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nuoreallariscossa il 12/08/09 alle 09:27 via WEB
PER MIO PADRE ERA FONDAMENTALE IL SUO LAVORO..CHE ORA CHE NN C'è + è PASS A NOI FIGLIE..QUESTO DEVO FARE ATTENZIONE A NN DISTRUGGERE...
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sonoquiperte_f il 15/07/09 alle 09:53 via WEB
nulla di quello che abbiamo alla fine è cosi importante...tranne l'amore che ci trasmettono i genitori...
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fynnicella il 13/07/09 alle 11:13 via WEB
ehm....
se lo dici tu...
eheheheh
un salutone
;-D
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sonoquiperte_f il 01/07/09 alle 10:41 via WEB
amore sighhhhh...possibile che sei cosi testardo grrrrrrr
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perestico il 27/05/09 alle 16:44 via WEB
vichyyyyyyyyyyy, ho visto, ti ho scritto una mail. sei una grande un abbraccione, ;-)
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vichiedoperdono il 27/05/09 alle 15:08 via WEB
CE L'ABBIAMO FATTA!!!!!!!!!!!!!:))) GUARDA IL MIO BLOG! BACIO ENORME.. VICKY
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fynnicella il 19/03/09 alle 14:45 via WEB
Le cose semplici sono sempre quelle che ci illuminano di più.. che piacere rileggerti... :-D
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giulix777 il 12/03/09 alle 11:16 via WEB
Si si tu lo sai quanto sono piccolina...hahahahahahaahhaaha ANGEL
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sonoquiperte_f il 12/03/09 alle 11:15 via WEB
haahahahahha socia non leggere sei piccola ancora
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giulix777 il 12/03/09 alle 11:12 via WEB
ehm...ehm... come sempre fate come se io nn ci fossi... hihihihihihi
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Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.
Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.


Inviato da: nuoreallariscossa
il 12/08/2009 alle 09:27
Inviato da: sonoquiperte_f
il 15/07/2009 alle 09:53
Inviato da: fynnicella
il 13/07/2009 alle 11:13
Inviato da: sonoquiperte_f
il 01/07/2009 alle 10:41
Inviato da: perestico
il 27/05/2009 alle 16:44