Peterinpanne
Di tutto e di piùNel corso dei miei anni spesi in missione ho avuto l'occasione di vivere il Natale in luoghi e culture diverse - il Natale tra un'esplosione di ortensie fiorite in Brasile, il lungo e gioioso Natale filippino, il poco sentito e quasi inesistente Natale in Kenya. Ma c'è stato un laico protestante chiamato Saint, che secondo me ha catturato bene lo spirito del Natale visto dal punto di vista di Dio. Saint era uno dei cinque missionari statunitensi chiamati da Dio a testimoniarLo nelle giungle dell'Ecuador, predicando il Vangelo a uno dei popoli più primitivi della terra, gli indios Auca - conosciuti anche come Waorani. Una volta rintracciati gli Auca nel folto della giungla, fu Saint che, da pilota provetto qual era, atterrò in una stretta spiaggia del fiume Curaray. La storia di quei cinque martiri protestanti è una delle più belle testimonianze missionarie del secolo XX°. Il santo papa Giovanni Paolo II ha scritto in una sua enciclica che desiderava avere un martirologio (lista dei
martiri) comune tra tutti i cristiani, come segno di ecumenismo. Chi sparge il suo sangue per Gesù è un testimone credibile del Vangelo, non importa a quale confessione cristiana appartenga. Sulla vicenda di quei missionari trucidati dagli Aucas - tra cui anche Jim Elliott e N. Saint - hanno girato un film. Ma oggi coloro che li hanno uccisi sono le guide della chiesa Auca: il sangue dei martiri è semente di nuovi cristiani - e molte altre persone in tutto il mondo sono ispirate a servire Gesù Cristo grazie alla testimonianza di persone che vivono il Vangelo in maniera credibile. Qualche giorno prima del suo ultimo Natale qui in terra, Saint annotò sul Diario il suo modo di intendere il Natale, che è quello giusto. Spero che diventi anche il tuo modo di viverlo.
Sono parole che vanno dritte all'essenza del Natale - e ne dicono il senso più di qualsiasi frase scritta su di una cartolina o forse anche meglio della predica che sentirai. Ecco quello che Saint scrisse nel suo Diario il 18 dicembre: "Mentre cerchiamo di vivere questo Natale secondo il nostro vecchio stile, possiamo noi cristiani sentire anche il grido senza fine che percorre la notte di coloro che non conoscono Cristo perché non ne hanno l'opportunità. Dobbiamo esserne mossi a compassione come lo fu Cristo. Dobbiamo piangere di pentimento per coloro che non siamo stati capaci di portar fuori dalle loro tenebre. Oltre la sorridente scena di Betlemme, dobbiamo essere capaci di vedere l'agonia schiacciante del Golgota. Possa il Signore darci una nuova visione della Sua volontà riguardante l'annuncio del Vangelo a chi non Lo conosce - e la nostra responsabilità nell'annunciarlo". Ventun giorni dopo, chi scrisse queste parole fu trucidato da coloro che tentava di salvare.
Sono parole a cui non è facile prestare attenzione, presi come siamo dai nostri preparativi per il Natale. Non è così? Ma sono parole importanti da ascoltare perché ci dicono che cosa è il Natale. E' una missione di salvataggio spirituale che è costata la vita al Figlio di Dio. Quella missione fu annunciata in molto molto chiaro a Giuseppe in Matteo 1, 21, quando l'angelo gli disse che si sarebbe dovuto prendere cura di Gesù: «Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Il nome Gesù significa "Il Signore salva" - e prova a pensare a uno che ti salva mentre stai affogando o a un pompiere che ti tira fuori dalla casa in fiamme in cui sei bloccato. Il peccato è come un edificio in fiamme in cui tu stai bruciando dentro, senza via d'uscita - eccetto che per il Salvatore mandato proprio per te dal Padre, Gesù Cristo, che ha dato la Sua vita al posto tuo.
Tu vivi ogni giorno a contatto con persone che vogliono ignorare o non sanno niente di questa storia di amore che salva. Seguire Gesù vuol dire far parte della Sua squadra di salvataggio. In questo periodo natalizio, in cui invece di celebrare Gesù si mette al centro Babbo Natale o le compere - cose che ti portano lontane dal vero senso del Natale - puoi fermarti un attimo lungo tanto quanto il tempo sufficiente per dire questa preghiera? "Fatti avanti Signore, e spezza il mio cuore per le persone accanto a me che vivono come se non ti conoscessero. Fa' che io le veda con i Tuoi occhi. Dammi un briciolo del Tuo cuore, perché Ti possa annunciare senza paura. Rendimi missionario, Signore!" E chiediGli la grazia di fare tutto il possibile per fare in modo che chiunque incontri possa essere un giorno in Paradiso insieme con te.
In questi giorni in cui è già iniziato il conto alla rovescia per l'arrivo del Natale, prega perché il Signore ti apra delle opportunità per parlare di Gesù alle persone - perché tu possa dire che cosa Lui ha fatto nella tua vita. Perché il Natale è la più grande operazione di salvataggio mai avvenuta nella storia - e per dirla con le parole di uno di quei martiri laici, "possiamo noi cristiani sentire anche il grido senza fine che percorre la notte di coloro che non conoscono Cristo perché non ne hanno l'opportunità". Tu sei la loro opportunità.
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Prenditi il tempo per pensare; è la fonte dell'energia.
Prenditi il tempo per leggere; è il fondamento della saggezza.
Prenditi il tempo per giocare; è il segreto per rimanere giovane.
Prenditi il tempo di essere consapevole; è l'opportunità per aiutare gli altri.
Prenditi il tempo per amare ed essere amato; è il dono più grande di Dio.
Prenditi il tempo per ridere; è la musica dell'anima.
Prenditi il tempo per essere amichevole; è la via che porta alla felicità.
Prenditi il tempo per sognare; il futuro è fatto di questo.
Prenditi il tempo per pregare soltanto Dio; è la forza più potente sulla terra.
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No. 231 - Dietro a ogni croce c'è sempre una benedizione
(Filippesi 4, 4)
"Questo posto è interessante da visitare, ma non ci vivrei proprio!"
Così, più o meno, mi dicevano molti dei visitatori quando venivano a
Manila. E posso capirli. La baraccopoli in cui vivevamo cresceva a
dismisura, si affollava di gente sempre nuova e di problemi sempre
diversi. Alcuni visitatori trovavano il fatto eccitante, altri
opprimente, altri ancora le due cose insieme. Ma ospiti come Claudio
ce ne sono stati pochi. Tipo tranquillo per natura, di colpo si è
trovato nella confusione di una baraccopoli della grande Metro
Manila. Credete che si sia rinchiuso dentro la nostra casa a guardare
la televisione e a bere succhi di frutta? Neanche per sogno! Usciva
con noi ogni volta che poteva. Voleva conoscere quei posti e quelle
realtà di cui gli avevo scritto in qualche lettera. Assaggiava cibi
nuovi. Certo, magari gli sarà costato adattarsi a quell'ambiente, ma
aveva deciso di non lamentarsi delle circostanze, e di trarre il
massimo profitto possibile da quella nuova situazione.
Credete che san Paolo, il più grande missionario che ci sia mai
stato dopo la Madonna, si sia trovato sempre in situazioni di suo
gradimento? Quante volte è finito in prigione! Ed è da lì che ha
scritto la lettera ai Filippesi, dove al capitolo 4, versetto 4, ha
scritto: «Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora,
rallegratevi». (Hmm... nella fetida cella di una prigione di allora,
incarcerato per aver fatto qualcosa di giusto e buono - vi pare
logico?). Rileggete, prego: «Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo
ripeto ancora, rallegratevi». No, Paolo non è andato fuori di testa -
è andato invece da Gesù Cristo e ha trovato il modo di essere
contento in una difficile situazione. Forse anche tu adesso hai
bisogno della stessa forza interiore di Paolo.
Nei versetti 11 e seguenti della stessa lettera Paolo ha scritto:
«Ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione; ho imparato ad
essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto,
in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e
all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza».
Paolo si troverà pure in una difficile situazione, ma sta facendo
quello che faceva Claudio - approfittava di ogni occasione per
ricavare il massimo possibile da quella esperienza, dal momento che
Dio aveva permesso che finisse in quel posto. Per prima cosa, Paolo
usa il tempo che ha a disposizione in galera per scrivere una lettera
meravigliosa ai cristiani di Filippi, che tanto amava. Una lettera
che ancora adesso tocca i nostri cuori. Se non fosse stato per le
frequenti prigionie di Paolo, adesso ci mancherebbe quasi metà del
Nuovo Testamento. In secondo luogo, Paolo benedice Dio per il fatto
che la sua prigionia ha motivato altre persone a prendere il suo
posto nell'annunciare Gesù. Ha guardato al bene che Dio ha saputo
ricavare da un disastro. Filippesi 1, 12 e seguenti dice: «Desidero
che sappiate, fratelli, che le mie vicende si sono volte piuttosto a
vantaggio del vangelo, al punto che in tutto il pretorio e dovunque
si sa che sono in catene per Cristo; in tal modo la maggior parte dei
fratelli, incoraggiati nel Signore dalle mie catene, ardiscono
annunziare la parola di Dio con maggior zelo e senza timore alcuno».
In terzo luogo Paolo, ha usato la sua prigionia come un'occasione per
annunciare Gesù ai soldati e ai guardiani, una categoria di persone
che difficilmente avrebbe potuto avvicinare se fosse stato libero.
Questo mi fa ricordare alcune persone che ho conosciuto - malati
terminali - che hanno usato il periodo della loro degenza
all'ospedale per irradiare Gesù!
Magari adesso vivi una situazione che non ti piace proprio per
niente... il posto in cui ti trovi, il fatto che sei da solo o da
sola, la malattia, il lavoro, la tua parrocchia. Ma invece di
continuare a lamentarti, pensa invece al fatto che Dio vuole che tu
sperimenti la gioia e la serenità che viene dal dire: "Adesso sono
qui, in questa situazione. Magari ci rimarrò più a lungo di quello
che penso. Voglio ricavarne il maggior bene possibile!" Claudio aveva
capito che in una baraccopoli di Manila poteva fare esperienze che
mai avrebbe potuto fare da altre parti. Ecco perché Dio ha permesso
che tu sia in quel posto e in quella situazione. Non lasciare che
siano le circostanze a dominarti, dòmina tu le circostanze!
www.incontriconlaparola.com
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Conosco persone che mentre parlano con me riescono a scrivere velocissime un sms senza guardare la tastiera del cellulare. Confesso che le invidio - perché io sono un dinosauro telematico. Gli sms sono la forma più rapida di comunicazione scritta che attualmente ci sia, e io li uso tantissimo. Ma devo collegare il cellulare con un cavetto al computer, e poi scrivere l'sms alla tastiera del computer. Altrimenti per scrivere "Ciao" ci metto mezza giornata. L'altro giorno non riuscivo a spedire gli sms. La batteria del cellulare era carica, il cavetto di collegamento al computer era in ordine, ma la comunicazione tra cellulare e computer non passava. Hmmm. Tutto era a posto ma l'intero sistema era morto. Il mistero si è risolto quando ho controllato la presa sul fondo del cellulare, dove si attacca il cavetto. Si erano sporcate quelle sottili lamelle che creano il contatto tra il cellulare e il cavetto, e ciò aveva bloccato l'intero sistema. E' bastata una sfregata con lo spazzolino da
denti, e che bello - tutto è ripreso a funzionare perfettamente.
Spesso siamo noi, e non il cellulare, che sperimentiamo l'incapacità di comunicare, una improvvisa perdita di potere. E come col mio cellulare, apparentemente tutto sembra essere in ordine. Forse stai sperimentando questa incapacità di comunicare proprio in questo periodo - nella tua preghiera, nella tua famiglia, nelle tue relazioni, forse nel tuo servizio in parrocchia, nel tuo lavoro, nell'affrontare le sfide che in questi giorni ti trovi davanti. Desideri che Dio ti dia la forza per vivere queste situazioni, ma questa forza non arriva.
Forse c'è qualcosa di ostruito, della sporcizia da rimuovere. Dio te lo dice nel Salmo 65, a partire dal versetto 17: «A Dio ho rivolto il mio grido, | la mia lingua cantò la sua lode. | Se nel mio cuore avessi cercato il male, | il Signore non mi avrebbe ascoltato. | Ma Dio ha ascoltato, | si è fatto attento alla voce della mia preghiera. | Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera, | non mi ha negato la sua misericordia». Chiaro, no? Che cosa impedisce a Dio di rispondere a una preghiera o di far sentire il Suo amore? Il peccato. Si frappone fra te e Dio che è santo, e impedisce la comunicazione. E di colpo le cose smettono di funzionare.
In un altro Salmo, Dio dice: «Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa, | e perdonato il peccato. | Beato l'uomo a cui Dio non imputa alcun male | e nel cui spirito non è inganno. | Tacevo e si logoravano le mie ossa, | mentre gemevo tutto il giorno. | Giorno e notte pesava su di me la tua mano, | come per arsura d'estate inaridiva il mio vigore». Niente funziona come dovrebbe - perché c'è un peccato che non si vuole affrontare. Cosa fare per ristabilire l'ordine? «Ti ho manifestato il mio peccato, | non ho tenuto nascosto il mio errore. | Ho detto: "Confesserò al Signore le mie colpe" | e tu hai rimesso la malizia del mio peccato» (Salmo 31,1-5).
Il giorno in cui avevo bisogno che il mio cellulare funzionasse, non mi ero reso conto che c'era qualcosa che bloccava la comunicazione. L'ho capito solo quando non riuscivo a fare quello che desideravo - solo allora ho scoperto l'inghippo. C'era qualcosa di sporco nel mio cellulare. Forse è quello che Dio sta cercando di fare con te in questo periodo - guardare quello che c'è di sbagliato nella tua vita. Forse ci sono dei sottili compromessi col peccato, e questi ostacolano le benedizioni di Dio. Forse sono le cose che stai guardando o ascoltando, o qualcosa o qualcuno che hai cominciato a mettere davanti a Dio, o un'area della tua vita dove stai disobbedendo a quello che Dio ti ha detto di fare o non fare, un difetto su cui ti sei adagiato, una relazione sbagliata, un risentimento coltivato, un'attitudine negativa, una mancanza di perdono, o la rabbia contro qualcuno.
Ci sono troppe cose che Dio vuole donarti, fare per te. Ma c'è quel peccato che sta bloccando la linea fra te e Lui, interferendo con la Sua forza e impedendo al Suo amore di farsi sentire. Te lo posso assicurare, quando rimuovi quella sporcizia, è una meraviglia vedere come le cose cominciano a funzionare!
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La grande sera arrivò. Con Fulmine Azzurro in mano e l'orgoglio nel cuore Gilberto e sua madre andarono alle gare. Vedendo le altre macchine era ovvio che la sua era l'unica fatta completamente da solo. Le altre erano frutto di una collaborazione tra padre e figlio. Alcuni ragazzi risero vedendo il suo modesto veicolo. Gilberto era l'unico lì senza un padre accanto.
Le corse erano ad eliminazione. Ogni vittoria dava accesso alla gara successiva. La finale era tra Fulmine Azzurro e quella che sembrava l'auto più lucente e veloce. Gilberto chiese al direttore delle gare l'autorizzazione a pregare prima che lui desse il via. Con la sua macchina in mano e le sopracciglia aggrottate si inginocchiò e pregò il suo Padre celeste. Poi si alzò e disse: «Sono pronto».
Il pubblico urlò mentre le due macchine saettavano verso la meta. Gilberto vide Fulmine Azzurro tagliare il traguardo una frazione di secondo prima dell'altra. Con un salto di gioia Gilberto gridò: «Grazie» e tutti applaudirono. Il direttore gli chiese: «Così, ha pregato per vincere, non è vero?» «No, signore. Quello non sarebbe stato né equo né giusto. Ho chiesto a Dio di non farmi piangere in caso di sconfitta.»
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il 31/12/2009 alle 00:48
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