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    Campioni Italiani UISP nelle stagioni 2003 e 2005;
    Campioni Italiani ACLI nel 2004;
  • Vice-Campioni Italiani FIHP nelle stagioni 2003 e 2007;
  • Bronzo Internazionale "Memorial Filippini" nelle stagioni 2006 e 2008.

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  • Vice-Campione Italiano AICS nel 2002.
  • Bronzo Italiano AICS nel 2001.
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Martina:

  • Campionessa Italiana AICS nel 2008

 

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Philippe Candeloro: Passato e Futuro di un campione

Post n°109 pubblicato il 17 Giugno 2006 da CoppiaDanza
 

La carriera competitiva di Philippe Candeloro copre più di 20 anni, dai suoi primi passi sul ghiaccio nel 1979, quando la sua scuola usava portare alla pista di pattinaggio la sua classe per delle lezioni settimanali, fino al suo titolo mondiale Pro nel 2000 (l’ultima volta che questa manifestazione ha avuto luogo). Tra i due estremi, trovano posto 2 titoli ai nazionali francesi juniores e 4 titoli senior, medaglie d’argento sia agli europei che ai mondiali, un terzo posto ai mondiali e due medaglie di bronzo olimpiche, una nel 94 e la seconda nel 1998. Nonostante il suo palmares impressionante, è probabilmente più noto per la sua personalità esuberante e per i programmi che strizzano l’occhio agli spettatori, che lo rendono sempre uno dei favoriti del pubblico.

Nel suo continuo impegno per essere unico e diverso, ha lasciato un segno nel pattinaggio artistico grazie ai programmi in cui, scegliendo di rappresentare dei personaggi, ha portato il concetto di interpretazione a nuovi livelli, con il suo accurato studio della musica, dei costumi e della storia. “Ho iniziato a creare i miei personaggi solo negli ultimi anni. Per molti anni ho avuto programmi come quelli di tutti gli altri, solo che io volevo sempre avere musiche diverse, mi rifiutavo di pattinare la stessa musica che pattinavano altri. Non potevi farmi pattinare su musica classica, persino il mio primo programma era su musica western e non classica. Non sono un pattinatore classico, anche se ho dovuto fare alcuni pezzi per il mio allenatore perché vent’anni fa tutti lo dovevano fare, così ho dovuto farlo anch’io, ma non proprio il mio genere. I personaggi arrivarono nel 1992 quando decisi di pattinare sulla colonna sonora di “ Conan il Barbaro” – innanzi tutto mi piaceva la musica, e anche i costumi li trovavo interessanti, mi facevano apparire diverso da tutti gli altri…. Ho sempre cercato di essere diverso, di distinguermi dagli altri. Ho scoperto che i personaggi erano un successo con il pubblico, perché gli spettatori potevano facilmente capire che cosa stavo cercando di spiegare, apprezzavano di più il programma ed io stesso avevo un’idea più chiara di che storia stavo “scrivendo” sul ghiaccio.

Un’ altra idea coraggiosa è stata quella di pattinare sia il programma corto che quello lungo di uno stesso anno sullo stesso tema – come ha fatto nel 1994 su musiche de “Il Padrino”. Ci sono alcuni elementi che gli appassionati associano immediatamente al suo nome, prima fra tutti la celebre trottola Candeloro (vietata in competizione in quanto il pattinatore non gira effettivamente sulle lame), per arrivare ai piccoli salti in avanti, che però lui stesso confessa non essere una sua creazione: “Non so quanto fossi innovativo. Eseguo due elementi che il pubblico pensa siano una mia invenzione, ma non è sempre esatto. I piccoli salti sono di Bobrin - la mia coreografa Natalia Volchkova aveva lavorato con lui e lei me li insegnò. Molte persone li chiamano “salti Candel” (è il nomignolo con cui lo chiamano i fan), ma io so qual è la loro origine e devo rispettare Bobrin perché è stato il primo a farli. D’altra parte c’è sempre la trottola, che è veramente mia, anche se è nata da un errore. Stavo facendo una trottola flying camel e sono caduto, ma mi sono accorto che stavo continuando a girare così.. e la trottola era nata”..

E’ molto onesto quando gli chiediamo cosa pensa dei pattinatori che copiano elementi suoi (o di altri): “Mi sento orgoglioso, ma come io dico “Questo salto non è mio, ma di Bobrin”, se un pattinatore che copia un elemento è intelligente deve dire “Questa trottola non è mia, è la trottola Candeloro, io mi limito a farla.” Se dicesse “è una mia creazione”, questo mi renderebbe triste. Al di là di questo, sul ghiaccio tutti sono liberi di provare a fare quello che vogliono”. La sua carriera da amatore culmina non con una, ma ben due medaglie olimpiche, conquistate in due successive edizioni dei Giochi: nel 1994 e nel 1998. ” Ci vorrà molto tempo prima che qualcuno riesca a vincere due medaglie consecutive così …quattro anni sono lunghi, specialmente nel singolo di artistico. L’Olimpiade dà un’emozione speciale, innanzitutto perché ti prepari per quattro anni e se poi vinci una medaglia, questo rende completa la tua carriera. Tutti vogliono andare all’olimpiade perché normalmente è il punto finale della carriera. Certo si partecipa anche se non si hanno speranze di vincere una medaglia, ma se poi ci riesci, puoi lasciare questo sport con la coscienza pulita dicendoti “Ho fatto il mio lavoro, ho dato il meglio, questa è l’Olimpiade , non sono solo campione Mondiale“.

La sua prima medaglia fu quasi una sorpresa per molti: campione francese in carica, tutti si aspettavano finisse fra i primi dieci – ma con una brillante performance del suo programma libero sulle note de “Il Padrino”, il giorno del suo ventiduesimo compleanno Philippe vince il suo primo bronzo Olimpico. La partecipazione alla sua seconda Olimpiade nel 98 portò quindi molta più pressione su di lui: adesso aveva un risultato da difendere :”

Era un grande rischio per me, perché sarebbe stato brutto se non avessi vinto un’altra medaglia. Mi sentivo come obbligato ad almeno ripetere quello che avevo fatto la volta precedente. Perché se anche avessi dato il meglio, e non avessi avuto rimorsi per quello che avevo saputo fare, i giornalisti mi avrebbero comunque criticato se avessi fatto peggio che nel 94, perché si suppone che uno migliori e non peggiori. Sei mesi prima delle Olimpiadi di Nagano ’98, non ero sicuro che avrei partecipato ai Giochi. Mi ero infortunato ed ero appena ritornato a pattinare, avevo cambiato programmi e la mia federazione mi creava dei problemi riguardo alla preparazione ed ero quasi vicino alla decisione di non andare ai Giochi. Non volevano neanche mandarmi agli Europei perché ai Nazionali ero ammalato e sono stato costretto a ritirarmi dopo il programma corto- il mio primo forfait- ero scontento di me stesso perché era la prima volta che non finivo la gara, ma non volevo correre il rischio di arrivare terzo e quindi di non essere mandato agli Europei e alle Olimpiadi, visto che già mi era successo nel 92, con l’olimpiade in casa.”

Articolo preso dal sito ufficiale delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006 >

 
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