Versi e prose

Due punti non possono essere mai così distanti da non trovare un segmento che li unisce

Creato da IOeMR.PARKINSON il 06/06/2011
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Ultimi Commenti

gattaselvatyka
gattaselvatyka il 18/03/12 alle 23:26 via WEB
..grazie della visita, che ho ricambiato.. Carino il tuo blog, l'ho inserito nel blog_amici così verrò a trovarti a ncora, se non ti dispiace.. Buona serata.. Mar*zia
 
marinad63
marinad63 il 05/12/11 alle 00:01 via WEB
dal CAPITOLO 10: VOGLIA DI UNA VITA NORMALE. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. (Romani 12,15) Continua il miracolo di una vita normale. Cosa mi manca? Le stesse cose che mancano agli altri. La vita è difficile? Lo è per tutti. I problemi sono tanti. E chi non ne ha? I soldi non bastano mai, il tempo non basta mai, troppe ingiustizie, troppe “fregature”, poche persone su cui contare, le cose non sono andate come previsto, ci ho messo un’ora per tornare in auto da Pomezia, i bambini fanno i capricci, quest’affare appena comprato già non funziona, mio marito ha lasciato tutto in mezzo, si è dimenticato di pagare la bolletta scaduta, e gli devo sempre ripetere le stesse cose, ecc. Non vi suona familiare? Questa è la vita normale. Vogliamo parlare dei parenti? Qui sfondo una porta aperta. L’aspetto più insopportabile è accorgersi che le tue parole e perfino i tuoi pensieri vengono travisati, quando ti fanno capire che non è il caso di rivolgersi a loro e che, pure se non hai chiesto mai niente... Ma, per nostra fortuna, ci sono gli amici. Qualcuno ha scritto: “Gli amici sono il modo che ha Dio per scusarsi dei parenti” (Anonimo) La vita normale non è solo routine. Non è solo problemi. È relazione con gli altri, è famiglia, è fare l’amore, è piacere, è sorpresa. È ricevere un regalo, ascoltare la figlia che recita la sua prima poesia a memoria, affettare il pane di Genzano, mangiare un bignè alla crema, ordinare la pizza, ammirare il sole che spunta dal mare alle sei, fotografare dall’alto il lago di Nemi, entrare in una basilica e sollevare lo sguardo verso il soffitto decorato, sentire la musica e sentire il silenzio, ascoltare le parole e ascoltare i pensieri, invitare gli amici, dimenticare i nemici, … È amare se stessi, amare il prossimo, amare Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate. E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». (Ap 21, 4-5)
 
IOeMR.PARKINSON
IOeMR.PARKINSON il 07/09/11 alle 21:15 via WEB
Ti ringrazio Marina, la tua è un'altra storia esemplare. Aggiungerei solo che questa futura generazione di "rammolliti" sarà anche una genia cresciuta al culto della violenza, una miscela esplosiva dagli effetti imprevedibili!
 
marinad63
marinad63 il 06/09/11 alle 16:19 via WEB
l'ho stampato su volantini che ho distribuito, ho insegnato per venti anni ma, di fronte a tutto ciò, mi sento impotente STORIE TRA IL VEROSIMILE E IL PROBABILE: UNA GENERAZIONE DI RAMMOLLITI "AL PARCO" Al parco di un paese qualunque, in un giorno qualsiasi, un bambino, poco più grande di mia figlia -tre anni-, in modo prepotente (si capiva dalla velocità con cui saliva sullo scivolo) passa per tre volte davanti alla piccola, che voleva salire a sua volta sullo scivolo. La mamma del bambino guarda la scena senza intervenire. A quel punto, io dico al bambino: “Puoi aspettare un attimo?” ma lui non risponde e continua a scalpitare. Gli ripeto: “Puoi aspettare per far passare lei una volta? Tanto poi andiamo a casa”. Queste le testuali parole. Il bambino sembrava non curarsi di quello che avevo detto. La sua mamma non dice nulla. Per la terza volta dico al bambino: “Non puoi proprio aspettare?” in tono più deciso, ma educato, senza aggiungere alcun rimprovero, senza urlare affatto, soltanto usando un tono fermo e adeguatamente deciso. La madre finalmente si esprime: però non si rivolge al figlio ma a me, dicendo: “Poteva dirlo in modo più gentile”. Rispondo: “Già fatto, due volte”, E lei: “E’ sempre un bambino che sta giocando!” COMMENTO: Non capisco. Che cosa ho fatto? Non ho mai messo in dubbio che fosse un bambino e che stesse giocando. Dimostrarsi decisi, mantenendo il proprio punto, è un modo di educare i bambini, insegnando loro a capire gradualmente che non possono fare sempre quello che vogliono, perché esistono anche gli altri. Quei genitori che difendono i figli a oltranza, nonostante l’evidenza di un comportamento prepotente, non solo non agiscono per il bene del figlio, ma contribuiscono anche a crescere una generazione di futuri “rammolliti”; e purtroppo ne siamo già circondati. Con rispetto, ringraziando per l’attenzione, la mamma di una bimba educata OGNI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ACCADUTI E' PURAMENTE CASUALE
 
marinad63
marinad63 il 28/08/11 alle 00:54 via WEB
"che questi miei appunti di viaggio..... possano servire a qualcosa o a qualcuno che nelle nostre condizioni spesso è colto dalla disperazione......." me lo auguro anche io e per questo motivo scrivo. Bellissima storia, bellissima persona, grazie per averci raccontato qualcosa di lei, non serve essere scrittori, quello che scrivi qui è sempre molto chiaro, non è da tutti, credimi, buonanotte
 
marinad63
marinad63 il 18/08/11 alle 23:52 via WEB
La voglia di vivere una vita normale prevale sul resto ma è dura, anche per me che pensavo di essere forte, avendo affrontato e superato prove più difficili. Non è facile, non è affatto facile: capisco chi si arrende, capisco chi ha smesso di combattere, capisco chi è deluso e non si aspetta più nulla di positivo. Combattiamo ancora le nostre battaglie e alcune sono anche vinte, però siamo consapevoli che la guerra è persa. La richiesta di cura e di assistenza da parte dei pazienti e delle loro famiglie è disattesa, caduta nell’indifferenza, confinata in un isolamento favorito dall’attuale società dell’usa e getta, del tutto e subito, della priorità produttiva che non aspetta e non ha posto, un posto di pari dignità, per il disabile. No, non “diversamente abile” ma disabile! Ricordo un mio amico medico che diceva: - ora i ciechi li chiamano “non vedenti” ma sempre cieco rimane - Allora? Ci fermiamo? Una goccia nel mare? Una voce nel deserto? E se non facessimo niente, nessun convegno, nessun articolo, nessuna iniziativa o manifestazione, nessuna associazione, nessuna battaglia, se ci arrendessimo prima ancora di tentare, non sarebbe peggio? Significherebbe dire al nostro nemico - la malattia, le istituzioni, chi volete voi – “Hai vinto tu”. Invece, voglio vincere io. Noi, insieme, vogliamo vincere. CHE IO POSSA VINCERE MA, SE NON RIUSCISSI, CHE IO POSSA TENTARE CON TUTTE LE MIE FORZE” (Giuramento dell’Atleta Special Olympics) Marina Duccillo
 
IOeMR.PARKINSON
IOeMR.PARKINSON il 22/06/11 alle 00:55 via WEB
Grazie, Anna, per il tuo commento. Ammiro incondizionamente W.A. e gli dò ragione: adesso soltanto, che la mia vita in compagnia di Mister Parkinson è veramente tragica, riesco a cogliere e vivere gli aspetti più meravigliosi dell'esistenza........... Ricambio il saluto con affetto Franco
 
a.58
a.58 il 21/06/11 alle 15:55 via WEB
Ciao... Ho letto con interesse e sinceramente con commozione!!!!! C'è una frase che amo molto e che racchiude in questo momento i miei pensieri a proposito del tuo racconto: di Woody Allen "... La vita è sostanzialmente tragica ma qualche volta riesce ad essere meravigliosa..."... Un saluto speciale...Anna.
 
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