest'uso al periodo in cui, non essendo ancora state inventate le auto, le persone ricche si muovevano a cavallo o in carrozza e quindi la presenza di una gran quantità di merda di cavallo nei dintorni del teatro era indice di una rappresentazione che incontrava i favori del pubblico più abbiente
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