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Cinque difficoltà per chi scrive la verità

Post n°21 pubblicato il 22 Settembre 2018 da serena0_01bis

B.Brecht, Scritti sulla letteratura e sull'arte, Einaudi, 1973

Arte e politica (1934-38)

Cinque difficoltà per chi scrive la verità - parte 2

(p.118 e segg.)2. L'accortezza di riconoscere la verità.

Poiché è difficile scrivere la verità, dato che ovunque essa viene soffocata, i più pensano che scrivere o non scrivere la verità sia una questione di carattere. Credono che basti il coraggio. E dimenticano la seconda difficoltà, cioè quella di trovare la verità. Nessuno potrà mai dire che trovare la verità sia cosa facile.

Prima di tutto non è affatto facile rendersi conto quale verità valga la pena di esser detta. Oggi, per esempio, i grandi stati civilizzati vanno sprofondando l'uno dopo l'altro nell'estrema barbarie davanti agli occhi del mondo intero. È inoltre noto a chiunque che la guerra interna, condotta coi mezzi più spietati, può trasformarsi da un giorno all'altro in una guerra esterna che forse ridurrà il nostro continente a un ammasso di rovine. Questa senza dubbio è una verità, ma naturalmente ce ne sono anche altre. Così per esempio è perfettamente vero che le sedie servano per sedersi e che la pioggia cada dall'alto verso il basso. Molti poeti scrivono verità di questo tipo. Sono simili a pittori che ricoprano di nature morte le pareti di una nave che sta affondando. Per loro la nostra prima difficoltà non esiste, eppure si sentono la coscienza tranquilla. Senza lasciarsi turbare dai potenti, ma altrettanto imperturbabili alle grida delle vittime della violenza, essi continuano a ripassare il pennello sulle loro immagini. L'assurdità del loro modo di comportarsi genera in loro stessi un pessimismo che essi smerciano a buon prezzo e che, a dire il vero, sarebbe più giustificato negli altri di fronte a tali maestri e a tale smercio. E, bisogna dire, non è nemmeno facile riconoscere che le loro sono verità del genere di quelle sulle sedie e sulla pioggia: di solito hanno un suono ben diverso, come se fossero verità che riguardano cose importanti. Infatti la creazione artistica consiste proprio nel conferire importanza a una cosa.

Solo a guardare con molta attenzione ci si rende conto che essi altro non dicono se non che e che .

Codesta gente non è capace di trovare una verità che valga la pena di scrivere. Altri invece si occupano realmente dei compiti più urgenti, non temono i potenti né la povertà e nondimeno non sono in grado di trovare la verità. Mancano loro le nozioni necessarie. Sono pieni di vecchie superstizioni, di pregiudizi famosi, la cui felice formulazione risale spesso ai tempi più antichi. Per loro, il mondo è troppo complicato, non conoscono i dati di fatto e non vedono le connessioni. Oltre ai principi occorrono delle nozioni che si possono acquisire e dei metodi che si possono imparare. Tutti coloro che scrivono nella nostra epoca di rapporti complicati e di grandi mutamenti debbono conoscere il materialismo dialettico, l'economia e la storia. Sono nozioni che si possono acquisire mediante i libri e l'insegnamento pratico, quando non faccia difetto la necessaria applicazione. Parecchie verità, parti di verità e situazioni di fatto che portano a rintracciare la verità si possono scoprire in modo più semplice. Quando si ha intenzione di cercare, è bene avere un metodo, ma si può trovare anche senza metodo e persino senza cercare. In questa maniera casuale è certo però assai difficile che si riesca a rappresentare la verità in modo tale che gli uomini, grazie a questa rappresentazione, sappiano come devono agire. La gente che annota solo i piccoli dati di fatto non è in grado di rendere maneggevoli le cose di questo mondo. Questo però e nessun altro è lo scopo della verità. Quella gente non è all'altezza di scrivere la verità.

Quando uno è pronto a scrivere la verità e capace di riconoscerla, gli restano ancora tre difficoltà da superare.

3. L'arte di rendere la verità maneggevole come un'arma.

La verità deve essere detta per trarne determinate conclusioni circa il proprio comportamento. Quale esempio di una verità da cui non si possono trarre conclusioni, o soltanto conclusioni sbagliate, ci può servire l'opinione largamente diffusa secondo la quale le condizioni deplorevoli in cui versano certi paesi derivano dalla barbarie.

( ...)


La persona superficiale che non conosce la verità si esprime in termini generici, elevati e imprecisi. Va cianciando tedeschi, va lamentandosi male e chi lo ascolta, nel migliore dei casi, non sa che fare. Deve forse decidere di non essere più tedesco? E forse che l'inferno sparirebbe purché lui fosse buono? Anche i discorsi sulla barbarie generata dalla barbarie sono della medesima lega. A sentirli, la barbarie proviene dalla barbarie e sparisce con la civiltà che proviene dall'istruzione. Tutto ciò viene espresso in termini assolutamente generici, non in vista di conclusioni da trarne per l'azione e in fondo non è rivolto a nessuno in particolare.

Un simile modo di raffigurare le cose mette in luce solo pochi anelli della catena causale e presenta certe forze motrici come forze incontrollabili. Un simile modo di raffigurare le cose contiene in sé molti lati oscuri i quali nascondono le forze che stanno preparando le catastrofi.

Basta un po' di luce perché si veda che all'origine delle catastrofi ci sono degli uomini! Infatti noi viviamo in un'epoca in cui il destino dell'uomo è l'uomo.

(... )


Quando si vuole scrivere efficacemente la verità su certe condizioni deplorevoli, bisogna scriverla in modo che se ne possano riconoscere le cause evitabili. Quando le cause evitabili vengono riconosciute, le condizioni deplorevoli si possono combattere.

4. L'avvedutezza di saper scegliere coloro nelle cui mani la verità
diventa efficace.

Grazie alle secolari consuetudini che, sul mercato delle opinioni e delle descrizioni, hanno regolato il commercio degli scritti, grazie cioè al fatto che lo scrittore veniva liberato da ogni preoccupazione circa le sorti dei suoi scritti, lo scrittore si è fatto l'idea che il suo cliente o committente, il mediatore, provvedesse a mettere i suoi scritti a disposizione di tutti. Pensava: io parlo e chi vuole sentirmi mi sente. In realtà, egli parlava e chi poteva pagare lo sentiva. Le sue parole non erano udite da tutti e chi le udiva non voleva udirle tutte. Questo è un punto di cui si è parlato molto, anche se sempre troppo poco; qui voglio solo mettere in rilievo che lo si mutò semplicemente in . Ma la verità non si può semplicemente scriverla e basta; è indispensabile scriverla per qualcuno che possa servirsene. La conoscenza della verità è un processo comune a chi scrive e a chi legge. Per dire delle cose buone bisogna sapere ascoltare bene e udire cose buone. La verità deve essere detta con calcolo, e deve essere udita con calcolo. E per noi che scriviamo è importante sapere a chi la diciamo e chi ce la dice.

La verità su certe condizioni deplorevoli dobbiamo dirla a coloro che di queste condizioni più soffrono e da loro dobbiamo apprenderla. Non basta parlare a coloro che hanno una data opinione; bisogna parlare a coloro ai quali, data la loro situazione, tale opinione può convenire. E il vostro uditorio muta di continuo! Persino ai carnefici è possibile parlare, quando per impiccare non ricevono più il salario o quando la loro professione si fa troppo pericolosa. I contadini bavaresi erano contrari a ogni rivoluzione, ma dopo che la guerra fu durata abbastanza a lungo e dopo che i loro figli, tornando a casa, non trovarono più posto nelle fattorie, allora fu possibile conquistarli alla rivoluzione.

Importante per quelli che scrivono è trovare il tono giusto per dire la verità. Quello che comunemente si ode è un tono molto mite e lamentoso, il tono di chi non sarebbe capace di far male a una mosca. Chi lo ode e si trova in miseria non può che diventare ancora più miserabile. Così parlano, uomini che forse non sono nemici ma certo non sono dei compagni di lotta. La verità è combattiva, non solo combatte la menzogna, ma anche quelle determinate persone che la divulgano.

5. L'astuzia di divulgare la verità fra molti.

Vi sono molti che, fieri di avere il coraggio di dire la verità, felici di averla trovata, stanchi forse della fatica che costa il ridurla a una forma maneggevole, impazienti di vederne entrare in possesso coloro i cui interessi essi vanno difendendo, non ritengono più necessario usare una particolare astuzia per divulgarla. In tal modo tutto il frutto della loro fatica va spesso in fumo. In tutti i tempi, quando la verità veniva soffocata e travisata, si è fatto ricorso all'astuzia per divulgarla. Confucio falsificò un vecchio e patriottico almanacco storico. Si limitò a cambiare certe parole. Dove era scritto: , Confucio, invece di , metteva . Se c'era scritto che il tiranno tal dei tali era rimasto vittima di un attentato, egli metteva che . Con ciò Confucio aprì la strada a un nuovo modo di giudicare la storia.

( ... )




( ... )

Riepilogo.

La grande verità della nostra epoca (che non è sufficiente limitarsi a riconoscere, ma senza la quale non è possibile scoprire nessun'altra verità importante) è questa: il nostro continente sta sprofondando nella barbarie perché i rapporti di proprietà dei mezzi di produzione vengono mantenuti con la violenza. A che cosa servirebbe uno scritto coraggioso dal quale risulti la barbarie delle condizioni nelle quali stiamo per cadere (il che in sé è verissimo), se poi non risultasse chiara la ragione per cui veniamo a trovarci in queste condizioni? Dobbiamo dire che degli uomini vengono torturati perché i rapporti di proprietà rimangano immutati. Certo, se lo diciamo, perderemo molti amici che sono contrari alla tortura perché credono che i rapporti di proprietà si possano mantenere anche senza di essa (il che non è vero).

Dobbiamo dire la verità in merito alle barbare condizioni del nostro paese, dobbiamo dire che è possibile fare ciò che è sufficiente a farle sparire, e cioè qualcosa che modifichi i rapporti di proprietà.

Dobbiamo dirla inoltre a coloro che di questi rapporti di proprietà soffrono più di tutti, che hanno il maggiore interesse a cambiarli, ai lavoratori e a coloro che possiamo trasformare in loro alleati perché in realtà non partecipano nemmeno loro alla proprietà dei mezzi di produzione, anche se partecipano ai guadagni.

E per quinta cosa dobbiamo procedere con astuzia.

E queste cinque difficoltà dobbiamo risolverle tutte contemporaneamente perché non possiamo ricercare la verità sulla barbarie di certe condizioni senza pensare a coloro che soffrono di questo stato di cose; e mentre - combattendo costantemente ogni impulso di viltà - cerchiamo di scoprire le vere connessioni, mirando a coloro che sono pronti a utilizzare la loro conoscenza, dobbiamo anche pensare a porger loro la verità in modo tale che divenga un'arma nelle loro mani e al tempo stesso con tanta astuzia che il nemico non si accorga che gliela porgiamo e non possa impedirlo.

Tutto ciò viene richiesto allo scrittore, quando gli si chiede di scrivere la verità.

1935.

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OsservatoreSaggio
OsservatoreSaggio il 12/01/22 alle 15:08 via WEB
La conoscenza della verità avrà per risultato la benedizione di tutti gli onesti.
 
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