Versi e prose

Due punti non possono essere mai così distanti da non trovare un segmento che li unisce

Creato da IOeMR.PARKINSON il 06/06/2011
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« La zavorraCanne al vento »

Un caso personale

Post n°24 pubblicato il 14 Agosto 2011 da IOeMR.PARKINSON
 

Perchè scrivo questi "blog"?

La vera ragione è molto semplice: sto cercando uno strumento che possa arrivare a quanta più gente possibile, parkinsoniani o non.
                                                                     
Per uscire dalla palude nella quale siamo imprigionati. A parte i siti specializzati, dei parkinsoniani si parla poco. Solo in Italia si stima (il numero non è certo) più di 200 mila, quelli conclamti! Ma il numero è sicuramente per difetto, senza contare che molti parkinsoniani (non mi stancherò mai di ripeterlo) non sanno di esserlo e anche i medici di base non sempre sono attenti ai campanelli d'allarme che lancia il Mister. Non voglio di certo prendermela con una categoria professionale che merita il massimo rispetto: probabilmente è il sistema sanitario in sè che fà acqua! La Sanità, gestita come una azienda, tiene d'occhio la spesa più della qualità del servizio. Un accertamento in meno è sicuramente una spesa risparmiata! ma spesso una ricerca mirata può snidare, nel nostro caso, Mr. Park che nascosto, nei meandri del nostro cervello, aspetta solo il momento giusto (per lui) per fare un ingresso trionfale! E quando ciò accade sono guai!

                                                      Un caso personale

Come ho già scrtto altrove, ho conosciuto Mister Parkinson quando avevo circa 12 anni (chi mi legge non si allarmi! l'età media dell'insorgere  del male è diminuita parecchio, ma 12 anni.....non esageriamo!), l'ho conosciuto indirettamente al cinema: Al cinema? SI! Mia madre mi accompagnava
ogni settimana da un dermatologo per una dermatite che mi aveva regalato un cane randagio. L'appuntamento era fissato sempre per una certa ora, ma un giorno il medico aveva avuto un contrattempo e non potendo avvertirci per telefono (allora era un genere di lusso che pochi avevano) ne venimmo a conoscenza quando, nello studio, la sua segretaria ci informò: "il dottore, si scusa, ma potrà ricevervi fra due ore".  Cosa fare? Tornare a casa, impossibile (abitavamo molto lontano)! cosa fare? Vicino allo studio medico c'era un cinema di periferia: proiettavano un film di fantascienza "Assalto alla Terra" di Gordon Douglas,  uno dei classici del cinema di fantascienza ...Formiche, che a causa di un esperimento nucleare, diventano gigantesche e si nutrono  (dopo averli mutilati) di esseri umani (penso sia il sogno segreto di tutte le formiche). Quando uscimmo dal cinema, mia madre tremava ancora....Da allora non  smise più di farlo, fino alla sua morte. Si può desumere che le formiche spaventarono anche  il Mister, tanto da farlo uscire dal guscio dove era rintanato (lui sta ridendo e giura di non aver mai visto il film in questione)! 


Il nostro medico di faniglia (il termine medico di base non era stato ancora inventato) capì subito di cosa poteva trattarsi, ma per scrupolo, vista la gravità della diagnosi, chiese un consulto neurologico (a mia memoria, forse l'unica volta che il Dott. Vinci ebbe bisogno di chiedere una vista specialistica, per il resto se la cavava sempre da solo e, aggiungo, in maniera egregia..... Altri tempi!).
Per mia madre e non solo per lei fu l'inizio di un calvario!


A parte di sconsigliarvi di andare a vedere il film "Assalto alla Terra" , magari in un cineforum,  per adesso non ho   altro da aggiungere!


A presto

          

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Commenti al Post:
marinad63
marinad63 il 18/08/11 alle 23:52 via WEB
La voglia di vivere una vita normale prevale sul resto ma è dura, anche per me che pensavo di essere forte, avendo affrontato e superato prove più difficili. Non è facile, non è affatto facile: capisco chi si arrende, capisco chi ha smesso di combattere, capisco chi è deluso e non si aspetta più nulla di positivo. Combattiamo ancora le nostre battaglie e alcune sono anche vinte, però siamo consapevoli che la guerra è persa. La richiesta di cura e di assistenza da parte dei pazienti e delle loro famiglie è disattesa, caduta nell’indifferenza, confinata in un isolamento favorito dall’attuale società dell’usa e getta, del tutto e subito, della priorità produttiva che non aspetta e non ha posto, un posto di pari dignità, per il disabile. No, non “diversamente abile” ma disabile! Ricordo un mio amico medico che diceva: - ora i ciechi li chiamano “non vedenti” ma sempre cieco rimane - Allora? Ci fermiamo? Una goccia nel mare? Una voce nel deserto? E se non facessimo niente, nessun convegno, nessun articolo, nessuna iniziativa o manifestazione, nessuna associazione, nessuna battaglia, se ci arrendessimo prima ancora di tentare, non sarebbe peggio? Significherebbe dire al nostro nemico - la malattia, le istituzioni, chi volete voi – “Hai vinto tu”. Invece, voglio vincere io. Noi, insieme, vogliamo vincere. CHE IO POSSA VINCERE MA, SE NON RIUSCISSI, CHE IO POSSA TENTARE CON TUTTE LE MIE FORZE” (Giuramento dell’Atleta Special Olympics) Marina Duccillo
 
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