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Un blog creato da Tutankh_amon il 02/06/2007

Tutankhamon

La Maledizione

 
 

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Scrive Nefertari: 

Da me tutto bene, nel mio paese tutto va bene, che tutto possa andar bene da te, sorella mia; possano il dio Sole d'Egitto e il dio della Tempesta di Hatti portarti gioia. I1 dio Sole faccia sì che la pace sia buona fratellanza al Gran Re di Hatti.





Veduta delle Piramidi di Cheope, Chefren e Micerino da satellite





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Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 11 Novembre 2007 da Tutankh_amon

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                             Corriere della Sera, lunedì 5 novembre 2007

 
 
 

Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 05 Agosto 2007 da Tutankh_amon

LA MUMMIFICAZIONE 

Gli Egizi ritenevano che la conservazione della salma potesse consentire allo spirito del defunto di riappropriarsene e quindi resuscitare in tempi successivi.

Nel processo di mummificazione i corpi venivano trattati con unguenti, olii e resine, poi avvolti in strati di tessuto anch'essi impregnati di resine. Infatti i termini imbalsamazione (dal latino in balsamum "mettere nel balsamo”, cioè in una mistura di resine aromatiche) e mummificazione indicano procedimenti analoghi.

Gli imbalsamatori, che univano conoscenze di anatomia umana e chimica a rituali religiosi, dovevano agire con rapidità per evitare che il cadavere iniziasse a decomporsi a causa del clima caldo dell'Egitto. Il processo richiedeva circa 70 giorni, ciò permetteva anche di completare la tomba del defunto.

L'evoluzione della tecnica prevedeva, attraverso l'incisione addominale, l'estrazione degli intestini, dello stomaco, del fegato e dei polmoni. Si puliva l'addome sciacquandolo con vino di palma e spezie tostate,si riempiva quindi l'addome con mirra pura macinata,cassia e altre spezie. Le viscere estratte dal corpo del defunto venivano poi collocate all’interno dei vasi canopi che venivano deposti nella tomba durante i riti funebri e consegnati con il defunto alla nuova vita, eterna. Pertanto necessari. I reni, spesso considerati come sede delle emozioni, e il cuore, che serviva al defunto per essere giudicato, venivano ricollocati nel corpo svuotato. Il cuore, secondo le scritture, sarebbe stato pesato su una bilancia da Anubi, che lo avrebbe messo a confronto con una piuma simbolo di "leggerezza dell'anima", quindi di giustizia. Nel caso la piuma fosse stata più pesante del cuore, garantiva la vita eterna al possessore. In caso contrario, questo veniva dato in pasto al coccodrillo sacro. Anche il cervello era asportato tramite un'incisione praticata nel cranio o attraverso le narici per mezzo di uncini e veniva sostituito da una calotta di metallo. Non avendone ancora scoperto la funzione veniva scartato. Le viscere erano imbalsamate come il corpo e avvolte in bende separatamente. Il corpo veniva poi sistemato sotto mucchi di natron asciutto (carbonato decaidrato di sodio Na2CO3 - 10 H2O), un sale naturale che si trovava in abbondanza nel letto di un lago prosciugato nel Delta occidentale. Questo sale assorbiva i liquidi del corpo in maniera tale da non essere più soggetto alla decomposizione. Infine il corpo veniva unto con appositi olii balsamici (resine di conifere ed altre piante, cere d'api, olii aromatizzati, ecc.).

Quando la mummia era pronta veniva purificata e i sacerdoti procedevano alla bendatura: il corpo veniva strettamente avvolto con strisce di tela di lino spesso impregnate di resina; prima venivano bendati gli arti e le articolazioni e poi tutto il corpo, le braccia erano fasciate intorno al corpo stesso e le gambe unite insieme. Sulle bende di tela venivano riportate formule magiche che avevano lo scopo di proteggere il corpo e tra gli strati del bendaggio erano inseriti vari amuleti come scarabei, o l'ankh, conosciuto anche come chiave della vita e croce ansata, antico simbolo sacro egizio che essenzialmente simboleggia la vita. Spesso, finita la bendatura, si poneva una maschera sul volto del defunto, d'oro e d'argento per i re, di cartapesta dipinta, o di papiro e lino mescolati a gesso,per i meno abbienti.

La mummia (dall'arabo mumiya, "bitume", deriva da un' errata interpretazione del processo: corpi male imbalsamati si presentavano spesso neri e fragili e per tale motivo si è creduto che fossero stati preservati tuffandoli nel bitume) era poi deposta in una cassa antropoide dipinta, a volte contenuta all'interno di altre; per i ceti sociali più elevati e per i re si usava anche un sarcofago rettangolare di pietra. Durante la collocazione nella cassa e la sepoltura si versavano grandi quantità di preziosi unguenti e profumi. Seguiva il funerale vero e proprio con la sistemazione del corpo nella tomba (o piramide): le cerimonie, e la tomba, variavano a seconda dello stato sociale del defunto e si andava da semplici inumazioni nelle sabbie del deserto a sepolture in tombe riccamente decorate e dotate di preziosi corredi funebri. All'entrata della tomba avveniva la cerimonia detta "apertura della bocca"; la cassa veniva sollevata verticalmente, in modo che un sacerdote potesse toccare con un'ascia da falegname in miniatura, i punti corrispondenti agli occhi, al naso, alle labbra, alle orecchie,alle mani e ai piedi come per permettere ai sensi di funzionare. La frase rituale era : "La mia bocca e aperta! La mia bocca è spaccata da Shu (dio dell'aria) con quella lancia di metallo che usava per aprire la bocca degli dei. Io sono il Potente. Siederò accanto a colei che sta nel grande respiro del cielo" (Libro dei Morti,Formula 23). La cassa veniva poi calata nella tomba e intorno si collocavano gli oggetti funebri. A questo punto l'entrata veniva sigillata con pietre e fango.

Il motivo di tutto questo dispendio di energia e denaro è da ricercarsi nelle credenze religiose degli Egizi cioè la fede nella sopravvivenza dell'anima dopo la morte: poiché il mondo era stato creato dalla forza vitale dell'universo, lo spirito eterno, doveva tornare, quando il suo percorso terreno giungeva al termine, all'ordine e all'armonia. Una vera vita oltre la morte era un diritto di tutti coloro che potevano disporre di una tomba e permettersi i riti funebri.

 
 
 

Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 04 Luglio 2007 da Tutankh_amon

HATSHEPSUT

UNA DONNA SUL TRONO DEI FARAONI

Hatshepsut, nata intorno all’anno 1495 prima di Cristo, appartenente all’VIII dinastia, figlia primogenita di Tutmose I e della grande sposa reale Ahmes viene allevata dal padre come sua futura erede al trono; ma quando una concubina gli da un figlio maschio, Thutmose si vede costretto – per non frustrare del tutto le proprie ambizioni nei confronti della figlia adorata – a darla, secondo tradizione, in sposa al fratellastro. Un giovane inetto e forse ritardato col quale la fanciulla da alla luce due bambine: Neferurà e Meritrà. Alla morte di Tutmose, Hatshepsut al fine di attuare i propri disegni, ricorre ad un abile stratagemma: con la complicità dei sacerdoti di Amon fa pronunciare dal dio alcuni oracoli che la proclamano frutto della teogamia di Amon – che avrebbe temporaneamente assunto le sembianze del padre nel talamo nuziale di Ahmes – per tale ragione la figlia del dio ha ogni diritto di cingere il diadema e, seppure con cerimonia abbreviata, Hatshepsut assume il cosiddetto nome “del trono di Maatkara”. D’ora in poi e per oltre vent’anni il suo nome apparirà sempre accanto a quello del nipote in una coreggenza per la quale viene forgiato il nome di Paar e dalla quale deriverà la parola Faraone, con la quale verranno da allora designati tutti i sovrani dell’Antico Egitto. Per ulteriormente rafforzare la propria posizione e saldare ancora meglio i legami col nipote, gli darà tra l’altro in spose le due figlie. Della sua morte nulla si sa. La si desume dal fatto che, ad un certo punto, e precisamente dopo ventitre anni di regno, il nome di Thutmose comincia ad apparire unico nelle iscrizioni. In seguito il clero di Osiride portò a termine una minuziosa quanto sistematica damnatio memoriae scalpellando le sue immagini, il suo nome e quelli della sua gente da ogni vestigia pubblica. Tuttavia il ricordo di questa grande e operosa regina è riuscito ad arrivare sino a noi e a rivelarci le sue imprese e i casi davvero notevoli della sua ascesa al trono, nella quale Hatshepsut giunse persino a rivestire i panni di un uomo e della figlia eletta di un dio.

 

Corriere della Sera, giovedì 28 giugno 2007

 
 
 

Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 18 Giugno 2007 da Tutankh_amon

LA GRANDE SFINGE

Con la sua lunghezza di m 45, la testa dell'altezza di m 10 e le zampe lunghe m 4, la Sfinge di Giza è la più imponente statua dell'intero pianeta e rappresenta l'essenza dell' Egitto da milioni di anni. Ha testa umana e corpo leonino; il significato della fusione di questi elementi è a tutt'oggi oscuro, anche dal punto di vista religioso. Una delle tante interpretazioni la vede come guardiana del complesso funererio delle piramidi. Anche sulla sua datazione permangono diversi dubbi: la teoria più consolidata dice che fu costruita attorno al 2500 a.C.
dal faraone Chefren.

 
 
 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 17 Giugno 2007 da Tutankh_amon

IL NILO: IL FIUME SACRO

Le fertili acque del Nilo (in arabo بحر النيل, Bahr al-Nīl),
hanno garantito la vita della civiltà egizia, che si è
sviluppata sulle sue sponde: la piena infatti
rendeva fertili i campi e per questo il Nilo fu
divinizzato, con la dea Hapi, apportatrice
di fertilità. E' uno dei fiumi più lunghi della
Terra con una lunghezza di Km 6.695,
una portata di m³/s 2.830. Nasce dalle
Montagne del Burundi e sfocia nel
Mar Mediterraneo.

 
 
 
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