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Essere e pensiero

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Il palazzo non é infinito...

Post n°55 pubblicato il 02 Dicembre 2006 da pensieroinespresso

E' del tutto casuale che "un'idea" si vesta di versi, di frasi narrative o di espressioni filosofiche. In ogni caso essi, fra loro congiunti come rami di uno stesso albero, sono all'origine dell'immaginario umano.

Borges soleva dire: "per l'immaginazione, la poesia e la prosa sono la stessa cosa".

E' sempre il lettore, coautore di ciò che viene scritto, che, con la sua sensibilità reattiva, attribuisce senso ad ogni testo. Senso che varia, quindi, col variare dei lettori e delle generazioni che si avvicinano al testo, nello scorrere del tempo.

Ecco perché, secondo Borges, l'attività della lettura é più determinante della stessa scrittura, come ebbe a dichiarare, affermando di essere orgoglioso - lui - fra i maggiori scrittori di ogni tempo - più per i libri che aveva letto, di quanto non lo fosse per i libri che aveva scritto. Colui il quale firma un testo, egli pensava, è solo l'autore casuale e parziale del libro che, al limite, "può prescindere dall'identità del suo scriba":

Il miglior modo per "scrivere" é sicuramente "riscrivere" un testo, entrando in sintonia con esso, attraverso la lettura meditata, sia individuale che circolare. Ed é questa sensibilità, credo, che debba essere insegnata alle giovani generazioni, allorchè si avvicinino per la prima volta al mondo della lettura e della cultura.

Un testo é "classico" non perchè racchiuda un messaggio detto una volta per tutte e staticamente custodito fra le sue pagine ma, al contrario, perché è in grado di dire cose sempre nuove alle coscienze delle nuove generazioni che si avvicinano ad esso.

Un testo, quindi, è classico perchè é sempre nuovo e a renderlo nuovo é la voce di chi lo legge, lo ama e lo interpreta nello scorrere del tempo.

Alla luce di quanto detto, propongo, quindi, per la lettura e il dialogo, una straordinaria poesia di Jorge Luis Borges (Buenos Aires, 1899 - Ginevra, 1986), intitolata Il Palazzo, tratta dalla raccolta L'oro delle tigri, pubblicata per la prima volta in Italia nell'agosto del 1974 dall'editore Rizzoli e successivamente, nel novembre del 1985, dall'editore Mondadori, nella collana I Meridiani, in Borges, Tutte le opere, due volumi, a cura di Domenico Porzio.

Questa lirica, nell'inimitabile stile di Borges, mi pare apra squarci di comprensione poetica nel discorso svolto nei messaggi precedenti.

immagine

     "IL PALAZZO

Il palazzo non é infinito.
I muri, i terrapieni, i giardini, i labirinti,
le scalinate, i terrazzi, i davanzali,
le gallerie, i cortili circolari o rettangolari,
i chiostri, i crocicchi, le cisterne, le anticamere,
le camere, le alcove, le biblioteche, gli abbaini,
le prigioni, le celle senza uscita e gli ipogei,
non sono meno copiosi dei granelli di sabbia
del Gange, ma la loro cifra ha una fine.
Dai terrazzi, verso il ponente, non manca
chi riesce a vedere le officine, le falegnamerie,
la scuderia, gli arsenali e le capanne degli schiavi.
    

     A nessuno é dato di percorrere più di una parte
infinitesimale del palazzo. Qualcuno conosce solo
le cantine. Possiamo percepire alcune facce,
alcune voci, alcune parole, ma quel che percepiamo
é infimo. Infimo e prezioso insieme. La data che
l'acciaio incide sulla lapide e che i libri della parrocchia
registrano é posteriore alla nostra morte; siamo già
morti quando niente ci tocca, né una parola, né un
desiderio, né un ricordo. Io so che non sono morto."

Jorge Luis Borges
L'oro delle tigri
Rizzoli, 1974

 

 

 
Rispondi al commento:
pensieroinespresso
pensieroinespresso il 03/12/06 alle 12:47 via WEB
Borges diceva: "per l'immaginazione", prosa e poesia sono la stessa cosa; ed io mi sento di aggiungere: per l'immaginazione, prosa, poesia e filosofia sono la stessa cosa. Naturalmente questa affermazione non vuole annullare le differenze intrinseche ai diversi, peculiari linguaggi, ma solo evidenziare ciò che li accomuna e li rende familiari. In realtà, proprio Borges, che passava con estrema naturalezza dalla poesia alla prosa, sempre ricche e dense di contenuti filosofici, raggiungendo livelli artistici probabilmente unici nel Novecento, é stato lui stesso la migliore incarnazione della sua affermazione teorica. La sua vita fu segnata da una debolezza visiva che gradualmente ma inesorabilmente lo portò alla cecità e, anche per questo, il suo rapporto con la lettura fu sempre di assoluta "voracità", come se avesse voluto leggere tutto il possibile fin quando fosse stato possibile, ed in realtà la sua cultura immensa dà proprio l’impressione che abbia realizzato il suo sogno. La centralità che egli riservava alla lettura é legata alla possibilità che i lettori hanno, nel corso del tempo, di attribuire un senso sempre nuovo alle opere, anche quelle classiche che, quindi, appariranno "nuove" agli occhi delle nuove generazioni che si avvicinano ad esse, stimolando ed interrogando in modo sempre diverso le loro coscienze. Pertanto la familiarità con i classici della letteratura e del pensiero é pregiudiziale a qualsiasi tentativo di scrittura. E questa mi pare una lezione fondamentale per chi spesso si cimenta nella scrittura ad "occhi chiusi", e sono purtroppo in tanti. Per quanto riguarda "Il Palazzo", rinvio alla risposta al commento di Dolce. Mi fa piacere riscontrare la calma con cui attendi "J", ma i miei rinvii sono funzionali alla crescita dell'attesa, che desidero essere "spasmodica". Solo allora rivelerò l'identità di "J", anzi, forse, dopo aver proposto l'incipit della sua opera fondamentale, affiderò a voi l'onere di scoprirla. Ti ringrazio, Fiore, per la tua costante presenza in questo blog e per gli stimoli che offri con i tuoi commenti. Un abbraccio e, sorridendoti, ti auguro una felice domenica. Marittiell’ che stà frienn’ na’ tiella e friariell’…(per quei pochissimi che non sono di madre lingua: Marittiello che sta friggendo in padella una notevole quantità di broccoli da accompagnare alle salsicce di maiale per il pranzo domenicale…a cui siete tutti invitati…Fiore organizza tu la spedizione….Alle 14.00 in punto a tavola, altrimenti il Gragnano si riscalda e le salsicce si raffreddano…)
 
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