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Essere e pensiero

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Quale etica nell'orizzonte del futuro?

Post n°58 pubblicato il 30 Dicembre 2006 da pensieroinespresso

Interrogarsi sul futuro é d'obbligo nei momenti di passaggio, come questo che stiamo per vivere.

Un autore che ha posto al centro della sua filosofia etica tale interrogazione é "J".

L'ultimo messaggio dell'anno, pertanto, non può non essere dedicato a "J", autore più volte annunciato (cfr. messaggi 43, 44, 45), la cui identità, però, non é stata da me rivelata e, naturalmente, non lo sarà neanche questa volta.

Affido ai lettori volenterosi il compito di capire chi sia "J". Potrebbe essere uno dei buoni propositi in vista del nuovo anno.

"J" é uno dei maggiori filosofi contemporanei che ha impresso una svolta decisiva alla riflessione etica, riformulando in modo adeguato alle nuove istanze dell'uomo attuale lo stesso imperativo categorico kantiano.

Kant, nella prima formulazione dell'imperativo categorico, aveva affermato: "Agisci in modo che la massima della tua azione (ndr: cioè il criterio soggettivo a cui ti ispiri agendo) possa elevarsi a legge universale". In altri termini, quando si agisce bisogna sempre pensare agli altri e non dimenticare che un'azione sarà considerata morale o immorale, a seconda che sia universalizzabile o meno. Bisogna sempre domandarsi se un'azione possa elevarsi a legge universale, senza autodistruggersi.

Kant cita come esempio il furto e la menzogna. Chi ruba o chi mente compie sempre un atto immorale, infatti le "massime" del furto  o della menzogna non possono elevarsi a legge universale, non possono essere universalizzate, altrimenti i rapporti fra gli uomini diventerebbero impossibili.

"J" riformula l'imperativo categorico kantiano, tenendo conto non solo dell'umanità presente e a noi contemporanea, ma anche di quella futura, la cui stessa sussistenza dipende dalle nostre scelte attuali e rispetto alla quale noi siamo, quindi, eticamente "responsabili".

Propongo per la lettura e l'analisi un brano dell'opera fondamentale di "J", in cui il nostro autore traccia le linee di un nuovo possibile imperativo etico:

"Un imperativo adeguato al nuovo tipo di agire umano e orientato al nuovo tipo di soggetto agente, suonerebbe press'a poco così: "Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un'autentica vita umana sulla terra", oppure, tradotto in negativo: "Agisci in modo che le conseguenze della tua azione non distruggano la possibilità futura di tale vita", oppure, semplicemente: "Non mettere in pericolo le condizioni della sopravvivenza indefinita dell'umanità sulla terra", o ancora, tradotto nuovamente in positivo: "Includi nella tua scelta attuale l'integrità futura dell'uomo come oggetto della tua volontà"."

H. J.
I. p. r. p.16
Einaudi

avendo i lettori individuato l'autore (cfr. commenti), riporto i riferimenti precisi:

Hans Jonas
Il principio responsabilità, p. 16
Torino, Einaudi, 1979

 
Rispondi al commento:
Interluce
Interluce il 03/01/07 alle 10:52 via WEB
Nel nuovo anno, il mio saluto in un mercoledi pieno di sole :))) Interessante come sempre la lettura che proponi; l'uomo deve sempre agire rendendosi conto di non essere da solo sulla terra, quindi le sue azioni non devono mai ripercuotersi negativamente sull'umanità o su chi gli sta attorno...Tutti dovrebbero riflettere su queste parole, specie chi ha potere decisionale di vita o di morte o chi scopre nuovi strumenti bellici o di distruzione di massa...la vita è troppo preziosa per essere distrutta...Ciao, Interluce ^_^
 
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