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« Altre meraviglie...Panze, presenze e insipienze »

Altre...

Post n°4 pubblicato il 07 Giugno 2006 da Patonsio

Altre meraviglie dal carro bestiame.

(2° parte)

Il treno irrigidiva intanto le sue pulegge e i suoi volani per la sosta in una stazione. Non senza stridere nelle severe sue guide. Era il colosso dacciaio serrato entro ceppi di ferro che si ribellava, a suo modo, contro la schiavitù che un forte patisce da un vile, pur sapendo che il regime imposto fu, è, sarà ineluttabilmente, lunica vita possibile.

Un solo viaggiatore, barcollante per i guizzi con cui il treno aveva voluto, ancora uninutile volta, scrollarsi di dosso i metallici gioghi, entrò nello scompartimento.

E sedette.

Sì! Lamico benigno che sorveglia premuroso le vicissitudini dei nostri beniamini, vale a dire il vigile lettore (a questo punto affratellato ai casi degli eroi affidati al suo affetto dall’Autore), avrà di già capito dove, sedette.

Proprio in quel, posto.

Ecco che, appena ripresa la corsa, la porta cominciò a dondolarsi, negligente, svogliata quasi, prima lenta e trasandata, poi molesta e petulante, infine inarrestabile, invasata da perversi geni maligni.

Il nuovo arrivato, degno sostituto di Carmine, il quale era, dal suo canto, ben attento e concentratissimo a causa della forte curiosità con un picciol gesto del gomito, azzardò, ignaro, lo stesso tentativo saggiato da Pat.

( ..! )

La porta era più indemoniata di prima.

( … )

Patònsh, reso lugubre dal fiele ingurgitato, prese un espressione da deportato malgascio digiuno, e rivolse senzindugio al nuovo viaggiatore quegli intensi sentimenti di spregio che si rivolgono ai vespasiani cittadini, quando, impraticabili, sono abitati ormai solo da infette deiezioni e marcescente putredine.

Carmine meditava melanconicamente per risarcirsi delle passate incomodità che proprio in quel modo le generazioni che vengono dietro alle generazioni ripetono gli stessi sforzi per ottenere sublime e crudele inanità dellumane cose! gli stessi inesorabili insuccessi. Con queste meditazioni ascendeva alle vette olimpiche signoreggiate dai sereni pensatori greci, tuttavia non trascurando di compassionare il poveraccio che, ormai in pieno potere della porta, rigirava su e giù la maniglia, palpava il buco, studiava il mistero, investigava il nulla.

La porta, lei, si lasciava palpare lasciva e paziente, con quellebetudine degli infermi che, intorpiditi dal farmaco, si lasciano sballottolare dal medico inesperto che dissimula con zelo ipocrita la propria inettitudine.

Sembrò che volesse rassegnarsi al destino, il viaggiatore, ma non così quel bilioso segaligno che ora, con attenzione impaziente e cattiva, seguiva le sperimentazioni della nuova vittima.

La quale vittima, dopo essersi convinta, come Carmine, che ogni sforzo sarebbe inutile, raggiunse questultimo nelleliso degli stoici, rinunziando decorosamente ad ulteriori collaudi, e senza cambiar di posto salzò con virile forza danimo il bavero e si rannicchiò nel sedile.

Patonsio, ritornato splendidamente nella patria morale che accoglie tutti gli orgogliosi ormai vendicati, salutò tale risoluzione con lo scherno che si serba in caldo per gli stupratori infami caduti finalmente in mano alla giustizia con questastiosa espressione sibilata tra i denti:

…[Getta]… sangue dal… [ la coda ] ..![1]mentre Carmine, appartenendo ad unaltra scuola filosofica, pareva volesse premiare con il più cordiale sorriso il provvedimento di resa senza condizioni adottato dal novello sconfitto.

Allo smilzo disseccato, invece, questa condotta parve colmare la misura alla pazienza, e, dardeggiando intorno a sé sguardi infuocati come anatemi, o fatture malefiche dagli occhi iniettati dun vivo rossore di rabbia, o, chissà, di congiuntivite blenorragica con ferocia di spettro disturbato nel sonno delleterna condanna, strappò una pagina del suo giornale, la piegò esaltato in due, in quattro, in otto, in sedici, in trentadue, forsanche di più!  e drizzandosi come lAngelo Sterminatore andò a incastrare quella specie di cuneo tra gli stipiti della porta insolente; poi le assestò un calcio formidabile, ma così dosato e perfetto, che la porta pervenne a combaciare senza lamento o tentennamento alcuno, là dove doveva per lappunto, e se ne ristette immobile, forse vergognosa, forse pentita, ma bloccata saldamente! Chiusa!

Cera da scimunire davvero!

Pat il paonazzo, infatti, esibendo nel volto delicate sfumature tra il rosso-prugna e il viola-esangue, senza pôr tempo, scimunì.

Certo, per quanto gli fu possibile, data la sua natura collerica, ma scimunì: il sedile gli bruciava sotto e sembrava tormentarlo, e le mani, le mani non riusciva più a mantenerle ferme, benché si sforzasse; i piedi condividevano la stessa agitazione delle mani ma non quella del ventre, che anzi si rimuoveva con scossette ondulatorie, ritmicamente, come obbedisse ad una suadente musica esotica, ricordando, per contrasto, il grembo armonioso ed incantatore della più sensuale danzatrice del ventre evocata dagli antichi regni delle Favole Persiane.

Il secco odioso, forse imboriosito dalle erotizzanti beh, quasi movenze delladdome patonsiesco, tornando a sedere, propinò al baiadero nostro prima, agli altri poi, uno sguardo bruciante, e sorrise cilestrino il carogna come un depravato ramarro, al vederli confusi e screditati, dentro la più persuasa impotenza.

Ebbe un bel da fare, Carmine, per ammansire Patonsio che voleva, novello conte Ugolino, ripagare lultimo affronto pascendosi del cranio presto scoperchiato di quegli: evitando prudentemente i temi ancorché fondamentali della fratellanza universale e della pace fra le genti, fece appello al coraggio di Pat, che mai, suvvia, mai si misurerebbe con un individuo tanto inferiore per robustezza muscolare. Ciò nondimeno il rotondo camerata voleva almeno testare lequilibrio cinetico di colui con linstallarlo turpemente sullindice della propria mano sinistra, – barbaro perno invasivo nell’innominabile cavità – la destra riservandosi per imprimere un vorticoso moto rotatorio.

Rabbonirlo, far passare il momento critico in cui gli ormoni ammattiti facevano scorribanda pel corpo corroso dellamico ammainando la bandiera dellanarchia più devastatrice, ecco, il difficile compito scelto da quel saggio.

Ma sì, vi riuscì, per fortuna.

***

Perché nasconderlo? Una tecnica così rapida e precisa, così dannatamente efficace, non poteva non conturbare Carmine, il quale cominciò a ruminare deduzioni circa:

A) Limponderabilità dello spirito strategico che cova in taluni individui e che non fa intorno mostra di sé a volte per mancanza di nicchia ecologica favorevole, a volte per colpa di un destino nemico.

B) La felicità della soluzione trovata, con magnifico colpo docchio e più magnifica calcagnata, in una circostanza tanto seccante, segnalava quel signore come lembrione di un Napoleone in germe, una specie dAlessandro Magno in potenza, labbozzo di un Gordio appena tracciato, il feto dun Dario mancato, lidea di un Pompeo andata a vuoto.

B.1) Limpossibilità oggettiva della conquista di terre dEuropa o dAsia, relegava il fenomeno in questione al destino deccellere nella chiusura delle porte impossibili nei vagoni ferroviari.

Ergo: laborto scarnito era il disilluso trionfatore solitario e reietto di imprese ordinarie, ma pur sempre incresciose, come bloccare porte e farsi scannare dal non meno leggendario Patonsio.

***

Ragionava così, quando venne a distoglierlo dal fecondo ragionamento un inatteso accidente: si aprì con violenza la porta perché entrò il controllore, avido di biglietti da sforacchiare.

Cadde alfine quella pagina ripiegata le trentadue volte e più, e limpiegato ignavo si appoggiò sulla porta per bucare indisturbato. LAnnibale di tutti i battenti ribelli, velenoso di bile e spoglio della padronanza di sé, vomitò allora:

È un schifo! Non funziona mai niente! Però noi paghiamo, caro lei! E con soldi buoni, no con soldi fasulli come il servizio che ci viene dato! »

Lodio bolliva nella sua voce stridula, facendo vibrare ogni parola come gagliardetto in battaglia.

Si…ma infatti... Non si chiude bene… È vero… sbadigliò annoiato il controllore, ineffabile.

So io bene con chi devo protestare, caro amico! tuonava lo scheletrico Il viaggiatore è buono solo a pagare, vero? Ma io non mi faccio mettere la museruola da nessuno, ha capito? e si riduceva il collo gonfio oltremisura, tutto arabescato di minacciose vene varicose, a rischio di procurarsi un qualcheccosa.

Ma sì, gli fischiettava laltro con la più bella noncuranza capace che[2] ora laggiustano. Se non è oggi è domani. Io penso, almeno, secondo me, che tanto laggiustano, prima o poi…  Ma sicuramente.

Ma che prima o poi mi va contando? Sono quattro mesi che viaggio in questo vagone, proprio in questo scompartimento, e quella porta sbatte sempre! Sempre! Non se ne può più di… ma non poté terminare la frase, a motivo di un violento attacco di singulti e ronchi di tosse catarrosa, e vischiosa forte, mica da ridere! Cercava, soffocando penosamente, di trovare una direzione da cui attingere meglio il respiro, che aveva guasto e corto da far pena anche a un Patonsio.

Per dire.

Ma Patonsio, assiso nella sua postazione in atteggiamento da dissoluto sibarita ben satollo di vizio, schioccava deliziato i labbrucci che un tempo irretirono ben più duna smorfiosetta grassottella, ma adesso pasteggiavano i ghiotti bocconi consentitigli dal vedere in difficoltà il nemico, umiliato e costretto a spruzzare soffi dasma nervosa insieme ai sorrisi più altezzosi del suo repertorio, tanto per darsi un contegno da sano, allincirca.

Carmine si rituffò in una meditazione profondissima, che aveva il seguente oggetto: l’apparenza ingannevole delle cose, testè palesata da un fortuito intervento, rivela con sufficiente chiarezza che:

α) La presunta strategia altro non è che un pietoso caso di adattamento alla circostanza.

β) La presunta perfezione tecnica è, essa pur anche, il risultato di mesi quattro suppergiù spesi in faticosi tentativi.

γ) Il tirocinio quadrimestrale ha certamente preso avvio, come nel caso del gran Patonsio, col tentativo canonico e ingenuo della gomitata.

δ) Esservi sostanzialmente disuguaglianze solo apparenti tra il saturnale consunto e il venereo Patonsio, al modo approssimativamente analogo della distribuzione omogenea degli stessi elementi nelluniverso celato dai freddi spazi siderali.

Ergo: altro non esser la vita stessa che uno stravagante caleidoscopio che rimanda, ebbro e confuso, immagini che ritornano nei tempi e nellepoche, lasciando alluomo, osservatore smarrito, limpressione di aver vissuto ma dove? quando? esperienze che di già sfibrarono i suoi bisnonni ed oltre…

***

Non stette troppo a torturarsi su, dal momento che fu richiamato dalla necessità di trasferire in altra e più pacifica vettura sé stesso e il suo compagno, cui lappetito pernicioso per il cranio nudo dellavversario cominciava a risvegliarsi irresistibile, in ragione della solenne caduta in bassa fortuna di questultimo:

E se ancora non lo sai, gli mugghiava contro uno solo me ne basta! Con un morso solo ti scippo la testa, faccia di... [ vespasiano ][3]

***

Nella nuova vettura, dopo poco che si installarono i Nostri, si aggiunse una famigliuola composta da babbo, mamma e sei (!) innocenti () frugoletti.

I frugoletti, per prima cosa, vollero stare in piedi sulle poltrone, poi infìlarcisi sotto, ed infine saltare sulla reticella delle valigie. Urlarono, frignarono, e pareva persino che bestemmiassero.

Se non furono essi a bestemmiare, dovette essere un anziano signore che si trovava in fondo allo scompartimento ma è anche lecito farsi persuasi che i frugoletti fossero più che capaci di tuonare terribili bestemmie, dal momento che non economizzavano in fatto di detonazioni daltre stomachevoli ariette ammorbanti. Uno dei mocciosi si impossessò del finestrino, tolse il cuscino dalle mani di Patonsio, gli pestò i piedi. Il fumo e la sporcizia lo annerirono tanto, che non si capiva come i genitori potessero riconoscerlo.

Quando il treno passò su un ponte, cadde nel fiume.

Non poteva esser vero, come giunse a dire la madre, che il buon Patò lo avesse spinto facendo finta di niente. Le madri – è noto – esagerano molto. Carmine disse solamente con tutta sincerità, e con il virtuoso desiderio di consolarla, che il bimbo, quando era caduto, era talmente sudicio che ormai non poteva servire più a nulla. Sembra che la madre non fosse daccordo con tale equilibrata opinione.

Il signore anziano, dopo, nel corridoio, si congratulò con Patonsio, la testa del quale occupatissima a coordinare i muscoli buccinatori delle guance e quelli orbicolari delle labbra al fine di zufolare un allegro motivetto popolare  rimirava con incanto e rispetto religioso.



[1]  La decenza ci vieta di riportare quella terribile espressione, se non opportunamente depurata della feccia. In effetti la lectio difficilior prevederebbe un testo leggermente diverso, dove si fa realistica segnalazione sulle precise modalità di espulsione del liquido tessuto, con precisi riferimenti anatomici che sono ricorrenti nei vernacoli plebei dei tipici lazzaroni. N.d.A.

[2]  Forse. N.d.C.

[3]  Ma non era proprio questa, la parola usata, però come il lettore sa, etc., etc. N.d.A.

 
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