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Incisioni

Post n°36 pubblicato il 31 Gennaio 2007 da PedroBolos
 

immagineSe ne stava fermo lì, indifferente, e sembrava aspettarmi, vestito come solo un animale sa essere: nudo.
Non mi guardava e sulle prime non lo notai neanche...solo il bianco marmoreo dello scalino ne esaltava la sagoma mentre la luce indiretta della strada ne smussava la forma.
Una macchia marrone-verde scuro sulla bianca pelle di un costosissimo e freddo scalino di marmo, il primo dei tre che portano a quello spazio limite tra l’essere privato nella tua casa e il bisogno di divenire l'essere pubblico da mostrare alla strada: la veranda.
Magari si era perso inseguendo una falena notturna, ridicolo, un rospo dietro ad una falena, ridicolo.

Se ne stava lì, indifferentemente immobile, a neanche una spanna dal mio mocassino destro, incurante di come una scarpa possa dare dolore, se pestati o colpiti dal lancio d'ira di tua moglie, prima nel cuore, poi se ha mira, nella testa.
Non arrivava ad essere grande neanche lo spazio delle mie dita dei piedi, e da laggiù non mi guardava, assorto, forse ancora alla ricerca della sua falena.
Pura incoscienza o consapevolezza che se proprio si deve morire sotto un mocassino in saldo, allora tanto meglio se si è a pancia piena?

Ce ne stavamo lì, fermi. Non sapevo cosa dire ad un rospo.
Allora lo toccai.
Il braccio rinculò come se il mio dito avesse premuto il grilletto di chissà quale pistola; lui, alla faccia della fisica che vuole che per ogni azione corrisponda una reazione uguale e contraria, solo un piccolo balzo composto in avanti, quasi un tuffo.
Di nuovo immobile, ancora a non guardarmi.

Rinculo-balzo - rinculo-balzo - pausa - riculo-balzo.

È finito lo scalino, comincia il giardino per il rospo; io entro in casa.

Ritrovo l'abbraccio delle mie cose, di mia moglie, è così da anni, qualche volta andiamo a mangiare fuori, altre ci accoccoliamo sul divano e ridiamo o litighiamo: Se c'è ancora luce prima di cena ce ne stiamo né dentro né fuori, nel limbo della veranda, a un passo da casa se ci vien voglia di far l'amore e a uno dalla strada se ci vien voglia di scappare...

Per ogni giorno, c'è una piccola gioia che lo sostiene, come al mare, quando è inverno e c'è un sole che ti scalda dentro, quel leggero sapore di felicità che le piccole gioie di ogni giorno regalano al palato.

Ripenso al rospo, immobile a non guardarmi, fermo ad aspettare un mio tocco per saltare, come se fossi io la sua spinta di vita. E come sarei buffo, io, a saltare sulle gambe, balzo in avanti, solo quando toccato da grandi felicità ma per il resto immobile.

Mi chiedo quanda strada si possa percorrere così...

Avanti piano, costanti, a cercare in ogni cosa un piccolo passo di felicità.

Assaporare, un poco per volta, un lecca lecca la vita.

 
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