Post n°6 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da corrr
Battaglione Rommel di Gianluca Di Feo Le immagini di un mezzo corazzato dell'esercito italiano colpito da una mina nel deserto dell'Afghanistan svelano un particolare inquietante: i nostri soldati vanno in missione con la palma dell’Afrika Korps hitleriano dipinta sulle jeep La jeep italiana colpita da una mina. Sulla portiera si riconosce la palma simbolo dell'AfriKa Korps In Afghanistan sognando El Alamein. Perché sembra proprio che i commandos delle forze speciali italiane vadano in missione con la palma dell'Afrika Korps dipinta sulle jeep. Sì, il simbolo inconfondibile dei reparti di Rommel che portarono la bandiera hitleriana alle porte del Cairo. E poi si ritirarono mollando proprio i parà italiani a coprirgli le spalle. Ora alcune foto di un attentato talebano contro le forze Nato hanno fatto nascere il giallo. Le immagini riguardano una jeep corazzata italiana e un blindato spagnolo colpiti da mine nel deserto afghano verso il confine iraniano. Sono foto sfuggite alla censura del nostro Stato maggiore, finendo sui siti web di Madrid e da lì nel forum di "Pagine di Difesa", la più attenta rivista telematica del settore. La buona notizia è che il veicolo blindato dell'Esercito, una delle nuove jeep speciali Iveco Vtlm, ha funzionato, salvando la vita dell'equipaggio. Il mezzo, progettato proprio per sopravvivere agli agguanti con ordigni nascosti nel terreno, sta venendo adottato da molte nazioni. La cattiva notizia è quella palma dipinta sulla fiancata, che riproduce esattamente il simbolo dell'Afrika Korps: è stata omessa solo la svastica. Un'iniziativa di pessimo gusto: estanea alla tradizione militare italiana, ma soprattutto lontana da quei principi democratici che dovrebbero ispirare le missioni all'estero. Gli scatti non permettono di identificare a quale reparto appartenga il veicolo coinvolto nell'attentato: nella zona operano squadre di parà del Col Moschin e di incursori di marina del Comsubin. Nell'autunno 2006 i soldati tedeschi in servizio in Afghanistan vennero fotografati con un simbolo praticamente identico dipinto sulle loro jeep. Le immagini pubblicate sul settimale Stern spinse il ministero della Difesa ad aprire un'inchiesta e sospendere dal servizio sei militari. (30 gennaio 2008) espresso.it |
Post n°5 pubblicato il 24 Gennaio 2008 da corrr
Fatti e problemi |
Post n°4 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da corrr
Aveva 92 anni e si è spento nella sua Ravenna, che aveva liberato |
Post n°3 pubblicato il 14 Gennaio 2008 da corrr
Il comitato promotore:: C’è la “voce identitaria” della comunità perugina. C’è un polemista che pubblica per l’Insegna del Veltro di Claudio Mutti. Ci sono diversi camerati del Movimento Nazional-Popolare. L’autore del best-seller “Omaggio alla Rsi”, il curatore del Calendario della memoria coi nomi di 378 caduti della Repubblica sociale. Stimati docenti universitari dell’Associazione Amici del Tricolore. Ex parà responsabili della cultura nel fu Msi, animatori della Fondazione Evola. Avvocati che su mandato di Luca Romagnoli hanno fatto causa a Pino Rauti. Organizzatori di concerti di rock identitario, volantinatori dei mercati generali. C’è Paolo Signorelli, l’ideologo del socialismo nazionale, già militante di ON e del Fronte Sociale, rinviato a giudizio per la strage di Bologna (successivamente assolto per non aver commesso il fatto) e condannato nel 1988 per “banda armata”. C’è Antonella Ricciardi, singolare figura di giornalista-pubblicista, con articoli sparsi dal “Corriere di Aversa” a “Orion” e “Ordine futuro”, con al suo attivo interviste a personaggi del calibro di Erich Priebke, Adriano Tilgher, Roberto Fiore, Alessandra Mussolini, Stefano Delle Chiaie, Costranzo Preve. Un dirigente dell’Ugl, un organizzatore di feste d’area in quel di Ostia, un neoborbonico, un avvocato ex-balilla, l’autore dei sei tomi “Benito Mussolini l’uomo della pace”. Candidati di Alternativa sociale, reduci della Decima, diversi firmatari dell’appello in favore della libertà d’espressione dello storico negazionista Robert Faurisson. C’è Giano Accame, repubblichino, giornalista, redattore de “Il Borghese”, relatore al convegno dell’Istituto Pollio del 1965 con una tesi sulla controrivoluzione dei colonnelli greci, direttore di “Area” con Alemanno. C’è Sergio Tau, regista televisivo con sintomatici interessi per la storia saloina ed autore – con Accame – di una collana di dvd sugli intellettuali di destra. C’è Claudio Mutti, professore, editore, fascista rosso, autore di “Nazismo e Islam”. E rocker appartenenti alla Milizia di San Michele Arcangelo. Si definiscono “un gruppo di cittadini di varia estrazione politica e sociale (!), studiosi della storia e della cultura”. Si sono autoproclamati “Comitato promotore Foggia città martire” (e non c’è neppure un foggiano). Chiedono che la città diventi simbolo della barbarie anglo-americana e Alleata. Chiedono un giorno – il 20 ottobre – per celebrare l’evento. Fascisti timidi:: Nell’estate del 1943 Foggia subì una serie di pesanti bombardamenti. È indiscutibile. Sotto le bombe e i mitragliamenti a bassa quota caddero moltissimi civili. Le cifre ufficiose, accettate come ufficiali dalla pigrizia intellettuale e dal conformismo politico di più d’una generazione di storici di professione, parlano di oltre 20mila morti. In realtà, di pari passo col dilettantismo della ricerca (molti nuclei familiari accorpati alla cifra finale del massacro risultarono in realtà semplicemente sfollati e mai cassati dall’elenco presunto), gli eventi del ’43 hanno segnato – da sempre – il cavallo di battaglia di tutte le destre cittadine. La continua, costante, reiterata richiesta di riconoscimenti che dal Msi in poi ha contrassegnato negli anni schiere di neofascisti foggiani, non poteva che nascondere propositi riabilitativi. Sancire per decreto che anche gli altri, i “vincitori”, erano crudeli quanto i “vinti”, assegnava patenti di legittimità anche ai nostalgici del duce. Ecco perché l’elenco di città martirizzate è rigorosamente italiano. Niente Etiopia, niente Jugoslavia. Gli alleati – per costoro – sono ancora tali solo tra virgolette. E non c’è nessuna responsabilità storica da accollare al fascismo dominante. Segni inequivocabili di revanscismo, piccole pose da guerrieri dell’onor perduto. Immersi nell’acido liquido della vischiosa propaganda qualunquista. Rintracciabili in controluce, come spie di un contrattacco complicato da affrontare. I fascisti ci stanno riprovando. E nel piattume di contorno, non è detto che non ci riescano. Del resto, se Foggia è medaglia d’oro al valor militare per non meglio circoscritti meriti resistenziali, è altrettanto possibile che diventi città simbolo dei vecchi e dei nuovi nostalgici. Un po’ come Hiroshima, come Dresda. Simbolo della violenza criminale degli anglo-americani come Coventry lo fu del terrore nazista. E tutti ad annuire. Come se la violenza fosse un elemento addizionale della guerra, e non il suo principale argomento dialettico. Come se il semplice esercizio della vendetta, della ritorsione, della carneficina non fosse equamente distribuito, allo scatenarsi degli istinti privati. |
Post n°2 pubblicato il 22 Giugno 2007 da corrr
Vabbè, io sbaglio perchè mi inkazzo. E sbaglio. La persona saggia, civile e rassegnata dovrebbe fare una semplice alzata di spalle e al limite spolverarsi la polvere dalle scapole. E ci si sente signori. Io no, son cafone. Maleducato. Io mi incazzo e mi ritengo felice perchè proclamo la liberazione del mio stomaco e del mio fegato da tossine, tossine e tossine. E questo è il preambolo. Il fatto è che c'è una cretina (fegato, depurati!) che scrive, sul suo blog gentilmente ospitato da libero, cazzate madornali come questa: scrive la balda giovanotta a favore di quel grande uomo che è stato Benito Mussolini. Dice (scrive) che dovrebbe essere tollerato, dato che siamo in democrazia, inneggiare al Porco Pelato. Che lerciume pidocchioso, penso io, dire (e scrivere) questo. La mia intolleranza è tale che per il fascismo e per i fascisti si dovrebbe delimitare geograficamente un ambito ben preciso. Il loro posto è nelle fogne. Punto. E non per niente la Costituzione Italiana nata dopo venti anni e passa di dittatura vieta la ricostituzione del partito fascista. Non per niente la legge Mancino vieta l'esposizione di simboli fascisti, come la croce celtica ed il fascio. Non per niente la legge contro le violenze negli stadi vieta le bandiere delle squadre di calcio con le effigi riconducibili all'uomo esposto come un porco a testa in giù a piazzale Loreto. Ok, va bene. Sono intollerante. Con gli intolleranti. Il fegato regge. |
Inviato da: G.attonero
il 30/11/2008 alle 20:49
Inviato da: golfuzza
il 18/04/2008 alle 20:42
Inviato da: corrr
il 07/03/2008 alle 12:45
Inviato da: maralilli
il 12/02/2008 alle 20:50
Inviato da: corrr
il 14/01/2008 alle 12:41