Venerdi, ore 14.00.
Sono convocato nell'ufficio del Prof. GranFig di Put, luminare della chimica.
Poltrone in pelle, scrivania in pelle, bagno privato: insomma tutto nella migliore tradizone fantozziana.
Il Prof si fà attendere, nel frattempo mi accomodo.
Io ho appena finito di divorare l'ultimo tramezzino rimasto al bar (e te pareva): spinaci quasi crudi in mezzo a due fette di pancarrè rancido ("sereticc" direbbero al sud).
E mentre mi sparo le pose di fronte al vetro della libreria tirato a lucido, mi accorgo di avere un pezzo enorme di spinacio tra gli incisivi.
Provo con la lingua. Niente. Lo sposto solo.
Provo con il dito. Niente. Mi sono tagliato le unghie stamattina.
Al fastidio mentale si aggiunge quello fisico: a furia di stuzzicare, mi si sta irritando la gengiva.
Intanto inizio a sudare al pensiero che da un momento all'altro mi si colga in flagrante con lo spinacio in bocca: devo trovare una soluzione.
Il tempo stringe.
Guardo a destra: c'è un fermacarte. Potrebbe servire ma lo tengo come ultima opzione.
Guardo a sinistra: c'è dello scotch. Potrei provare a metterlo sui denti per incollare lo spinacio e portarlo via. Niente. L'opzione colla in bocca mi provoca il conato solo al pensiero.
E mentre provo a convincermi che l'unica soluzione sia quella di strapparmi un capello ed usarlo come filo interdentale, mi appare LEI.
Bella, verde, grassa. Anzi grassissima.
Problema risolto, panico svanito.
Ho capito a cosa servono in ufficio le piantine grasse e le loro affilatissime spine.
Inviato da: alessandrocarcea
il 15/06/2011 alle 04:35
Inviato da: chiaracarboni90
il 04/04/2011 alle 16:13
Inviato da: ANDY.JAY
il 07/11/2008 alle 11:05
Inviato da: ANDY.JAY
il 07/11/2008 alle 11:01
Inviato da: Belethil_di_Lorien
il 31/10/2008 alle 13:35